La settimana politica irpina.

3 febbraio 2008.


di NINO LANZETTA

Piano De Gennaro.
Ad Ariano Irpino il clero è tutto con i cittadini che protestano contro la riapertura della discarica, seppur provvisoria, di Difesa Grande. I sindaci del comprensorio hanno rimesso la fascia e si sono messi in testa ai cortei. E’ un copione già scritto che si ripete, ormai stancamente da anni.
Intendiamoci, i cittadini di Ariano, come quelli di altri territori nei quali si vogliono riaprire discariche o allestire siti di stoccaggio, hanno ragione da vendere. Ma così non si va da nessuna parte, e l’emergenza continua ad avvitarsi su se stessa portandoci verso il baratro.
Il Piano De Gennaro sta franando. Finora non si è aperta ancora nessuna discarica. Quella in provincia di Benevento è saltata per mancanza di staticità; Difesa Grande è in mano ai tecnici e potrebbe non riaprire; a Savignano si preparano alle barricate; i siti di Marigliano e di Villaricca sono in forse e dappertutto le proteste, i blocchi stradali e ferroviari sono ininterrotti. Ad un mese dal suo insediamento, la maggior parte della “monnezza” sta ancora sulle strade.
E’ così, ormai, da almeno cinque anni. Tutto è rimesso in discussione, criticato ed ostacolato. La collaborazione con il Commissariato, da Catenacci, a Bertolaso e al povero De Gennaro, è più a parole che a fatti.
E’ diventata una questione di credibilità: nessuno più crede a nessuno e ognuno, per quanto può, cerca di arrangiarsi da solo nel difendere con i denti i propri territori, ammaestrati che solo digrignando i denti si allontanano i pericoli. Così è stato nel passato e così, sembra continuare oggi. Perciò aumenta la violenza. Si è venuto a creare, per questi motivi, un circolo vizioso dal quale sembra impossibile uscirne..
E’ una questione di credibilità e, purtroppo, i nostri politici locali, gli amministratori, i sindaci, i tecnici l’hanno perduta tutta. E sono ancora i politici, quelli che hanno le maggiori colpe, a portare solidarietà a coloro che protestano, dai vari Caruso, che una politica miope porta in Parlamento, ai Barbato, quello dello sputo nel Senato, ai Russo e a tutti quelli che, cavalcando la protesta, hanno fatto le loro fortune politiche.
Se getta la spugna anche De Gennaro, come i suoi predecessori, non resta che fare le valigie o rassegnarsi.
Forse riparte la gara per il completamento dell’inceneritore di Acerra che, nella migliore delle ipotesi, ci vorranno molti mesi, forse anche due anni, prima che cominci a funzionare. Nel frattempo la raccolta differenziata stenta a partire e le cifre che circolano sono ampiamente gonfiate, e non si fanno le discariche. Nessuno si dimette dai posti che occupano e tutti continuano a parlare, a proporre nuove soluzioni. E così si è sempre punto e a capo. Forse andavano commissariati tutti quelli che hanno avuto a che fare con la gestione dei rifiuti e non hanno fatto nulla, a cominciare dai sindaci.. Sicuramente saremmo usciti dal tunnel in tempi ragionevoli. Così non ci resta che affidarci… alla misericordia divina!

L’Udeur di Mastella e Barbato.

