La settimana politica irpina
Alto Calore e SVIMEZ

di NINO LANZETTA

ACCADE ALL’ALTO CALORE!

In un’assemblea dei sindaci, convocata senza il rispetto delle norme statutarie - così sostengono il notaio, che non ha redatto il verbale ed una parte dei sindaci - è stato eletto un nuovo Consiglio di Amministrazione dell’Alto Calore(l’ente pubblico che gestisce l’acquedotto irpino ndr), con alla presidenza l’ing. Maselli, noto esponente del Partito democratico, in passato già Presidente della Provincia.
L’operazione di cambio del vertice è la conseguenza dello strappo effettuato alla Provincia, con la defenestrazione della De Simone da parte dei popolari di De Mita. E’ la ritorsione messa in atto dal partito democratico in risposta ai demitiani.
Il presidente Madaro, che De Mita aveva voluto al vertice dell’Ente, deve accomodarsi alla porta, non per motivazioni inerenti al suo operato, che non viene giudicato, ma per ragioni di partito e di lotta politica.
Se è poco, giudichino i lettori! A questo è arrivata la balcanizzazione della lotta politica nella nostra provincia! Provare per credere! Basta leggere le interviste dei vari personaggi politici nostrani per notare, con forte imbarazzo, lo stato di degrado nel quale, giorno dopo giorno, complice il disinteresse apatico dei cittadini, essi ci hanno portato.
Il Presidente defenestrato non ci sta e non vuole andare a casa in questo modo e con un ruvido benservito. Si consulta con i legali e resiste. Così la vicenda politica, come tante altre, si tinge di comicità
E non è tutto! I nuovi fortunati amministratori dell’Ente, ai quali va una sostanziosa indennità, hanno scontentato altri colleghi consiglieri comunali del comune capoluogo che aspiravano ( naturalmente solo per meriti!) allo stesso incarico facendoli mugugnare e creando altri grattacapo al povero sindaco di Avellino Galasso che, proprio non si capisce cosa ci stia a fare ancora al Comune in queste condizioni!
La vicenda dell’Altocalore aggrava il futuro assesto dei partiti in Irpinia. La discussione ricorrente, in questo fine di luglio, è se De Mita è ancora un uomo di sinistra o ha virato decisamente a destra! Discorsi del tutto viziosi. De Mita è un uomo di potere che vuole conservarlo partendo da casa sua. Ben sapendo che se lo perde a casa, è davvero finita! La costruzione politica viene dopo, se se ne presenteranno le occasioni. Innanzitutto ci sono le elezioni amministrative. Per quelle europee, c’è tempo per tessere la tela e sempre in funzioni dell’assetto provinciale. Intanto i sindaci e gli amministratori a lui fedeli non demordono e si organizzano. Dagli ultimi avvenimenti sembra che il distacco definitivo del consigliere Sena, demitiano di nascita, sia cosa fatta e le dimissioni da capogruppo del partito democratico alla regione ne è un eloquente segnale.
Il nuovo vertice del partito democratico, fatto di politici mediocri seppur a tempo pieno, non promette nulla di nuovo e costituisce un facile boccone per la volpe De Mita!

SUD E RAPPORTO SVIMEZ!

Il rapporto Svimez non menziona espressamente l’Irpinia. I dati e le analisi che si riferiscono al sud, vanno visti ancora più in negativo, costituendo l’Irpinia uno degli anelli più deboli dell’economia italiana. Il rapporto, come i precedenti, conferma la condizione dell’Italia di “relativo declino” I guai maggiori del sud sono da sempre la disoccupazione, l’emigrazione, la povertà, la criminalità, la crescita inferiore di un punto a quella, pur misera, del resto d’Italia.
Quali le cause? Le solite. Limiti strutturali, investimenti (appena lo 0,5%: il più basso dei paesi europei, compresi quelli i nuovi), meno consumi, mancato adeguamento al mercato globale. E ancora: inadeguatezza dei servizi, inefficienza della pubblica amministrazione, insufficienza dell’apparato produttivo, mancanza di una sera programmazione industriale, logiche di localismo, clientelismo, pessima utilizzazione dei finanziamenti nazionali ed europei (che incidono sulla quantità e qualità degli interventi), disastrosa gestione politica della sanità.
I dati sulla disoccupazione e l’emigrazione sono ancora più gravi del passato. Nel 2007 al sud altri 248.000 persone hanno smesso di cercare lavoro avendo perso anche la speranza! Questo dato fa scendere la percentuale ufficiale della disoccupazione che, così come è determinato dall’Istat, è fittizio ed illusorio, e porta la vera cifra a circa il 30%, la più alta mai raggiunta.
I dati sull’emigrazione sono altresì drammatici. Negli ultimi dieci anni altre 600.000 persone hanno abbandonato il sud per cercare lavoro al centro nord. La maggior parte di questo esercito è costituito da giovani di elevata scolarità che impoveriscono ancora di più le potenzialità del sud privandolo da una risorsa fondamentale in un contesto già povero di laureati in facoltà scientifiche.
Cresce il disagio ed aumenta la fascia di povertà. Le famiglie della campania sono tra quelle più disagiate.
Questo è il risultato di una classe politica miope ed incapace, che alimenta altresì una classe dirigenziale lottizzata non per meritocrazia ma esclusivamente per fedeltà, e che, nella migliore delle ipotesi, è inidonea a gestire i processi gestionali ed appiattita su forze parassitarie e dissipatrici delle ricchezze statali se non addirittura collusa con forze che agiscono ai margini se non dentro l’illegalità.
Che fare? Il rapporto Svimez indica alcune linee d’azione. Costruire un federalismo equo e solidale, finalizzato alla responsabile gestione dell’autonomia finanziaria con contestuale predisposizione di una strategia di iniziative e di riforme strutturali che favoriscano davvero lo sviluppo, creando un efficiente sistema di trasporti, un valido mercato del credito, un abbattimento drastico della corruzione e della criminalità organizzata, un rispetto delle regole, una sobrietà della politica e un ridimensionamento dell’apparato amministrativo delle istituzioni locali e delle indennità, gettoni di presenza, consulenze, prerogative e privilegi. Meno persone che campano di politica e più persone dedite al lavoro produttivo.
In conclusione un nuovo meridionalismo inteso a costruire il futuro non in chiave di rivendicazionismo o di spartizione lottizzata delle risorse pubbliche, ma di impegno e responsabilità!
Sarà mai possibile tutto questo con la classe politica che ci ritroviamo a cominciare da De Mita e Bassolino e con il concreto pericolo di marciare verso una nuova classe politica di affaristi e mercanti che una massa delusa e poco riflessiva sta portando al potere?

NINO LANZETTA






Lunedì, 28 luglio 2008