La settimana politica Irpina
Galasso resta in sella

di Nino Lanzetta

Galasso resta in sella!
Al Comune capoluogo non è riuscito, come alla Provincia, l’ennesimo ribaltone, cui non si sono sottratti i popolari di De Mita. Appena un voto di maggioranza ha fatto tirare un sospiro di sollievo e permette - se non si creeranno altri intoppi- di arrivare a fine mandato.
Il sindaco deve ringraziare i consiglieri Romei dell’UDC, in rotta con il suo partito e in attesa di approdare al PD, e Poppa, in rotta con i popolari di De Mita e già approdato al Movimento Italiani all’estero del senatore De Gregorio ( quello che alla prima riunione utile della precedente legislatura, lasciò Di Pietro, con il quale era stato eletto, e approdò direttamente alla presidenza della Commissione Difesa del Senato e nelle capaci mani di Berlusconi con il quale si trova ancora oggi, pacioccone e contento e si mette per di più a cercare proseliti.
Ad Avellino, del resto, non è poi tanto difficile perché la domanda è forte ed i gruppi si creano e si disfanno con una certa facilità. Bastano uno o due consiglieri ed il gioco è fatto e la “visibilità” assicurata e … si entra sul mercato! Al Consiglio comunale di Avellino si è perso il controllo e non si fa neanche in tempo ad aggiornarsi. Altro che morale della politica: il trasformismo impazza e non ha freni ed, ormai, è diventata l’unica constante della politica provinciale.
Per Galasso ora le cose dovrebbero procedere in modo più tranquillo, e magari potrà pensare, con più serenità, a completare i lavori dei tanti cantieri aperti che hanno fatto di Avellino una città “terremotata” a quasi trent’anni dal sisma. Intanto a bordo campo si scaldano i primi candidati. Gengaro ha già aperto la sua sede e cominciata la campagna elettorale all’insegna di un centro sinistra alternativo. Nel PD c’è un silenzio imbarazzante e nessuno parla di primarie. Galasso non cela l’intenzione di volerci riprovare. Il giornalista Biazzo - che sta facendo bene da assessore alla cultura- è un outsider di tutto rispetto. Pionati è pronto. Sarà sicuramente una grande battaglia!

De Mita e la Costituente di Centro.
A Napoli si è svolta la prima manifestazione organizzata alla grande, con la presenza di Casini. De Mita c’era e gli pareva di essere tornato nella “sua” Democrazia cristiana. Io ci credo - diceva nel suo intervento - occorre ricomporre la storia; senza passato non vi può essere futuro e la politica deve recuperare il passato per immaginare il futuro passando per l’oggi. Gli piacerebbe essere ricordato come il democristiano e della strategia democristiana, della quale è stato un protagonista di rispetto, vorrebbe rinverdirne i fasti e ripeterne l’esperienza, Ma, ahimé, troppa acqua è scorsa sotto i ponti, i tempi sono completamente cambiati! C’è stata la fine della ideologia e del comunismo, la fine della politica dei blocchi. La globalizzazione e la comunicazione di massa hanno cambiato radicalmente la società, le regole e lo stesso modo di fare ed intendere la politica. E, purtroppo, il fenomeno Berlusconi non si è dimostrato né transitorio né un’anomalia facilmente correggibile. I canoni del passato e la stessa concezione della scienza politica non bastano più a regolare i fenomeni e lo stesso popolarismo è un richiamo più di stile ed al quale, peraltro, si richiamano in troppi. Persino Berlusconi, quando scende sulla terra, si crede un De Gasperi!
De Mita accarezza il sogno del grande centro, come tanti altri dalla fine dell’esperienza della democrazia cristiana in poi. Intanto sta con Casini e, a quanto pare di capire, non sarebbe contrario ad un cambio delle alleanze in Campania. Assisteremo alla grande coalizione del centro destra anche nella nostra provincia? Vedremo De Mita alleato di D’Ercole? Andrebbe anche ad Arcore? Sarebbe il colmo anche per i palati forti!


Incarichi e consulenze.
La pubblicazione degli elenchi delle consulenze degli Enti, disposta dal Ministro Brunetta è un’iniziativa lodevole della quale occorre darne atto, augurandoci che vada avanti per la strada intrapresa e tutto non finisca, come tante volte nel passato, a tarallucci e vino. Chi ha avuto la pazienza di scorrere i vari elenchi dei comuni e delle altre istituzioni pubblicati dai giornali locali, si è fatta un’idea di quanti “amici degli amici” esistano nella nostra provincia e di quanto profondo sia il pozzo di San Patrizio.
Le via del Signore sono infinite e l’inventiva dei politici pure! All’esercito dei dipendenti fissi si è aggiunto un altro esercito dei collaboratori occasionali ( molti con incarichi plurimi!) che hanno fatto arrivare i “lavoratori” pubblici ad un numero esorbitante. Tanto esorbitante che si ostacolano a vicenda a danno dei servizi che hanno risentito in negativo di tante “professionalità” aggiunte perché sono divenuti, se possibile, ancora peggiori!
Quali, in breve, le cause?
a) Il blocco delle assunzioni previsto dalle leggi finanziarie degli ultimi dieci anni, non ha consentito un turnover normale;
b) Lo scivolamento generalizzato dei dipendenti pubblici a qualifiche superiori e l’azzeramento delle qualifiche basse (uscieri - commessi - impiegati d’ordine) con la conseguente paralisi dei lavori di supporto e d’ordine e la necessità di affidare questi lavori a personale esterno;
c) L’arrivo a qualifiche alte ed apicali di dipendenti, senza concorso e privi della professionalità necessaria e sovente senza idoneo titolo di studio, con il risultato che non fanno più il lavoro che conoscevano e non sanno fare il nuovo lavoro;
d) Il mai sopito clientelismo tipico della politica finalizzato alla ricerca del consenso elettorale con la distribuzione a pioggia di provvidenze in un rinnovato clima di consociativismo.
In un certo senso la politica ha finito per sostituire l’INPS che negli anni sessanta/settanta, con l’erogazione di pensioni e di altre prestazioni economiche, finiva per svolgere anche il compito di compensazione sociale, con l’aggravante di attenuare la componente sociale e privilegiare quella del parassitismo. Il fine non è stato il miglioramento dei servizi ma la proliferazione di una borghesia parassitaria, al di fuori da ogni regola di mercato e di concorrenza. E tutto questo utilizzando impropriamente fondi, soprattutto quelli europei e del terremoto, che dovevano servire allo sviluppo delle zone depresse al fine di equipararle al resto d’Europa. Invece siamo sempre più nel gruppo di coda e il divario con le altre regioni italiane in continuo aumento.


NINO LANZETTA



Domenica, 28 settembre 2008