La settimana politica irpina del 5.4 2008.
L’ IRPINIA E’ DEGLI IRPINI!

di NINO LANZETTA

L’Irpinia è dei cittadini irpini, e non di De Mita, ha detto Veltroni al cronista di Avellino che gli chiedeva di pronunciarsi sulla vicenda che da noi ha letteralmente sconvolto una campagna elettorale, facendola ripiegare su un vieto ed abusato personalismo. Per il resto, nel suo discorso al teatro Gesualdo, lo ha letteralmente ignorato.
Ha incentrato il suo intervento sui contenuti del programma e su un modo nuovo di far politica, rompendo definitivamente con un passato e con gli uomini che l’hanno interpretato, Da noi con quelli che hanno fatto piombare l’Irpinia agli ultimi posti in Italia per sviluppo, crescita, lavoro. Basta con i miti, con gli unti del Signore, con coloro che credono di avere in tasca la verità rivelata, con coloro che si ritengono indispensabili e che, mai, vengono sfiorati da un minimo dubbio o da una qualsiasi autocritica!
L’aver ignorato De Mita e il suo tentativo di imporre ancora il vecchio, risponde alla strategia di voltare pagina e di restituire ai cittadini il diritto e la possibilità di decidere con la propria testa e di giudicare i politici non per i loro ragionamenti o riflessioni ma per i risultati.
Ed in Irpinia e in Campania i fatti parlano chiaro: il fallimento di un’intera classe dirigente è sotto gli occhi di tutti e coloro che sono stati ai vertici per molti lustri non se ne possono tirar fuori con sofismi e bizantinismi. L’aver messo una ragazza di 26 anni a capeggiare la lista del Partito democratico è un messaggio di svolta e di svecchiamento. Certo ci possono essere stati errori nella composizione delle liste, ma da questo a sbattere la porta e passare ad altri schieramenti ce ne corre!
La personalizzazione della politica, da noi ha assunto proporzioni intollerabili. In città si scommette sui voti che De Mita sottrarrà al Partito democratico, non in base alle idee politiche, che da noi contano davvero poco, ma solamente in base al numero dei “posti” che avrebbe dato (sic!) e alle centinaia di nomine che avrebbe fatto ( sempre lui, e non semmai il partito!).
Se questo è il punto di arrivo della politica fatta in questi ultimi trenta anni, c’è poco da stare allegri e occorre, veramente fare tabula rasa e cominciare daccapo!
De Mita ha i voti, dicono i soliti bene informati, e Veltroni ha avuto il torto di ignorarlo. Forse, invece, ha avuto il coraggio di utilizzare al meglio una canaglia di legge elettorale che Berlusconi, Bossi, Fini e Casini hanno voluto e che quattro ignoranti di diritto hanno tradotto in norme bevendo barbera in una baita della Padania. I faccendieri irpini, vassalli e valvassini, tremanti di perdere l’appoggio del gran capo e con lui le prerogative che la posizione gli consente, battono in lungo ed in largo la provincia alla richiesta dei voti per onorare, per il posto o favore ottenuto, ancora una volta, una cambiale già abbondantemente pagata e scaduta per le tante altre elezioni passate. Qualcuno fa il doppio gioco: si vede e non si vede, ci sta e non ci sta; qualche altro fa il paio e il dispari e cerca di posizionarsi al meglio.
Dopo le elezioni se ne vedranno delle belle!
Veltroni si muove all’insegna della discontinuità. A Napoli non sarà sul palco il governatore Bassolino, al quale ha chiaramente preannunciato che, a elezioni concluse, dovrà preparare i bagagli da Palazzo Santa Lucia.
Sono segnali tenui? Sono pur sempre segnali che sta agli elettori incoraggiare e rafforzare!
Se gli elettori irpini comprenderanno che non saranno certamente né Silvio di Arcore né Ciriaco di Nusco, a risolvere i problemi della disoccupazione giovanile, della spazzatura, della camorra - cosa che non hanno saputo fare finora - si renderanno conto che devono rimboccarsi le maniche, abbandonare l’apatica e rassegnata sopportazione e riappropriarsi del proprio destino per cambiare le cose con il voto. Un voto che non può continuare ad essere condizionato ed affidato al politico benefattore, ma libero, cosciente e critico. Forse solo dopo, comincerà a brillare il sole anche da noi.


POLITICA e MUNNEZZA!

C’eravamo proposti di non parlare più di rifiuti! Ma come si fa se si continua a recitare, stancamente ed odiosamente lo stesso copione da ormai quattordici anni?
La rivolta di Saviano non è il secondo tempo di quella del Formicoso, di Ariano, tanto per stare agli esempi della sola Irpinia? E le precisazioni, i distinguo, le ambiguità, le mezze parole, le superficiali valutazioni dei politici, non sono le stesse di tutti gli anni passati, come se nel frattempo non fosse successo nulla?
I sindaci con le fasce non sono sempre quelli, gli stessi che non fanno la raccolta differenziata (altro che 35% come afferma il Presidente della Provincia che riporta cifre che le riferiscono e che sono chiaramente gonfiate!), e che denunciano Bassolino per danni come se fossero loro i colpiti e non i responsabili dello sfascio?
Il Presidente della Provincia ha scritto al Presidente Prodi perché la discarica di Savignano ( scelta infelice della quale ha qualche responsabilità!) sia utilizzata per i soli rifiuti provinciali come da impegni presi? Quali impegni se da quattordici anni sono stati tutti letteralmente disattesi e la stessa provincializzazione del ciclo integrato dei rifiuti è rimasta pagina, letta e dimenticata di un programma di un consiglio provinciale che, sulla materia, è tuttora diviso, titubante e senza le idee chiare?
Fa un po’ rabbia che il sindaco di Salerno riesca ad avere il finanziamento della costruzione di un termovalorizzatore nella sua città che, c’è da giurare, andrà in funzione prima di quello di Acerra, mentre il sindaco di Avellino pensa ancora di dover fare la raccolta differenziata potenziando e colorando i cassonetti nelle strade e non cominciando seriamente il porta a porta! Gli fanno bottone i vari esperti, si fa per dire, dei vari Enti preposti, che invece di pensare a sbaraccare, come dovranno fare, continuano a non capire di stare, almeno zitti!
Cosa si può dire se non rifarsi a Beppe Grillo?

NINO LANZETTA



Domenica, 06 aprile 2008