IL CATTOLICESIMO ROMANO, ALTRO CHE NUOVA ALLEANZA!, E' ALLEANZA "EDIPICA"! L’ORDINE SIMBOLICO DELLA MADRE, L’ALLEANZA DEL FIGLIO (COSTANTINO) CON LA MADRE (ELENA), REGNA ANCORA COME IN TERRA COSI’ IN CIELO ....
LE DONNE, GLI UOMINI, E LA CHIESA ASSOGGETTATA ALL'ORDINE INCESTUOSO DEL CATTOLICESIMO COSTANTINIANO. Un testo di Federico La Sala, con un'intervista ad Anne Soupa, una nota di Estelle R., e altri materiali sul tema

Non è più concepibile che “l’apertura all’altro e il dono di sé, che dovrebbero essere la libera e vitale disposizione dell’essere umano in quanto tale, diventano una norma vincolante per una parte sola dell’umanità: il sesso femminile” (4); o, diversamente, che si neghi alla donna auto-possesso e auto-determinazione come autorità e uguaglianza. Questo è semplicemente satanico, cioè un ostacolo sulla strada dell’amore, della pace e della comprensione.


MATERIALI SUL TEMA: 

COSTANTINO, SANT’ELENA, E NAPOLEONE. L’immaginario del cattolicesimo romano.

DONNE, UOMINI E VIOLENZA: "Parliamo di FEMMINICIDIO". L’importanza della lezione dei "PROMESSI SPOSI", oggi - nell’epoca dei Borromeo Ratzinger ... degli Innominati, e dei don Rodrigo Katzsav !!!

Uomini e donne, per un "cambio di civiltà"
USCIAMO DAL SILENZIO: UN APPELLO DEGLI UOMINI, CONTRO LA VIOLENZA ALLE DONNE.
Basta - con la connivenza all’ordine simbolico di "Mammasantissima" (l’alleanza edipica della Madre con il Figlio, contro il Padre, e contro tutti i fratelli e tutte le sorelle) !!!

 RIPARARE IL MONDO. LA CRISI EPOCALE DELLA CHIESA ’CATTOLICA’ E LA LEZIONE DI SIGMUND FREUD. Alcune note 

UOMINI E DONNE. LA NUOVA ALLEANZA di "Maria" e di "Giuseppe"!!! AL DI LA’ DELL’ "EDIPO", L’ "AMORE CONOSCITIVO". SULL’USCITA DALLO STATO DI MINORITA’, OGGI. In memoria di Kurt H. Wolff. (fls)

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 In principio (o meglio, all’Inizio) [1991] *

Omosessualità, pedofilia e altre “perpetue” questioni (con tutte le loro devastanti implicazioni) assillano da secoli la vita istituzionale della Chiesa Cattolica. Ma da sempre si preferisce negare, razionalizzare, “occultare e mascherare - generalmente senza successo - l’umanità di scandali e mezzi scandali fin troppo umani all’interno della cristianità”(1).

Fare i conti e bene con la donna è stato sempre vietato. Riconoscere fondamentalmente che senza il libero e decisivo della donna (Maria) non sarebbe nato non solo Cristo ma nemmeno la Chiesa, per l’uomo della stessa Chiesa è paradossalmente “scandalo e follia”.

Alla vigilia del terzo millennio dopo Cristo, si gioca ancora ad opporre “autorità” e “tradizione” allo spirito di libertà del messaggio eu-angelico.

E’ vero che certe “squallide” omelie contro la metà e più del genere umano non fanno più un baffo a nessuno, e non si collocano oggi, per la loro impotenza e rabbia, né sul piano della cultura cristiana né sul piano della cultura umana semplicemente (almeno in linea di principio e in generale), ma è altrettanto vero che le varie e innumerevoli persuasioni “diaboliche” sulla donna dovrebbero essere messe al bando, come le armi atomiche e simili.

Dalla misoginia al ginocidio, come al genocidio, il passo non è lungo: la caccia alle streghe e l’Inquisizione, come Auschwitz e Hiroshima, non sono incidenti di percorso.

