Cattolici controcorrente scrivono a Benedetto XVI
Non aver paura di compiere passi nuovi

di Agenzia ADISTA

DOC-1916. SÃO PAULO-ADISTA. Le richieste non sono certo nuove: ammissione al sacerdozio di uomini sposati, riconoscimento del sacerdozio femminile, reintegro dei preti sposati, revisione della situazione dei divorziati risposati. Ma, si sa, repetita iuvant. E allora 110 laici cattolici, riuniti in un corso teologico, e ispirati dalla lettura del libro del carmelitano e noto biblista brasiliano Carlos Mesters, "Com Jesús na Contramão" ("Con Gesù controcorrente"), hanno scritto una lettera al papa e alla curia romana – pubblicata dal quotidiano nazionale brasiliano Folha de São Paulo il 28 settembre e ripresa da diversi siti e riviste - esprimendo la propria insoddisfazione per l’"insensibilità" vaticana e sollecitando l’apertura di un dibattito sui temi sollevati. Dibattito tanto più urgente in Brasile, dove c’è, in proporzione, il più basso numero di preti nel mondo: uno per 10mila abitanti (contro l’1 per mille abitanti dell’Italia). Di seguito, in una nostra traduzione dal portoghese, la lettera al papa firmata, a nome dei 110 laici, da Carlos Alberto Roma, un ex postulante francescano. (c. f.)

UN DIBATTITO CHE NON PUÒ PIÙ ATTENDERE.
Lettera a papa Benedetto XVI



Cresce la nostra insoddisfazione, in quanto laici cattolici, rispetto all’insensibilità della gerarchia della nostra Chiesa che è in Vaticano.
La questione di fondo è l’esplicita mancanza di coraggio nel compiere i passi necessari per condurre la Chiesa nel XXI secolo, specialmente attraverso l’apertura ai laici.
Siamo 110 laici riuniti in un corso di teologia. Dopo aver riflettuto sulla prassi e sul coraggio di Gesù rispetto alla religione del suo tempo, sulla base del libro "Con Gesù controcorrente" di p. Carlos Mesters, abbiamo deciso di scrivere una lettera al papa Benedetto XVI e a tutta la curia romana.
Siamo sempre più motivati a servire Dio per mezzo della nostra Chiesa. Malgrado ciò, stiamo soffrendo molto, perché i preti che via via hanno operato nelle nostre parrocchie hanno un grave problema: per quanto cerchino di motivare i giovani di oggi, questi non provano entusiasmo all’idea di entrare in seminario per servire come preti. Stiamo anche cercando di capire come si presenta questo problema nel vecchio continente e verifichiamo che la situazione è ancora più grave.
Noi laici chiediamo perdono per aver osato inviare questa lettera direttamente a Sua Santità, senza passare attraverso le istanze competenti. Ma questo tema è molto delicato e le istanze locali non sono autorizzate a discuterlo. Sollecitiamo allora che si apra questo dibattito. Nelle nostre celebrazioni domenicali abbiamo posto delle domande alle nostre sorelle e ai nostri fratelli della parrocchia e abbiamo constatato che più del 95% ritiene che la nostra Chiesa debba compiere nuovi passi.
Il Brasile ha, in proporzione, il minore numero di preti cattolici del mondo, secondo il Centro di Statistica Religiosa e Ricerche Sociali. Mentre in Brasile ci sono 18.685 preti (1 per ogni 10.000 abitanti), in Italia ce n’è uno ogni 1.000. Anche in America Latina il problema è evidente. L’Argentina ha un sacerdote ogni 6.800 abitanti, e in Colombia 1 ogni 5.600. La media del Messico, il secondo Paese cattolico al mondo, è quella che più si avvicina al Brasile: 1 sacerdote ogni 9.700 abitanti.
Di fronte a questa grave carenza di sacerdoti, confermata da ricerche effettuate in tutti i Paesi del mondo, noi chiediamo: perché non riconoscere il sacerdozio di uomini sposati e il sacerdozio femminile e ricondurre i preti sposati al servizio della Chiesa?
Sappiamo che, nel corso della storia, 39 papi sono stati sposati. Il primo fu l’apostolo Pietro (Lc 4, 38-39).
Secondo le ricerche del Centro di Statistica Religiosa e di Ricerche Sociali, pubblicate il 31 gennaio 2006, in Brasile esistono circa 5.000 preti sposati senza diritto di esercitare il proprio ministero. La maggior parte sente palpitare il proprio cuore nella vocazione al sacerdozio. Non si tratta di un atto violento verso il Signore della Vita, che ha inviato missionari a lavorare?
I preti cattolici avevano il permesso di sposarsi nel primo millennio dell’era cristiana. Furono i due primi Concilii Lateranensi, nel 1123 e nel 1139, ad istituire il celibato sacerdotale e ad abolire il matrimonio dei sacerdoti. I tempi attuali spingono ad operare una vigorosa revisione e a cambiare i nostri paradigmi. Esortiamo Sua Santità a creare una commissione, composta anche da laici e laiche, per approfondire e risolvere quattro questioni:
1) creazione di due modelli di sacerdozio: a) per i celibi; b) per gli sposati, con norme canoniche specifiche per ogni stato;
2) introduzione del sacerdozio femminile, con due modalità: a) per le nubili; b) per le sposate, con norme specifiche per ogni stato;
3) reintegrazione nel servizio alla Chiesa dei preti già sposati e che sentono ancora la vocazione al sacerdozio;
4) revisione della situazione dei cristiani risposati e della loro partecipazione all’eucaristia.
Di fronte alle riflessioni sopra raccolte, ci sentiamo interpellate e interpellati a partecipare in modo egualitario al cammino della vita ecclesiale, in particolare guardando al futuro. Desideriamo esprimere i nostri pensieri e le nostre aspettative, affermando che è di fondamentale importanza che la gerarchia della Chiesa ascolti il nostro grido.
La gerarchia della nostra Chiesa cattolica continuerà ad essere indifferente? O si aprirà allo Spirito Santo, e farà un passo avanti? Non possiamo ulteriormente rimandare questo dibattito. Ci manca "volontà ecclesiale" o "capacità di decisione politica"?
Proponiamo a tutti i cardinali, vescovi, sacerdoti, laiche e laici che lavorano in movimenti di pastorale di aprire il dibattito nei loro spazi e di promuovere una discussione in modo approfondito sui temi suddetti.
Il nostro gruppo di laiche e laici ha una pagina web: www.softline.com.br/leigoscatolicosnacontramao.
Invitiamo tutti i laici e le laiche che sentono una forza profetica a partecipare a questo dibattito.



Lunedì, 29 ottobre 2007