Il ritorno di Berlusconi.

di NINO LANZETTA

Con le elezioni del 14 aprile è finita anche la seconda repubblica, e la terza è densa d’incognite! Non è stato un risultato normale, ma di portata storica. Non ha vinto l’uomo Berlusconi, ma, cosa più grave, ha vinto il berlusconismo!
Ora ci si prepara ad un’altra Italia, alcuni dicono migliore, molti lo sperano, altri pensano peggiore: di gran lunga peggiore.
Sicuramente è finita l’epoca della repubblica parlamentare e della Costituzione nata dall’antifascismo e fondata sulla resistenza. Il 25 aprile resterà un ricordo nei più anziani, gli altri, già oggi, non vedono l’ora di toglierselo dai piedi.
E’ presto per vedere dove si va a parare, ma i sintomi sono preoccupanti. La Lega e Berlusconi punteranno ad un’Italia diversa, con meno stato sociale, meno solidarietà, meno Europa, meno valori (se non quello dei soldi), più federalismo (soprattutto fiscale: con le ricchezze che dovranno restare, per la maggior parte, nei luoghi di produzione), più divisioni tra le categorie, tra le parti più deboli e quelle più forti, più globalizzazione e meno regole di mercato. Come se non bastasse, alla Lega Nord si è aggiunto il movimento autonomista del siciliano Lombardo, che non si è capito come possa coesistere con Bossi e con il populismo di Berlusconi. Lombardo vuole più autonomia, non bastandogli quella che ha già perché la Sicilia è una regione a statuto speciale per i tratti più autonomi rispetto alle altre. Naturalmente vuole molti più soldi, e sa già dove prenderli per spendere di più!
Intanto l’Italia si sta avviando verso un declino che per scaramanzia nessuno vuole accettare. C’è da rimboccarsi le maniche e cominciare a fare, davvero, quelle riforme, necessarie per uscire dalla crisi, avviando finalmente, una seria politica di sviluppo. Le potrà fare Berlusconi con il paese spaccato in due? Contro la metà del paese? Contro i sindacati, buona parte della stampa e degli industriali più avveduti?
A Prodi non è riuscito mettere insieme, in una moderna cultura di governo, il riformismo dei moderati ed i radicalismi di destra e di sinistra presenti nella sua maggioranza. Riuscirà Berlusconi con i nazionalisti di An ed i secessionisti della Lega?
Berlusconi a Prodi non ha teso una mano, gli ha negato ogni minima collaborazione. Ha cominciato col non riconoscimento della vittoria elettorale e con i brogli. Ha proseguito con la spallata, l’ostruzionismo cinico e spregiudicato, specie al Senato, con le offese ai senatori a vita. Ha finito con l’acquisizione dei senatori che hanno fatto cadere il Governo e poi sono passati dall’altra parte, o ne sono stati rifiutati a furor di popolo, come Mastella! Si è opposto a qualsiasi riforma costituzionale ed ad una pur minima riforma elettorale, impedendo l’effettuazione del referendum per cambiarla. Ha fatto promesse su tutto: Irpef, Ici, bollo auto, pensioni, sapendo di non poterle mantenere. Ha detto di non voler mettere le mani in tasca agli italiani ed ha fatto fallire, insieme con i sindacati che gli hanno dato una mano, l’accordo di Alitalia con Air France, salvo poi a regalare 300 milioni di euro sapendo che non potranno essere restituiti, imponendo, ancor prima di insediarsi, un decreto legge al povero Prodi e mettendosi contro l’Europa. Come farà, atteso che i miracoli non li ha fatti durante i cinque anni del suo precedente governo?
Tremonti, nuovo ministro dell’economia, ha cambiato atteggiamento e toni: parla di concordia nazionale e di collaborazione. Berlusconi, Bossi e Fini sono disposti a seguirlo? E soprattutto sono disposti a mediare mettendo d’accordo maggioranza ed opposizione, almeno nelle scelte fondamentali delle riforme, nel supremo interesse della nazione? C’è molto pessimismo ragionato, visto come finora Berlusconi abbia anteposto i suoi interessi a quelli della Nazione. Il modo con cui ha iniziato non lascia ben sperare!
Come se non bastasse, l’assenza della sinistra dal Parlamento e la possibilità del risorgere di movimenti di piazza e di altre forme di contestazioni, che si spera non violente, complicano ancor di più un panorama non semplice né facile. Il partito democratico si gioca una difficilissima battaglia per il suo futuro e quello dell’intero Paese! Speriamo ne sia all’altezza!

NINO LANZETTA



Sabato, 26 aprile 2008