“Il deserto cresce” (Nietzsche) - in tutti i sensi, e non si può continuare come si è sempre fatto. Non abbiamo tempo, non più né molto. Tutta una mentalità di secoli deve essere messa sottosopra e l’intera società deve essere riorganizzata. Non ci sono altre strade. Bisogna pensare ancora, di nuovo e in altro modo - Dio, uomo e mondo. E a partire proprio da noi, da noi tutti.

Ad esempio, oggi non è possibile - è un’offesa all’intelligenza (Lorenzo Valla cosa ci ha insegnato?) e il segno di una tracotante perseveranza - continuare a “tradurre il racconto della creazione della donna con: Non è bene che l’uomo sia solo: gli farò un aiuto che gli sia simile. Il testo originale ebraico dice: Gli farò un aiuto che sia l’altro di lui”. La differenza non è affatto innocente.

Come fa notare la teologa Wilma Gozzini che ha denunciato tale “vergognosa” situazione e che più volte ha “chiesto la correzione” di questo e altri passaggi del testo biblico (2), essa veicola tutt’altra visione della donna e del rapporto uomo-donna. “La donna è l’altro dell’uomo, uguale per diritti e doveri, ma anche diversa [...] L’altro che sta faccia a faccia è inquietante e scomodo e apre una sola alternativa. O lo si accoglie come unica possibilità data per vivere umanamente la propria storia, o lo si nega, assimilandolo - facendo simile ciò che altro - neutralizzando così l’alterità, non riconoscendogli autorità ma sottomissione, negandogli uguaglianza”.

Questo è il nodo da sciogliere e la sfida da accogliere. Si tratta, invero, di andare avanti coraggiosamente sulla strada indicata dallo stesso Giovanni Paolo II e trarre tutte le conseguenze dalla sua magisteriale convinzione, che il peccato originale “non può essere compreso adeguatamente senza riferirsi al mistero della creazione dell’essere umano - uomo e donna - a immagine e somiglianza di Dio”, e che nella “non-somiglianza con Dio [...] consiste il peccato (3).

Infatti, se è così, non si può continuare (o lasciare che la situazione resti) come prima. Non è più concepibile che “l’apertura all’altro e il dono di sé, che dovrebbero essere la libera e vitale disposizione dell’essere umano in quanto tale, diventano una norma vincolante per una parte sola dell’umanità: il sesso femminile” (4); o, diversamente, che si neghi alla donna auto-possesso e auto-determinazione come autorità e uguaglianza. Questo è semplicemente satanico, cioè un ostacolo sulla strada dell’amore, della pace e della comprensione.

A tutti i livelli, e ad ogni modo, intestardirsi a “voler intendere la pura ralazione [quella tra l’Io e il Tu, fls] come dipendenza significa voler svuotare della sua realtà uno dei portatori della relazione, e con ciò la relazione stessa”. Non altro.

Note:

-  1. Cfr. H. Kung, Essere cristiani, Milano, Mondadori, 1976, p. 19.
-  2. Cfr. W. Gozzini, Dio un po’ più materno? Suvvia..., “L’Unità” del 4.10.1990, p. 1. A riguardo, si cfr. anche M.C. Jacobelli, Il “Risus paschalis” e il fondamento teologico del piacere sessuale, Brescia, Queriniana, 1990, p. 98.
-  3. Cfr. Giovanni Paolo II, Mulieris dignitatem, pf. 9.
-  4. Cfr. C. Mancina, La Chiesa e la donna peccatrice, “L’Unità” del 10.12.1989, p.1.
-  5. Cfr. Buber, Il principio dialogico, Milano, Comunità, 1959, p. 74. Su questo tema, inoltre, cfr. I. Magli, Gesù di Nazaret. Tabù e trasgressione, Milano, Rizzoli, 1987, particolarmente il cap. IV e la conclusione.

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Federico La Sala, La mente accogliente. Tracce per una svolta antropologica, Antonio Pellicani editore, Roma 1991, "Introduzione", pp. 9-11.

