Pedofilia, antisemitismo, razzismo
Tutti i mea culpa della chiesa del Québec

di Agenzia ADISTA

34191. MONTREAL-ADISTA. "È giunto il tempo di fare il punto della situazione e ricominciare a camminare. Sono stati commessi degli errori che hanno appannato l’immagine della Chiesa e dei quali occorre prontamente chiedere perdono". Dall’esigenza di una forte rivitalizzazione della Chiesa regionale prendono le mosse i mea culpa a tutto campo contenuti in una lettera aperta (intitolata Perdono per tutto questo male!), inviata ai giornali francofoni del Québec lo scorso 22 novembre dal 63enne card. Marc Ouellet, primate della chiesa canadese e arcivescovo di Quebec. Richieste di perdono che coinvolgono anzitutto i rappresentanti della Chiesa locale: il cardinale riconosce che "gli abusi di potere e le contro-testimonianze hanno oscurato in molti l’immagine del clero e danneggiato la sua autorità morale". In particolare, ed è rilevante che un cardinale si spinga così avanti nel denunciare le colpe dei suoi preti, "alcuni giovani hanno subito aggressioni sessuali da parte dei preti e dei religiosi che hanno provocato loro gravi danni e traumi, spezzando la loro vita". Che l’immagine della Chiesa sia uscita da questi scandali decisamente compromessa, afferma il primate, "noi lo comprendiamo" e chiediamo "perdono per tutto questo male!". Ma le colpe individuate da Ouellet non riguardano solo la gerarchia, bensì anche parte del popolo di Dio, colpevole di quelle "chiusure mentali" che fino agli anni ‘60 hanno determinato in Québec "l’antisemiti-smo, il razzismo, l’indifferenza verso le popolazioni native e la discriminazione nei confronti delle donne e degli omosessuali. I comportamenti dei cattolici e di certe autorità episcopali relativamente al diritto di voto, all’accesso al lavoro e alla promozione delle donne non sono stati all’altezza dei bisogni della società né, tanto meno, conformi alla dottrina sociale della Chiesa". Sulla scia di quanto fece Giovanni Paolo II durante il Giubileo del 2000, il card. Ouellet chiede ai cattolici canadesi "un atto di pentimento e riconciliazione", in occasione della prossima quaresima. La realizzazione di iniziative a favore della "guarigione della memoria", "nel quadro della preparazione spirituale al congresso eucaristico internazionale del Québec, ci offrirà l’occasione - afferma Ouellet - di testimoniare pubblicamente il nostro pentimento". "La nostra tradizione giudaico cristiana - conclude la lettera - ha fatto di noi un popolo solidale e caritatevole; abbiamo dimostrato la nostra reciproca solidarietà e siamo capaci di perdonare con l’aiuto di Dio. Al fine di ritrovare pienamente la stima di noi stessi e la speranza nell’avvenire, cerchiamo dei cammini di riconciliazione e offriamo ai nostri connazionali un dialogo vero sui valori spirituali e religiosi che hanno plasmato l’identità del Québec. In una parola, non si tratta forse, oggi come ieri, semplicemente di vivere il Vangelo?". Parole che potrebbero costituire un caposaldo nel processo di rinnovamento della Chiesa canadese. Se non fosse - come riferisce il settimanale cattolico inglese The Tablet (1/12) - che una portavoce dei vescovi del Québec ha ribadito prontamente che "il cardinale ha parlato a titolo personale e non a nome di tutti i vescovi".

Articolo tratto da
ADISTA

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Martedì, 11 dicembre 2007