L’enciclica di Benedetto XVI , pur appartenendo già alla storia della Chiesa non è destinata a "fare" la storia della
Chiesa. E teologica e, conseguentemente, non-popolare; destinata ai teologi e ai dotti non certo ai credenti. Da credente
che rifiuta la sua stessa cultura conquistata in anni di studio, quando si deve trattare di argomenti che coinvolgono il
soprannaturale, ho limpressione che il Pontefice abbia perso una eccellente occasione per rivolgersi al popolo della fede,
indirizzando la prima enciclica allindirizzo sbagliato. Alcune parti, quelle dedicate alla carità offrono un panorama
vecchio; sembra di tornare indietro al paternalismo medioevale la cui ultima espressione fu di Leone XIII, quando, due anni
prima di promulgare la Rerum Novarum in una udienza ai pellegrini francesi (in realtà ricchi possidenti e industriali) ebbe
a chiedere loro di avere per gli operai
"cuore e viscere di padre per coloro che si guadagnano il pane con il sudore della fronte";
questo paternalismo subì una inversione di rotta con la Rerum Novarum. Criticare, però, il marxismo sul problema della
carità, mi pare proprio un tornare indietro alle soglie del Medio Evo. Dice il Pontefice che il marxismo critica il
concetto di carità ritenendolo
"come parte del sistema del mantenimento dello status quo",
e questo concetto non merita certamente critiche, perché è necessario e indispensabile modificare strutturalmente il
concetto di carità, che può restare inalterato nel cuore dei singoli (e allora diventa elemosina), ma non può essere intesa
come metodo per cercare di risolvere i problemi dellimpoverimento. Rischiamo di cadere nel concetto aberrante di elemosina
misconoscendo che dal paternalismo si è passati allaffermazione di un dovere delle nazioni di sostenere le nazioni più
povere e, con Paolo VI e con Giovanni Paolo II al riconoscimento
del diritto dei poveri....
altro che promozione caritatevole. Paolo VI addirittura condannò legoismo dei popoli ricchi come
"peccato sociale".
Per approfondire largomento, che ritengo essere di prioritaria importanza in questo momento storico nel quale gli italiani
siamo chiamato a scegliere tra due metodi di vita opposti (capitalismo neo liberista da un lato e programma di sviluppo
economico equilibrato su base sociale), necessita trattare singoli punti, magari a breve scadenza, in modo da formare un
discorso unitario e completo. Navarro Valls ha commentato lenciclica dicendo di trovarla sulle orme del predecessore;
perfettamente daccordo sulla prima parte che è quella teologica dove il capo della Chiesa ha il diritto/dovere di dire la
sua; così non è nella seconda parte inerente il rapporto Chiesa/Stato. Per completezza di discorso necessita fare delle
premesse, prima di entrare nel vivo dellargomento; bisogna spazzare via i luoghi comuni che confondono le idee, perché il
concetto di "carità" merita un approccio diverso, come diverso deve essere lapproccio alla realtà delle classi più deboli
e bisognose.
Vedremo in seguito cosa dice la religione musulmana a proposito della "carità", considerata uno dei cinque pilastri della
fede, dove viene si anticipa di 14 secoli il concetto di "dovere" nel trattare lequa distribuzione dei beni.
Riproponendo la centralità delluomo nel farsi della storia, lenciclica Centesimus Annus identificò ben precise tematiche
che formarono lindice generale del messaggio pontificio. Ritengo opportuno trattare, brevemente, ciascun argomento in
maniera separata, lunità dellintero discorso si ricava dalla coerenza della trattazione che è, prevalentemente,
stimolante in ordine alla spiritualità, ma invita ad una LETTURA LAICA, in quanto non esclusivamente confessionale, bensì
cattolica nella pienezza del termine, cioè universale. Laicità non significa anti-clericalismo, ma la laicità non deve mai
trascurare una radice etica, altrimenti finirebbe con il prevalere lassurda logica del più forte. Letica non è
confessionale, è, piuttosto, la guida dellazione volontaria delluomo, in quanto soggetta alla legge assoluta del dovere.
