Allucinante

di Patrizia Vita

A Roma una suora schiavizzata scappa dal convento


Sono sempre più sconcertata.
Una volta le suore erano impiegate al servizio dei poveri, dei bisognosi di attenzioni, negli ospedali PUBBLICI per l’assistenza ai malati.
MA OGGI SONO MACCHINE DA SOLDI, VENCONO IMPEGNATE SOLO ED ESCLUSIVAMENTE PER FAR SOLDI, NELLE CLINICHE PRIVATE, NEGLI ALBERGHI PRIVATI ECCLESIASTICI, E PER ACCUDIRE IL CLERO!!!
Tutto questo è disgustoso e... semplicemente allucinante se si pensa soprattutto a come vengono reclutate e trattate, anzi sarebbe più giusto dire MALTRATTATE!!!
E non è il primo caso che si verifica soprattutto a danno di suore provenienti dai paesi poveri dove il reclutamento delle religiose ha probabilmente a che fare anche con le condizioni di miseria di quelle terre. Come del resto avveniva anche nella nostra Italia fino ad una cinquantina di anni fa, quando c’erano famiglie numerose di sei e più figli e dove era una prassi che uno di essi facesse il prete o la suora semplicemente perché la famiglia non li poteva mantenere tutti.
Di quale cristianesimo si può parlare in tali condizioni? Qual è il ruolo della donna nella chiesa cattolica? Quello di sguattera e se suora anche schiava?
Patrizia Vita


http://www.repubblica.it/2008/04/sezioni/cronaca/suora-schiava/suora-schiava/suora-schiava.html


Roma, religiosa di origini filippine scappa dal convento
La madre superiora sotto accusa nega e parla di una vendetta
Confessione choc di una suora
"Io, trattata come una schiava"



Il convento albergo delle suore dello Spirito Santo
di MARINO BISSO e CARLO PICOZZA

ROMA - Scappa dal convento e si rifugia in un centro contro la violenza alle donne. È la storia di una suora trattata come schiava. Vittima di ricatti psicologici, si sottopone a visita ginecologica per far certificare la sua verginità. Angherie e vessazioni: cure mediche negate, mortificazioni e punizioni come "il bacio al pavimento". Le accuse sono finite ora al centro di un’inchiesta della procura di Roma che ha iscritto la madre superiora nel registro degli indagati contestandole il reato di maltrattamenti.

Il racconto choc della suora è stato confermato da due consorelle sentite ieri a palazzo di giustizia a Roma. L’inchiesta è coordinata dal sostituto procuratore Nicola Maiorano che ha affidato le indagini alla polizia giudiziaria diretta dal vicequestore Orlando Parrella.

Scenario dei presunti maltrattamenti è un convento, vicino all’ospedale Gemelli, della Congregazione dello Spirito Santo, che funziona da "albergo a una stella". Vittima, suor Maria (chiamiamola così), nata 48 anni fa nelle Filippine e sbarcata a Roma nel giugno del ’97. Un anno fa, l’otto marzo giorno dedicato alle donne, la religiosa lo ricorda così: "Sono stata costretta ad allontanarmi dal convento perché gravemente ammalata e vittima di maltrattamenti da parte delle mie superiore". "Ora", continua, "ho trovato rifugio in un centro antiviolenza". Le sue sofferenze sono condensate in una denuncia presentata dall’avvocato Teresa Manente, dell’ufficio legale di "Differenza donna".

Al centro antiviolenza era stata accompagnata da due connazionali dell’associazione "Donne filippine". Una ventina di giorni dopo, "colpita da una grave emorragia", era stata costretta a lasciare il centro alla volta dell’ospedale San Camillo per essere operata. "Nonostante fossi gravemente malata da tempo", racconta, "la madre superiora mi privava di qualsiasi cura e assistenza medica, delle medicine e mi ordinava di continuare a lavorare". Già, i lavori: "Quando sono arrivata a Roma con altre consorelle", ricorda suor Maria, "mi era stato detto che avrei dovuto imparare l’italiano e dedicarmi all’apostolato con periodi di formazione e meditazione". "Ma - continua - ho sempre e solo lavorato nel convento che, in realtà, è una pensione a una stella, "Albergo suore dello Spirito Santo", con oltre 50 stanze". All’inizio, "da sola, dovevo preparare ogni giorno colazione, pranzo e cena per almeno 15 persone: al lavoro alle 6 per far mangiare le consorelle; alle 6.30 preghiera e messa e alle 8.30 servivo le colazioni in refettorio. Poi di nuovo ai fornelli per il pranzo delle 12.30. Quindi rassettavo la cucina per tornarvi alle 17 a preparare la cena". "Tre giorni a settimana, tra le 15 e le 17, pulizie in chiesa".

Cinque mesi e, "nel dicembre 1997, mi comparvero spaccature della pelle sulle mani: "Dermatite grave", diagnosticò il dermatologo", invitandola a tenere al riparo le mani. Ma la superiora minimizza e prescrive un’altra terapia: "Crema e guanti di gomma". "Le ferite facevano molto male ma non avevo il coraggio di chiedere di cambiare mansioni per paura che la superiora si arrabbiasse e mi accusasse di non aver voglia di lavorare". Ma le piaghe si infettano. Arriva la febbre. "Allora mi accompagnò in ospedale: il dermatologo avvertì che l’infezione metteva a rischio le dita". A suor Maria viene assegnato un altro lavoro: "Lavare e stirare biancheria di consorelle e ospiti". Tra le mura della Congregazione, suor Maria viene "sottoposta a continue aggressioni e umiliazioni". "Mi venivano consegnati 20 euro al mese", racconta, "e di ogni acquisto dovevo mostrare alla superiora gli scontrini". Quest’ultima, alcune settimane fa, è stata interrogata. Assistita dall’avvocato Stefano Merlini ha negato gli addebiti dicendo di essere vittima di una vendetta e di accuse inventate dalle tre suore.



Sabato, 12 aprile 2008