l'indagine conoscitiva dello storico Franco Molinari già ordinario di Storia Moderna e storia della chiesa dell'Università Cattolica di Brescia si fissa su
"I PECCATI DI MARTIN LUTERO"

a cura di Carlo Castellini

Triviale? Ubriacone? Bugiardo? Tracotante? Megalomane? Narcisista? Una calunnia: "pecca fortemente". I due pilastri della morale luterana. Al fuoco la casistica giuridica. (QUARTA PARTE).


“I PECCATI DI MARTIN LUTERO”, (QUARTA PARTE). INDAGINE STOPRICA DEL GRANDE STORIO FRANCO MOLINARI, GIA’ ORDINARIO DELLA CATTEDRA DI STORIA MODERNA E DI STORIA DELLA CHIESA PRESSO L’UNIVERSITA’ CATTOLICA DEL SACRO CUORE DI BRESCIA. A CURA DI CARLO CASTELLINI.
 
I PECCATI DI LUTERO. (QUARTA PARTE).
Proviamo a sottoporre al vaglio critico alcune delle gravi accuse che di solito vengono mosse a Lutero ed alla sua vita privata: per esempio la trivialità del linguaggio, l’ubriachezza, la falsità, la tracotanza, la megalomania.
UN MONACO AGOSTINIANO TRIVIALE MARTIN LUTERO?
L’animosità Lutero contro i suoi avversari, hanno notato per quanto grande, è però inferiore alla pittoresca crudezza delle espressioni contadinesche che rivolge loro. I monaci sono da lui definiti “le pulci del padre celeste”. La chiesa di Roma è chiamata “LA CORTIGIANA DI SATANA”; il Re d’Inghilterra è descritto come “PAZZO ESCREMENTO D’UN POROCO E D’UN ASINO, CHE VORREBBE UNGERE CON LO STERCO DELLA SUA PERSONA LA CORONA IN ONORE DEL MIO RE DEL CIELO……”.
Dunque Lutero non scherzo in fatto di invettive. Volendo, si potrebbe compilare un’antologia d’un incredibile violenza sullo stile di queste righe rivolte contro il cardinale ALBERTO DI MAGONZA:”VA’ BOIA DI CARDINALE, SCHIAVO BIRBANTE, TESTA PAZZA, RELIGIOSO CAPARBIO, VECCHIO UBRIACONE, VERME DELLA TERRA CHE LRODI CON LE TUE SOZZURE LA CAMERA DI SUA MAESTA’ IMPERIALE! POSSA LA TUA STANZA CADERTI ADDOSSO. MERITERESTI D’ESSERE STATO IMPICCATO GIA’ DIECI VOLTE A UNA FORXA ALTA COME TRE FORCHE ORDINARIE, FIGLIO DI CAINO!”.
Questo sfogo, di bile e di collera contro ALBERTO DI MAGONZA è EMBLEMATICO DEL Riformatore. Quel tale non era certo uno stinco di santo (risulta che detestava in modo irregolare tre diocesi e per non far torto ad alcuna le trascurava tutte, salvo poi interessarsi con cura di incamerare l’introito delle tasse). Ma che dire di questo Lutero dalla parolaccia facile e dalla trivialità abituale? Anche se in questo caso l’attacco era ben indirizzato, evidentemente lo stile pecca di virulenza.
Del resto anche un uomo garbato e mite come SAN TOMMASO MORO, martire della fede, a volte non andava per il sottile, tanto che ha aggredito LUTERO con inusitata violenza scrivendo:”Non ha sulla penna che calunnie, menzogne, doppiezza. Non coltiva nell’animo altro che veleno, invidia, tumore maligno. La sua testa non concepisce altro che sciocchezze, furori, follie. Non ha in bocca altro che latrine e sterco”.
Parole al di là del galateo ed espressioni pesanti si leggono in SAN GIROLAMO, SAN BERNARDINODA SIENA, IN DON MILANI. Anche la BIBBIA ha pagine scabrose, eppure è ispirata da Dio. Dunque, in Lutero, il parlare lubrico sarà un vero peccato, o va considerato semplicemente il modo di esprimersi dei contadini sassoni?
Oggi per di più si assiste ad una certa riabilitazione da parte della moderna psicologia: la coprolalia (ossia il parlare sporco)secondo il prof. FRANCO ANDREANI dell’università di Pavia, non sarebbe sintomo di psicopatia, a meno che si accompagni con tic nervosi e altre forme di involuzione…
 
