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CARD. RATZINGER: FUORI
ROMA NON CÈ SALVEZZA.PROTESTE DAL RESTO DEL MONDO
Paolo Ricca, teologo valdese (commento
alla "Nota sulle Chiese sorelle")
Gianni Genre, pastore, neo-eletto
moderatore della Tavola valdese
Domenico Tomasetto, pastore,
presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche
in Italia (FCEI)
Aldo Casonato, neo eletto presidente
dellUnione cristiana evangelica battista dItalia
(UCEBI)
Tom Best, dell'équipe "Fede e
Costituzione" del COE (Consiglio ecumenico delle
Chiese).
Mons. Joseph Doré, arcivescovo
cattolico di Strasburgo e teologo specialista del
dialogo interreligioso, in un'intervista a La Croix (6/9/2000).
COMMENTI DELLA STAMPA INTERNAZIONALE
La Croix (6/9/2000), quotidiano
cattolico francese, "Relativismo e assolutismo"
di Michel Kubler
Corriere del Ticino (6/9/2000),
"Il bersaglio sono i teologi", di Carlo
Silini
Estado de São Paulo (6/9/00),
quotidiano brasiliano: "Cardinale difende la
superiorità del cattolicesimo", di Gilles
Lapouge
"Der Tagesspiegel" (7/9/2000),
quotidiano tedesco
"Süddeutsche Zeitung" (6/9/2000),
quotidiano tedesco pubblicato a Monaco
"Tages Allgemeine Zeitung"
(7/9/2000), quotidiano tedesco
"The Times" (7/9/2000),
quotidiano inglese
"The Church of England
Newspaper", (7/9) settimanale anglicano
COMMENTI DEI RAPPRESENTANTI DELLE
CHIESE
"La lettura della "Nota
sull'espressione Chiese sorelle" mi fa
venire in mente la parola di Gesù, il quale, a
chi gli diceva: "Ecco tua madre, i tuoi
fratelli e le tue sorelle là fuori che ti
cercano", rispose: "Chi è mia madre e
chi sono i miei fratelli?": Poi, girando lo
sguardo su coloro che gli sedevano intorno, disse:
"Ecco mia madre e i miei fratelli! Chiunque
avrà fatto la volontà di Dio mi è fratello,
sorella e madre" (Marco 3,32-35). Questa è
la risposta che mi sembra più pertinente alla
nota del cardinale Ratzinger, con le sue sottili
distinzioni e disquisizioni, fedeli forse alla
lettera dei testi magisteriali cattolici, ma non
certo allo spirito che animò il Concilio
Vaticano II e che sembra ormai aver cessato di
soffiare a Roma. Se poi si vuole entrare nel
merito della "Nota", si può dire che
il discorso del cardinale Ratzinger,
comprensibile dal punto di vista di una
ecclesiologia cattolica tradizionale, è
completamente fuori dal discorso biblico sulla
Chiesa, sia per quanto concerne l'idea di una
"Chiesa madre" (che nel Nuovo
Testamento non c'è: la "nostra madre"
è "Gerusalemme celeste", Galati 4,26),
sia per quanto concerne l'affermazione che sono
vere Chiese - e quindi tra loro "sorelle"
- "solo quelle che hanno conservato un
episcopato ed un'eucarestia validi". Il
discorso del Nuovo Testamento al riguardo è
completamente diverso; basti citare la parola-chiave
dell'ecclesiologia neotestamentaria, che è
quella di Gesù: "Dove due o tre sono
riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro"
(Matteo 18,20)".
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(sommario)
"Come protestanti italiani, siamo
sbalorditi e addolorati per le affermazioni
contenute nel documento vaticano Dominus Iesus
a proposito dei rapporti fra la Chiesa
cattolica e le cosiddette Chiese sorelle.
