Notizie dall’Irpinia
Il partito democratico irpina e le correnti.

di NINO LANZETTA

Che il partito democratico in Italia non goda di ottima salute è opinione diffusa; che la crisi sia conseguenza non esclusiva della pesante batosta elettorale è ritenuto possibile; che si tardi a venirne fuori e che il Segretario Veltroni, con tutto il gruppo dirigente, appaia prigioniero di ambiguità ed incertezze è evidente. Di tutto questo travaglio in Irpinia non si avverte l’eco. Il partito, dopo i primi esaltanti momenti delle primarie è ormai dilaniato e diviso per il prepotente ritorno dei vecchi metodi clientelari e di occupazione del potere. Gli stessi che hanno caratterizzato la lunga fase del dominio della democrazia cristiana. Il partito democratico irpino si connota come l’erede della vecchia e gloriosa democrazia cristiana alla quale si è aggiunta una parte, quella più “dorotea” tanto per intenderci , degli ex diessini, che si è trovata da subito a suo agio nella gestione del sottopotere.
Il problema non è la convivenza delle due anime dei vecchi partiti che si sono fusi: quella cattolico-popolare e quella riformista socialista, ma il modo di continuare a gestire, con il vecchio metodo collaudato del clientelismo e del correntismo, la gestione del potere e del sottogoverno nella sanità, nei trasporti, nelle “società compartecipate” e in tutti gli altri Enti dove ciò è possibile. Con l’aggravante che ai big del passato (da De Mita, Mancino da una parte e D’Ambrosio dall’altra) sono subentrati personaggi di seconda e terza fila, che non dimostrano particolari doti politiche se non quelle di grandi manovratori ed inciucisti..
Le correnti da noi allignano come la gramigna, esistono da sempre e sono organizzate con l’autonomia propria dei partiti. Spesso non si parla in termini di partiti ma di gruppi e correnti e la personalizzazione acquista punte intollerabili. Gli elettori sono sempre gli amici di… le tessere si sono sempre pesate e la parola d’ordine più ripetuta “ io rappresento tot iscritti… il gruppo ics . il condominio zeta” Non a caso si cominciò con i demitiani contro i sulliani. Poi vennero i manciniani, i bianchiani, gli amici di Zecchino, di Gargani e così via. La cosa è degenerata fino al punto che al Consiglio comunale di Avellino si contano oltre 15 sigle che danno luogo ad altrettanti gruppi politici. Dopo le primarie nel Partito democratico si sono “organizzati” stabilmente gli amici di Bindi, quelli di Letta, i popolari “coraggiosi” di Maselli e chi più ne ha più ne metta. Ora se n’è aggiunta una nuova : la sinistra riformista di Adiglietti, D’Amelio e Lucio Fierro. Una parte del partito, di ex diessini, è insorto, in 5000 hanno firmato un documento di protesta. Per la D’Amelio - balzata al vertice dell’AIR- cinquemila firme sembrano poche; per Adiglietti, (è ancora nel CDA dell’Asa?) le firme sono un “becero attacco” che viene dall’interno del partito, usuale metodo di lotta politica, volto - lo dice lui!- alla conferma o all’entrata in “ questo o quel CDA…” Poi si accorge, bontà sua! che “stiamo sottovalutando tantissimo quello che accade in provincia e non vorrei che le elezioni consegnino un momento di rottura tra la politica e la gente”. Ha capito benissimo! Solo che non si devono aspettare le elezioni, perché la rottura è in atto da tempo ed appare irreversibile. Le elezioni serviranno a sancire un brutale cambio di guardia, purtroppo senza alcun giovamento per l’Irpinia. Una peggiore destra sostituirà un’arrogante e pretenzioso centro sinistra che lascia macerie dappertutto.
Che altro dire se non che il PD è in caduta verticale e ha deluso quanti pensavano ad un nuovo strumento per cambiare il modo di far politica nella nostra provincia.
Meglio concludere con le parole dello scrittore Franco Festa ( Corriere, 17 ott, ) “ …la politica appare essere affare di pochi; bassoliniani contro deluchiani, ex diessini contro ex diessini, raccolta di firme e quant’altro. Le persone non sono invitate né tanto meno invogliate a partecipare a questo dibattito: E’ come se dentro il partito ci si stia solo per sistemare qualcuno, per convenienza o opportunismo…”.

NINO LANZETTA



Lunedì, 20 ottobre 2008