Chi ha paura di Cristo-Uomo ?

di Rosario Amico Roxas

La figura di Cristo è impressa nel cuore dei fedeli, nel più intimo dei sentimenti.


Le religioni monoteiste non hanno mai messo in dubbio l’esistenza di Cristo, anche se con divergenti visioni.

Per l’Islam Gesù è nato da Maria Vergine, per intervento di Dio, è stato il più grande dei profeti, è in “intimità” con Dio, verrà a giudicare i vivi e i morti.

Solo per l’ebraismo, che pure non ne nega l’esistenza, le cose sono andate diversamente, ma temo di scadere nella polemica, per cui tralascio l’argomento.

Cristo visse fra gli uomini, predicò agli uomini, insegnò, portò la buona novella, stipulò la nuova alleanza, propose il Dio dell’Amore esorcizzando il Dio degli eserciti. La religione cristiana, per noi cattolici-cristiani, è calata dentro la figura di Cristo, che attira e affascina perché esalta, innanzitutto, l’umanità.

Il popolo della fede, quello che crede senza capire, ama Cristo e in Cristo ama l’uomo che ha patito quello che ogni uomo può patire, e ne trova consolazione, conforto; ama Cristo, Dio e uomo, per l’incommensurabile capacità di amare, di un amore che non attende di essere corrisposto, un amore che solo Dio sa elargire.

La moltiplicazione dei pani non può essere letta con una interpretazione letterale, bisogna guardare dentro le parole e i gesti, che anticipano le parole di Giovanni Paolo II, quando si domandò “come è possibile vivere una vita di fede quando non è possibile vivere ?”

Il pontefice era di ritorno da uno dei suoi pellegrinaggi nel mondo dei vinti, dei disperati, degli emarginati, ai quali portò una parola di conforto e di speranza, mentre si preparava a promulgare la “Centesimus Annus” con la quale condannava gli egoismi del mondo opulento.

Cristo vide quella folla che lo seguiva e ascoltava le sue parole, manifestando fede, ma anche Cristo dovette chiedersi “come è possibile vivere una vita di fede quando non è possibile vivere ?”

Sfamò quella moltitudine comprendendo bene come l’umanità, con i suoi limiti e le sue grandezze, ha le sue necessità.

Ora il pontefice Benedetto XVI ha sentito il bisogno di confermare l’esistenza di Cristo per esaltarne la divinità, con una esegesi della quale il popolo della fede non sentiva il bisogno e lo fa a pochi giorni dalla condanna che la Congregazione per la Dottrina della Fede ha comminato a P. Jon Sobrino, il teologo di San Salvador, sospeso dall’insegnamento di teologia, perchè accusato di privilegiare l’aspetto umano di Cristo, quell’aspetto umano tanto simile agli emarginati di cui si è sempre occupato P. Jon Sobrino.

La Congregazione per la dottrina della fede, già Sant’Uffizio, già Inquisizione, trascura, dimentica, non tiene in nessun conto che il Cristo sudamericano non è biondo con gli occhi azzurri; non è circondato dal lusso e dall’ostentazione di opulenza e di potere; non dibatte di teologia e dottrina; non conosce nemmeno il Diritto Canonico; è un Gesù lacero, mendico, negro, emigrante, emarginato, escluso, affamato, assetato, malato, straccione, pellegrino……..ma pieno e completo d’Amore.

Perché Cristo-uomo fa così paura ? Perché si vuole sminuire l’umanità che conforta, mettendo in primo piano la divinità, quando ciò che abbiamo appreso è frutto proprio della sua partecipazione ai dolori, alle speranze, al senso di giustizia e a tutti i valori che sono precipui dell’uomo ?

Amare Cristo uomo e Dio significa, per tutti gli uomini partecipare all’unica razza: la razza divina, rasa tale dalla partecipazione di Cristo, con la fede che supera qualunque esegesi.



“Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra,

perché hai tenuto nascoste queste cose

ai sapienti e agli intelligenti e

le hai rivelate ai piccoli. (Mt. 38,25)”



Lunedì, 22 ottobre 2007