Soprattutto siamo preoccupati per gli accenti
antimodernisti della Chiesa cattolica, come la
recente scelta di beatificare un personaggio
controverso come Pio IX; come Chiese protestanti
siamo inoltre solidali con tutti i cattolici
"non allineati", quei settori della
Chiesa cattolica che credono sinceramente e si
impegnano per il cammino ecumenico e
interreligioso. Dal punto di vista teologico ci
sembra più che mai importante ribadire uno dei
principi cardine della Riforma protestante, vale
a dire la libertà assoluta di Dio: ci pare
inconcepibile e pericoloso voler definire chi è
dentro e chi è fuori della salvezza e della
grazia di Dio. Nessuno (nessuna Chiesa, nessuna
istituzione) può dirsi "gestore" della
grazia di Dio. Crediamo infatti che il criterio
ultimo di giudizio e di salvezza sia l'amore,
come si legge in Matteo 25: "Ebbi fame e mi
deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere;
fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi
vestiste¼". Sul
fronte del dialogo ecumenico, va detto che in
questo anno giubilare sono state aperte molte
Porte sante, ma molte altre porte del dialogo si
stanno chiudendo, e questo ci preoccupa
profondamente. Anche la Chiesa cattolica dovrebbe
a nostro parere riprendere con forza il discorso
sulla libertà: la libertà dello Spirito Santo,
che è più grande di qualsiasi istituzione e di
qualsiasi Chiesa".
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(sommario)
"La lettura della dichiarazione Dominus
Iesus, (...), solleva nelle Chiese
evangeliche non poche riserve critiche. Il tema
del pluralismo religioso, fenomeno in espansione
nel mondo occidentale, pone i teologi dinanzi a
sempre nuove domande. Non vanno condannati solo
per questo. È vero che l'espressione extra
Ecclesiam nulla salus (fuori della Chiesa non
c'è salvezza) ci viene dai tempi della Chiesa
primitiva, dove aveva un suo contesto storico e
teologico preciso. Noi protestanti abbiamo sempre
obiettato a questa formulazione, ritenendo che
non è l'essere nella Chiesa a garantirci la
salvezza e quindi il rapporto con Gesù Cristo,
quanto piuttosto l'incontro con Gesù Cristo a
donarci la salvezza e a metterci in comunione con
altri credenti nella Chiesa. La "mediazione"
è operata esclusivamente da Cristo, mai dalla
Chiesa. Quanto poi all'essere salvati o non
salvati, molte parole di Gesù ci ricordano che
questo è compito riservato esclusivamente a Dio
Padre e che, anzi, noi saremo sorpresi di trovare
nei due gruppi persone che non avremmo mai
pensato di trovarvi (Matteo 21,31), e del tutto
inconsapevoli (Matteo 25,31-40). A noi spetta il
compito dell'annuncio dell'Evangelo ad ogni
creatura, del dialogo fraterno e attento, nel
rispetto delle altrui convinzioni, non quello
della condanna definitiva. Da quando la Chiesa ha
preteso di essere non solo madre e maestra, ma
soprattutto una istituzione che, a suo
insindacabile giudizio, dispensa salvezza e
condanne, è diventata altra cosa dal modello
prevalente del Nuovo Testamento. Il cardinale
Ratzinger, nel tentativo di tracciare ancora una
volta i confini della Chiesa, dimentica che può
farlo soltanto per la "Chiesa militante"
quella storica e istituzionale, e non per la
"Chiesa trionfante": di questa i
confini sono definiti soltanto ed esclusivamente
dalla grazia di Dio".
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(sommario)
"LUnione cristiana evangelica
battista dItalia esprime la propria
profonda tristezza per quanto avvenuto negli
ultimi giorni in seno alla Chiesa cattolica
romana. Riteniamo infatti che la beatificazione
di Pio IX, il tono e la lettera delle
affermazioni contenute nella Dichiarazione Dominus
Iesus (...) costituiscano un inciampo (...) e
un arretramento rispetto a documenti ed atti
compiuti anche di recente sul piano dei rapporti
fra le diverse confessioni. (...) La rigidità
della Chiesa cattolica romana (...) ripropone
vecchi atteggiamenti che dopo il Concilio
Vaticano II i battisti credevano superati (...).
