III ASSEMBLEA ECUMENICA EUROPEA
SIBIU (Romania), 4-9 settembre 2007

Parola, ascolto, incontro

di agenzia SIR Europa n. 60

SIBIU-EEA3

Le prime due giornate
"L’impegno nella ricerca dell’unità visibile di tutti i cristiani è essenziale, affinché la luce di Cristo possa risplendere su tutti gli uomini": è quanto affermato da BENEDETTO XVI nel Messaggio inviato al card. Peter Erdö, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), e al pastore Jean-Arnold de Clermont, presidente della Conferenza delle Chiese d’Europa (Kek), in occasione della Terza assemblea ecumenica (EEA3) che si è aperta nella serata del 4 settembre a Sibiu, in Romania, e vede riuniti fino al 9 settembre 2.500 delegati ufficiali di tutte le Chiese cristiane d’Europa. Tema dell’incontro, "La luce di Cristo illumina tutti. Speranza di rinnovamento e unità in Europa".

DIALOGO E INCONTRO. Esprimendo l’auspicio che "questo importante incontro" faccia progredire "il cammino ecumenico verso la ricomposizione della piena e visibile unità di tutti i cristiani", il Papa ha rammentato: "Questa è una priorità pastorale che ho desiderato sottolineare fin dall’inizio del mio Pontificato". Ripercorrendo i passi compiuti e ricordando le Assemblee ecumeniche europee di Basilea (1989) e di Graz (1997), e la firma della Charta Oecumenica (Strasburgo 2001), Benedetto XVI ha chiarito che "il vero dialogo s’intesse là dove non c’è solo la parola ma anche l’ascolto, e dove nell’ascolto avviene l’incontro, nell’incontro la relazione e nella relazione la comprensione". Due, secondo il Papa, gli elementi necessari: "il dialogo della verità e l’incontro nel segno della fratellanza", che "hanno bisogno dell’ecumenismo spirituale come fondamento".

IL "CAMMINO REGALE". "La preghiera per l’unità - ha quindi sottolineato il Pontefice - rappresenta il cammino regale verso l’ecumenismo. Permette ai cristiani d’Europa di guardare con occhi nuovi a Cristo e all’unità della Sua Chiesa" e "rende capaci di affrontare con coraggio sia i ricordi dolorosi di cui non è scevra la storia europea, sia i problemi sociali nell’era del relativismo oggi largamente predominante". "Noi cristiani - ha esortato ancora il Pontefice - dobbiamo essere consapevoli del compito che ci è stato affidato", portare "all’Europa e al mondo la voce" di Cristo. Dal Papa l’invito, inoltre, a "contribuire ad un vero progresso della società in Europa, in Oriente e in Occidente", e l’auspicio che l’assemblea di Sibiu offra "spunti preziosi per proseguire e intensificare la vocazione specifica dell’Europa, spunti che devono poi aiutare a costruire un futuro migliore per la sua popolazione", e riesca a "creare spazi di incontro per l’unità nella legittima diversità".

UNA NUOVA EUROPA. Il dialogo tra i cristiani, "sincero e obiettivo" è condizione "per contribuire in modo decisivo al consolidamento della riconciliazione e della comunione anche tra i popoli europei, promuovendo la creazione di una nuova Europa" ha detto il patriarca ecumenico di Costantinopoli, BARTOLOMEO, alla preghiera di apertura dell’assemblea. Le fondamenta di questa futura realtà, ha aggiunto, "non possono essere limitate unicamente a dimensioni economiche e politiche, o culturali e nazionali. Ecco perché - al meglio delle nostre capacità e da cristiani pienamente convinti - noi sosteniamo e offriamo il nostro contributo per la creazione di un’Europa umana e sociale" in cui prevalgano "i diritti umani ed i valori fondamentali di pace, giustizia, libertà, tolleranza, partecipazione e sostegno reciproco". Il Patriarca Bartolomeo guarda anche alla collaborazione tra le diverse religioni monoteiste: "I loro principi e valori fondamentali non soltanto promettono, ma impongono il reciproco rispetto della dignità umana e la convivenza pacifica tra tutti popoli e tutte le fedi". Nessuna religione può giustificare intolleranza e fanatismo.