MARTIN LUTERO ERA UN UBRIACONE?
Se Lutero no avesse amato la bottiglia di birra, non sarebbe stato un buon tedesco. Ma nessuno l’ha mai visto in stato di ebrezza.   Era solito vantasi di possedere una notevole resistenza al vino; usava un bicchierone con tre cerchi che aveva denominato COMANDAMENTI, CREDO, PATER, ED ERA SOLITO RIPETERE che arrivava fino al PATER., mentre i suoi amici al massimo non toccavano se non il CREDO. Ma non andò mai al di là dell’allegria.  
MARTIN LUTERO MONACO BUGIARDO?
Il problema della menzogna in Lutero è più complesso. Un suo avversario, il MUNTZER, lo qualifica addirittura come il dottor MENZOGNA, e scrive di Lutero:”Con il passare degli anni si accresce la follia arrogante del più ambizioso dei dottori, il dottor MENZOGNA, che senza alcuna mortificazione della sua vanagloria e della sua comodità si copre con la Santa Scrittura e l’adatta nella maniera più fraudolente”.
Questa testimonianza è intinta nel fiele dell’odio, e non è scritta con l’inchiostro della veracità Non merita credito. C’è però una pagina nera, ed la grossa bugia che l’ex monaco agostiniano pronunciò per la bigamia del DUCA FILIPPO D’ASSIA. Filippo in gioventù era stato costretto a sposare una donna che non amava. Passato al protestantesimo, ebbe in segreto da Lutero l’autorizzazione a impalmare la donna del suo cuore, giustificando la cosa con l’esempio della poligamia praticata dei patriarchi dell’ANTICO TESTAMENTO. Ma fu un segreto di PULCINELLA, e scoppiò uno scandalo clamoroso.
Davanti all’alzata di scudi dell’opinione pubblica, Lutero negò tutto e se la cavò con una vera e propria menzogna. Ma nella cerchia dei suoi amici commentò:”IL DIAVOLO FACCIA FARE UN BAGNO NEGLI ABISSI INFERNALI A CHI IN FUTURO VOGLIA PRATICARE LA BIGAMIA”!.
Questo deplorevole incidente di percorso è una rondine che non fa primavera. Una bugia isolata non configura l’immagine di un falsario. Anzi, talora, la sincerità di Lutero, rasentò la sfrontatezza.
MARTIN LUTERO MONACO TRACOTANTE?
Un caso di coraggio sfrontato e quasi criminale è costituito da un’altra pagina oscura di Lutero: il suo atteggiamento verso i rivoluzionari. La direttiva semplice e spietata, che diede ai principi, è questa:”BISOGNA UCCIDERE IL CANE IMPAZZITO”. Il cane impazzito era il movimento dei contadini, che in nome della libertà evangelica chiedevano di esser esonerati dai fardelli feudali, e di poter nominare i pastori della comunità.
 Lutero in un primo tempo appoggiò le loro pacifiche rivendicazioni. Ma quando in un secondo tempo le formazioni contadine, sotto la guida del profeta rivoluzionario THMAS MUNTZER, si trasformarono in orde di assassini e di ladri, egli scrisse che l’inferno si era svuotato e tutti i diavoli erano entrati nei contadini e l’arcidiavolo era il MUNTZER. Concludeva:”CHIUNQUE PUO’ FARLO COLPISCA, TRAFIGGA E UCCIDA IN PUBBLICO O IN SEGRETO, RICORDANDO CHE NULLA E’ COSI’ VELENOSO, DANNOSO E DIABOLICO COME UN RIBELLE”.
 L’invito ad uccidere il “CANE ARRABBIATO”, i principi non se lo fecero ripetere due volte. Le bande dei ribelli furono distrutte. MLUNTZER fu preso, torturato e giustiziato. i contadini per altri tre secoli rimasero “BUOI SENZA CORNA”.
MARTIN LUTERO MONACO MEGALOMANE? NARCISISTA?
