La visita di Benedetto XVI negli USA - Il commento
Potente tra i potenti

di Sergio Grande

Benedetto XVI con Bush

Benedetto XVI con Bush


Vedere colui che si autoproclama "Vicario di Cristo" in Terra insieme al presidente della più potente e guerrafondaia nazione del mondo suscita non poco sgomento. Suscita sgomento perchè questo "Vicario" non ha rimproverato a Bush alcunché a cominciare dagli oltre settecentomila morti civili della guerra in Iraq, di cui oltre trecentomila bambini. Altri suoi predecessori nel secolo scorso avevano rifiutato, ad esempio, di ricevere Hitler quando questi era giunto in visita a Roma. Altri suoi predecessori hanno fatto azioni concrete e scritto parole chiare contro la guerra, come Giovanni XXIII con la Pacem in terris, o come lo stesso Giovanni Paolo II che si è opposto sia alla prima che alla seconda guerra del golfo. Questo "Vicario" da questo orecchio non ci sente: tante parole ma passi concreti verso la pace nessuno. Tante parole ma dette per dividere l’umanità, per rivendicare una propria superiorità, tutta da dimostrare, sulle altre religioni negando quanto lo stesso Concilio Vaticano II aveva deliberato.
Assistiamo anzi all’amoreggiamento sempre più forte con i maggiori responsabili della guerra mondiale nella quale oggi viviamo, come BUSH, Blair o il Berlusconi italiano, e con coloro che spendono colossali risorse economiche per gli armamenti, sempre più micidiali e distruttivi.
E che senso ha cianciare di diritti umani o di difesa della vita “dal concepimento alla morte” se non si fa nulla contro la guerra, che è una carneficina in grande stile, e i suoi sostenitori? Di quale vita si parla? Di quella su Marte? E che senso ha far nascere tanti figli se poi il loro destino è già oggi segnato dalle guerre prossime venture promosse dai paesi che hanno fatto dell’ingordigia il loro modus vivendi e da quei governanti verso cui si è prodighi di benedizioni?
Questo “Vicario” non ha neppure criticato il “modo di vivere americano”, lo ha anzi benedetto. “God bless america”, “Dio benedica l’America” ha ripetuto Benedetto XVI, le sue armi, il suo strapotere, il suo modo di vivere. Un modo di vivere che consuma una quantità enorme di risorse, che non sono inesauribili, innanzitutto il petrolio, ma poi la stessa acqua potabile o gli alberi dell’Amazzonia o lo stesso territorio largamente segnato dalle esplosioni nucleari sia sotterranee che nell’atmosfera e da un’inquinamento colossale.
Nessuna critica ma anzi ha accettato di farsi festeggiare il compleanno, potente tra i potenti, mentre colui di cui lui si dice “vicario” non “aveva dove posare il capo” (Mat 8,20) e diceva che “è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli”( Mat 19,24). Ricco tra ricchi, potente tra i potenti, usurpatore tra usurpatori.
Quale “vangelo” è andato ad annunciare agli americani, al suo presidente, alle industrie di armamenti, a quelle chimiche, a quelle degli OGM, della deforestazione, del più grande esercito oggi esistente al mondo e presente in tutti i continenti?
Come diceva colui di cui lui si dice vicario, di questi templi, di questi grandi o piccoli sacerdoti e dei poteri ad essi collegati non resterà pietra su pietra (Mat 24,2).



Sabato, 19 aprile 2008