In natura tutto accade seguendo leterna legge naturale; soltanto luomo, fornito di ragione autonoma, agisce nella
rappresentazione della legge. Di fronte alla ragione la legge avrebbe carattere oggettivo, obbligatorio e universale; ma
così non è. Se luomo fosse solamente ragione, obbedirebbe alla legge, la quale acquisirebbe anche un carattere soggettivo,
in quanto la ragione coinciderebbe con la volontà individuale.
Ma luomo non è solamente ragione, valutazione che bloccherebbe lintera umanità dentro gli angusti confini di un
illuminismo statico, luomo ha passioni, inclinazioni, esigenze, bisogni, impulsi, a volte, contrari alla ragione; per
questo motivo lesigenza oggettiva della legge razionale deve imporsi sulla volontà in forma imperativa, con un comando.
E lIMPERATIVO MORALE che rappresenta le azioni come oggettivamente necessarie, tali da realizzare il proprio fine in se
stessi senza alcune subordinazione ad altri fini. Limperativo morale postula la libertà del volere umano come capacità di
obbedire (o disobbedire) consapevolmente alla legge. Definito laspetto del dovere, necessita determinare in cosa consiste
il bene morale. Bene è ciò in cui si acquieta la volontà non trovando contraddizioni alle aspirazioni, ma per diventare
oggettivo tale Bene deve risultare in grado di soddisfare la volontà di tutti. La universalità del Bene contrasta con gli
individualismi, e ciò è valido sia a livello di singole persone che di gruppi, di nazioni, di popoli, di culture.
Letica si concretizza nella specificazione dei doveri che contrastano i diritti richiesti dalla volontà individuale.
Lequilibrio tra diritti e doveri alla luce della legge della ragione diventa il cardine sul quale ruota letica, il
principio ispiratore delle attività delluomo, che è, in natura, di pertinenza solamente delluomo, perchè dotato di
ragione, volontà, e di tutte quelle attività cerebrali che lo differenziano da tutti gli altri esseri viventi.
Attraverso letica luomo codifica le sue leggi, che non possono essere discriminanti tra i vari esseri umani, tutti
egualmente dotati di ragione e volontà, ma sempre rapportati al giusto equilibrio tra diritti e doveri. Il concetto di
legge inteso come rapporto diritti-doveri, fu particolarmente sentito alla fine della 1° guerra mondiale, quando lumanità
si sentì investita da una crisi generale che culminò con il crollo di Wall Stett nel 1929; si cercò, allora, di dare una
risposta a quelle crisi in termini economici, socio-politici e anche individuali.
Il problema si pose nella sua duplice interpretazione che parte da due aspetti interdipendenti fra di loro: laspetto
economico e laspetto politico. Il dibattito si animò intorno alle due principali tendenze economico-sociali, quella ad
indirizzo liberale e quella ad indirizzo socialista, da non confondersi con il marxismo. Si parlò anche di socialismo
cristiano e, certamente, sotto questo nome si può collocare una dottrina compatibile con il magistero sociale della Chiesa.
Sotto il profilo economico possiamo accettare la definizione di Elie Halévy, secondo il quale
"il socialismo consiste nel sostituire la libera iniziativa dei singoli individui con lazione concertata della
collettività nella produzione e nella ripartizione della ricchezza".
Così inteso il socialismo è direttamente opposto al liberalismo economico e certe soluzioni ispirate dal socialismo sono
talvolta utili, come la nazionalizzazione di talune industrie e le attività proiettate a lungo termine per la promozione di
uno sviluppo economico equilibrato in grado di programmare il miglioramento della qualità della vita in maniera omogenea a
tutta la popolazione senza privilegi per le classi più abbienti.
Ma lumanesimo socialista non è un umanesimo totalmente umano, manandogli il riferimento spirituale, pur riconoscendogli di
essere stato una valida protesta delle coscienze contro i mali che gridavano vendetta al cospetto delle stesse coscienze.
