Notizie dall’Irpinia - La settimana politica
Giovani, munnezza e sinistra

19.11.2007


di NINO LANZETTA

Giovani e sindacato.

Mario Melchionna, segretario provinciale della CISL di fresca nomina, in uno dei suoi primi interventi pubblici nella sua nuova funzione, ha detto “ Basta con le nomine politiche”. “Basta con la politica che distribuisce posti di lavoro agli amici degli amici”!
E’ un fatto di rilievo se l’invito rivolto ai politici è anche il frutto di una autocritica. Pezzi del sindacato, anche del suo, danno quantomeno l’impressione di essere inseriti, di fatto, nel sistema di potere provinciale. Sindacalisti di mestiere, o da una vita, collateralismi con partiti politici, attaccamento alle cariche sindacali, permanenza esagerata negli stessi incarichi, a dispetto delle norme, scarsa attenzione alla meritocrazia, scarsa analisi della situazione economico-sociale, troppa accondiscendenza ad investimenti clientelari e prevedibilmente improduttivi, scarsa attenzione all’agricoltura, se non uso clientelare del settore! La situazione dell’Irpinia è tra le più gravi per perdite di posti di lavoro, molti annunciati fin dalla nascita delle “cosiddette” fabbriche! Altro lato dolente il rapporto Scuola-Università/ lavoro. Negli ultimi cinque anni sono emigrati per il nord oltre 5.000 giovani sommamente secolarizzati, e molti di loro in modo precario. Per tutta questa situazione di grande difficoltà ci vorrebbe un movimento sindacale che si differenziasse dai partiti e da un certo modo di fare politica. Che non accettasse compromessi e fosse di un’adamantina coerenza E’ lecito pretendere queste cose da chi, per sua stessa natura deve stare più vicino ai lavoratori soprattutto quelli più sfortunati?

Ancora munnezza.

La provincia ricorre al Tar per la delibera sul sito di Petruro. Naturalmente in tutta la regione nessuno accetta l’individuazione di qualsiasi sito e tutti insorgono con ogni mezzo a loro disposizione. E’ un libro già scritto fin dalle prime contestazioni e proteste in Alta Irpinia. Formicoso docet! In questo clima come si può pensare di parlare di zonizzazione, cioè di scegliere- in modo tecnicamente neutro- delle zone che poi vengano accettate?
Intanto si dovrà fare una gara internazionale per dare in gestione - previo completamento delle strutture!- il termovalorizzatore di Acerra. Nella migliore delle ipotesi occorrerà almeno un altro anno per entrare in funzione. Resisteremo a tanto?
L’ultima trovata è quella di “ingessare” le ecoballe. Chiuderle, cioè, in un involucro di gesso. Da ecoballe diventerebbero diventare ecobelle. Anzi si potrebbe farne delle grosse sculture, delle vere e proprie montagne con le immagini dei politici nostrani, almeno di quelli che si sono distinti in questo campo. Come in America i volti di alcuni presidenti sono scolpiti nella pietra delle cime di una montagna, in Italia verrebbero scolpiti almeno nel gesso delle ecoballe. A futura memoria!

Quale sinistra?

Con un editoriale sul Corriere dell’Irpinia, il senatore Angelo Flammia ha partecipato al lettore il suo stato di rassegnazione dovuto ad un riconoscimento di sostanziale impotenza a cambiare le cose della nostra provincia. Eppure non dimentica di essere stato, e per lungo tempo, uno strenuo combattente. Occorrerebbe una rivoluzione culturale, scrive, non essendo sufficienti le poche, anche se lodevoli iniziative, che si levano da qualche parte, nel segno del rinnovamento della politica. Sembrano riecheggiare, dopo sessant’anni, le parole di Guido Dorso. Occorrerebbe una nuova classe politica, un nuovo modo di fare politica, una nuova etica. “Ma esiste una nuova classe politica nel Mezzogiorno? Esistono cento uomini d’acciaio, col cervello lucido e l’abnegazione indispensabile per lottare per una grande idea?” Le parole di Guido Dorso, anche sessant’anni sono dure come pietre!
Come si fa a non essere pessimisti se lottatori della tempra di Flammia si rassegnano lasciando libero il campo a personaggi che di scrupoli ne hanno molto meno?
Eppure la sua analisi, lucida e precisa, è da condividere in pieno anche se l’informazione locale, pur con qualche lodevole e occasionale eccezione, versa in un sonno profondo. Qui da noi in Irpinia - scrive ancora il senatore Flammia- solo una rivoluzione industriale può portarci “fuori dalla pura gestione del potere, dalle manovre degli oligarchi, dal neofeudalesimo dei novelli podestà locali”. Perciò occorre voltar pagina, da subito ed in modo irreversibile e totale. Se si vede a come sta venendo fuori il “nuovo” (!!?) partito democratico non c’è molto da sperare!
Gli risponde il segretario di Rifondazione comunista, il giovane Gennaro Imbriano, che la politica è in crisi perché si dà più risalto agli immigrati rom che non ai giovani che abbandonano il sud. Più risalto ai lavavetri che alla camorra o alla mafia. Ma in Irpinia non ci sono lavavetri né rom e la politica è fortemente in crisi, perché? Cita il sistema degli appalti e l’Altocalore, sorvolando che spesso “pezzi” storici della sinistra sono responsabili, almeno in parte, di questo stato di cose. I ds e non solo, ma anche i verdi sono stati presenti nei consigli di amministrazione dell’Altocalore, smembrato improvvisamente in due strutture e che, oggi, non si è avuto la resipiscenza di unificare. Cita la situazione delle ecoballe di Petruro sorvolando sulla responsabilità di quella sinistra che ha guidato la resistenza e la contestazione in Alta Irpinia, e si oppone ad ogni discarica, senza indicare una strategia alternativa, concreta e praticabile. Crede davvero che nel sud, in Campania e in Irpinia tutta la sinistra, da quella più moderata a quella più radicale, sia esente da colpe, non è mai stata collusa con il potere, non abbia avallato scelte sciagurate? Perché in Irpinia non si tira fuori dalla gestione del potere e comincia a denunciare, con coraggio e perseveranza, le mille malefatte di un potere insensibile ad ogni critica, contribuendo a creare un sistema di trasparenza e di controllo pubblico, magari facendo nascere un giornale di vera informazione? Ognuno deve fare la sua parte ma ognuno deve anche avere il coraggio di guardare dentro se stessi, fare una seria riflessione ed adeguarsi alla nuova stagione della politica abbandonando gli schemi e le “certezze” di sempre. Quelle certezze che hanno caratterizzato il percorso della costruzione di un comunismo egualitario e benefico che poi si è sciolto come neve al sole. Non è davvero ora di cambiar pagina anche a sinistra? Smettendo, per esempio, di voler fare sempre i primi della classe - vedi da ultimo l’accordo sul Welfare, nel voler scavalcare i sindacati e un referendum di milioni di lavoratori. Socrate, che pure era un saggio, con encomiabile modestia, ripeteva spesso ai suoi discepoli: “una sola cosa so con certezza: quella di non sapere niente!

NINO LANZETTA



Giovedì, 22 novembre 2007