La settimana politica. 1511.08
PIONATI LASCIA L’UDC ?

di Nino Lanzetta

L’ON/LE PIONATI LASCIA L’UDC ?

La frattura tra l’on.le Pionati e l’Udc non è sanabile e la sua uscita dal partito è solo questione di settimane se non di giorni. La nomina a commissario del partito del segretario provinciale D’Amelio, defenestrato prima dell’estate, e la conseguente nomina a segretario cittadino del consigliere Romei ha delineato un rovesciamento di fronte sulle alleanze elettorali non accettabile da chi si è sempre dichiarato per il centro destra.
Ci sono, inoltre, ragioni più profonde che spingono l’ex portavoce dell’UDC al gran passo. Pionati non ha mai nascosto le sue preferenze per Berlusconi, convinto da sempre che la sede naturale dell’Udc sia nella coalizione di centro destra. Non crede alla fine del bipolarismo e alla creazione di un forte partito di centro tale da poter assumere un ruolo di arbitro fra i due poli in modo da riprendere in mano il baricentro della politica italiana. Ritiene che il centrismo sia rappresentato, in primo luogo, proprio da Forza Italia ed anche da quei partiti ex DC, come appunto l’UDC, gli ex democristiani di Rotondi e gli autonomisti di Lombardi.
Il progetto politico al quale hanno lavorato ambienti e forze economiche della Confindustria, della Chiesa e del mondo della stampa ( con alla testa il Corriere della sera) che puntava alla caduta del governo Prodi e al contestuale allontanamento di Berlusconi e che, passando attraverso l’approvazione di una nuova legge elettorale in senso proporzionale, si ponesse l’obbiettivo di riportare il centro al governo del paese con conseguente definitivo allontanamento della sinistra, e passato solo nella prima parte , caduta di Prodi e disfatta della sinistra, mentre ha permesso la rivincita di Berlusconi che, tornato al governo del Paese, ha ripreso il timone anche della guida e rappresentanza delle forze conservatrici ed economiche, ancorandole saldamente ad una politica conservatrice.
Non è, poi, da sottovalutare l’arrivo nel partito di De Mita che con i suoi popolari lavora per una costituente di centro. Pionati non ha risparmiato critiche pesanti sia nei confronti di Bassolino sia di De Mita considerandoli responsabili del degrado politico, economico e morale della Campania. Trovarselo improvvisamente alleato non è un boccone da mandar giù facilmente. In più coltiva apertamente il sogno di diventare il prossimo sindaco di Avellino alla guida di una coalizione di centro destra. Ce n’è abbastanza da farsi prendere dalle vertigini e mettersi alla ricerca di un ambiente più salubre! Cosa gli avrà promesso Berlusconi, con il quale pare abbia avuto un lungo colloquio, non è difficile indovinare. Si realizzeranno i giochi in Irpinia secondo i suoi intendimenti? Il peso di Roma capitale vincerà le resistenze della dirigenza irpinia di AN? Fra qualche settimana il quadro comincerà a farsi più chiaro e vedremo se ci sarà un passaggio in massa di suoi fedelissimi (quanti?) alla corte di Berlusconi o assisteremo all’ennesimo nuovo gruppo politico nella nostra provincia che si posizionerà… in attesa di…. Il trasformismo continua.

ASI : SI VA VERSO LA SFIDUCIA AL PRESIDENTE FOGLIA!

Il Presidente dell’Asi (Associazione di sviluppo industriale) è un demitiano di ferro e come tale voluto da De Mita a capo dell’Ente. In virtù della logica del potere, che è la sola legge che vige in questa provincia, dopo l’uscita di De Mita dal PD e dalla maggioranza che lo aveva nominato, sarebbe dovuto andar via senza aspettare la fine del mandato. Naturalmente e per ovvie ragioni, il presidente non ci sta. Ma i sindaci del PD la pensano diversamente ed hanno chiesto una convocazione straordinario dell’assemblea per sfiduciarlo assieme ad altri due consiglieri anch’essi reprobi.
Si ripete quanto già successo a luglio scorso per il Consorzio Alto Calore. Analogo procedimento portò, alla fine di una lunga controversia anche legale, all’allontanamento del presidente Madaro (tecnico d’area) solo perché imposto da De Mita. Anche stavolta la procedura utilizzata, a detta dei legali dell’Asi, non rispetterebbe la forma e la prassi prevista dalla normativa. L’ing. Foglia resiste almeno fino a quando il rispetto delle procedure gli permette di rimanere in sella. De Mita, come al solito, ci va giù duro e accusa i sindaci firmatari di essere analfabeti. Ma la vicenda, come tutte le altre, induce ad una amara riflessione. Da un lato l’ennesima prova provata che i posti di comando negli Enti si mantengono per conto di, e sono soggetti a continua verifica e non solo a fine mandato; dall’altro che l’arroganza politica pare svincolare i politici anche dal rispetto più elementare di norme e regolamenti. Si ricorda quel tale consigliere comunale di maggioranza di un piccolo comune irpino che sosteneva con foga l’approvazione di un provvedimento che un consigliere dell’opposizione respingeva facendogli rilevare essere contrario ad una precisa disposizione di legge, e si sentì rispondere: “ Quale legge? Mica l’abbiamo fatta noi!”-

NINO LANZETTA



Domenica, 16 novembre 2008