La tesi è stata formulata con plastica efficacia da PADRE INNOCENZO COLOSIO (in realtà le sue citazioni sono impressionanti). Impressionanti ma non convincenti. LUTERO scrive:”Prima di me non si è conosciuto nulla. Sono certo che né un Santa’Agostino, né Sant’Ambrogio, che pure in queste materie sono grandissimi, mi stanno alla pari. Sono superbo in Dio sopra ogni misura, né la cedo di un dito agli angeli in cielo, né a Pietro, né a Paolo, né a cento imperatori, né a mille papi, né a tutto quanto il mondo. Ecco il mio motto: non cedo a nessuno”.
La citazione è impressionante dicevo, ma non è convincente. Questa pennellata è un documento di trascendente alterigia, oppure ammette altre interpretazioni? Il prof. HESNARD, lo specialista del narcisismo, sostiene che tale atteggiamento ammette una gamma infinita di sfumature, suscettibili di varia interpretazione, e non va confuso con la patologia. Sotto la penna di Lutero il paradosso è stile abituale. Guai a chilo prende alla lettera. Sarebbe come se interpretassimo materialmente il suo invito.:”PECCA FORTEMENTE E CREDI ANCORA PIU’ FORTEMENTE”. Non è mai onesto isolare una frase dal contesto.
Accanto alle espressioni di fierezza apparentemente tracotante è possibile racimolare nella vigna di Lutero, grappoli di straordinarie testimonianze di umiltà. Egli si paragona a un verme, si definisce una massa di infedeltà e di peccato, uno sconfitto. L’essenza della sua spiritualità è espressa dai due poli:la miseria radicale dell’uomo, e la misericordia amorosa di Dio.
La psicologia caratteristica del Riformatore è di sentirsi niente, un sacco vuoto, che non può stare ritto,, un peccatore incatenato alla concupiscenza. Ma è proprio dal fallimento che nasce la speranza. Scrive Lutero nel suo caratteristico modo immaginoso:Dio ci salva dannandoci. Quando un fulmine colpisce un albero e un uomo, produce due effetti allo stesso tempo, squarcia l’albero e uccide istantaneamente l’uomo. Ma anche volge verso il cielo la faccia del morto e perfino i rami secchi dell’albero. Noi cerchiamo di essere salvati. Ma Dio prima di salvarci ci condanna”.
UNA CALUNNIA:”PECCA FORTEMENTE!”.
Se ci salviamo non per le nostre opere ma per la grazia, a che scopo affaticarci nello sforzo morale? Rimaniamo dunque nel peccato, perché abbondi in noi la pura grazia e la longanime misericordia di Dio…Alcuni accusano Lutero di avere con simili idee sovvertito la morale, di avere spinto al peccato quando disse al piissimo e scrupoloso MELANTONE:”PECCA CON VIGORE, E CREDI ANCORA PIU’ FORTEMENTE”. (pecca fortiter et crede fortius). Questo invito era una licenza di caccia nella riserva del peccato?
Un’elementare regola di buon senso ci obbliga a inquadrare la frase nel contesto in cui fu pronunciata. Lutero la disse a MELANTONE che si crucciava per i peccati da lattante e non si dava pace per insignificanti colpe veniali. La formula paradossale “PECCA CON VIGORE E CREDI ANCOR PIU’ VIGOROSAMENTE”, Avrebbe indotto il moralissimo e timorosissimo MELANTONE non a infrangere i comandamenti, ma a fidarsi della bontà del Signore.
