L’opinione
OBIEZIONE DI COSCIENZA

di Ernesto Miragoli

Ogni tanto torna alla ribalta il tema dell’obiezione di coscienza. In questi giorni è attuale perchè il papa ha richiamato i farmacisti a non vendere la pillola del giorno dopo o farmaci che possono favorire l’eutanasia.
Il tema, dicevo, torna periodicamente di attualità.
Lo fu per la prima volta (naturalmente a livello mediatico) quando molti giovani che erano obbligati al servizio militare facevano "obiezione di coscienza" perchè erano contro le armi e le guerre e non volevano andare in caserma, ma fare altro (ci vollero anni prima che si istituisse il servizio civile).
Poi venne il momento in cui l’obiezione di coscienza andava fatta se si era contro l’aborto. Un medico in ospedale doveva - secondo la chiesa - rifiutarsi di praticare l’interruzione della gravidanza.
Adesso, mi ripeto, un farmacista cattolico dovrebbe esercitare il diritto all’obiezione di coscienza e non vendere la pillola del giorno dopo.
Vorrei essere chiaro e semplice, premettendo che parlo da cattolico, credente e praticante.
L’obiezione di coscienza è un diritto che ogni cittadino può esercitare quando ritiene che una legge violi i suoi principi etici o religiosi.
Se vi dobbiamo trovare qualche fondamento nel Nuovo Testamento, ci basti ricordare quel che Pietro rispose ai Sommi Sacerdoti:"Se sia giusto obbedire a Dio, piuttosto che agli uomini...giudicatelo voi".
Detto questo aggiungo che i Pastori che esortano all’obiezione di coscienza quando le leggi di uno Stato toccano temi importanti per la morale cattolica, dovrebbero essere coerenti ed accettare l’obiezione di coscienza anche all’interno della istituzione ecclesiale.
Ma...qui...siamo al...quod licet Jovi non licet bovi:ciò che è lecito al padre degli dei, non è lecito al comune mortale. Cioè: per alcuni Pastori (quasi tutti) fare obiezione di coscienza se si tratta di aborto, pillola del giorno dopo (cioè di roba che, alla fine, riguarda il sesso) va bene, anzi...è un dovere. Anzi...è un peccato se non la si fa.
Fare obiezione di coscienza al servizio militare obbligatorio, per esempio, era sconsigliato (per forza ci sono i cappellani militari e c’erano i cardinali che benedicevano i labari del fascio!); l’obiezione di coscienza di un prete che si permette di dire che la legge celibataria è contro natura e va cambiata...è un reato (infatti il prete che si sposa è dapprima scomunicato con la propria compagna nel peccato di amore che è anche rapporto sessuale, poi...poi...se si umilia...se si prostra a chiedere la dispensa...beh...allora..)
Eh, no! Un principio deve valere sempre e per tutti.
Dirò la mia sul tema.
Il farmacista cattolico può benissimo esercitare l’obiezione di coscienza e non vendere la pillola del giorno dopo ad una donna che ne fa richiesta. Deve però essere coerente e non solo non vendere i preservativi (neppure al distributore automatico), ma sapere che se lo stato gli fa chiudere l’esercizio perchè è un esercizio di servizio pubblico (e i suoi guadagni vanno a farsi benedire: si sa che le licenze di una farmacia sono carissime, ma ambitissime e sono ereditarie), lo chiude, punto e basta. Non fa casino, non si appella al papa, al presidente della repubblica o a qualche altro santo di qualche paradiso perduto. Chiude e va a fare il muratore.
Se un medico si rifiuta di interrompere una gravidanza in un’istituzione sanitaria pubblica (poi magari lo fa a pagamento in ambulatorio) e viene licenziato, non deve fare nessun casino.
Credo di essermi spiegato: le leggi dello stato vanno rispettate. Se non si è d’accordo, si può fare obiezione di coscienza, ma si deve sopportarne le conseguenze.



Giovedì, 01 novembre 2007