La settimana politica irpina
Magistratura e politica, La Casta, Il nuovo(?!) partito democratico in Campania.

di Nino Lanzetta

3 dicembre 2007
Magistratura e politica.
Luigi Anzalone e Rosanna Repole, quali ex Presidenti della Provincia, insieme con l’assessore regionale Zinzi e tre funzionari della regione sono stati condannati, per omicidio colposo, per i morti causati dalla frana di Quindici del 1998. La zona era interessata ad eventi franosi e i rischi idrogeologici erano conosciuti e più volte denunciati a tutti gli Enti interessati dall’Amministrazione comunale.
Molte le sorprese e le reazioni. C’è chi parla di sentenza assurda e chi ( e sono i più) si stupisce perché vengono condannati politici in quanto titolari di funzioni politiche e non direttamente responsabili dei fatti avvenuti. Molti politici hanno manifestato ai colleghi,“vittime” dei giudici o, forse, del destino, la solidarietà che nell’occasione non manca mai.
I giornali hanno riportato la notizia il giorno della sentenza, poi più nulla. Se ne riparlerà in occasione della sentenza di secondo grado. Nessuna riflessione, nessun ammaestramento.
I “malcapitati” sono persone che non farebbero male ad una mosca. Sono - quanto a moralità- al di sopra di ogni sospetto. Fanno parte, però, loro malgrado, per colpa o perché così fan tutti, o perchè non è facile andare controcorrente, di in un meccanismo politico di sostanziale indifferenza alla ripercussione concreta degli atti politici/amministrativi connessi a loro comportamenti od omissioni, nella convinzione che la loro responsabilità debba riguardare solo gli indirizzi politici, astratti e quindi non punibili. E per la verità in questa direzione hanno improntato molte leggi sia a livello centrale che periferico. Ma non sempre è così. Ci sono responsabilità di carattere penale che, ancora oggi, attengono più direttamente all’espletamento delle loro funzioni politiche. Almeno così hanno ritenuto i giudici nel caso concreto.
Fin che va tutto liscio, la politica riserva solo soddisfazioni. Se capita l’incidente e vi scappa il morto allora le cose cambiano. Quando, poi, si muove la magistratura, guai a chi ci va di mezzo!
Il pensiero, per associazione d’idee, corre d’istinto alla situazione che si è venuta a creare per la questione rifiuti che imputridiscono un po’ dappertutto. La magistratura si è già mossa in varie occasioni e lo stesso Bassolino , insieme a molti altri, è stato rinviato a giudizio. Da noi, invece, tutto cade nell’indifferenza rassegnata, sia perché, forse, siamo di indole più buona, sia perché non ci rendiamo perfettamente conto dei gravi pericoli per la salute cui andiamo incontro. E poi fortunatamente perché…. ancora non c’è scappato il morto! Anche perché la diossina e gli altri veleni fanno effetto a distanza e le epidemie avvengono generalmente d’estate. E per la prossima, c’è fortunatamente ancora tempo!.

La casta
La notizia non è nuova, ma il tentativo di portare a casa il risultato si è ripetuto nella scorsa settimana. La Giunta Bassolino ha approvato, con otto voti su dodici, una variazione al bilancio per il funzionamento del Consiglio regionale di tre milioni di euro che dovrebbero andare (tutti?) a ritoccare le indennità dei consiglieri regionali. Per la verità la richiesta era di otto milioni, e c’è voluto il bello e il buono per arrivare a più miti pretese. Pare che Bassolino abbia esclamato: “ Non possiamo promettere riduzioni della spesa e andare in senso contrario, sennò qui ce ne andiamo a casa tutti”. I capi Gruppo hanno promesso tagli e virtù, ma …dal prossimo anno!
Il bilancio per il funzionamento del Consiglio regionale si è più che raddoppiato in appena sette anni. Nel contempo il reddito medio della Campania è di circa sedicimila euro all’anno: di circa duemila euro inferiore a quello mensile ( si badi bene di un solo mese) di quello del consigliere regionale. Naturalmente il cittadino paga di suo ( sulla busta paga o sulla pensione) lo stipendio dei consiglieri regionali.
Se questa non è casta!

Il nuovo(?!) partito democratico in Campania.
Mentre in Irpinia tutto prosegue all’insegna della continuazione anche nel nome e non c’è storia: il giovane De Mita, già coordinatore provinciale della Margherita, diviene coordinatore provinciale del nuovo(?!) partito, nel resto della Campania avviene una specie di terremoto. A Napoli, a Caserta e a Salerno vengono eletti tre esponenti nel segno dell’opposizione ai proconsoli De Mita e Bassolino.
A Napoli prevale la Giammattei, appoggiata dall’opposizione alla diarchia Bassolino De Mita, (Mazzarella, Piccolo De Franciscis) ai quali si è aggiunto il Ministro Nicolais, della stessa cordata di Bassolino alle recenti primarie. A Salerno è stato eletto il diessino Figliuolo, vicino al sindaco De Luca, antibassoliniano doc, e a Caserta il rutelliano De Franciscis . Se non fosse stato per Avellino e Benevento, ove è prevalso il demitiano Pepe, la debacle sarebbe stata storica.
Ma il terreno comincia a franare loro sotto i piedi. Nelle grandi città non hanno più la maggioranza e anche in Irpinia qualcosa comincia a muoversi, se all’interno del partito, più degli ex diessini, già bassoliniani per vocazione antica o fassiniani “istituzionalizzati” per gestione del potere, conquistano visibilità i giovani seguaci di Letta, che non sciolgono il loro gruppo, e danno battaglia al Consiglio comunale di Avellino, e la stessa componente di Maselli che appare molto determinato.
Ma è sorprendente che comincia a tirarsi fuori dal coro anche il prof. Anzalone, una volta grande estimatore di Bassolino e, in tempi più recenti, di De Mita.
Sentite cosa scrive sul Corriere dell’Irpinia del 29 nov.: “… Bassolino e De Mita non hanno avvertito l’esigenza di elaborare una proposta, un’idea di progresso, di giustizia e di democrazia, ma tutto o quasi hanno affidato alla forza bruta del loro potere.” E, in particolare su De Mita - sempre a proposito della nascita del nuovo partito democratico e delle primarie- scrive: “…ha preferito svolgere una funzione critica, spesso corrosiva, attestata nella difesa dell’esistente…Ha pensato che le elezioni si vincono con i ras paesani e i grandi elettori. Non era così: agli interessi grandi o piccoli che siano bisogna accoppiare i sentimenti alti e nobili e i pensieri lunghi”. La sconfitta di Bassolino è maturata “…perché si è allontanato «dalla sua terra» cioè da quel popolo, da quei giovani, da quei diseredati, da quel mondo della cultura, da quella classe operaia, cui si era legato e di cui esprimeva, con tanto valore politico e d’impegno, sogni, aspirazioni e speranze.”
E’ ancora poco anche se qualcosa comincia a muoversi. Occorre che i cittadini prendano coscienza che nessuno regala loro nulla e che i limiti della mala politica non si vincono con l’antipolitica o, peggio, con la facile demagogia e il populismo di nuovi unti del Signore. Bisogna sporcarsi le mani, come si dice, scendendo in campo con la vigilanza, il controllo, la partecipazione, la critica e, soprattutto, non chinando sempre la testa:

NINO LANZETTA



Lunedì, 03 dicembre 2007