Parla Thomas Wipf, presidente della Comunione delle chiese protestanti d’Europa
«Noi protestanti vogliamo vivere nella modernità il Vaticano non deve degradare le altre confessioni»

di Fu.Fa.

Sibiu Nostro inviato
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«La cosa più importante è che l’assemblea di Sibiu ci sia stata». Thomas Wipf, pastore evangelico svizzero e presidente della Comunione delle chiese protestanti d’Europa, temeva che la gelata nel dialogo tra le chiese ibernasse anche questo terzo appuntamento ecumenico. «Certo, a Basilea e a Graz c’era partecipazione di popolo, questo incontro è più di vertice. Però oggi nutro maggiore speranza che le chiese d’Europa si possano riunire per risolvere i problemi. Per la gente il dibattito teologico non è la cosa principale».
Da dove vengono gli ostacoli?
Alla base non è cambiato molto. Dove i rapporti tra le chiese erano buoni si va avanti lo stesso. Spero che la spinta dal basso porti a cambiamenti teologici. La tradizione cattolica e quella ortodossa sono importanti per noi ma anche la nostra lo è per loro. Se il Vaticano vuole ribadire ciò che a suo parere è vera chiesa, questo non è un problema, lo diventa invece se pretende di degradare le altre. Nel documento dell’ex Santo Uffizio c’è anche un difetto di comunicazione. Potevano dire ai cattolici: "guardate qui c’è una questione". Invece hanno sostenuto che la nota è addirittura utile all’ecumenismo. Ho ricevuto centinaia di lettere di scusa da cattolici. Nella tradizione cattolica la chiesa è voluta da Cristo. Io invece non posso immaginare che Gesù abbia voluto una chiesa senza donne. Neppure noi siamo la chiesa voluta da Cristo. Gesù non ha voluto una chiesa, si è sviluppata come movimento d’amore.

In Svizzera protestanti e cattolici si scambiano l’eucaristia?
Si fa ma non si dice.

Ratzinger privilegia gli ortodossi. Teme un ecumenismo a due velocità?
Il rischio c’è, ma diverse chiese ortodosse non lo vogliono.

Ritorno a Cristo, confronto teologico, unità sui problemi sociali, qual è la strada?
Al Forum di Porto Alegre i giovani mi dicevano che i problemi della vita vengono prima di quelli teologici. Il Vangelo ci vuole presenti sulla terra. Il no alla guerra è stato più produttivo di un convegno.

Ratzinger lamenta il relativismo, l’ortodosso Kirill rincara la dose. L’Europa è minacciata dalla secolarizzazione?
No. Il protestantesimo vuole essere vicino allo spirito del tempo, anche se non siamo noi lo spirito del tempo. Il nostro percorso sarà utile per le società dell’Est. Certo, dobbiamo proporre valori ma le persone sono adulte. Forse a Roma temono che venga meno un sistema forte, io ho speranza che i giovani possano vivere i valori cristiani nel nostro tempo.

Per ortodossi e cattolici i valori includono un apparato di richiami morali.
E su questo c’è divergenza. L’individuo ha una grande responsabilità di scelta. La chiesa deve accompagnare, non comandare come vivere. Di fronte ad una coppia omosessuale ciò che è importante è la qualità dell’amore. E’ un problema che investe anche i protestanti.

Il Papa, non invitato a Sibiu, va a Vienna. Che impressione le fa?
La data di Sibiu era nota da anni. Sono molto perplesso.
Ful.Fa.


07/09/2007 - da Liberazione a pag.8 - http://www.liberazione.it/



Venerdě, 07 settembre 2007