VANGELO, MIGRAZIONI E AMBIENTE. Più che un evento si tratta di un "processo assembleare" sviluppatosi attraverso diverse tappe che hanno permesso di "ritrovare nuova luce per il cammino ecumenico": definisce così il segretario del Ccee mons. ALDO GIORDANO, l’assemblea in corso a Sibiu. "L’incontro tra Est e Ovest", il "confronto con la secolarizzazione", "l’identità delle diverse Chiese come scambio di doni" sono le tematiche al centro dell’attenzione, secondo mons. Giordano, al fine di "approfondire il nostro essere cristiani", contro ogni superficialità, "primo ostacolo per il cammino ecumenico".
"L’eco che Sibiu riceverà è fondamentale per la vita ecumenica e la testimonianza cristiana in Europa", sottolinea il presidente della Kek, JEAN-ARNOLD DE CLERMONT, rimandando alla necessità di "condividere, con l’Europa e con tutto il mondo, la sfida importante delle migrazioni e dell’ambiente". Riscoprire la vitalità del Vangelo e la necessità del cammino ecumenico oggi per il continente è, secondo COLIN WILLIAMS, segretario generale Kek, l’obiettivo primario dell’EEA3, perchè si "ritrovi nuova fiducia in noi e nel nostro apostolato all’inizio di questo secolo. L’Europa rischia di diventare più povera senza il nostro apporto".

NO AD ECUMENISMO DI FACCIATA. "La sofferenza ed il dolore dei miei amici è anche il mio dolore. Non era nelle nostre intenzioni ferire o sminuire chicchessia". E’ andato subito al cuore del problema il card. WALTER KASPER, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani. Prendendo la parola di fronte ad una platea di circa 2.500 delegati di tutte le Chiese d’Europa, ha subito fatto riferimento al documento pubblicato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede sulla Chiesa che ha recentemente messo in evidenza "tutte le differenze che purtroppo sussistono". "Io so - ha detto il card. Kasper - che molti, in particolar modo molti fratelli e sorelle evangelici, si sono sentiti feriti da ciò. Questo non lascia indifferente neanche me e rappresenta un peso anche per me". "Volevamo - ha spiegato il rappresentante vaticano - rendere testimonianza della Verità, cosa che ci attendiamo anche da parte delle altre Chiese, e così come le altre Chiese di certo fanno". Perchè - ha proseguito il cardinale - "un ecumenismo di coccole o di facciata, in cui si desidera solamente essere gentili gli uni con gli altri, non aiuta a compiere progressi; solamente il dialogo nella verità e nella chiarezza può sostenerci nell’andare avanti".

LA "TERAPIA". Nel giorno in cui l’assemblea di Sibiu sta affrontando il Tema dell’unità della Chiesa, dopo aver presentato la sua analisi della situazione ecumenica, il cardinale è passato alla "terapia". "Il metodo delle convergenze usato fino ad ora - ha detto - si è dimostrato proficuo, e si è continuato ad applicarlo in molte questioni sinora controverse". "Ma nel frattempo - ha aggiunto - questo metodo si è palesemente esaurito; in questo momento non andiamo più molto avanti su questo sentiero". Secondo Kasper, ciò "non rappresenta alcun motivo per cedere alla rassegnazione. Possiamo testimoniare gli uni gli altri le nostre rispettive posizioni in modo onesto e coinvolgente. Possiamo farlo in maniera non polemica né limitante". "Questo significa: possiamo imparare gli uni dagli altri. Invece di incontrarci al minimo comune denominatore, possiamo arricchirci vicendevolmente del patrimonio di cui ci è stato fatto dono". Una grave responsabilità pesa sui cristiani d’Europa. "A causa delle nostre divisioni abbiamo oscurato la luce di Gesù Cristo per molte persone". Di fronte a tale situazione "non possiamo affatto ritenerci contenti di noi stessi; non possiamo continuare ad andare avanti come se nulla fosse. All’ecumenismo non c’è alternativa responsabile. Ogni altra posizione contraddice la nostra responsabilità di fronte a Dio e di fronte al mondo".

APPROFONDIRE IL CRISTIANESIMO. "Credo che il primo grande ostacolo all’ecumenismo sia l’ignoranza del cristianesimo, la superficialità della vita cristiana. Il primo compito che abbiamo anche a Sibiu è quello di approfondire e vivere il cristianesimo" ha detto il card. PETER ERDÖ, arcivescovo di Budapest e presidente del Ccee durante la prima giornata dei lavori della III Assemblea ecumenica europea. "Dobbiamo spesso dolorosamente constatare quanto il cristianesimo sia oggi poco conosciuto in Europa nella sua vera essenza - ha osservato il card. Erdo -. Circolano molte maschere del cristianesimo, spesso consapevolmente false. E’ urgente che il cammino ecumenico diventi un luogo di approfondimento spirituale e teologico. Imparando la Sacra Scrittura e le verità della nostra fede possiamo crescere nella nostra identità cristiana". Un altro compito ecumenico "è quello di confrontarci insieme con la modernità e la secolarizzazione": "Tra comunità cristiane dell’est e dell’ovest abbiamo esperienze diverse. C’è qualcosa da imparare reciprocamente. Abbiamo il dovere di mostrare insieme che il Vangelo è in grado di dialogare con ogni cultura ed ha la forza di arricchire ogni cultura". "Il cammino ecumenico - ha sottolineato - ha la durezza della croce. Ma la perseveranza di Cristo ci insegna di essere fedeli e coerenti in ogni cosa buona, anche nei nostri sforzi ecumenici".