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Come migliorare l’uguaglianza tra uomini e donne nella Chiesa?

intervista ad Anne Soupa, a cura di Claire Lesegretain

in “La Croix” del 24 novembre 2012 (traduzione: www.finesettimana.org)

Mentre in questo fine settimana a Parigi i partecipanti alle Settimane sociali di Francia riflettono sul tema “Uomini e donne, il nuovo stato di fatto”, la biblista Anne Soupa (1) propone una lettura diversa dei testi della Genesi invocati dalla Chiesa per istituire una vocazione specifica per la donna. Per la cofondatrice del Comité de la jupe e della Conférence catholique des baptisé(e)s francophones, il problema delle donne si pone oggi in maniera urgente nella Chiesa.

“I due testi della creazione della Genesi non fanno alcuna distinzione tra l’essere umano maschile e l’essere umano femminile. La creazione cosiddetta “seconda” della donna “tratta da una costola di Adamo” (Gn 2,22) è solo una lettura culturale, esegeticamente sbagliata. Infatti, la parola Adam designa l’essere umano. Il che capovolge totalmente la lettura classica: è la donna ad essere citata per prima nella Bibbia, e non l’uomo! Ugualmente, ci si è basati sulla frase di Dio “Non è bene che l’uomo sia solo, gli voglio fare un aiuto che gli sia simile” (Gn 2,18) per istituire una vocazione specifica alla donna.

Ora, questa concezione ecclesiale secondo la quale la donna è l’ “aiuto” dell’uomo è un’interpretazione non consona, in quanto l’essere maschile, in quel punto del brano, non esiste ancora. Dire, come Giovanni Paolo II, anche se con grande nobiltà, che “la donna ha la vocazione di esistere per gli altri” è affermare qualcosa su quel che sarebbe la “natura femminile” che non sta in nessun testo biblico.

Per migliorare l’uguaglianza tra uomini e donne nella Chiesa, occorre permettere una vera cittadinanza delle donne nella Chiesa. È urgente che le donne che sono private di parola - in maniera equivalente alla privazione di diritti civici a lungo vissuta nella società civile - diventino soggetti di parola. Certo, ci sono donne nei consigli pastorali o che insegnano nella facoltà di teologia... Ma le omelie domenicali - luogo di formazione cristiana per il 95% dei cattolici - a loro sono precluse.

Questa situazione, dovuta alla riforma gregoriana - che ha affidato al solo clero le funzioni di insegnamento, governo e santificazione -, è superata. Deve essere riformata a livello universale, perché è un papa, Gregorio VII, ad averla istituita.

Fintanto che la Chiesa e la società civile praticamente coincidevano, l’istituzione ecclesiale non era percepita come retrograda. Ma a partire dall’emancipazione della donna negli anni 60 e con il Vaticano II che ha incoraggiato il laicato, si è costituito un vero e proprio proletariato di donne nella Chiesa.

Da cinque decenni, molte donne si sono silenziosamente allontanate dalla Chiesa, ne abbiamo la prova anche nella lenta estinzione delle congregazione femminili apostoliche. Come potrebbe una donna colta e autonoma accettare la tutela dei fratelli dell’ordine? Di fronte a questa situazione inedita, la Chiesa prosegue senza consultazioni, fornendo solo discorsi lontani dalla realtà. C’è in questo una drammatica cecità.” 

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Ancora il solito ritornello sulle donne, in diretta dal pianeta Marte

di Estelle R.

in “www.comitedelajupe.fr” del 9 novembre 2012 (traduzione: www.finesettimana.org)

Ci sono giorni in cui mi chiedo davvero se certi prelati della Chiesa cattolica siano uomini che vivono su questo pianeta, tanto il loro sguardo sul mondo è fuori dalla realtà. L’ultimo esempio ci viene dai vescovi riuniti nel sinodo dal 7 al 28 ottobre scorso sul tema “nuova evangelizzazione.

Hanno votato una lista di 58 proposte presentate alla fine a Benedetto XVI. La proposta 46 riguarda la “Collaborazione fra uomini e donne nella Chiesa”.

