Ossezia
Rientrata a Ginevra la delegazione ecumenica che ha visitato la regione

“Aree fuori controllo e prive di aiuti umanitari”.


di Agenzia NEV del 17-9-2008

Roma (NEV), 17 settembre 2008 - Una missione difficile quella realizzata dal Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) e dalla Conferenza delle chiese europee (KEK) nell’Ossezia e a Mosca all’inizio di settembre: ad oltre un mese dal conflitto scoppiato nell’Ossezia del Sud il 7 agosto scorso - quando l’esercito georgiano è intervenuto per riprendere il controllo sull’enclave controllato da Mosca - le popolazioni civili sono ancora esposte alle operazioni militari, sono costrette ad abbandonare case e attività e, soprattutto, non beneficiano degli aiuti umanitari che pure sono stati inviati nella regione. In sintesi è questo il rapporto della delegazione del CEC e della KEK presentato alla stampa a Ginevra lo scorso 9 settembre.
Il giudizio appare particolarmente obiettivo ed autorevole perché espresso da una delegazione che al suo interno comprendeva esponenti delle chiese ortodosse europee che hanno un profondo radicamento sia in Russia che in Georgia.
A Mosca, incontrando il viceministro degli esteri russo Grigory Karasin, la delegazione aveva ricevuto assicurazione che l’esercito di Mosca “ha ricevuto rigidi istruzioni di fermare i saccheggi”. Ma nonostante le assicurazioni ancora oggi, a fronte dei 150.000 profughi prodotti dal conflitto, “dei 50.000 che non sono ancora rientrati - ha dichiarato Jonathan Frerichs, del CEC - circa la metà probabilmente non ha più una casa dove tornare”. Al tempo stesso “i governi non rispettano gli accordi tesi a garantire gli aiuti umanitari a coloro che sono rimasti intrappolati negli scontri: “E’ uno dei sei punti del piano di pace che non viene rispettato - ha sottolineato - ma che deve essere onorato”.
Oltre che denunciare l’emergenza umanitaria, la delegazione intende favorire un processo di dialogo e di riconciliazione tra le due comunità coinvolte nel conflitto ma unite dalla stessa appartenenza alla tradizione ortodossa. “Tra i numerosi cambiamenti intervenuti dalla caduta dell’Unione Sovietica - ha ancora aggiunto Frerichs - le chiese storiche di Russia e Georgia sono oggi tra le maggiori istituzioni all’interno delle rispettive società e costituiscono voci importanti a livello nazionale”.
La delegazione comprendeva anche il past. Jean-Arnold De Clermont, presidente della KEK; il vescovo metropolita ortodosso Nifon di Targoviste, della chiesa ortodossa rumena; il past. Lázló Lehel, in rappresentanza dell’agenzia umanitaria ACT (Action by Churches Together) e la past. Elenora Giddings del CEC.



Domenica, 21 settembre 2008