La settimana politica irpina
Immondezza : storia di una morte annunciata!

di NINO LANZETTA

Quello che è accaduto, e sta accadendo non è un “accidente”caduto dal cielo ma un disastro annunciato.
Se, in tutti questi anni, ci fosse stato un solo politico - di quelli che contano veramente - che non avesse sottovalutato quanto stava accadendo e incoscientemente ritardato il punto di arrivo, forse si sarebbe potuto sconfiggere la rete di interessi, di omertà e di affari che si era venuta a creare attorno all’affare spazzatura.
Invece si sono tirati indietro tutti, chi per pusillanimità, chi per inadeguatezza, chi per sommo cinismo, nella miope considerazione che a pagare sarebbero stati gli avversari o nella speranza - come gli ammalati terminali- di un miracolo. Quelli di mezza tacca, poi, si sono rifugiati, da ormai troppo tempo, dietro le parole vuote, un linguaggio politichese e una burocratica quanto stupida competenza.
Oggi se ne stanno mogi mogi, piegandosi come giunchi in attesa che passi la tempesta, e tenendosi aggrappati alla sedia per non cadere e perderla, mai fulminati da un minimo sussulto di dignità che li fa lasciare quei posti che immeritatamente occupano da molto tempo.
Quello che sta succedendo in Campania è una vergogna non solo nazionale ma europea e mondiale le cui immagini vengono irradiate da tutte le televisioni. Eppure non è capitato per caso. Nel nostro piccolo ne scriviamo da sette anni, insieme a pochi altri per la verità, inascoltati e, talvolta, perfino compatiti. Una volta i socialisti di Craxi e De Michelis invitavano a “ pensare in grande” e si è visto dove sono finiti! “De minimis non curat praetor”. In Campania i politici mica si interessano di spazzatura!
Anche l’informazione locale, che oggi sbraita e denuncia, ha avuto la sua parte di responsabilità perché è anch’essa dentro il sistema. Dire, non dire, non andare a fondo ai problemi, non contestualizzarli e storicizzarli, non risalire alle responsabilità, non fare nomi e cognomi, scrivere il minimo indispensabile, applicare la par condicio, far attenzione a non urtare i potenti e a non tirar troppo la corda.
Ci son voluti gli Ezio Mauro di Repubblica o i Gian Antonio Stella del Corriere, o gli Enrico Fierro dell’Unità perché si conoscessero cose, azioni e misfatti che in privato tutti conoscono da anni e commentano con accuse pesanti. Ci sono voluti i giornalisti “esterni” per descrivere lo stato di degrado di svilimento dei diritti irrinunciabili dell’uomo, in cui ci ha portato una classe politica inetta, arrogante, inadeguata e rozza.
Ancora, però, si continua a sottovalutare l’elemento principale dello scasso: che in Campania è stata messa in piedi negli ultimi trent’anni, una capillare rete di potere il cui sistema è blindato e il cui equilibrio è direttamente controllato da chi ne regge le sorti politiche.
I nomi li conosciamo tutti. Negli anni della Democrazia cristiana, le varie correnti con in testa quella di Gava, nella fase del centro-sinistra l’asse De Mita Bassolino.
Se ne uscirà? Gli ottimisti propendono per il si, nella considerazione che più giù di così non si può andare. Eppure a descrivere il quadro che si va delineando in questi giorni, da Napoli ad Avellino, il pessimismo torna a crescere. Prevalgono ancora le chiacchiere e i tempi delle decisioni, paurosamente si allungano, ripresentando uno spettacolo fin troppo noto. In Irpinia la situazione non è drammatica come a Napoli per il solo fatto che tutta la provincia ha un numero di abitanti pari a tre comuni dell’interland napoletano e Avellino è meno della metà di Portici!
Per Avellino rispunta, come da un cilindro di un mago a corto di nuovi trucchi, il solito sito di Campo Genova. Si ricominciano a rimuovere i cumuli di spazzatura; subito ci si ferma; contrordine, il sito non è idoneo; il Sindaco ha firmato; non ha firmato; l’Arpac ha dato il parere; forse non è chiaro; arrivano i tecnici del Commissariato; si susseguono le riunioni alla provincia; il sindaco di Avellino, l’Arpac, l’Asa e chi più ne ha più ne metta sono in fibrillazione; si danno da fare; forse a breve si ricomincerà a pulire le strade; quelli dell’Asa aspettano con le scope in mano; fra qualche giorno si partirà con la differenziata anche nel capoluogo; si è perso un po’ di tempo per le improvvise dimissioni, poi fortunatamente ritirate!, dei Presidenti Asa e Cosmari. Questo da anni, troppi anni. E’ un quadro desolante! E finora non c’è stato neanche un usciere che abbia avuto un minimo sussulto di dignità e abbia buttato la spugna. Non Bassolino, che è uno dei principali responsabili di questo disastro, non Pecoraro Scanio che è in evidente conflitto “politico”, non il sindaci ( soprattutto di Napoli o di Avellino) che in tutti questi anni non hanno neanche tentato di iniziare uno straccio di differenziata e per la loro importanza hanno condizionato l’azione degli Enti preposti alla gestione dei rifiuti e ancora non si rendono conto di essere tra i principali responsabili del disastro, né i “manager” ( e mai accezione è stata utilizzata in modo tanto improprio) pubblici e privati.
Se le misure adottate dal Governo riusciranno ad avviare a soluzione i troppi nodi che sono sul tappeto, e gli interessi consolidati ci vorranno certamente degli anni prima che si arrivi alla normalità e molti più anni per il risanamento di un ambiente ed un territorio, forse irrimediabilmente segnato. Potrà sobbarcarsi a questa improba fatica quella stessa classe politica che l’ha causata? Pensare di fare i conti dopo la conclusione dell’emergenza si è dimostrato vano fino ad oggi per il semplice fatto che nell’emergenza ci stiamo dentro da troppi anni e, purtroppo, non ne usciremo in un mese. Per questa ragione i conti con quella classe politica che ha avuto le maggiori responsabilità non può essere rimandata ma deve proseguire di pari passo con la normalizzazione. Anche perché riacquistare la credibilità nei cittadini è condizione indispensabile per qualsiasi processo di normalizzazione. In questo senso le misure del Governo ci sembrano con completamente esaustive. Occorreva più coraggio e sostituire- per i soli atti relativi alla gestione rifiuti- il Governatore della regione, i sindaci che non fanno la differenziata, i presidenti delle province, con i relativi assessori del ramo, i manager, con commissari militari ( Arma dei carabinieri e Finanza). Se, come tutti ritengono, la camorra ha mani in pasto nella gestione dei rifiuti, e ha riempito interi territori della Campania, con tonnellate di rifiuti tossici provenienti dal Nord Italia e perfino della Svizzera. Altro che solidarietà delle altre regioni del Nord che tra il volgare razzismo della lega e il populismo becero dei vari Casini e Fini che, vengono a Napoli, richiamati dal fetore dell’immondizia, invece che per offrire solidarietà e proposte, loro che non sono esenti da colpe di nessun tipo, solo per strumentale e spregevole propaganda politica. Con il commissariamento ad acta, la soluzione sarebbe più a portata di mano e ci sarebbe tutto il tempo per un esame “politico” approfondito e non obbligato ad essere rinviato per ragione di Stato.

NINO LANZETTA



Domenica, 13 gennaio 2008