La dichiarazione riafferma, come prima il
Concilio Vaticano II, che le Chiese nate dalla
Riforma hanno delle carenze e che pertanto non
sarebbero neppure da considerare Chiese in senso
proprio e che invece "la pienezza della
grazia e della verità è stata affidata alla
Chiesa cattolica". I battisti italiani
invece sono convinti che tutte le Chiese abbiano
delle gravi carenze nella fede, nella speranza e
soprattutto nellamore, e per questo abbiano
tutte (...) da invocare la misericordia e il
perdono di Dio. (...) È vero, come afferma la
Dichiarazione, che per noi cristiani Dio in
Cristo "si è fatto conoscere nel modo più
pieno" (...). Ma proprio per questo tale
verità che è Cristo non può essere posseduta
una volta per tutte e amministrata come fosse un
oggetto. Essa va cercata incessantemente
interrogando le scritture, invocando la guida
dello Spirito di Dio (...) e servendo il nostro
prossimo nel bisogno. Di tale Verità possiamo
essere tutti solo imperfetti e fallibili
testimoni (...)".
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(sommario)
"Tutte le Chiese hanno tratto un enorme
giovamento dalla recente entrata della Chiesa
cattolica romana nel movimento ecumenico in
seguito al Concilio Vaticano II. Nell'ambito del
COE, come nel movimento ecumenico in generale,
sono in corso numerosi colloqui delicati sulla
reciproca relazione fra le Chiese. Sarebbe un
grave danno se questi contatti venissero
ostacolati - perfino compromessi - da un
linguaggio che preclude qualsiasi nuova
discussione su tali problemi. Inoltre, si sarebbe
potuto sperare che fossero riconosciuti i
numerosi sviluppi positivi intervenuti dopo un
secolo, in seno al movimento ecumenico, nella
confessione, nella testimonianza e nel servizio
comune dei cristiani". Una testimonianza
cristiana credibile è indispensabile per
rispondere alle numerose sfide etiche e sociali
sulle quali oggi il mondo si confronta. "Sarebbe
tragico - ha aggiunto il pastore Best - se questa
testimonianza resa ad un mondo sofferente sia
indebolita dalle discussioni interne alle Chiese
sulla loro rispettiva autorità e il loro
rispettivo status, per quanto essi possano essere
importanti".
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(sommario)
"(...). È vero che lo stile redazionale
di questo documento non è assolutamente lo
stesso di quello dei testi conciliari. Assai
spesso si adottano formule di genere: "i
fedeli non sono tenuti a professare...";
" si deve credere fermamente che..."
(...). Ma io non sono del tutto convinto che
questo potrebbe implicare o annunciare la fine di
un impegno cattolico sul piano ecumenico o
interreligioso. Tutti conoscono le iniziative di
Giovanni Paolo II verso le altre religioni: dopo
il memorabile incontro di Assisi, queste
iniziative si sono moltiplicate. Quanto
all'ecumenismo, non si possono trascurare le
attese del recente accordo con i luterani sulla
Giustificazione. In questo campo si è riusciti
in qualcosa di notevole, precisando su cosa di
fondamentale noi siamo d'accordo, e perché le
differenze che restano fra noi non devono essere
considerate separatrici. La nostra speranza è
che con il tempo l'intesa che si è riconosciuta
possibile su questo punto centrale possa un
giorno divenirlo anche su altro. (...)".
