Notizie dall’Irpinia
PILLOLE  D’ESTATE

di NINO LANZETTA

In quest’estate bizzarra solo le notizie continuano a susseguirsi, apparentemente nuove, ma sostanzialmente sempre uguali a se stesse. Non sembrano neanche risentire degli sbalzi di temperatura: sono sempre noiosamente uguali.

Il partito democratico si allinea sui nastri di partenza, che in Irpinia sono enormemente affollati.  67 sono, infatti, i membri del Comitato che deve presiedere alle operazioni di nascita del nuovo partito. Pochi meno di Napoli, che ne ha 78; moltissimi più di Salerno che ne ha solo 9, fra cui ben 7 non riconducibili ai partiti dei Ds o della Margherita.

Ad Avellino ci sono tutti, e anche quelli mascherati sotto l’etichetta di società civile sono riconducibili alla Margherita e ai Ds. Nulla di nuovo sotto il sole! In Irpinia anche le novità si tingono di vecchio.

De Mita ha annunciato che non si candiderà alla segreteria regionale. Ci credono in pochi e tutti aspettano che le prossime mosse per capirne di più. C’è tempo fino al 12 settembre per le candidature e c’è da giurare che il vecchio leone non getterà la spugna. Al massimo passerà il testimone mantenendosi ben saldo alla giacca di chi lo prenderà!

Sui rifiuti l’emergenza continua e sembra destinata ad aggravarsi, se ciò fosse ancora possibile. Bertolaso si è dimesso e nessuno si accorge che questa è  una grave perdita. Ci teneva legati, infatti, al resto d’Italia. Ora siamo veramente soli e ce ne accorgeremo presto! I nostri politici locali non riescono ancora a trovare la bussola e a dar luogo al piano delineato con l’ultimo decreto legge. Con buona pace per loro, in Campania siamo più inguaiati della Cina, quanto a numeri di morti per inquinamento in percentuale per numero di abitanti. Il che sta a significare che in Campania, nonostante il numero degli ambientalisti di mestiere e dei partiti che ne fanno una bandiera, non c’è ancora uno straccio di politica per l’ambiente e non si riesce a fare, ancora, neanche un inizio di raccolta differenziata. De Mita e i Ds ne cominciano, finalmente, a parlarne nei loro convegni, ma troppo flebili sono le loro voci e troppo timide le loro proposte. Se Difesa grande è stata chiusa, Savignano non si riesce ad aprire e la nuova Commissione nominata rischia di allontanarne l’apertura sine die. Intanto a Napoli si continuano a bruciare i cassonetti e l’ambasciata americana invita i connazionali a stare lontani dalla città e dagli altri luoghi turistici per rischio salute. Con buona pace delle ire e delle proteste del sindaco Iervolino. Intanto Berlusconi viene in città ad attizzare una facile e volgare polemica con i cori ingiuriosi ed irriferibili dei fedelissimi accorsi in piazza del Plebiscito da ogni parte. La campagna elettorale del capo dell’opposizione continua, con il solito ritornello di voler mandare a casa Prodi,  anzi affanc… come scandisce la folla. Sorridente e per nulla intimorito dalla scritta che, in uno dei tanti maxi manifesti annunciante “Berlusconi a Napoli”, il solito buontempone napoletano chiosava: “Stavamo scarsi ‘a munnezza”!

C’è emergenza idrica. La Puglia è a secco, e gli acquedotti irpini del Sele e del Calore non riescono a dissetarla. Le statistiche, impietose e crude, ci dicono che la Campania è la regione che perde più acqua dalle proprie condutture: un vero e proprio scempio, il 42% del totale dei litri che vi passano; 24.341 metri cubi l’anno per ogni chilometro. Più del doppio della media nazionale, dieci volte di più dell’Emilia Romagna che ne perde solo 2560.

Quali le cause?

Deficienza strutturale della rete idrica, infrastrutture da terzo mondo come le qualifica Bertolaso, povertà di sorgenti e siccità, sprechi e perdita lungo il percorso, ( l’acquedotto che porta l’acqua alla Puglia misura 390 chilometri dalle falde del Cervialto fino a S. Maria di Leuca). E l’assetata Puglia si permette il lusso di perdere 8392 metri cubi d’acqua annui per ogni chilometro di condutture! E anche qui entra in ballo la politica! Si continuano ad utilizzare i fondi europei, come ieri la Cassa per il Mezzogiorno, per i soliti lavori di rifacimento di piazze, strade e illuminazione dei centri abitati – dove ci sono i voti- e non per rifare infrastrutture obsolete e arrugginite! E in tutto questo scasso c’è chi pensa che la soluzione è la privatizzazione dell’acqua! Naturalmente della sola acqua, lasciando al pubblico la gestione delle condutture! Così al danno si aggiungerebbe anche la beffa!

Il tunnel sotto piazza Libertà si farà, assicura il sindaco Galasso, e anche a tempo di record: appena dodici mesi!  C’è da crederci? Dati i precedenti i dubbi sono giustificati. Si farà anche il ponte che collegherà Piazza Perugini alla costruenda strada del fondo valle Finestrelle, che ha suscitato le critiche di ambientalisti e tecnici e le ire di Cagnardi. Anche se moltissimi sono contrari al tunnel e al ponte, il Sindaco Galasso procede come un carro armato nella sua corsa solitaria. Ci sono i soldi dei Fondi europei da consumare, con tutti gli annessi e connessi! Se questo mare di soldi fosse stato utilizzato più accortamente e nell’interesse generale, forse l’Irpinia starebbe un gradino più avanti. Invece a tutta birra nello sperpero del denaro pubblico!

Le poste sono ormai una società per azioni anche se a capitale pubblico. I bilanci sono tornati attivi e il personale drasticamente ridotto, anche quello che dovrebbe assicurare la consegna della corrispondenza! Questa non viene più consegnata per molti giorni di seguito e non solo d’estate, alla faccia del codice di comportamento che recita il contrario. In alcune zone la posta non viene recapitata da oltre 15 giorni né si sa, quando si tornerà alla normalità. A nulla valgono le proteste, i reclami, le ire dei cittadini utenti. Al telefono neanche ti rispondono più! Non vengono consegnati i giornali e, cosa più grave, le bollette gli avvisi di pagamento o di concorsi o di appalti, gli ordini per le aziende. Eppure le leggi individuano una responsabilità personale dei funzionari preposti al servizio che possono essere condannati per omissione di servizio pubblico e i danni che causano, quantificabili pecuniariamente. Ci sono, dicono, molte denunce all’autorità giudiziaria. Non cambia nulla. Tutto è come prima e l’andazzo continua da anni. I funzionari delle Poste, se da un verso si credono manager privati, dall’altro continuano a comportarsi come retrogradi burocrati di cinquant’anni fa. Così va il mondo! “Tanto non paga mai nessuno” continua a ripetere il rassegnato cittadino utente, colpevole solo di vivere in una provincia nella quale  il disservizio  e l’arroganza della classe dirigente e delle Istituzioni è la regola, e il buon servizio solo un optional! E anche qui, a ben vedere, c’entra la politica!

NINO LANZETTA



Lunedì, 16 luglio 2007