Crisi chiese
I conti della Vaticano Spa, un bilancio rosso cardinale

Riprendiamo questo articolo dal quotidiano La Repubblica: http://www.repubblica.it/supplementi/af/2008/11/03/copertina/001kamallo.html

il documento

CITTA DAL VATICANO

Città dal Vaticano
Un «tesoro» di oltre 1,4 miliardi di euro, ai quali va aggiunta una tonnellata di lingotti d’oro del valore di oltre 19 milioni di euro e i ricavi legati alla gestione di obbligazioni, titoli e proprietà immobiliari. E’ più o meno questa la forza economica con cui la Santa Sede sta affrontando le turbolenze economiche dei mercati internazionali. Un patrimonio che Oltretevere — secondo un documento riservato al vaglio di vescovi, cardinali e conferenze episcopali di tutto il mondo — è messo a dura prova anche dal traballante bilancio della S. Sede che si appresta a chiudere il 2008 in maniera ancora più critica rispetto al 2007, archiviato con un disavanzo netto di 9 milioni di euro. Dati, strategie e informazioni contenuti nel «Rendiconto finanziario consolidato della Santa Sede — Anno 2007», un dossier di 51 pagine che la Prefettura per gli affari economici della Santa sede (dicastero pontificio con competenze di ministero delle Finanze e Corte dei conti) ha inviato ai 4.800 vescovi di tutto il mondo e ai 194 porporati del Collegio cardinalizio. Una breve sintesi di questo Rendiconto fu illustrata lo scorso luglio nella Sala Stampa vaticana dal presidente della Prefettura per gli Affari economici, l’arcivescovo Velasio De Paolis, prossimo cardinale, e dal vescovo Vincenzo Di Mauro, segretario dello stesso dicastero. Come è sempre stato fatto nelle analoghe conferenze degli anni precedenti, ai giornalisti furono distribuite un paio di cartelle, dove i finanzieri pontifici illustrarono, in sostanza, il precario stato di salute delle casse vaticane, che per il 2008 si appresterebbero a chiudere in «rosso» per il secondo anno consecutivo, accusando una battuta d’arresto che ha segnato la fine di un triennio di crescita 2004, 2005, 2006 chiuso complessivamente con 15 milioni e 200 mila euro di attivo.
[Beni, Oro, Investimenti]
Una copia integrale del documento, però, è sfuggita alle strette maglie della curia pontificia per finire nella redazione della rivista inglese The Tablet, che l’ha pubblicata integralmente, senza nessuna smentita da parte delle autorità vaticane. Oltre alle preannunciate perdite con cui si chiuderà il 2008 («I risultati del primo periodo di quest’anno sono preoccupanti e non inducono all’ottimismo», è infatti il preoccupato commento di monsignor Di Mauro che accompagna il rapporto), il rendiconto finanziario consolidato del 2007 presenta il computo complessivo dei beni della Santa Sede che fino al 31 dicembre prossimo dovrebbe superare, calcoli alla mano, 1,4 miliardi di euro. Cifra, finora inedita, che secondo il rapporto riservato al vaglio dei vescovi risulta formata dalla «sommatoria» dei resoconti legati alla gestione delle varie attività finanziarie vaticane (contanti, obbligazioni, fondi capitale, oro e altre materie preziose, beni immobiliari). Questo, in sintesi, il quadro economico che ne emerge.
Nelle casse della Santa Sede fino a tutto il 2007 c’erano circa 340,6 milioni di euro in contanti, circa 520 milioni di euro in titoli e azioni e quasi 19 milioni di euro, equivalenti al valore di mercato di una tonnellata di lingotti d’oro. Una voce, quest’ultima, destinata a «crescere» ulteriormente, commenta un esperto di finanza internazionale interpellato dalla rivista The Tablet, dove si fa anche notare che stando al bilancio consolidato 2007, in linea di massima i due terzi dei titoli di proprietà del Vaticano sono in euro e che tre quarti sono investiti in bond a interesse fisso più che in azioni.
Beni immobiliari: la Santa Sede, si legge nel rendiconto, possiede proprietà in Italia, Svizzera, Francia e Inghilterra per un valore complessivo di 424 milioni di euro. Solo Propaganda Fide (la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, dicastero pontificio che presiede alle missioni orientali) possiede proprietà del valore di circa 53 milioni di euro, quasi tutte in Italia. Tutte queste proprietà immobiliari nel 2007 hanno prodotto circa 56 milioni di euro in canoni di locazioni e altri 950 mila euro di utili da attività agricole.