UN’ANIMA ALL’EUROPA. "La difesa di una morale sociale unica e dei valori cristiani nell’Europa Attuale è oggi impossibile se i cristiani delle principali confessioni, nonostante le loro divergenze dottrinali, non uniscono i loro sforzi": è un invito alla solidarietà e all’unità quello che il metropolita KIRILL del Patriarcato di Mosca ha rivolto ai delegati all’assemblea. "La vecchia nozione di ecumenismo - ha osservato - non è più adatta a questo nuovo compito. La solidarietà cristiana fondata sull’etica unica e immutabile del Vangelo e la testimonianza comune dei valori cristiani sono forse l’ultima possibilità per i cristiani di ridare un’anima all’Europa grazie agli sforzi comuni".
Ecco perché "le comunità cristiane devono sostenersi le une con le altre - ha esortato il Metropolita - conservare legami d’amicizia, scambiare le loro esperienze, parlare con una voce unica al mondo esterno, avere progetti sociali comuni". "Difendendo le norme etiche comuni - ha precisato -, i cristiani devono cercare di avere rapporti con i rappresentanti di altre religioni che hanno posizioni morali simili a quelle del cristianesimo. Nonostante tutte le loro differenze, le religioni tradizionali hanno la visione comune delle priorità dei valori eterni in rapporto ai valori passeggeri terreni".

OLTRE LE DIVERSITÀ. "Non è più una cosa ovvia che la carovana ecumenica vada avanti". Ecco perchè "dobbiamo desiderare insieme il movimento ancora più intensamente; e dobbiamo metterci d’accordo sulla sua direzione". Lo ha detto il vescovo WOLFANG HUBER, presidente del Consiglio della Chiesa Evangelica in Germania intervenendo al primo incontro plenario della Terza Assemblea ecumenica dedicato al tema dell’unità della Chiesa. Facendo riferimento al documento della Congregazione per la dottrina della fede, il vescovo evangelico ha detto: "Mi sembra che, come sempre, appesantisca l’ecumenismo se l’espressione "Chiese in senso proprio" diventa il pomo della discordia tra le Chiese". "Per le Chiese evangeliche - ha detto Huber - il rispetto per i fondamenti ecclesiologici di coloro che lottano per l’unità e la verità del Cristo è una regola fondamentale dell’ecumenismo". Da qui, una proposta: "Dobbiamo oggi vivere l’ecumenismo nella consapevolezza che le Chiese coinvolte hanno non solo una diversa ecclesiologia, come anche diverse comprensioni del ministero e dell’ordinazione, del rapporto tra Scrittura e Tradizione, del ruolo delle donne nell’ordine, ma hanno anche una diversa comprensione di ciò che significhi l’unità visibile".

L’UNICA CHIESA. "A radunarsi a Sibiu in questa nostra assemblea ecumenica é l’unica Chiesa del Signore. Anche se il percorso storico del movimento ecumenico appare faticoso e controverso, noi qui possiamo vivere una esperienza simile a quella del Monte Tabor" : lo ha detto il card. DIONIGI TETTAMANZI, arcivescovo di Milano, nella meditazione biblica mattutina della terza Assemblea ecumenica europea. "Il viaggio di chi cerca l’unità - ha aggiunto - è un esodo da se stessi" e "richiede il coraggio del dono di sé, di sapersi perdere per poi ritrovarsi nell’unica vera identità di ogni cristiano , che è il Cristo stesso che vive in lui. Non è etnica, né culturale,né confessionale l’identità profonda del cristiano. Essa è escatologica, perché in Cristo siamo già e non ancora figli di Dio". Il card. Tettamanzi ha poi ricordato che "senza lo Spirito e senza l’attesa la Chiesa è soltanto un’organizzazione religiosa di questo mondo, l’ecumenismo un’attività diplomatica alla ricerca di successi nelle relazioni bilaterali, l’unità la realizzazione in tempi differenti di un modello di Chiesa sociologicamente vincente".

