Crisi chiese - Sempre più oscurantismo
Feti di plastica esposti nelle chiese di Rio de janeiro...

da Adital

La teologa brasiliana, Ivone Gebara, interviene sull’esposizione di feti di plastica nelle chiese di Rio de Janeiro.


Se la Chiesa Cattolica Romana continuerá ad educare i suoi fedeli attraverso shock come quelli che stanno avvenendo a Rio di Janeiro in relazione all’aborto, vuol dire che stará promuovendo la netta decadenza dei costumi e la violenza culturale. Avete giá immaginato che tra non molto potremmo avere statue di pedofili, e magari alcuni di queste saranno vendute rivestite della veste talare, mettendo in mostra gesti di sesso esplicito con bambini? Qualcuno di buon senso sarebbe capace di pensare che questi eventuali artefatti di plastica, fabricati in serie, esposti sugli altari o presentati nei riti penitanziali potrebbero educare i membri della Chiesa ed altri a non usare i bambini per le loro fantasie sessuali ? O forse potrebbero proiettare slides con scene di violenza domestica, focalizando le figure maschili, che mutilano centinaia di donne annualmente in Brasile. Potrebbero addirittura caricare le tinte e mettere bene a fuoco le scene dove si vede scorrere il sangue. Crederebbero per caso che stanno educando i fedeli a combattere la violenza contro le donne?
Mi manca l’immaginazione per tentare di presentare le piú diverse scene, analogie ed associazioni di idee in relazione al caso attuale sugli embrioni, oltre tutto, di falsa grandezza, esposti sugli altari di alcune chiese a Rio de Janeiro.
Sento la tristezza e la vergogna di essere arrivati a questo punto. Sento tristezza e vergogna per i comportamenti retrogradi della gerarchia cattolica romana, che non ha compreso i gesti della vita di Gesú di Nazaré e non ha imparato dagli effetti negativi dei comportamenti fascisti e dittatoriali, che la Chiesa ha tenuto lungo la sua storia in relazione alla scienza, alle diverse culture ed alle donne. Sento tristezza e vergogna della insensibilitá con cui si tratta un problema di salute pubblica e del modo con cui si usano i testi bibblici fuori dal loro contesto per giustificare atteggiamenti di un gruppo come se fossero atteggiamenti della Chiesa.
Come si fa a capire il vescovo ausiliare di Rio de Janeiro, Mons. Antonio Augusto Dias Duarte, quando afferma che l’immagine del feto é genuina e che la Chiesa ha il diritto di coscientizzare la popolazione? Perché allora non mostra le fotografie delle migliaia di donne che sono morte per cause dovute agli aborti clandestini? Le immagini delle donne morte sarebbero meno genuine? Sarebbero impure ? Sarebbero, per caso, meno coscientizzatrici ?
Giustificare queste azioni di violenza culturale, sotto l’ egida della "Campagna della Fraternitá ", dicendo: "Scegli per questo la vita", é ambiguo, contradittorio, e, fino ad un certo punto, mala fede. Suppone che l’onnipotente gerarchia della Chiesa, senza accogliere un consenso minimo tra la diversitá dei fedeli, visto che non accetta le varie inchieste di opinione pubblica e nemmeno la riflessione di molte donne, é capace di decidere quello che é meglio per le vite umane. Usa la sua autoritá e i suoi privilegi per far valere le sue posizioni, mancando di rispetto al pluralismo reale, necessario e salutare. Crede con questo di difendere la vita senza pensare che in genere la vita non si difende in modo generale. Ciascuno di noi sceglie la vita che difenderá in modo prioritario ed i modi con cui la difenderá. Ciascuno di noi deve prendere sulla sua responsabilitá la dose di contraddizione inerente a qualunque scelta. L’istituzione ecclesiastica non fugge alla regola e perció fa la stessa cosa. Resta chiaro chi difende in primo luogo. Per questo resta valida la domanda: perché l’embrione e non la donna? Non stiamo per caso vivendo nel mondo dei principi astratti, dei miti di purezza senza connessione con la vita reale? Questa e molte altre domande sono inviti a pensare di fronte ai problemi reali del nostro tempo.
Come la Chiesa gerarchica sempre ha fatto e continua a fare quando i fedeli deviano dalle norme che ha stabilito, penso che il minimo che ci si potrebbe aspettare sarebbe che non solo il vescovo Mons. Antonio Augusto, ma anche i sacerdoti, il consiglio parrocchiale, che accolsero le sue direttive siano considerati complici dello stesso crimine di violenza culturale e di mancanza di rispetto simbolico al corpo umano. Il minimo che la presidenza della CNBB dovrebbe fare sarebbe richiamarli ed imporre di ritirare immediatemante dalle loro chiese gli embrioni di plastica. Oltre ció, se possibile, invitarli a chiedere perdono pubblicamente per questo atto di terrorismo religioso perpetrato in modo particolare contro le donne ed i bambini.
Nel caso degli embrioni di plastica esposti nelle chiese di Rio de Janeiro non si tratta del rispetto alle opinioni della Chiesa o dell’autonomia di ciascuna diocesi. Pronunciare e rispettare oipinioni implica un limite etico. Queste azioni vanno oltre questi limiti. La Chiesa sempre usó il diritto di produrre opinioni su differenti questioni sociali, specialmente negli ultimi tempi. In questo caso particolare, come in altri simili già capitati, si tratta di una usurpazione di potere, di una strumentalizzazione delle coscienze, di una violenza usata in un momento in cui i fedeli si riuniscono per la celebrazione del memoriale di Gesú di Nazaret. Ancora una volta il desiderio del potere, di influire sulle decisioni dello Sato, di credere che i propri principi e le proprie proposte sono le migliori per la vita della societá, irrobustiscono una visione retrograda del cristianesimo ed una visione contraria al pluralismo sociale. Inoltre allontana la Chiesa Cattolica Romana da un possibile discepolato tra uguali e dalla urgenza del dialogo a partire da dolori concreti di corpi concreti.
Ció che sta capitando é vergognoso e totalmente illegittimo. Ci ASPETTIAMO DALLE AUTORITÁ ECCLESIASTICHE dei PROVVEDIMENTI, cosí come una reazione piú forte da parte dei FEDELI e dei movimenti sociali. Non possiamo piú accettare che l’ignoranza camuffata come fede e l’autoritarismo camuffato come servizio e l’intransigenza oscurantista camuffata come educazione coscientizzatrice, abbiano a dire l’ultima parola nelle comunitá cristiane. Invece di usare l ’espressione: "Scegli per questo la Vita" come alibi per mantenere la lotta contro l’aborto terapeutico, avrebbero potuto semplicemente invitare i fedeli a rispettare le diverse scelte, aiutandoli a costruire dei rapporti al di lá dei dogmatismi e settarismi religiosi.

18 marzo 2008.



Giovedì, 20 marzo 2008