Notizie dall’Alta Irpinia
Passione 2008 e castello di Gesualdo

di Franco Caracciolo

GESUALDO. Dal 16 al 24 (la settimana santa) con una mostra su "La Passione di Gesualdo" anche quest’anno riparte la manifestazione della Passione vivente di nostro signore Gesù Cristo, condotta dal nuovo comitato di giovanissimi con a capo il solito parroco don Alberico Grella e il frate cappuccino Antonio Gambale, che tanto bene e tanto successo hanno riscosso lo scorso anno. Intanto fervono alacremente i lavori di allestimento e di restauro dei primi rivellini del castello interessati al magico scenario in mostra la sera di Venerdì Santo il 21 marzo 2008.
Come fatalmente accade non mancano dissapori e polemiche e come in tutte le più belle storie, più giovani sono i protagonisti, spesso più "orchi" cattivi si trovano lungo il percorso. Come certe incomprensibili e colpevoli assenze di solidarietà e incoraggiamento da parte di chi dovrebbe essere già grande per capire che certe attività culturali dovrebbe andare incentivate. Invece una decina di giovani (Roberto Flammia, Giovanni Nitti, Silvia Caracciolo, Daniele Modano, Giovanni De Stefano, Nicola Aldorasi, Antonio D’Adamo, Michelangelo Iannarone, Marco Caloia, Federica Caruso, Carmen Verde, Vittorio D’Adamo ecc. ecc.) uniti, determinati e spensierati, con la vista d’ aquila come ce l’hanno quelli della Passione di Cristo, non se ne curano più di tanto e guardano lontano. Senza nemmeno guardare passano oltre e si interfacciano con le persone positive che sono a portata di mano come il Sindaco di Gesualdo l’avv. Nuccio Petruzzo che ha assicurato il patrocinio del comune, il presidente della "Fondazione Carlo Gesualdo" notaio Edgardo Pesiri che ha già dato il suo contributo, il parroco Don Alberico Grella, il guardiano del Convento dei Cappuccini padre Antonio Gambale e altre più affidabili realtà.
A ospitare, in mostra, il percorso storico della spettacolare manifestazione e della Passione più in generale, il vecchio complesso dei Celestini recentemente restaurato, risalente al 1300, uno dei primi monumentali luoghi comparsi in Irpinia tra la fine dell’età romanica e il medio evo.
Qui arrivarono i primi discepoli di San Pietro da Morroni, il papa del gran rifiuto, e forse essi furono i primi religiosi a stabilire un presidio fisso di grande rilievo con il territorio.
Ma l’anima della Passione che si organizza in questi luoghi particolari, scaturisce dalle note di Carlo, il grande madrigalista di Gesualdo che ha composto le musiche Thenebrarum della Settimana Santa e che, insieme ad altre, anche quest’anno accompagnano la manifestazione.
Partners del gruppo e lavori sul tema, saranno presentati dai ragazzi della Scuola Media Cillo Palermo di Gesualdo guidati dal prof. Carmine Iannarone.
Dal Liceo Scientifico di Passo Aeclanum diretti dalla prof. Gabriella Carbone, dove alcuni giovani dell’organizzazione studiano.
I giovani dell’istituto Statale D’Arte "P.A. DE LUCA" di Avellino, Il conservatorio musicale "D. Cimarosa" di Avellino.
Il Conservatorio musicale di Benevento e il Liceo Classico di Napoli, il comune di Ferrara e di Venosa.
Ma chi era Carlo?
Carlo Gesualdo nacque a Venosa l’ 8 marzo 1566 da una famiglia potente e ricchissima: suo nonno Luigi aveva ottenuto il titolo di Principe di Venosa, suo zio Alfonso fu un cardinale di grande prestigio, sua madre era Geronima Borromeo, sorella di San Carlo Borromeo. Attraverso alleanze basate sui matrimoni, i Gesualdo erano imparentati con tutte le più importanti casate dell’epoca, tra cui i Carafa, i D’Avalos, i Caracciolo, gli Orsini. Secondo in linea di successione, Carlo divenne erede del titolo e del patrimonio a causa della prematura morte di suo fratello Luigi. Fu solo la prima di una serie di tragedie familiari. I due figli maschi di Carlo morirono entrambi giovanissimi: Emanuele, nato dal primo matrimonio, poco pi ù che ventenne cadde da cavallo; Alfonsino morto di malattia quando era ancora bambino. In mancanza di altri eredi maschi, la casata dei Gesualdo si estinse con la morte di Carlo, l’8 settembre 1613, al culmine della potenza e dello splendore.
Musicalmente parlando Gesualdo si colloca nel Periodo Finale del madrigalismo italiano. Il periodo che inizia intorno al 1580, quando vengono abbandonati gli ideali pollinei. La ricerca tecnica viene messa completamente al servizio dell’espressione, la quale ora può anche permettersi di rompere gli argini formali e l’affracamento dal fiamminghismo è totale. A Venezia Andrea e Giovanni Gabrieli lavorano indubbiamente in questo senso. Splendore armonico e timbrico (disposizione policorale), opposizioni ritmiche, acuto senso coloristico sono caratteristiche di questi autori che influenzeranno i madrigalisti dell’ultimo periodo. I risultati più alti furono raggiunti da Marenzio, Gesualdo e Monteverdi. Ancorché ossequioso e pieno di rispetto per l’austera, conservatrice scuola romana, Luca Marenzio, per l’accesa liricità del suo temperamento e per la dolcezza del canto, entra di diritto nell’ultimo periodo storico del madrigale.L’essere in qualche modo legato ai predecessori non gli impedì di progredire molto e di allinearsi spiritualmente ai grandi contemporanei. Venne detto forse con un poco di retorica che con lui il Madrigale raggiunge l’ultima perfezione. In comune con gli altri due ha l’ansia romantica, in lui squisita per la liricità, della ricerca di una adeguazione perfetta della musica al testo. La dolcezza, la levigatezza, la liricità di Marenzio trovano un perfetto opposto nell’arte del principe Carlo Gesualdo da Venosa. Per Gesualdo il testo è tutto e la musica anzi ne vuole esasperare il contenuto espressivo toccando punte acute di drammaticità e di passione erotica che fanno pensare a un vero e proprio espressionismo musicale. Le innumerevoli audaci di Gesualdo investono il ritmo, la melodia, l’armonia. Per dirla con il maestro napoletano Roberto De Simone: è un atto dovuto riconoscere Gesualdo capostipite della scuola napoletana insieme a Palestrina, per la sua grande capacità inventiva.


F. C.



Domenica, 16 marzo 2008