La legge elettorale, voluta da Berlusconi e da Bossi, per creare difficoltà ai futuri vincitori, ha funzionato egregiamente, ed il governo Prodi è caduto. E stata una “porcata “ ma anche una gran furbata, che, probabilmente, si rivelerà ancora utile a chi lha voluta. E questo è il motivo perché Berlusconi non lha voluta cambiare, insensibile come sempre, a quegli interessi che non collimano con i suoi. Ora che la coalizione dei diversi ha fallito e che il Partito Democratico è costretto a correre da solo, questa legge- che prevede un premio di maggioranza alla lista che prende più voti, è una manna per Forza Italia. Che anche se fa qualche maquillage, e lascia fuori Casini più per marketing dimmagine che per semplificazione, mette insieme oltre venti sigle e partiti, e imbarca per riconoscenza -come dice il Cavaliere - i voltagabbana Dini e Mastella. La Corte costituzionale ha lasciato intendere che, nella legge elettorale si possono configurare elementi di incostituzionalità per non aver previsto il raggiungimento di una soglia minima per lassegnazione del premio di maggioranza, (al limite, se si presentassero più liste, se una raggiungesse anche solo il 10% , ma un voto più della seconda prenderebbe il 55% dei deputati!) ma chi se ne frega. Non ci sono ragioni che tenessero a giustificare neanche un rinvio di qualche mese, checché ne dicano il Capo dello Stato, le forze sociali e quelle sindacali, gli imprenditori e la Chiesa. Bisogna ritornare a palazzo Chigi il più presto possibile. Poi si vedrà! E comunque il tavolo lo comandiamo noi. Non è stato questo lunico pensiero che ha assillato il settantenne cavaliere, che si candida per la quinta volta, fin dal primo giorno della nuova legislatura? Non è Prodi un intruso? Uno che ha occupato abusivamente un posto che gli era stato assegnato dalla provvidenza? Il sistematico ostruzionismo alle Camere, e soprattutto al Senato, la spallata sempre annunciata, le contumelie e le offese ai senatori a vita, la compravendita dei senatori, pubblicamente annunciata e rinviata non ha caratterizzato il solo comportamento dellopposizione, unica, in tal senso, nel resto delle nazioni di avanzata civiltà? E strano che un disegno così palesemente evidente non sia stato compreso, ma sottovalutato se non ottusamente ignorato dalla sinistra radicale, che dimostrando scarsa cultura di governo, non ha capito che, nelle condizioni date e con i Dini e i Mastella che al senato tenevano in pugno la situazione, il povero Prodi non poteva continuare a fare miracoli tutti i giorni. Mandare a casa Prodi e consegnare per la seconda volta lItalia a Berlusconi, grida vendetta al cospetto di Dio. Questa sinistra, potrà anche chiamarsi cosa rossa o arcobaleno, ma non potrà acquisire una cultura di governo che ha dimostrato di non avere. Il partito Democratico non aveva altra scelta se non quella di correre da solo. E una sfida non coraggiosa ma temeraria. Perderà? E molto probabile specie con le televisioni contro. Ma salverà lonore e, chissà! Se il popolo dovesse afferrare il messaggio, e premiare i temerari, i sondaggi potrebbero perfino cambiare. LItalia non merita altri cinque anni di Berlusconi e il trasformismo di Fini, che ha svenduto un partito fa rivoltare nella tomba lonesto Almirante. In Irpinia, come nel resto dItalia, nessuno voleva andare al voto, tanto meno i deputati e i senatori, specie quelli che non hanno maturato ancora la pensione e non sono certi di tornare in Parlamento. Ci riferiamo a Raffaele Aurisicchio, della sinistra democratica, a Pasquale Giuditta dellUdeur, a Giulia Cosenza di AN, al senatore Pionati dellUDC, a Franco De Luca della nuova DC di Rotondi e a Tecce di rifondazione comunista. Sono proprio sicuri di tornare alle Camere? Mastella riuscirà a riportare il cognato in Parlamento? A sentire la Lega non dovrebbe tornarci neanche lui. E non sarebbe un male. Se cè in Italia un facile bersaglio dellantipolitica lOn. Mastella occupa, meritatamente, il primo posto. Il cavaliere, però è magnanimo e riconoscente. Qualche posto glielo concederà. Ma limpero di Ceppaloni è in smobilitazione. Dovrebbero accorgersene anche quelli del centro sinistra campano e sbatterlo fuori dalle Giunte e da tutti i posti di sottogoverno. Lo faranno? Il dubbio è duopo! Il senatore Pionati, che la volta scorsa è stato eletto grazie alla rinuncia di Cuffaro, ripeterà lexploit? E ad Aurisicchio basteranno i voti della sola sinistra democratica? Berlusconi sarà disponibile a ospitare nelle sue liste e far eleggere oltre Rotondi anche Franco De Luca? E per Tecce si ripeteranno le condizioni favorevoli che ne determinarono lelezione ? Come si vede, se gli onorevoli e i senatori, “nominati” dai segretari dei partiti potessero esprimersi liberamente, ne sentiremmo delle belle. Ma non è tutto. Anche quelli di lungo corso hanno problemi. A cominciare dal De Mita senior, pieno di onori e di anni, che dovrebbe favorire, con lesempio personale, quel ricambio della classe politica generalmente auspicato, soprattutto per la Campania., se non altro per tamponare uno motivi fissi della campagna elettorale che porterà i rifiuti in ogni comizio o discussione. Non lo farà. Si è già mobilitata in suo favore la claque che in Irpinia è immensa e ben manovrata. Maccanico dovrebbe farsi da parte, lo dicono tutti. Poi cè Gerardo Bianco. Stavolta sembra davvero arrivato al capolinea e, a meno di un miracolo, la Rosa Bianca, la nuovo formazione politica di centro nella quale probabilmente si candiderà non dovrebbe prendere alcun quoziente. In una regione dove la gestione del potere è tutta, Bianco ne ha esercitato sempre pochino. Nuovi nomi si affacciano al proscenio, da Sibilia al ritorno di Gargani, da DErcole a quelli che nel Partito democratico fremono sulle sedie ed hanno già calzato le scarpe da ginnastica per spiccare il volo. In pole position cè Enzo De Luca, ma anche Sena e la DAmelio. Si parla nuovamente di Arturo Iannaccone, che in ogni competizione è nella rosa dei papabili salvo a farlo fuori un minuto prima. I giornali impazziranno, nei prossimi giorni nel toto nomine. Noi ci auguriamo solo che si facciano le primarie, o almeno si senta la gente, però, quella non interessata, della cosiddetta società civile. Non perché riteniamo che le cose possano cambiare, perché le pressioni saranno asfissianti, e alla fine usciranno i soliti nomi - monnezza o non monnezza- ma almeno si salverà la forma! NINO LANZETTA
Sabato, 09 febbraio 2008
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