La chiesa che non sa ascoltare

di Aldo Antonelli

Da Macerata Gabriella fa delle aooservazioni sul mio ultimo messaggio che è bene allargare a
voi e a cui allego anche la mia risposta.

Scrive Gabriella-
Caro d. Aldo, proprio perché hai la mia stima e,quasi sempre, la condivisione di quanto
scrivi quando non sono d’accordo te lo dico senza problemi. A parte il tono (la tua ironia
sul nome dell’eminenza potrebbe essere più leggera, con minore acrimonia... poveretto, il
nome non se lo è -credo- scelto..anche se avrebbe potuto cambiarlo...), forse perché ho il
dente avvelenato col Governo israeliano (bada bene:I SRAELIANO, non ebraico...), a me non va
che un Governo possa contestare un fatto che interessa i fedeli di una religione
qualsiasi...che poi sulle canonizzazioni della MIA CHIESA abbia tante riserve io come fedele
è tutta un’altra cosa..per tacere sul fatto che la Curia non apra i suoi Archivi agli
storici dopo 60 anni...Ma questa è tutta un’altra storia..Cordialmente

Rispondo -

Gabriella, ti leggo e nel leggere ti ringrazio delle osservazioni che mi fai (sul nome del
Card. e sul governo ISRAELIANO)...
Anche se sul nome che tu giustamente dici non esserselo scelto lui, ci sarebbe qualcosa da
dire. Il cognome che ci portiamo noi comuni mortali è pressochè "neutro", mentre per altri
non è così. Per altri il nome dice il "casato", l’estrazione sociale, l’appartenenza di
casta che pesano e contano sull’orientamento e sulla carriera dei dinasti; a meno che
facciano seria opera di "conversione" e di "rinascita" che non mi risulta il cardinale abbia
fatto. Quello che fanno le suore e i frati quando fanno la loro bella "Professione", che
cambiano nome, lo avrebbe dovuto fare anche lui, vista la sua estrazione.
A parte ciò, mi interessa tornare al discorso di "interferenza", visto non dalla parte
dell’inteferente (verso il quale anch’io mi sento avvelenato), ma da parte della Chiesa (con
la "C" maiuscola) che dovrebbe essere attenta a tutte le voci che le si rivolgono, perché il
Dio della sua Fede è un Dio che parla in mille modi e attraverso mille voci, anche per mezzo
dell’asino di Balaam! A forza di predicare che il compito della Chiesa è quello di insegnare
e di praticare una chiesa dalla grande bocca e senza orecchi, ci si è dimenticati che la
chiesa deve anche ascoltare; anzi, deve prima e anzitutto ascoltare. Perché una chiesa che
non sa ascoltare non ha mai niente da dire se non raccontare se stessa, dimenticando di
essere "sacramento", cioè "strumento" di Dio. Ma una chiesa che non è capace di ascoltare
nemmeno la sua base, come fa ad ascoltare lo "straniero"?
L’interrogativo pesa come un macigno!

Buona notte a tutte e tutti


Aldo



Martedì, 28 ottobre 2008