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(sommario)
"(...) Quello che irrita di più è
soprattutto questo bisogno di reagire ad un
pericolo di relativismo con un riverbero di
assolutismo. (...) La Dichiarazione Dominus
Iesus si appoggia ad un enunciato maggiore
del Vaticano II: l'unica Chiesa di Cristo "sussiste"
- o "è presente" - nella Chiesa
cattolica (Lumen gentium n. 8). Il
Concilio adottò questa formula per cessare di
affermare che la Chiesa di Cristo "è"
la Chiesa cattolica. Esso affermava, in
un'apertura ecumenica storica, che la Chiesa
cattolica possiede certamente la pienezza della
verità rivelata e degli strumenti di salvezza,
ma che anche altre Chiese possono disporne, fatto
salvo il riconoscimento del primato romano. Ora
il testo pubblicato ieri suggerisce, al
contrario, un'identità tra Chiesa di Cristo e
Chiesa cattolica e fa derivare da questa ogni
verità che le altre possono nascondere. Una
rilettura che avrà conseguenze rovinose sul
piano ecumenico, favorite dall'opposizione tra
"Chiese" (d'Oriente) e "comunità
ecclesiali" (uscite dalla Riforma). Certo
questa opposizione viene dal Vaticano II. Ma
queste categorie che attengono alla preistoria
dell'ecumenismo cattolico, sono ancora di moda
dopo 35 anni di cammino comune delle Chiese?
L'assolutismo che si richiude su se stesso può
nuocere più di un giusto relativismo che
permette di aprirsi all'altro".
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(sommario)
"(...) Per strano che possa sembrare,
questa dichiarazione di superiorità spirituale
della Chiesa cattolica non è rivolta ai fedeli
delle altre religioni. Sarebbe solo un modo per
irritarli e infatti sul piano del dialogo
ecumenico ed interreligioso il documento può
essere considerato un disastro. Il bersaglio
apparente delle dichiarazioni di Ratzinger sono i
cattolici stessi, molti dei quali, contagiati da
un dominante spirito (vagamente new age) di
contaminazione di idee e convinzioni, tendono a
ritenere che una religione valga l'altra, che Gesù
Cristo sia uno dei tanti maestri spirituali
(...). Ma il vero obiettivo del cardinale con
ogni probabilità sono i teologi "di
frontiera" che operano in contesti non
cattolici, come l'India. (...) (Balasuriya,
Dupuis, De Mello) in modi diversi osavano
presentare il messaggio cristiano con un
linguaggio e riferimenti culturali e religiosi,
forse azzardati, ma comprensibili a persone nate
e cresciute in Oriente. Volevano imitare Dio, che
per farsi capire dall'umanità si è fatto uomo,
cioè si è fatto altro da se stesso. Un rischio
che il Vaticano non intende correre (...)".
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(sommario)
"(...) In questi due anni, Giovanni Paolo
II, per quanto sempre chiuso in tema di morale (metodi
anticoncezionali, divorzio ecc.), ha fatto
magnifici sforzi per "modernizzare" la
Chiesa: gesti in favore degli ebrei tante volte
offesi da Roma, dialogo ecumenico e
interreligioso, visite a sinagoghe, moschee,
strette di mano ai buddisti. Il violento discorso
di Ratzinger lancia, su questi tentativi, un
getto di acqua fredda. Immaginiamo che ebrei,
protestanti o musulmani rifletteranno a lungo
prima di riprendere il dialogo (...). Oggi,
quando vediamo uscire il documento di Ratzinger,
tentiamo di comprendere in maniera diversa la
beatificazione di Pio IX, come se, in questepoca
in cui Giovanni Paolo II sta concludendo la sua
lunga missione, il Vaticano schierasse in
posizione di battaglia i suoi diversi eserciti
(...)".
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(sommario)
"(...) Il suo mestiere è spietato.
Quando si tratta di questioni cattoliche, Joseph
Ratzinger non conosce pietà. Il cardinale di
curia tedesco ribadisce intenzionalmente il
diritto della Chiesa allassoluto. Gli altri
cristiani reagiscono incolleriti. La porcellana
ecumenica, modellata per oltre tre decenni, entro
poche ore andrà in pezzi. Ratzinger sembra
badarci poco; segue una sua strategia. Alle
soglie del prossimo pontificato vuole conficcare
nel terreno ancora una volta una colonna portante
dogmatica. (...).".
