La visita del papa in Brasile
Il domenicano Frei Betto: «Qui in America Latina la Teologia della Liberazione continuerà ad essere attuale»

Secondo l’esponente della corrente di pensiero “sociale” della Chiesa sudamericana, papa Benedetto XVI «ha una visione troppo eurocentrica del mondo»


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SAN PAOLO (Brasile) - «Fintanto che ci sarà oppressione e due terzi dell’umanità vivrà sotto la soglia della povertà, la Teologia della Liberazione continuerà ad essere attuale: la sua base non è il marxismo, è la miseria». Questo il parere espresso oggi da Frei Betto, in un’intervista esclusiva, il domenicano brasiliano noto anche in Italia per la sessantina di libri che ha scritto e per i suoi costanti interventi sociali.
«Credo che con questo viaggio che si conclude oggi - ha dichiarato Frei Betto, che ha 62 anni -, il Papa si è “bagnato” a piene mani di America Latina. Spero che ora sia un poco più sensibile ai nostri problemi sociali e che questo viaggio in Brasile, il cuore del Sud America, lo aiuti a migliorare la sua ottica rispetto alla diversità culturale e religiosa. Purtroppo Benedetto XVI ha una visione troppo eurocentrica del mondo».
Frei Betto è stato ed è un guru della Teologia della Liberazione, il modo di intendere il cattolicesimo privilegiando l’opzione preferenziale verso i poveri, contro cui Joseph Ratzinger continua a dirsi contrario, «anche se il Vaticano, al di là di censure e avvertenze, non l’ha mai condannata in maniera formale».
«Trent’anni fa la Teologia della Liberazione esisteva solo in America Latina - ha continuato Frei Betto -. Parlavamo di diseguaglianza sociale, di debito estero, di consumismo. Nella seconda metà del pontificato di Giovanni Paolo II, tutti questi temi avevano riferimenti nelle sue dichiarazioni e nei suoi documenti. Basta ricordare la mobilitazione che il Papa ha promosso contro il G8 a Genova. La teologia a partire dai poveri continuerà ad esserci: e se i vescovi gireranno le spalle alla questione sociale, la Chiesa cattolica perderà ancora più fedeli in Brasile».
Riguardo all’aborto, tema che ha avuto vasta eco nel viaggio brasiliano da Benedetto XVI, Frei Betto è molto critico verso il Vaticano, anche se non arriva a parlare espressamente di depenalizzazione: «Mi farebbe piacere che la Chiesa fosse più coerente in difesa della vita e condannasse pure la pena di morte».
«Lo Stato è laico - prosegue - e deve avere il diritto di difendere la vita delle donne povere non più criminalizzando l’aborto: il che non significa essere a suo favore. I ricchi, e molti di loro si considerano cattolici, mandano le loro donne in cliniche private per eseguire aborti in tutta sicurezza. Le donne povere invece corrono rischio di vita».
La sua opposizione alle tesi sostenute da Benedetto XVI si estende ai preti sposati.
«Sono a favore della reintegrazione dei sacerdoti sposati nel ministero - ha aggiunto Frei Betto -, così come del celibato facoltativo e dell’ordinazione di uomini e donne sposati. Gesù ha scelto uomini sposati come apostoli. Nel Vangelo si racconta che curò la suocera di Pietro».
Frei Betto afferma poi con forza che «la Chiesa cattolica deve essere meno Vaticana, e più universale, adattata alla immensa diversità culturale del mondo attuale».
«Oggi il Brasile ha un maggiore pluralismo religioso - ha concluso Frei Betto -. Purtroppo è più sensibile al consumismo edonista proposto dal neoliberalismo, come vediamo dalle sette. Abbiamo già vissuto sotto una dittatura militare, però conviviamo ancora con la miseria e la diseguaglianza sociale. Il 20 per cento della popolazione ha nelle mani il 64 per cento della ricchezza nazionale. Speriamo che Benedetto XVI abbia compreso che questa terra ha una Chiesa cattolica totalmente integrata dai poveri».



Lunedì, 14 maggio 2007