Oltre a ciò, la Santa Sede ha incassato circa 3 milioni di euro per la vendita di un immobile a Londra. Comunque, nel 2007 alla voce «attività immobiliari» il Vaticano ha un saldo attivo di 36,3 milioni di euro, 4 milioni in più rispetto al 2006, e pagato 3,3 milioni di euro in tasse. Ma a parere degli esperti contattati dalla rivista inglese le proprietà immobiliari vaticane dovrebbero valere molto di più.
Un altro importante capitolo alla voce «entrate», i contributi annuali che le conferenze episcopali di tutto il mondo e gli ordini religiosi devono inviare per concorrere al mantenimento della Curia Romana in ottemperanza al canone 1271 del Codice di Diritto Canonico: nel 2007 sono stati inviati circa 90 milioni di euro, poco di più rispetto al 2006.
[Spese, Personale, Perdite]
Le spese più consistenti della Santa Sede rivela il rendiconto consolidato 2007 sono quelle relative al personale che lavora in Vaticano, nelle nunziature apostoliche (ambasciate del Papa) e nei mezzi di comunicazione (Radio Vaticana, Osservatore Romano, Centro Televisivo Vaticano). Fino a tutto il 2007, i dipendenti e pensionati (sia laici che religiosi) stipendiati sono stati rispettivamente 2.748 e 466. La forza lavoro risulta formata in gran parte da personale laico (1.212 uomini e 425 donne), preti (778) e religiosi (243 frati e 90 suore), che sono costati complessivamente 77 milioni di euro in stipendi e oltre 100 milioni di euro tra pensioni sanità e altri benefit. Per il mantenimento dei venti cardinali che lavorano nella Curia di Roma (stipendi, tasse, spese di segreteria) nel 2007 sono stati superati di poco i 3 milioni di euro.
La gran parte dei dipendenti (1.974 lavoratori fino a tutto il 2007) lavora negli uffici del «governo centrale» della S. Sede, a partire dalla Segreteria di Stato retta dal cardinale Tarcisio Bertone, nelle congregazioni vaticane (ministeri) e nei pontifici consigli. Solo a Propaganda Fide, che per tradizione gode di autonomia finanziaria e giuridica, lavorano circa 160 persone. Per questi enti, ai quali nel rapporto vengono aggiunti anche i dipendenti della diocesi di Roma e determinate istituzioni per la formazione del clero, lo scorso anno sono stati spesi 29,7 milioni di euro. Mentre le quattro istituzioni mediatiche (Radio Vaticana, Osservatore Romano, Centro televisivo Vaticano, Libreria Editrice Vaticana) contano 600 dipendenti, 367 dei quali lavorano alla Radio Vaticana per la quale nel 2007 sono stati spesi 24,3 milioni di euro, circa mezzo milione in più rispetto al 2006. Cifre tutte in «uscita» perché l’emittente pontificia non ha né pubblicità, né canone. In perdita anche l’Osservatore Romano che nel 2007 ha chiuso con 4,8 milioni di euro in «rosso». In controtendenza il Centro Televisivo Vaticano (Ctv) e la Libreria Editrice Vaticana che lo scorso anno hanno avuto bilanci in attivo. Per le 190 nunziature apostoliche e le 17 rappresentanze pontificie accreditate presso organismi internazionali (Onu, Ue) nel 2007 sono stati investiti 20,1 milioni di euro.
[Obolo di S. Pietro]
Un discorso a parte occorre fare, infine, per l’Obolo di S. Pietro, l’offerta annuale che il 29 giugno (festività di S. Pietro e Paolo) i fedeli di tutto il mondo inviano al Papa per «opere di carità». E’ una «entrata» che non viene mai contabilizzata nei bilanci ufficiali della Santa Sede, essendo di esclusiva e personale competenza del Pontefice. E, pertanto, non viene citata nemmeno nel rendiconto consolidato del 2007 pubblicato da The Tablet. Stando, comunque, alle cifre diffuse dal Vaticano, nel 2007 all’Obolo papale sono stati offerti 79 milioni e 840 mila dollari Usa, in calo rispetto ai 101 milioni e 900 mila dollari Usa del 2006, finora l’annoboom dell’era Ratzinger.



Martedì, 04 novembre 2008