L’EREDITÀ RELIGIOSA. "Salvaguardare l’eredità religiosa in Europa". Lo chiede RENÉ VAN DER LINDEN, presidente dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Parlando ai delegati dell’Assemblea a Sibiu, ha auspicato "un trattato internazionale per proteggere, sia in tempo di pace che di guerra, chiese, moschee, sinagoghe e altri siti che abbiano significato spirituale". Per van der Linden "la religione e le organizzazioni religiose nella società hanno un ruolo vitale. Attraverso il loro profondo rispetto per la dignità di ogni persona sono indispensabili per promuovere pace e giustizia nel mondo. Io credo - ha detto il presidente - che i politici debbano riconoscere tutto questo e rafforzare il ruolo delle Chiese e delle organizzazioni religiose nella società".

UNA MONACA. Una monaca domenicana in un monastero di buddismo zen in Giappone. L’esperienza è stata raccontata dalla protagonista, suor KATRIN AMELL, durante lo spazio dedicato alle testimonianze. Suor Katrin ha descritto la settimana trascorsa tra le monache buddiste giapponesi: dure e lunghe giornate che iniziavano alle 4 di mattina, continuavano con la recitazione dei sutra, la meditazione, il lavoro manuale, le lezioni, zazen e cerimonie, fino alle 9 di sera, nella più totale obbedienza alle superiori. "Le monache mi avevano aperto il loro spazio - ha raccontato - e io ero una di loro nella comunità, ma sempre me stessa nella mia identità cristiana. Apprezzavano che indossassi il mio abito domenicano e nessuno provava a fare di me una buddista". "Ho imparato molte cose da loro - ha aggiunto -, ad esempio l’esercizio di essere presenti nel qui ed ora. Questo rende la vita molto più ricca".

UN RINNOVATO VIGORE. "I cristiani hanno il dovere e la responsabilità di "sfruttare a pieno il meglio del patrimonio europeo e di guidare il continente verso un rinnovato vigore spirituale". Lo ha detto l’arcivescovo ANASTASIOS di Tirana e di tutta l’Albania. "Noi cristiani - ha detto l’arcivescovo ortodosso Anastasios - come figli della luce, siamo chiamati a diffondere tutti i colori della spettro della luce bianca: la luce della pace, con se stessi, con chi ci è accanto e con il mondo; la luce della giustizia, lottando per una società più giusta a livello locale, europeo e globale;la luce della verità, investigando la storia e analizzando la realtà; la luce della speranza per l’unità di tutti i popoli del continente, con le loro differenze riconciliate".

VERSO L’UNITÀ. "Sono rimasto molto colpito dalle parole ieri del card. Kasper. Dimostrano che anche nella chiesa cattolica c’è un dibattito acceso. È vero, ci sono divergenze e problemi ma l’unità sta entrando nell’inconscio europeo". Così il reverendo anglicano RICHARD CHARTRES, vescovo di Londra, ha risposto in conferenza stampa a margine della Terza Assemblea ecumenica europea ad un giornalista che gli chiedeva un parere sull’ultimo documento della Congregazione per la dottrina della fede. "L’ecumenismo - ha detto il vescovo - non si fa guardandosi l’un l’altro, ma guardando insieme nella stessa direzione". Riguardo alla testimonianza delle Chiese in Europa sui grandi temi etici, come eutanasia, vita, famiglia sui quali le Chiese hanno spesso visioni diverse, il vescovo ha detto: "In questo secolo, ci troviamo di fronte a sfide serie che chiedono una testimonianza forte" che può essere dato solo "condividendo la nostra comprensione dell’insegnamento di Cristo".

LA TRIPLICE EREDITÀ. Il contributo del cristianesimo e delle altre religioni è indispensabile a un’Europa intesa come Comunità di valori. Lo ha sostenuto, intervenendo ai lavori della Terza assemblea ecumenica, il presidente della Commissione europea MANUEL BARROSO. "La missione dell’Europa nel 21mo secolo - ha affermato - è quello di favorire lo sviluppo economico e sociale e raccogliere le sfide della mondializzazione, preservando l’identità dei popoli europei e rispettando le loro diversità". Ma, ha aggiunto, "l’Europa ha anche un senso: deve difendere e fare irradiare i valori ai quali sono attaccati gli europei, come la dignità umana, la libertà, la solidarietà, la tolleranza, la giustizia sociale e lo Stato di diritto". "Questi valori sono il cemento dell’unità europea" e vengono "da radici profonde, ereditate dai popoli e dalle culture che le hanno precedute. Si tratta di un’eredità tripla, che si esprime nella triade Atene, Roma e Gerusalemme, cioè la filosofia, il diritto e la religione; la triade della ragione, della legge e della morale, all’origine di questa che noi chiamiamo civilizzazione europea". In questa storia "il cristianesimo e le sue diverse confessioni sono stati una forza unificatrice".

