Tullia Zevi a Ratzinger: «O converte o dialoga»

di Umberto De Giovannangeli

La preghiera di conversione degli ebrei ripristinata dal Papa:«Decisione preoccupante, c’è il rischio di non incontrarsi più»


L’Unita, 09/07/2007

«Sperare nella conversione è legittimo ed è nella natura del cattolicesimo. Ciò che non è accettabile è operare per la conversione. O si converte o si dialoga. Per questo sono preoccupata per il ripristino deciso da Benedetto XVI della preghiera per gli ebrei “da convertire”». A parlare è una delle figure più autorevoli e rappresentative dell’ebraismo italiano: Tullia Zevi, già presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane. «C’è una premessa di fondo da fare - sottolinea Tullia Zevi - tutto quello che può servire a dissipare gli equivoci e a eliminare gli errori è importante ».
«PER QUESTO- sottolinea Tullia Zevi- è importante il dialogo interreligioso, perché nessuno può cedere o ottenere qualcosa senza una costante consultazione reciproca. Il mio timore è che questo bisogno di dialogo venga intorpidendosi».

Partendo da questa impegnativa dichiarazione di principio, le chiedo: come si concilia la necessità del rilancio del dialogo interreligioso con il ripristino da parte di Papa Ratzinger della preghiera per gli ebrei «da convertire»?
«O si converte o si dialoga. Io penso che sia importante insistere sul rapporto dialogico equipollente, in cui le due parti siano davvero equivalenti, e il dialogo sia veramente dialogico. La mia paura è che si attenui lo spirito dialogico. Mi pare che c’incontriamo poco e ci parliamo ancor meno. C’era un segretariato che doveva presiedere i rapporti religiosi tra cristianesimo ed ebraismo: cosa sta facendo per favorire il dialogo? Bisognerebbe che si dessero una svegliata, che costruissero occasioni e luoghi di confronto! Penso anche a un trialogoco che coinvolga anche gli evangelici».

Vorrei tornare sulla preghiera contestata, dalla quale è stato tolto il passaggio che parlava di «perfidi ebrei» , ma resta la preghiera della conversione. Ma questo può conciliarsi con il dialogo?

«No, non può farlo. Nessuno gli può proibire di sperare, ma di chiedere no, di invocare neanche, la conversione. È nella natura del cristianesimo puntare alla conversione, ma ciò che è inaccettabile è operare per essa. Perché questo contrasta con la ricerca del dialogo. C’è poi un altro punto che andrebbe sottolineato...».

Qual è questo punto, signora Zevi?

«La ricerca della conversione è sempre unidirezionale, e quindi è di per sé sbilanciata. Perché noi ebrei non cerchiamo di convertire, per la verità non facciamo neanche degli forzi tremendi per trattenere...».

Lei ha la sensazione che dietro a certi discorsi, dietro a certe «restaurazioni» liturgiche possa annidarsi il virus dell’antisemitismo?

«Non ci sono sintomi esteriori, la speranza di convertire direi che è insopprimibile, perché è la natura del cristianesimo, una religione evangelica, apostolica e “conversionista”. Il cristianesimo, soprattutto il cattolicesimo, chiama a sé. L’importante è che questo “ardore” conversionista non tracimi, non si faccia aggressivo fino a vanificare le ragioni del dialogo. Da questo punto di vista, non vi è dubbio che i rapporti con i valdesi sono meno complicati. Mi lasci aggiungere che questa ricerca del dialogo ha come premessa fondamentale la conoscenza dell’altro da sé: per questo continuo a ritenere fondamentale il ruolo della scuola, che sempre più deve divenire luogo di dialogo e non di evangelizzazione».

Sin qui abbiamo riflettuto sul rapporto interreligioso, sulle speranze e i timori per un suo fecondo sviluppo. Ma c’è qualcosa in più, una sfida di progresso alla quale nessuno dovrebbe sottrarsi?

«Il salto di mentalità che dovremmo compiere tutti insieme, al di là delle appartenenze religiose, culturali o politiche, è quello di passare da una cultura della tolleranza a una cultura del dialogo. La tolleranza deve finalmente lasciare il passo al dialogo paritetico tra maggioranze e minoranze. C’è ancora molta strada da fare, ma bisogna proseguire su questo sentiero».



Mercoledì, 11 luglio 2007