Il socialismo ebbe il grande merito di avere risvegliato il senso della giustizia e della dignità del lavoratore contro la
prepotenza del denaro che non perdona.
Il socialismo non è ateo per sua natura e sarebbe errato assimilarlo con il marxismo; ma esso misconosce la vera
personalità umana, in quanto affida la priorità alla produzione e al lavoro, incapace di comprendere altri valori più
spirituali trovandosi centralizzato sulluomo e chiuso ad orizzonti più ampi e più alti.
Laffermazione di Giovanni Paolo II .
"Comè possibile vivere una qualsiasi vita religiosa se non si è in grado di vivere"
pur accettando le esigenze di una elevazione della vita materiale come valore innegabile a tutti gli esseri umani,
interpreta tale elevazione come viatico per migliorare la vita spirituale. La grande attenzione del pensiero sociale della
Chiesa verso le esigenze dei popoli più disperati ha trasformato il magistero della Chiesa in scienza sociologica,
tralasciando anche la missione di proselitismo a vantaggio dellecumenismo globale.
Il cristiano del III millennio non può restare ancorato alla lettera dei dettami religiosi, deve reinterpretarli alla luce
di una diversa dinamica conoscitiva che spazia oltre luomo nella sua individualità per comprendere lintero umanesimo, che
non muta con il mutare delle culture, dei costumi, del colore della pelle o anche delle religioni.
La Constitutio Conciliaris Gaudium et Spes è esplicita nellaffermare lesigenza di equilibrata uguaglianza di diritti e
doveri fra tutti gli uomini, privilegiando così la centralità delluomo. Ma luomo non è unidea, è un essere esistente, un
animale ragionevole, politico, economico e anche religioso; luomo è qualcuno, non qualche cosa, è una persona.
Non è la natura umana nella sua astrattezza, ma sostanza reale, immagine concreta e visibile del solo Dio che lo ha creato,
pur restando, questo Dio, unico, indivisibile, invisibile e unico. E un ritornare al tema dellelemento terreno-celeste,
cioè delluomo mortale il cui valore è eterno. Lautonomia e la indipendenza delluomo non sono assimilabili a quelle di
altre specie viventi; si tratta della indipendenza propria dellessere spirituale e intelligente, che sa decidere del suo
destino.
Per questo luomo nella sua singola identità sente lesigenza di assimilarsi agli altri uomini, di civilizzarsi; questa
esigenza non è qualcosa di aggiunto alla natura umana, ma è qualcosa di insito in ogni uomo, con la stessa intensità per
tutti gli uomini; è una esigenza naturale ed essenziale che non può essere oggetto di discriminazioni. Ma luomo ha un polo
di grandezza insita nella sua natura e un polo di miseria data dalla sua vulnerabilità alle ansie del quotidiano,
dallegoismo del possesso, dallarroganza della forza, dalla volontà di imporsi sui suoi simili, al punto che
periodicamente viene sconfitto dal desiderio di sopprimere una parte della stessa umanità alla quale appartiene,
dimenticando che la vera natura delluomo è quella aperta e generosa, che reclama una comunità nella quale vivere e
perfezionarsi integralmente.
Legoismo e lavidità dei popoli ricchi, sempre protesi verso un maggior arricchimento a danno delle popolazioni più povere
è lelemento di contrasto che annulla ogni altro valore che identifica luomo, rendendolo privo di quella coscienza umana
che lo caratterizza e finisce con lassimilarlo alle altre specie viventi che vivono solo obbedendo alle leggi della
natura. (continua) Una doverosa e rispettosa critica va fatta al concetto di carità, così come viene esposta nellenciclica. Lipotesi di
condannare il concetto marxista di carità come valore atto a mantenere lo status quo è una ipotesi limitativa, perchè non
bisogna contenere il concetto di carità al modo, comodo ed economico, di tacitare le coscienza. La religione islamica ci
insegna molto in merito, anche se per comodità essa viene intesa "culturalmente inferiore" alla cultura neo-liberista e
pragmatica di questo Occidente, chiuso nellalveo del proprio egoismo. Lelemosina che non è, limitatamente, il gesto di
elargire un modesto contributo per la sopravvivenza a chi non dispone di nulla. Lelemosina islamica è molto simile al
concetto di carità cristiana, in quanto contiene in sé la solidarietà che si deve avere verso i propri simili più deboli e
più bisognosi.
