Dottrina sociale - Opinioni
L’esigenza umanistica

di Rosario Amico Roxas

Al di là delle rivendicazioni, l’inquietitudine dei popoli deboli nasconde, dunque, una esigenza umanistica di tipo creativo. Così inteso il segno dei tempi chiama in causa la Chiesa che di quella costruzione conosce il senso ultimo e il progetto originario.
L’intervento della Chiesa si articola in tre momenti tra loro complementari.
1) Il tipo di giudizio che la Chiesa deve esprimere sulla realtà in questo mondo. La denuncia contro la ricchezza iniqua dei pochi che si nutre della stessa disperazione dei molti, nei suoi termini immediati, un atto di giustizia, ma nel suo fine ultimo è un modo di lottare contro tutte le sperequazioni, giudicandole nelle manifestazioni più evidenti.
2) Vivendo ”in comunione con le migliori aspirazioni degli uomini e vedendole insoddisfatte, desidera aiutarli a raggiungere la loro piena fioritura e a questo fine offre loro ciò che possiede in proprio: una visione globale dell’uomo e dell’umanità”. E’ appunto la competenza profetica della Chiesa: la visione globale non scaturisce dalla cultura umana, bensì dalla Parola che è stata consegnata alla Chiesa, nella quale si dispiega per intero il destino dell’uomo.
3) La Chiesa ritiene di poter ottenere udienza da tutti gli uomini in quanto “esperta di umanità”, sia in virtù delle tradizioni culturali che nella Chiesa si assommano, che in virtù della sua collocazione nella partecipazione al travaglio umano.
Nell’ordine obiettivo la Chiesa accetta il confronto e fa appello alle coscienze, entra in quell’itinerario in cui tanto si sa progredire quanto si sa persuadere.

“Ciascuno esamini la sua coscienza che ha una voce nuova per la nostra epoca”
Purtroppo molte coscienze dimostrano, ancora, di avere una voce vecchia, per questo la Chiesa continua ad intervenire: per ricondurre tali voci a se stesse fino a renderli capaci di emettere la voce nuova e necessaria. Tutto il pontificato di Giovanni Paolo II è stato una predicazione continua, per portare negli angoli più noti o sperduti del pianeta la Parola della umana solidarietà.
Sono stati in molti a reagire con diffidenza alla lettera enciclica PP, altri sono arrivati alla ostilità, ma questo era nelle previsioni, o meglio, era nella natura intrinseca di un discorso mirato a trasformare il mondo. Quale forza obbligante può avere una lettera enciclica ?
La risposta può essere globale o parziale, o, addirittura, negativa; la forza obbligante corrisponde con la forza della coscienza; quale valore può avere distinguere la lettera nelle sue parti dottrinali, che sarebbero di fede, da quelle di carattere pratico, che sarebbero opinabili ? Il discorso di Paolo VI, che giunge dopo decenni di sviluppo del pensiero sociale della Chiesa, ha un valore unico e una sua interezza, va ascoltato nelle sue articolate argomentazioni e accolto nella misura della retta coscienza.
Per queste ragioni la PP è rivolta a tutti, anche a quelli che non credono nella infallibilità; nella PP, infatti, non ci sono argomentazioni che prevedono un certo tipo di certezza filosofica, è una sollecitazione

“…a tutti gli uomini e a tutti i popoli di assumersi le proprie responsabilità”;

questo è il severo monito e il sigillo delle argomentazioni dell’enciclica, che, anche per questo è un documento modernissimo e sempre attuale, perché porta i segni del Nuovo Umanesimo, che potremmo chiamare l’Umanesimo delle Responsabilità.
Se l’organo soggettivo della responsabilità è la coscienza, il suo valore oggettivo è l’uomo, la persona umana, nel cui primato credono concordemente cristiani e musulmani:

“Ridurre le disuguaglianze, combattere le discriminazioni, liberare l’uomo dalle sue servitù, per renderlo capace di divenire lui stesso l’attore responsabile del suo miglioramento materiale, del suo progresso materiale e dello svolgimento pieno del suo destino spirituale”