BUONI RAPPORTI. Ci sono "buoni rapporti" con i vescovi della Chiesa greco-cattolica e in futuro si potranno risolvere anche i problemi relativi alle proprietà immobiliari. Ad affermarlo è l’arcivescovo NIFON di Tirgoviste (Romania), presidente dell’Aidrom, associazione ecumenica delle Chiese di Romania (ortodosse, luterana, armena ma non la cattolica). Spiegando ai giornalisti il perché di questa non appartenenza, l’arcivescovo ha ricordato che da anni nei paesi dell’est le Chiese stanno cercando di risolvere i problemi delle proprietà di immobili. Sulla questione "c’è un forte conflitto", generato anche sulla base di diverse interpretazioni del diritto canonico. Per cui - ha sottolineato l’arcivescovo - "i nostri malintesi non sono di tipo dottrinale ma di tipo patrimoniale". "Ci sono stati tanti tentativi per risolverli. Anche il governo di Romania è intervenuto. Ci incoraggia comunque il fatto che ci sono buoni rapporti con i vescovi della Chiesa greco-cattolica e sono convinto che si possano risolvere anche questi problemi".

UN PELLEGRINAGGIO ECUMENICO. "Sarebbe bello concludere l’assemblea con un gesto, un’iniziativa comune, come un pellegrinaggio ecumenico in Terra Santa, piantare alberi in un bosco, una giornata di silenzio": è la proposta e l’auspicio di mons. ALDO GIORDANO, intervistato a margine dell’Assemblea. "L’Assemblea è uno spazio per incontrarsi e per riflettere - dice al Sir mons. Giordano -. È un luogo ecumenico europeo. I delegati dovrebbero diventare moltiplicatori del messaggio dell’assemblea attraverso iniziative nei loro territori. Non immagino a breve scadenza un’altra assemblea come questa, ma centinaia di incontri attorno a queste persone che, rispetto alle assemblee di Basilea e Graz, ora sono divenute ’pensose’, sempre più consapevoli della sfida seria che abbiamo di fronte". Secondo mons. Giordano l’assemblea di Sibiu dimostra "un ecumenismo della maturità", contraddistinto da "un clima di grande serietà". Essere in Romania, a suo avviso, "ci fa percepire ancora meglio il problema Est-Ovest in Europa, la paura della modernità e dell’Occidente". Purtroppo, ammette, "a volte nel dialogo ecumenico si incontrano delle difficoltà perchè non sempre è il puro amore del Vangelo a guidarci. A volte siamo bloccati dalle nostre tradizioni, dalle eredità negative, dalla paura di perdere potere".

I FORUM. Dialogo interreligioso, sfida delle migrazioni ed Europa. Sono questi gli argomenti dei tre forum che in diversi punti della città di Sibiu hanno impegnato nel pomeriggio i 2.500 delegati alla Terza Assemblea ecumenica europea. Al Forum sulle religioni si è parlato su "come possono le religioni contribuire al futuro e a una nuova visione dell’Europa come continente basato sul rispetto reciproco, sulla riconciliazione e su una cooperazione giusta e pacifica". Si è invece svolto nella cattedrale evangelico-luterana di Sibiu il forum delle migrazioni che ha messo a confronto diverse esperienze su come i flussi migratori cambiano il volto delle Chiese in Europa. "Qui a Sibiu - ha detto ANNEMARIE DUPRé, responsabile del progetto "Essere Chiesa insieme" - si deve alzare un forte richiamo a tutte le Chiese a favore di tutti i migranti, indipendentemente dal loro credo". "siamo chiamati a testimoniare che è possibile e arricchente vivere,lavorare e pregare insieme appartenendo a differenti nazionalità, razza e cultura. La presenza di una delegazione di migranti cristiani da vari paesi europei è un segno di questa speranza". Infine, il Presidente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, RENé VAN DER LINDEN ha confidato ai giornalisti che c’è grande attesa al Consiglio d’Europa per la visita in ottobre del patriarca di Mosca Alessio II perchè "rappresenta - ha detto - un segnale importante che mostra lo spirito di collaborazione e cooperazione delle Chiese in Europa".

a cura di M.Chiara Biagioni
e
Patrizia Caiffa

inviate SIR a Sibiu

www.agenziasir.it

Venerdì, 07 settembre 2007