Proposta 46: Collaborazione fra uomini e donne nella Chiesa

La chiesa apprezza l’eguale dignità, nella società, fra uomini e donne fatti ad immagine di Dio, e nella Chiesa, per la loro vocazione comune di battezzati in Cristo. Il pastori della Chiesa hanno riconosciuto le capacità specifiche delle donne, come la loro attenzione agli altri e i loro doni per l’educazione (nutrimento) e la compassione, particolarmente nella loro vocazione di madre. Le donne sono testimoni con gli uomini del Vangelo della vita per la loro dedizione nella trasmissione della vita nella famiglia. Insieme aiutano a mantenere viva la fede. Il sinodo riconosce che oggi le donne (laiche e religiose) contribuiscono con gli uomini alla riflessione teologica a tutti i livelli e partecipano delle responsabilità pastorali con loro in nuove modi portando avanti così la nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede.

Possiamo apprezzare il primo paragrafo che ricorda (e per fortuna!) l’eguale dignità tra uomini e donne nella Chiesa, ma il secondo e il terzo paragrafo sono semplicemente nauseabondi. Non è nauseante leggere che questi signori credono ancora alle “capacità specifiche delle donne”!!! Apparentemente, hanno perso tutto il periodo (di almeno un secolo, tra l’altro!) in cui le donne non sono più limitate a posti di lavoro di infermiera o insegnante, mestieri in cui possono dispiegare tutta la panoplia dei loro talenti innati in materia di amore del prossimo, di compassione e di maternità. Non si devono neppure esser accorti che Margaret Thatcher era una donna.

Scrivere e votare tali enormità è sicuramente rivoltante per le donne, ma talmente degradante per gli uomini! Significa che qualsiasi uomo, qualunque cosa faccia, non sarà mai all’altezza della sua compagna nell’educazione dei figli e in generale nell’amore per il prossimo, perché, non essendo geneticamente programmato per dare la vita, in fondo è solo un grande handicappato nell’altruismo e nella compassione.

Ma sono cose che non stanno né in cielo né in terra!!! Questi signori non guardano mai attorno a sé? Ad esempio, non hanno fratelli, cugini, nipoti che hanno quell’istinto paterno, forte quanto quello della madre, che ad esempio fa sì che siano presenti e tengano la mano della moglie mentre lei partorisce? E che dire degli uomini e delle donne che non possono dare la vita ma sono disposti, con l’adozione, ad accogliere un bambino? Sono meno atti alla vocazione della famiglia?

Riparliamone, della vocazione! Il massimo dell’assurdità e della stupidaggine torna ancora con la menzione di “vocazione di madre”. Ah, la sacrosanta vocazione di madre! Ah, il modello della Santa Vergine Maria! Oltre al peso (e agli stereotipi che questo mette sulle spalle delle donne), ancora una volta, questo è degradante per gli uomini. E la loro specifica vocazione di padre? È unicamente materiale? Grazie di portare a casa i soldi per nutrire la famiglia ed eventualmente di dare un bacio ai bambini prima di metterli a letto, e basta?

E, andando oltre, questo rinvia una volta ancora al problema globale delle “vocazioni”: ciascuno nella sua casella, e non facciamo confusione. Perché, insomma, le donne sono pregate di fare figli... con chi, ce lo domandiamo, dato che gli uomini hanno la vocazione al presbiterato, come ci ricorda ogni anno la giornata delle vocazioni.

Ma come può la Chiesa cattolica, ancora ai nostri giorni, votare testi che rinchiudono in questo modo gli esseri umani? Come ci si può applicare coscientemente e coscienziosamente ad innalzare muri tra le persone, a determinare così la loro vita e le loro azioni apostoliche? Come si possono convalidare tali sciocchezze e dirsi eredi di un Cristo che ha fatto cadere tante e tante barriere? Quindi no, cento volte no, come uomini e come donne non possiamo accettare in pace questa proposizione del sinodo.

(Se non sono amareggiata al cento per cento, è perché apprezzo molto il fatto che il sinodo riconosca che le donne partecipano alla riflessione teologica e possono avere responsabilità pastorali.)

 



Sabato 24 Novembre,2012 Ore: 17:53