quale uomo di buona volontà potrebbe respingere un programma di questo genere; l’Islam, come abbiamo visto, indica l’itinerario dell’uomo come “sforzo per indirizzarsi a Dio” per diventare egli stesso testimone e rappresentante di Dio sulla terra.
Che altro sosteneva Marx quando nel Manifesto preconizzava una società in cui la libertà di ciascuno avrebbe dovuto essere effetto e condizione della libertà di tutti ? Certo nel determinare i contenuti e il fine di quelle libertà gli uomini tornano ad essere divisi. Ma se saranno concordi nell’obiettivo formale e sinceramente attenti alla condizione attuale dell’uomo, essi potranno facilmente rivedere e superare le diversità ideologiche e partecipare all’operoso dialogo centrato sulla libertà dell’uomo. Gli squilibri, ancora oggi, esistenti sono innanzitutto un delitto contro l’uomo, la sua dignità e le sue possibilità creative.
Non è difficile identificare i responsabili di tale delitto in quelle nazioni che vivono al di sopra delle loro reali possibilità sottraendo le materie prime ai popoli più deboli; si scatena, con l’egoismo, l’uso e l’abuso del potere, fino ad arrivare all’arroganza del potere che non guarda oltre il proprio utile immediato. La logica dell’uso della violenza è diventato un metro costante per sovrastare e dominare gli altri. L’enciclica PP li denuncia senza mezzi termini e li condanna severamente, ma questo atteggiamento nasce dalla passione per l’uomo e dalla fede nella solidarietà, per questo diventa un monito irresistibile, destinato, nel tempo, a cambiare il mondo. E’, infatti, la Storia che condanna, non la Chiesa, perché in intende assumere, quali oggetto dei propri programmi e come criterio di giudizio un’immagine ideale dell’uomo, ma l’immagine concreta dell’uomo nel suo sforzo di

“crescere in umanità, valere di più, essere di più”

Ritengo doveroso insistere su questo tema, in quanto la Chiesa non intende elaborare una dottrina sistematica sugli obiettivi della crescita umana, bensì prende posizione a favore della crescita globale, perché tale crescita contiene in sé il suo dover essere, come una legge naturale.

“Non è soltanto questo o quell’uomo, ma tutti gli uomini sono chiamati a tale sviluppo planetario. Le civiltà nascono, crescono e muoiono. Ma come le ondate dell’alta marea penetrano ciascuna un po’ più a fondo nell’arenile, così l’umanità avanza sul cammino della storia”.

L’approdo all’umanesimo plenario, che nell’individuo si attua in una scelta di un regno che è di questo mondo, per l’umanità diventa l’approdo progressivo dello slancio vitale verso una meta che non compare ma che esiste e resiste nell’intimo dell’animo umano.
Una siffatta dottrina del progresso è tale da essere accolta anche da non ne accetta l’esito teologale, purchè non resti sedotto e limitato dall’umanesimo esclusivo.
L’umanesimo esclusivo non è più nemmeno umanesimo: rinnegando la globalità finisce con l’agire contro la sostanza stessa dell’uomo. In un tale sfondo antropologico prendono rilievo immediatamente negativo sia gli assiomi dell’ateismo che le deviazioni etico-sociali dell’individualismo.
L’umanesimo plenario, in nome del quale l’enciclica fa le sue contestazioni e le sue proposte, non è ritagliato dalla concettualistica metafisica, è rilevato, con processo induttivo, dalle stesse linee fornite dalla scienza, dall’antropologia, dalla sociologia, dalla fenomenologia e dalla complessa esperienza umana.

“La crescita umana costituisce una sintesi di tutti i nostri doveri”

Questo piegarsi della fede alle esigenze di un’etica dell’immanenza è possibile solo perché la recente riflessione cristiana ha messo sufficientemente in luce la convergenza tra la religione e la vita umana e, quindi, il carattere intimamente teologale di ogni discorso sull’uomo.
Le ideologie contemporanee estranee alla tradizione umanistica, animate anche da risentimenti antireligiosi a causa del loro unilaterale interesse materiale per l’uomo, si sono ritrovate gomito a gomito con la sociologia del nuovo umanesimo della Chiesa, su un terreno dialettico dove mai avrebbero pensato di doverla incontrare.
E’ certo che anche le ideologie lontane dall’itinerario spirituale, hanno avuto la loro grande importanza, in quanto hanno focalizzato l’interesse per l’uomo, sia pure limitatamente ai valori materiali, sviluppando valori dell’intelletto e di vita morale, questa loro insistenza ha influito molto allo sviluppo del pensiero sociale della Chiesa, che finito con il riconoscersi in essi, fornendo una interpretazione più ampia e più globale.
Accettando la direzione antropocentrica della cultura moderna la Chiesa ha posto nuove premesse incredibilmente feconde per iniziare un nuovo cammino nella storia del mondo. Anche nella Costituzione Pastorale del Concilio Vaticano II “La Chiesa nel mondo contemporaneo” era presente l’esigenza di un dialogo costruttivi e realistico, solo che Paolo VI lo rese ancora più esplicito nella sua PP e Giovanni Paolo II ne fece una predicazione costante.

Rosario Amico Roxas(raroxas@tele2.it)



Lunedì, 10 dicembre 2007