Come la carità cristiana essa include sia "dar da mangiare agli affamati" che "vestire gli ignudi, dar da bere agli
assetati, ospitare i pellegrini (che si intreccia con il viaggio rituale alla Mecca), confortare gli infermi, sostenere i
più deboli".
Fin dai primi versetti del Corano lelemosina viene indicata come uno dei pilastri dellIslam; era chiamata "decima"
(zakat) ed era una elemosina obbligatoria, che veniva prelevata sul capitale, non sul reddito, veniva usato anche il
termine "sadaqat", ma in questo caso si faceva riferimento più alle entrate pubbliche, che alle elemosine.
Il radicale del termine zakat (zkt, semantema puro), di origine aramaica, è assimilato al concetto di purificazione,
infatti la decima, pagata nelle mani dei percettori incaricati a tal fine, rappresenta la purificazione dei beni, serve per
aiutare otto ben identificate categorie di persone:
"Le elemosine sono per i bisognosi, per i poveri, per quelli incaricati di raccoglierle, per quelli di cui bisogna
conquistarsi i cuori, per il riscatto degli schiavi, per quelli pesantemente indebitati, per la lotta sul sentiero di Dio,
per i viandanti. (Corano, IX, 60)
Alcune di queste categorie meritano un commento, per chiarire meglio di chi si tratta, come "..quelli incaricati di
raccoglierle", si tratta, chiaramente dello stipendio da elargire ai funzionari addetti alla riscossione delle imposte, per
cui siamo più nel campo delle entrate pubbliche (sadaqat), che non della elemosina. "Quelli di cui bisogna conquistarsi i
cuori" sono i neo convertiti, ai quali bisogna far sentire la solidarietà umana dellIslam. Cè poi la distinzione tra
"poveri" e "bisognosi", che non è casuale, infatti per bisognosi si intendono i musulmani, mentre i poveri sono i cittadini
non musulmani. Il riscatto degli schiavi è un punto fermo dellIslam, che, pur non condannando la schiavitù che esisteva da
secoli tra i popoli pre-islamici, tende alla loro progressiva liberazione e alleliminazione di questa condizione,
destinando una parte delle entrate dello Stato musulmano per la loro liberazione.
LOccidente americanizzato dovrà attendere la guerra civile americana tra Nord e Sud, cioè oltre 1.000 anni, per vedere
abolita questa ignominia. Nel termine zakah cè, letteralmente, lidea di purificazione.
E una tassa, unimposta che ha una funzione sociale, poiché essa è prima di tutto destinata direttamente al sostentamento
dei poveri, dei bisognosi, dei viaggiatori. Ha anche una funzione spirituale, quella di purificare i beni, gli averi, come
la preghiera purifica lo spirito ed il digiuno purifica il corpo. La zakah è quindi una tassa sociale purificatrice
attraverso la quale si purifica ciò che si possiede, proprio come si deve purificare se stessi attraverso un intenso lavoro
spirituale.
Che cosa esprime questa tassa? Da una parte che, anche quando si è con Dio, si deve restare coscienti di quello che Egli ci
dona e non dimenticare mai la relazione che abbiamo con lAltissimo nella gestione del nostro patrimonio. Non cè una
frattura tra le due sfere. E il senso di purificazione del quale parliamo. Esiste, certamente, anche una dimensione
orizzontale, comunitaria. E questa una prospettiva sempre presente nellislam. Io sono solo con Dio sapendo che Egli mi
dà, ma sono con la comunità sapendo che anchio devo dare.
