La settimana politica irpina
LO TSUNAMI MASTELLA

di NINO LANZETTA

Questa settimana non parliamo di rifiuti. Non perché questi siano scomparsi dalle strade di Avellino e provincia, anzi sono aumentati in quantità e puzza. Ma solo perché, nel frattempo, è scoppiato un altro terremoto, un vero e proprio tsunami, che ha colpito l’Udeur di Clemente Mastella, e ha decapitato il suo partito in Campania. L’Udeur, che studiosi ed analisti politici, definiscono “un partito prepolitico, basato sulle amicizie personali” e il coinvolgimento diretto della famiglia.
Ventitrè ordini di custodia cautelare: due consiglieri e due assessori regionali, la moglie, signora Lonardo, Presidente del Consiglio regionale, il sindaco di Benevento, il consuocero ed esponenti provinciali e regionali del partito. Lo stesso Mastella è stato raggiunto da un avviso di garanzia e si è dimesso da Ministro della Giustizia.
L’ordinanza di rinvio a giudizio ipotizza una rete organizzata scientificamente, una vera e propria associazione, che, mediante controlli e nomine nelle amministrazioni pubbliche, specie nella sanità, perseguiva fini privati e che, in alcuni casi, si configuravano come veri e propri reati, dalla concussione, all’abuso d’ufficio, dalla turbativa di gara, al falso ideologico ecc.”. Gli indagati talvolta prestavano direttamente la propria attività pubblica, tal altra vi entravano grazie ad un vasto sistema clientelare poggiante anche sulla forza derivante al sodalizio dal solido legame con i vertici del partito” recita l’ordinanza dei p.m.
Naturalmente le accuse vanno provate e, fino a sentenza definitiva, gli imputati si presumono innocenti. La giustizia, però, deve fare il suo corso e le sentenze si pronunciano in tribunale. La stampa deve dare le notizie e non i giudizi né entrare nel merito delle accuse o fare i processi in televisione o sui giornali. Questo spetta solo alla magistratura con tutte le garanzie possibili per gli imputati, che in Italia sono assicurate a tutti specie ai potenti.
Il quadro, però, che, ne esce leggendo le intercettazioni telefoniche, è davvero desolante e moralmente intollerabile. Se questa è la politica, soprattutto come si pratica in Campania, non c’è poi da stupire se siamo in queste condizioni e se, dopo 14 anni la spazzatura è ancora nelle strade.
Quello che ne viene fuori non è una novità. Tutti coloro che fingono di meravigliarsi e si sforzano di dare una giustificazione anche attaccandosi sugli specchi, hanno spesso, anch’essi denunciato un sistema clientelare vasto e ramificato, praticato con arroganza e spregiudicatezza.
L’attività che, in via generale praticano i nostri politici, è la gestione del potere, anche quello minimo e d’ordinaria amministrazione, che è svolta in modo capillare e metodico finalizzato esclusivamente al consenso elettorale. Quanto più aumenta il potere più aumentano i voti e …il benessere del proprio gruppo e dei propri galoppini e di tutti quelli che lavorano per la causa comune. Le nomine negli enti pubblici e parapubblici sono lottizzate al massimo ed in modo intollerabile, senza alcun riconoscimento della meritocrazia e se gli Enti non bastano, se ne inventano di nuovi, se i posti sono pochi, si moltiplicano dividendo gli uffici, i reparti degli ospedali, i settori amministrativi e così via. Coloro che sono nominati a qualsiasi carica devono ubbidire agli ordini del partito o di chi lo ha sponsorizzato. Si devono mettere a disposizione come dice uno di questi al telefono. Non è necessario che chiami il grande capo, “… mi fa chiamare e mi dice «guarda io desidero questa cosa».Ed io, figurati, mi metto a disposizione”. E se non sta al gioco, se rivendica autonomia, “con noi ha chiuso!” “Gli faccio il mazzo così”. Immediatamente scatta l’ostracismo.
La sanità è un classico e per giunta codificato con norme ad hoc. Il partito indica l’uomo da nominare Direttore generale, la Giunta regionale nomina. Il partito, per mezzo dei suoi rappresentanti sul territorio, gli indica i nomi dei primari, dei dirigenti e persino dei barellieri e degli infermieri e delle donne delle pulizie, le ditte per gli appalti o le forniture. Il Direttore generale esegue. Se non ci sta, se fa di testa sua, si mette fuori del sistema e ne subisce le conseguenze. Queste cose possono avvenire con stile, con garbo, con consigli, suggerimenti, perifrasi, inviti, più spesso avvengono con modi ed atteggiamenti arroganti, dispotici ed ordinatori,. Da padroni del vapore. In Campania la Sanità ( asl ed aziende ospedaliere) è retta da dieci manager dei DS, otto della Margherita, quattro dell’Udeur e due dello Sdi. Possibile che i più bravi sono tutti e solo di questi partiti? Lo stesso dicasi per i primari! “ E’ possibile che non abbiamo un ginecologo nostro?
Si è venuto così a creare un contesto ambientale nel quale il sistema si alimenta e prospera perché tutti quelli che ne beneficiano (professionisti, imprenditori, intellettuali ecc.) ne vengono a far parte e contribuiscono, ognuno con il suo tassello, alla sua conservazione. E’ l’autoreferenzialità il cardine della perpetuazione.
La cosa grave, che finisce per favorire questo modo di fare politica, è l’assuefazione della gente, abituata da anni e anni di soprusi e di sopraffazioni. Li tollera come un male inevitabile e s’industria ad averne qualche beneficio. Giorgio Bocca dice di Napoli, (ed il riferimento è a tutta la Campania che si è completamente napoletanizzata anche nelle sue zone interne, come appunto Benevento ed Avellino) che è la città ove tutto è abusivo, ove la tolleranza totale è una delle cause del disastro; ove la stragrande parte del lavoro è in nero; ove i politici, rei confessi di corruzione, vengono perdonati e tornano al potere. Napoli ove una classe borghese difende i suoi privilegi spartendosi il pubblico denaro e un volgo ( una plebe ) che non ha nome è costretta ad inventarsi ogni giorno un lavoro per sopravvivere. In Campania ci sono più comuni sciolti per infiltrazioni camorristiche che nel resto d’Italia.
Secondo Amato Lamberti, docente di sociologia della devianza dell’Università di Napoli, che di queste cose se ne intende: “I partiti hanno completamente perso il controllo della pubblica moralità e permesso che la politica tornasse ad essere una «cosa sporca»” Come la spazzatura che è l’emblema di questa politica che, in quattordici anni, ha buttato al vento due miliardi di euro senza toglierne un solo chilo dal territorio, anzi permettendo che in buona parte di esso venissero depositate, come se non bastassero le nostre, centinaia di tonnellate di rifiuti tossici provenienti dalle regioni del nord con ottimi affari per la camorra e non solo.
Solidarietà umana e cristiana per gli imputati ma giudizio netto e severo e nessuna giustificazione per i politici che si trincerano dietro il così fan tutti e scelgo solo i bravi.

NINO LANZETTA



Lunedì, 21 gennaio 2008