“SAPIENZA” E DINTORNI
L’annuncio evangelico, tra aggressioni e rinunce

di Salvatore Scaglia

Gli eventi della “Sapienza” di questi giorni denunciano certamente una temperie negativa, sia per i cosiddetti laici sia per i cattolici.

            I primi, protagonisti della ‘cacciata’ del Papa dall’università romana, non possono invero dirsi autentici apostoli di laicità, pluralismo e democrazia. Infatti il vero laico è, non un tollerante (espressione che odora di superiorità rispetto alle posizioni, appunto, tollerate), ma una persona aperta ai più vari apporti, in posizione di piena autonomia 1. E a fortiori ciò dovrebbe essere vero in un ambito accademico: di studio, ricerca e insegnamento.

            Il vero laico è dunque pluralista2, nel senso che ammette diverse opzioni etico-culturali. E la laicità è infine il sale stesso della democrazia3, in cui c’è spazio per tutti, credenti e non credenti.

            Il rifiuto di ascoltare il Pontefice, quindi, puzza di un certo anticlericalismo ottocentesco, che non può considerarsi sinonimo di ampiezza di vedute, bensì piuttosto di bieco monismo metafisico, che ostracizza, negandogli diritto di cittadinanza, chiunque abbia un credo religioso.

            Ma quel che qui mi preme sottolineare maggiormente, come cattolico, è la rinuncia della Santa Sede a intervenire nello “Studium Urbis” rispondendo all’invito del Rettore. Rinuncia sbagliata.

            E non perché si debbano adottare metodi da crociata, che fungerebbero da contraltare alle contestazioni laicistiche di una peraltro sparutissima minoranza di docenti e studenti, ma per le ragioni retrostanti al ritiro di Benedetto XVI.

            Il Ministero degli interni italiano, infatti, ha precisato che non c’erano elementi che facessero temere per l’incolumità del Papa, la cui sicurezza, anzi, era del tutto garantita. E il comunicato della sala stampa vaticana conferma questo dato, affermando che “si è ritenuto opportuno soprassedere all’evento” 4.

            Forse dunque i nostri Pastori - dai Presbiteri, ai Vescovi, al Papa stesso -  sono ormai avvezzi agli applausi. Forse ragionano in termini di immagine, secondo parametri ‘mediatici’. È qui il problema!

            Si è smarrito il vero metro dell’azione del cristiano. Si è persa di vista la misura, alta, del suo operare. E questi metro e misura sono, né più né meno, il Vangelo di Gesù Cristo.

            Il quale non cercava affatto il consenso. Non l’ha cercato incarnandosi (è venuto al mondo in una mangiatoia); non l’ha cercato vivendo (era pure privo di un luogo dove posare il capo per riposarsi 5); non l’ha cercato morendo (sulla croce: scandalo per i giudei, follia per i greci 6). E non l’ha cercato predicando: andava tra i peccatori e si confrontava con i farisei, che intendevano tendergli delle trappole7.

            E un’insidia, appunto, era stata approntata al Papa alla “Sapienza”. Non andare è stato sbagliato per questo.

            È facile parlare nelle nostre chiese, dove si ha un religioso, se non supino, ascolto delle omelie. È facile parlare a Loreto, davanti a giovani pronti al plauso tra rutilanti e suadenti scenografie.

            È meno facile, di contro, vedere che Zapatero non partecipa, polemicamente, alla Messa 8. È meno facile dire la propria, e quella della Chiesa, in mezzo a ipotetici fischi e scomposte manifestazioni di dissenso.

            Abbiamo il dovere della predicazione, opportunamente e inopportunamente, ammonisce san Paolo 9.

            Quando sento quindi la parola “(in)opportunità” nella Chiesa, se non mi indigno, rifletto seriamente. Rifletto cioè sul senso della testimonianza, sul senso persino del martirio. Che si è perso.

            Ecco perché non dobbiamo meravigliarci (anche se deve sempre rimanere alta la soglia critica) quando non riusciamo più a riconoscere profeti e martiri, oggi.

            Nel 2008 Dio seguita a inviarceli. Come, nella mia Palermo, padre “Pino” Puglisi, assassinato da “Cosa nostra” il 15 Settembre 1993, col sorriso sulle labbra e mentre diceva ai killer “me l’aspettavo”. Perché faceva ciò che molti, ancora, giudicano inopportuno: annunciare il Cristo liberante, in un territorio oppresso dalla mafia, culturale prima che criminale.

            Ecco perché non dobbiamo stupirci se la Congregazione vaticana per le cause dei santi, a distanza di quasi 15 anni, discute ancora super martyrio di Puglisi, nonostante il voto favorevole dei consultori  teologi 10.

            È opportuno predicare il Vangelo anche a rischio di urla  contrarie ? È opportuno annunciare Gesù, che vuole il bene dell’uomo intero, mettendo a repentaglio la propria tranquillità o finanche la propria vita?

            Proviamo a sostituire il concetto di “opportunità” con quello di “giustizia” e di “doverosità”. Verosimilmente avremmo, di conseguenza, un’altra idea di cristianesimo.

            E un’altra idea di Chiesa.

Salvatore Scaglia

Palermo, 17/1/2008

1 Cf. Dichiarazione universale della laicità del XXI secolo (stilata a Parigi nel 2005 da 212 docenti universitari di 29 paesi), art. 1.

2 In ambito giuridico-politico, cf. Corte costituzionale, sentenza n. 203/1989.

3 Cf. Dichiarazione citata, art. 6.

4 Cf. Ratzinger non andrà alla Sapienza. Il Vaticano: «Opportuno soprassedere», in Corriere della Sera.it, 16 Gennaio 2008 (fonte web: www.corriere.it/cronache/08_gennaio_15/papa_cei_contro_prof_d278ed6c-c354-11dc-b859-0003ba99c667.shtml).

5 Cf Mt VIII, 20.

6 Cf. 1 Cor I, 23.

7 Cf. Lc XI, 53.

8 Cf. Papa: «Nel matrimonio la dignità dell’uomo», in Corriere della Sera.it, 10 Luglio 2006 (fonte web: www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/07_Luglio/09/papa.shtml).

9 2 Tm IV, 2.

  Cf. anche l’Esortazione apostolica post-sinodale Pastores gregis di Giovanni Paolo II, 16-10-2003, n. 26,  secondo cui “il Vescovo è il primo annunciatore del Vangelo con le parole e con la testimonianza della vita. Egli deve essere cosciente delle sfide che l’ora presente reca con sé ed avere il coraggio di affrontarle”.

  E ciò che vale per il Vescovo a maggior ragione vale per il Successore di Pietro.

10 Cf. Via libera dei «teologi consultori» al riconoscimento del martirio di don Pino Puglisi,vittima della mafia, in Avvenire, 12 Ottobre 2006, pag. 18.

Articolo tratto da:

FORUM (81) Koinonia

http://utenti.lycos.it/periodicokoinonia/



Martedì, 22 gennaio 2008