Due cose si devono mettere in evidenza. La zakah è un incoraggiamento allinvestimento economico perché riguarda lintero
patrimonio di ciascuno. Bisogna dunque produrre ricchezza. Bisogna aggiungere inoltre che la zakah fa nascere e radica
nelluomo la coscienza di essere un membro molto solidale della società. Questa concezione, ben conosciuta in Europa, è un
elemento fondatore dello spazio sociale islamico: è il diritto del povero.
E scritto nel Corano che i credenti sono coloro che sono coscienti del:
" diritto per il povero ed il bisognoso"
che cè nei loro beni. La formula è chiara ed attribuisce: a colui che possiede, lesigenza di dare; al povero, la dignità
di ricevere e di rivendicare il suo diritto, e non di restare in attesa solo dellinclinazione caritatevole dei suoi
simili. Alla luce della trascendenza, la solidarietà si traduce in responsabilità e diritto, non nel valore della sola
bontà, commossa dalla mendicità di un suo simile. Questo può accadere ma rappresenta il margine della solidarietà e non il
principio.
Ritroviamo qui le dimensioni della verticalità esigente e dellorizzontalità rigorosa e sempre fraterna. Inizialmente i
concetti di elemosina e di entrate dello Stato si confondevano; man mano che la forma giuridica dello Stato prendeva forma
e ordine, i due aspetti tendevano a differenziarsi. Oggi lelemosina è un cardine della religione che nulla ha a che vedere
con le imposte, anche se i fruitori privilegiati delle entrate dello Stato sono sempre le fasce più deboli della
popolazione, stante il fatto che, nella programmazione dello sviluppo economico, gli stati arabo-islamici tendono sempre
verso uno sviluppo equilibrato, del quale possono fruire indistintamente tutti i cittadini. La stessa logica viene seguita
nella importazione di talune merci; malgrado il progressivo abbattimento dei dazi doganali, a seguito degli accordi GATT,
gli Stati arabi che maggiormente commerciano con lOccidente si sono riservati il diritto di applicare una "tassa di
consumo" che mira, prevalentemente, a impedire luso indiscriminato del superfluo; i superalcoolici sono tassati del 750%,
e non solamente per motivi religiosi, le pellicce e le auto di lusso del 100/150%, in questo modo coloro i quali hanno la
possibilità economica di utilizzare beni di lusso contribuiscono fortemente ad incrementare le entrate dello Stato, che
provvede a pianificare, verso lalto, il livello della qualità della vita dei suoi cittadini senza alcuna distinzione.
Negli Stati arabo-musulmani i redditi più elevati sono tassati in maniera progressiva (tasse dirette), mentre le tasse
indirette sono le più basse del mondo, perché si ritiene ingiusto che un ricco sia ugualmente tassato di un povero
nellacquisto dei beni indispensabili per i consumi di primo livello, quelli destinati alla sopravvivenza ed a un minimo di
qualità della vita.
A stimolare il legislatore verso queste scelte è il contenuto del Corano, ispirato alla solidarietà, specialmente rivolta
verso i meno fortunati. La decima, che è unentrata dello Stato, serve anche per il consolidamento della difesa dello Stato
stesso. Analizzando bene il contenuto di questo cardine della religione islamica, che coinvolge le strutture stesse dello
Stato, possiamo affermare che lIslam ha molto contribuito alla formazione di uno Stato sociale, dove la soddisfazione dei
bisogni primari è ritenuta come un diritto paritario di tutti i cittadini. LOccidente arriverà a riconoscere queste
esigenze solo dopo la rivoluzione francese (libertà, uguaglianza, fraternità), ma, più concretamente, solo dopo la
divulgazione, alla fine del 1800, dellEnciclica sociale di Leone XIII "Rerum Novarum", che trasferì le occasionali
elargizioni o generosità dal paternalismo medioevale alla categoria dei diritti inalienabili di tutti gli uomini.
Lelemosina nellIslam rappresenta, quindi, non solamente un atto di sostegno ai più bisognosi, ma acquista un significato
più ampio, è la solidarietà che ogni musulmano deve manifestare concretamente verso la propria umma.
Mercoledì, 03 ottobre 2007
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