Le radici della misoginia nella Chiesa

di trotzky - antiglob@yahoo.it

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A una domanda sulla reincarnazione che gli era stata posta da una giornalista di “Vanity Fair”, il Dalai Lama ha risposto che, “se fosse stato più utile, la sua prossima reincarnazione avrebbe potuto avvenire in una donna”.
Il che dimostra, ove mai ve ne fosse bisogno, che per i buddisti non c’è alcuna differenza, da un punto di vista ontologico, tra gli esseri viventi, uomini, donne o animali che siano. L’uguaglianza fra i generi alla base della religione buddista è accettata in modo unanime anche nel mondo occidentale. E’ questa la ragione per cui la posizione della Chiesa cattolica circa il ruolo che le donne dovrebbero ricoprire nella sua organizzazione appare ai laici e persino ai suoi stessi fedeli sempre più inaccettabile.

Sia il Papa attuale che il suo predecessore hanno categoricamente escluso qualsiasi ipotesi di apertura al sacerdozio femminile, in nome di una tradizione il cui rispetto si fa fatica a comprendere.

Con tutta la buona volontà è veramente difficile non vedere l’inconcepibile misoginia della Chiesa ed i suoi tremendi riflessi nella nostra vita.

Ancora oggi, infatti, capita di ascoltare preti dall’altare che pontificano sulla castità prematrimoniale, sulla necessità di fare figli "benedetti dal Signore", sull’orrendo peccato della contraccezione e sull’aborto, presentato, con una petulanza da molti giudicata importuna, come un abominevole omicidio.
La cosa strana è che le donne, almeno ai tempi in cui il cristianesimo muoveva i suoi primi passi, erano rispettate per l’entusiasmo con cui partecipavano alla vita comunitaria e alla diffusione del messaggio cristiano.

Paolo riferisce (1 Cor. 11,5) che le donne occupavano un posto predominante nella leadership della Chiesa, predicavano come gli uomini, erano diaconesse, come Feba (Rom, 16,1 e segg.), "collaboratrici in Cristo", come Prisca, o venivano considerate “insigni tra gli apostoli”, come Giunia (Rom. 16,7). D’altra parte la stessa Bibbia, letta senza pregiudizi di sorta, mostra nei riguardi della donna maggiore considerazione di quanto non facessero i Padri della Chiesa.

Per i primi quattro secoli i cristiani si divisero in numerose sette l’un contro l’altra armata, che, arroccate su differenti posizioni dottrinarie riguardo alla natura umana o divina di Cristo, si accusavano reciprocamente di eresia, per prevaricare le altre.

Con il Concilio di Nicea le sette arrivarono a un compromesso, ma l’invidia contro le donne da parte della maggioranza dei settari, non si placò, anzi con il passare del tempo si mutò in odio e aperta sfida per estrometterle dal potere.

Nell’undicesimo secolo, per evitare che trasmettessero i loro beni alle concubine e ai figli che nascevano da quel rapporto, la Chiesa costrinse i sacerdoti al celibato. La sua tradizionale misoginia ne risultò, pertanto, fortemente accentuata.

Più tardi, per convincere i fedeli della conformità delle loro idee alla visione cristiana della vita, i Padri della Chiesa - la cui totale carenza di sex appeal consentiva loro di calarsi senza problemi nel ruolo di persecutori che si erano ritagliati - cominciarono a imprecare contro le donne, attingendo a un repertorio comune di insulti gratuiti espressi con un linguaggio rozzo, violento, sprezzante, che mirava senza mezzi termini alla loro demonizzazione.

Da quel tempo le gerarchie ecclesiastiche hanno attuato una progressiva emarginazione della donna, mediante una campagna di diffamazione, lenta ma inesorabile, che l’ha ridotta a un soggetto impuro e quindi niente affatto idonea a svolgere un ruolo sacro.

Sottopongo al vostro giudizio un brevissimo florilegio degli attacchi furibondi che essi, terrorizzati dall’idea di venire scalzati dal potere, lanciavano contro le loro mogli, figlie e madri.

"Abbracciare le donne è come abbracciare un mucchio di letame, la donna è figlia della falsità, sentinella dell’inferno, nemica della pace, la donna è la porta dell’inferno, la strada che porta all’iniquità, la puzza dello scorpione"Le donne dovrebbero essere segregate, perché sono la causa delle involontarie erezioni degli uomini santi".

Queste espressioni, che rivelano la mostruosa ipocrisia di coloro che le hanno pronunciate, appartengono al repertorio di Tertulliano, San Geronimo, Sant’Odo da Cluny e Sant’Agostino, il peccatore pentito, che, prima di diventare vescovo di Ippona, aveva praticato tutte le perversioni sessuali di questo mondo.

Ai nostri tempi la Chiesa esercita la sua misoginia, rivolgendo perfidamente i suoi strali contro i sostenitori della legge 194, dell’autodeterminazione delle donne, dell’educazione sessuale nelle scuole, della contraccezione e dell’ordinazione delle donne sacerdote.
Il fine di questa anacronistica crociata è quello di perpetuare l’istituto della famiglia, per poter continuare a esercitare il controllo della sessualità, che è lo strumento mediante il quale ha mantenuto finora la sua presa sui fedeli. Il conseguimento di questo obiettivo appare, tuttavia, problematico in una società plurale, aperta, laica e libertaria, come quella in cui viviamo.

Sembra poco lungimirante, pertanto, la battaglia, che le donne cattoliche portano avanti con l’obiettivo di cambiare l’istituzione dall’interno. E’ una strategia che, almeno nel breve termine, non ha molte possibilità di successo. Forse conseguirebbero risultati migliori rivendicando il traguardo raggiunto dalle altre Chiese cristiane, che hanno superato questa odiosa discriminazione, dimostrando una maggiore apertura nei confronti delle problematiche affiorate nelle società avanzate.



Domenica, 15 giugno 2008