Ecumenismo
Il protestante De Clermont scrive su «L’Osservatore Romano»

di Agenzia NEV del 28-11-2007

Accelerazione e difficoltà dopo la terza Assemblea ecumenica europea


Roma (NEV), 28 novembre 2007 - Jean-Arnold De Clermont, pastore riformato e presidente della Conferenza delle chiese europee (KEK) - organismo che riunisce le chiese protestanti, anglicane e ortodosse del vecchio continente - dalla prima pagina de “L’Osservatore Romano” lancia una sfida e osa una "domanda radicale": perché non "cominciare a lavorare ad un’unica struttura ecumenica europea"? Nella sua riflessione intitolata "L’assemblea di Sibiu ha smentito lo stallo ecumenico", pubblicata sul quotidiano del papa alla vigilia del concistoro vaticano, De Clermont, dicendosi incoraggiato dai lavori della Terza Assemblea ecumenica europea (AEE3) - tenutasi a Sibiu dal 4 al 9 settembre e organizzata congiuntamente dalla KEK e dal Consiglio delle conferenze episcopali in Europa (CCEE) -, vedrebbe favorevolmente la creazione di una "piattaforma ecumenica comune", che, peraltro, corrisponde ad una "preoccupazione delle chiese a livello mondiale, come è emerso dalla recente riunione del ’Forum cristiano mondiale’ a Nairobi". Una tale piattaforma, secondo De Clermont, gioverebbe “non solo in termini di efficacia, ma anche per ritrovare una visione dell’ecumenismo a lungo termine”. Di fronte alla volontà di dialogare espressa dal "popolo ecumenico" riunito a Sibiu, De Clermont vede la possibilità di progressi non solo in ambito sociale, come la lotta alla povertà, l’accoglienza degli immigrati, la salvaguardia dell’ambiente, l’impegno per la pace, ma anche in campo teologico: “Penso in particolare alla seconda raccomandazione del messaggio finale, che invita a ’proseguire il dibattito sul riconoscimento reciproco del battesimo, tenendo conto degli importanti risultati raggiunti su questo argomento in diversi paesi’”.
Intanto il Comitato congiunto KEK-CCEE a febbraio 2008 si incontrerà a Londra nel tentativo di individuare una strategia non solo per mettere in pratica le raccomandazioni finali di Sibiu, ma anche per riflettere su come ottimizzare la collaborazione dei due organismi, informa De Clermont. La sua riflessione si conclude mettendo al centro i giovani, il cui entusiasmo e impegno a Sibiu sono stati "encomiabili": "Perché allora non immaginare di offrire ai giovani delle nostre chiese un’assemblea giovanile ecumenica europea, che potrebbe dare nuovo slancio all’ecumenismo del vecchio continente?".
L’idea piace alla pastora valdese Letizia Tomassone, vice presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) e coordinatrice della delegazione evangelica italiana alla AAE3. Tomassone tuttavia non ha nascosto il suo stupore per i toni irenici di De Clermont sull’"Osservatore Romano": "E’ vero che vanno rafforzate le reti dell’ecumenismo di base, e ripartire dai giovani può essere una strategia valida, ma non dimentichiamoci che a Sibiu abbiamo sperimentato una vera e propria sfiducia nel dialogo. Riteniamo che le chiese in quell’occasione non si siano staccate dalle solite posizioni, in particolare da parte cattolica era esplicito il non riconoscimento delle chiese della Riforma. La proposta di una struttura ecumenica europea è interessante, ma noi sappiamo che in Italia ci sono ancora molti ostacoli e non poca diffidenza riguardo alla costituzione di un Consiglio nazionale delle chiese cristiane". E, a proposito della questione di genere, ha aggiunto: "A quando il giusto spazio anche alle donne? Sono state totalmente eluse sia nei forum di discussione, sia nelle raccomandazioni del messaggio finale di Sibiu".



Giovedì, 29 novembre 2007