LUTERO ha composto due CATECHISMI, uno per gli adulti e l’altro per i bambini, che ritiene importantissimi (ha detto ripetute volte che era disposto a lasciar perire tutte le sue opere, fuorchè i CATECHISMI e LA RISPOSTA AD ERASMO). Ora, LUTERO dedica la prima parte dei suoi catechismi proprio al decalogo. E si mostra intransigente nell’esigere nell’esigere l’osservanza della legge. Scrive per esempio:”Non rubare: questo comandamento dovrebbe scrivere il mugnaio sul suo sacco, il fornaio sul pane, il calzolaio sulla forma da scarpe,, il sarto sul panno e il falegname sull’ascia”.
Se i più nobili sforzi dell’uomo fossero vuoti e inefficienti agli effetti della salvezza, perché sciupare energie nel compimento delle opere? Evidentemente LUTERO non la pensava così.
I DUE PILASTRI DELLA MORALE LUTERANA.
Due risultano i pilastri di sostegno della morale luterana: LA GRATITUDINE E L’IMITAZIONE DI CRISTO.  LA BUONA CONDOTTA è L’ESPRESSIONE GIOIOSA DELLA RICONOSCENZA PER IL CIBO E IL VESTITO, PER LA TERRA E IL SOLE, MA SOPRATTUTTO PER L’INESTIMABILE DONO DELLA REDENZIONE. Questo tipo di opera raggiunge il più alto grado di nobiltà morale, perché prescinde da ogni ricompensa, e si ispira al sentimento gentile della gratitudine.
Secondo motivo di sostegno della vita morale: L’Imitazione di Cristo. Il fariseo della parabola, pieno di sé come un uovo sodo, fa il pavone sacro ed allarga la coda delle sue benemerenze, ne trae motivo per disprezzare il pubblicano, e si costruisce un orgoglioso piedistallo di meriti. E’ contro la superbia delle opere farisaiche che LUTERO si scaglia. La moralità presuntuosa dell’ineccepibile fariseo che vuole mantenere immacolata la sua pagella, gli sembra peggiore dell’immoralità di un peccatore pentito. E a ragione. Il vero cristiano compie le opere di Cristo secondo l’esortazione di San Paolo:”Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù”. LUTERO commenta :”Quando Cristo era pienamente in forma di Dio ricco di tutto in modo da non aver bisogno di opere o sofferenze per essere salvato, non insuperbì, né pretese di esercitare il potere, ma la contrario si fece eguale agli altri uomini faticando, lavorando, soffrendo e morendo. Questo lo fece per servirci. Quando Dio per pura grazia e senza mio merito mi dà tali incommensurabili ricchezze, non farò io liberamente e allegramente di tutto cuore e spontaneamente tutto ciò che gli piace?Darò me stesso per il prossimo come se fosse Cristo, allo stesso modo che Cristo si è dato per me”.
Queste e altre raffinate espressioni di etica evangelica demoliscono il calunnioso cliché di LUTERO immoralista.
AL FUOCO LA CASISTICA GIURIDICA.
La bestia nera del RIFORMATORE è la casistica giuridica, ossia la smania di delimitare in modo pedante la sfera del lecito e dell’illecito. Per tale motivo egli bruciò sulla pubblica piazza di WITTEMBERG le leggi del Diritto Canonico,, insieme con la BOLLA DELL’ANTICRISTO (ossia il documento papale di scomunica). La moralità di Lutero si può sintetizzare nel noto aforisma di Sant’Agostino:”AMA, E FA’ QUEL CHE VUOI”.   La vita morale è la condotta che si addice al carattere indelebile di chi è unito a Cristo come la sposa allo sposo.E come non c’è bisogno di suggerire ai coniugi che si amano che cosa debbano fare e dirsi, così non c’è bisogno di nessuna regola per chi ama Cristo. Crolla il moralismo, e s’innalza salda la morale.
 
(FRANCO MOLINARI, GIA’ DOCENTE DI STORIA MODERNA E DI STORIA DELLA CHIESA PRESSO L’UNIVERSITA’ CATTOLICA DI BRESCIA, VIA TRISTE, 17).
A CURA DI CARLO CASTELLINI


Venerdì 08 Maggio,2009 Ore: 15:27