Lo sfascio politico e morale di larga parte della Campania è sotto gli occhi di tutti. Ai rifiuti si è aggiunta la questione Udeur, ed il quadro è chiaro in tutto il suo squallore. Lo spaccato che n’esce è impressionante per il degrado nel quale siamo immersi da tempo e non ce ne accorgiamo. In questo panorama si è costretti, per somma d’ironia, a sorbirci predicozzi ed interviste di politici che fanno i moralisti, criticano, fanno finta di indignarsi, propongono soluzioni, invocano cambiamenti, si propongono a salvatori della patria, incuranti e sprezzanti dell’altrui intelligenza e capacità di sopportazione. Nessuno di loro toglie il disturbo, tutti ad offrire servizi, a tentare di riconquistare una verginità morale che hanno perduto da tempo.
Se si pensi che quattro dei sei voti, che hanno fatto cadere il governo Prodi, vengono da senatori eletti in Campania, nelle file della maggioranza ( Mastella, Barbato, Scalera e De Gregorio, che se ne andò il giorno dopo l’elezione), si ha la percezione di quanto valgono da noi i valori, la fedeltà agli elettori, il patto di coalizione, la serietà politica e come sia, di converso, aumentato il trasformismo legato al clientelismo.
L’Udeur, che in campo nazionale si è sfilato dal centro sinistra ed è in procinto di passare alla corte di Berlusconi, in Campania non vuole lasciare le giunte nelle quali vuol continuare a stare insieme ai vecchi alleati, almeno fino alla prossima tornata elettorale nella quale, si spera, ci sarà il cambio di guardia e si accrescerà addirittura il potere. I due assessori udierrini - che sono tuttora in carcere- hanno aspettato alcune settimane per dimettersi. Il loro segretario regionale Fantini, chiede a Bassolino - anche lui, peraltro, ferocemente attaccato alla poltrona- di soprassedere per il rimpasto della Giunta. Non si può mai dire!
Ad Avellino il plenipotenziario del partito, l’On. Giuditta -cognato di Mastella- invita a serrare i ranghi e a non uscire dalle alleanze, che sono altra cosa da quelle nazionali e poi… non si può mai dire! Il vice coordinatore del Partito democratico sembra essere d’accordo ed è smentito dal suo coordinatore regionale.
Ormai assistiamo ad una gran babele nella quale il ginepraio degli interessi si somma alla povertà delle idee e allo scarso senso del bene collettivo.

La morte di Aurigemma.
Nacchettino, come era chiamato da tutti, se n’è andato in punta di piedi, con discrezione ed in silenzio, come era sempre vissuto. Uomo schivo e sobrio e dai modi signorili è stato un brillante giornalista, un intellettuale prestato alla politica che ha praticato con spirito cristiano e di servizio e con dedizione sempre dando molto e non ricevendo nulla in cambio.
Colto e semplice è stato un esempio di intellettuale onesto e non asservito ai partiti. E’ stato amministratore e sindaco di Avellino negli anni settanta, uno dei primi a sperimentare l’appoggio dei comunisti ad un programma avanzato di centro sinistra. Era uno dei magnifici sette della covata di Fiorentino Sullo assieme a Biagio Agnes, Aristide Savignano, Ciriaco De Mita, Gerardo Bianco, Salverino de Vito e Nicola Mancino.
Gerardo Bianco ne ha ricordato, commosso, il carattere, la bontà, l’onestà intellettuale. Una gran partecipazione popolare gli ha reso l’estremo saluto.

Gli Ottanta anni di Ciriaco De Mita.
De Mita ha compiuto ottanta anni. E’ stato uno dei cervelli pensanti della vecchia DC. Ha percorso tutti i gradini della carriera politica, da segretario provinciale del partito fino a segretario nazionale. Parlamentare dal 1963, è stato Ministro e, poi, Presidente del Consiglio.
E’ un signore della politica che ha sempre avuto nel sangue. Famoso per le sue analisi, puntuali e lucide, è un intellettuale raffinato e profondo conoscitore della scienza politica. A Nusco sono passati proprio tutti, politici, imprenditori, intellettuali, giornalisti: da Fanfani a Scalfari.
E’ uscito indenne dalla bufera di tangentopoli e del post terremoto. Le sue “riflessioni” precise ed acute sono apprezzate soprattutto oggi che la politica è divenuta messaggio mediatico, approssimativo, superficiale, propaganda.
Peccato che abbia allevato allievi mediocri. Del peggiore, quel Clemente Mastella che ha tenuto a battesimo, ha dovuto ammettere che ha “poche motivazioni generali, molte personali”, ribadendo che “la moralità della politica sta nella corrispondenza tra le motivazioni per cui si prendono i voti e i comportamenti conseguenti”. Predica bene e razzola male. E in questo senso mai la politica è caduta così in basso.
Peccato che gli allievi e i collaboratori ,che non hanno la sua cultura e il suo senso dello Stato, hanno pensato solo a gestire il potere più che a finalizzarlo alla soluzione dei problemi della gente, come ama ripetere. Forse avrebbe dovuto prestarvi più attenzione e controllarli di più e, magari, a fustigarli e ad allontanarli quando era opportuno farlo. Peccato!
Auguri, in ogni modo, e - come si dice dalle nostre parti - altri cento di questi giorni!

NINO LANZETTA



Lunedì, 04 febbraio 2008