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(sommario)
"(...). Sembra che il Vaticano abbia
fondato un nuovo organismo: potrebbe chiamarlo
"Segretariato contro la troppa
riconciliazione". I suoi più recenti
successi: la beatificazione del fatale papa Pio
IX, che spinse all'estremo la pretesa di potere
pontificio, e la pubblicazione del documento
"Dominus Iesus", in cui la Chiesa
cattolica ancora una volta spiega perché è
l'unica vera Chiesa. (...). Questo documento
mostra quale scarso valore pratico abbiano atti
solenni come la sottoscrizione della
Dichiarazione congiunta sulla Giustificazione,
fintanto che la Chiesa cattolica non cambia la
sua concezione di Chiesa. Forse Ratzinger ha
voluto dare proprio questo messaggio: non abbiate
troppe speranze, voi ottimisti dell'ecumenismo.
Un vero dialogo tra le confessioni a queste
condizioni non è possibile. L'ostacolo più
grande sulla strada della diversità riconciliata
dei cristiani è attualmente la Chiesa cattolica.
(...)".
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(sommario)
"(...). I cattolici semplici hanno ben
compreso lo spirito del Concilio Vaticano II,
nonostante i testi difficili che ha prodotto:
quello di un'apertura al mondo, quindi alle
persone, alle altre Chiese e alle altre religioni.
È singolare che Ratzinger, che allora era tra i
teologi conciliari progressisti, nel suo cammino
di avvicinamento al vertice della Chiesa se ne
sia dimenticato. Ma questo dovrebbe restare un
problema suo, non della Chiesa cattolica. Il
testo di Ratzinger e la recente beatificazione
del reazionario papa dell'infallibilità Pio IX
non sono perciò null'altro se non il disperato
tentativo di un uomo anziano di contrastare
ancora questo sviluppo. Ringraziando il cielo, il
tempo vi passerà sopra. (...)".
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(sommario)
"L'ultima Dichiarazione di Roma, che
sistematizza la posizione ufficiale sull'unità
della Chiesa, è profondamente conservatrice; il
suo linguaggio è più duro, il suo tono meno
clemente, il suo atteggiamento nei confronti
delle altre Chiese è di rifiuto più di
qualsiasi cosa si sia sentita dai tempi del
Vaticano II nel 1962. (...) L'anno scorso un
summit anglicano-romano, pur accettando che
esistono differenze, ha parlato della
condivisione di una "comunione reale, anche
se imperfetta". Non c'è stato riferimento a
difetti o a Chiese improprie. Ora sembra che il
pendolo stia tornando indetro. Una spiegazione
potrebbe essere il diffuso risentimento vaticano
contro la decisione della Chiesa d'Inghilterra di
ordinare le donne prete. Il passo è stato fatto,
si è detto, senza consultare Roma, ed è stato
visto come un tradimento. (...). Il tono quanto
la sostanza del documento ha causato offesa.
(...) (Il documento) rappresenta una tendenza
fondamentalista che sembra più in sintonia con
il pensiero vaticano che con la mite disponibilità
verso l'ecumenismo che molti cattolici dimostrano.
La sua è un'agenda politica e religiosa: si
tratta di ottenere voti e convertiti.(...) Dominus
Iesus suggerisce che, malgrado i passi verso
una maggiore unità, la Chiesa cattolica resta
esaltatrice impenitente del primato".
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(sommario)
"Roma lotta per contenere la teologia e
la prassi contestuale in America Latina e in
Asia, prova ne sia il battibecco sulla scomunica
di Balasuriya. Dominus Iesus (...) si
sofferma a lungo sulle altre religioni, segnando
i teologi asiatici che stanno tentando di
mettersi in relazione con l'induismo e l'islam.
Le teologie regionali non devono espandersi e
ottenere appoggio in culture tanto lontane da
Roma. La cosa più interessante è che il
documento ha deciso di includere la frase sulle
non-Chiese protestanti nel contesto delle altre
fedi".
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