Indice
Il pentecostalesimo con tutta probabilità è il più esteso fenomeno religioso manifestatosi in seno alla cristianità, sicuramente il più clamoroso del Novecento; insieme al movimento ecumenico e al concilio Vaticano II° sarà forse ricordato come fatto cruciale che ha caratterizzato il cristianesimo del XX Secolo. La multiversa origine e la multiforme affermazione raggiunta sono ancora lontane dallessere studiate nelle loro varie implicazioni; daltra parte, per molte ragioni, è un fenomeno ancora in svolgimento nonostante il secolo di storia che ormai ha alle spalle e i circa 500 milioni di persone che ispirano la propria vita religiosa ad una spiritualità di tipo pentecostale: un quarto dellintera cristianità. La definizione di questo fenomeno mondiale come "movimento pentecostale" non deve fuorviare circa la sua omogeneità; lespressione, infatti, sta ad indicare una pluralità di soggetti e di posizioni a volte molto distanti luno dallaltro per cui sarebbe più opportuno parlare di "movimenti pentecostali". Il pentecostalesimo, dunque, è un evento assurto a fenomeno; vale a dire che per "movimento pentecostale" si deve storicamente intendere un insieme difatti religiosi che allinizio del Novecento, maturando allinterno di una precisa tradizione spirituale ed unendosi a fattori socioculturali, diede vita ad un processo di lungo periodo e di vasta portata geografica che ha interessato tutto il mondo2. Tale inizio si ebbe in quelle aree geografiche dove il protestantesimo costituiva il riferimento della maggioranza della popolazione (America del nord ed Europa settentrionale) per poi estendersi quasi subito anche a paesi dove era predominante il cattolicesimo o lortodossia (Europa orientale e meridionale, America del sud ); di là, nel giro di pochi anni, arrivò nei cosiddetti paesi di missione (India, Cina, Oriente in genere e Africa). Il pentecostalesimo, quindi, nasce agli inizi del secolo e si propone ora come movimento di risveglio interno alle chiese (in area protestante), ora come movimento di riforma con forte taglio proselitistico (in area cattolica e ortodossa), ora come movimento dazione missionaria3. Aldilà, comunque, delle distinzioni interne la spiritualità pentecostale in genere si inserisce a pieno titolo nella linea centrale del cristianesimo; oltre al fatto di essere cristiani nel senso dei grandi dogmi della fede (trinità, divinità di Gesù Cristo) i pentecostali sono pienamente inseriti nellalveo della riforma protestante accettandone i principi fondamentali (centralità e autorità delle scritture bibliche, salvezza per sola grazia mediante la fede)4. Il suo immediato retroterra teologico è costituito dai grandi risvegli religiosi che hanno periodicamente attraversato il protestantesimo del XVIII e XIX secolo evidenziando lurgenza dellimpegno personale del credente e la necessità di una significativa esperienza di salvezza (conversione intesa come evento databile, santificazione come work inprogress della grazia divina)5. A ciò il pentecostalesimo aggiunge una specifica componente pneumocarismatica caratterizzata dalla fede nella guarigione divina, nella liberazione interiore (spesso intesa anche come liberazione esorcistica) operata da Dio attraverso la preghiera e lintercessione, nella profezia intesa come attività spirituale volta allesortazione e al discernimento che talvolta assume anche caratteristiche di chiaroveggenza6. Lesperienza centrale, però, della spiritualità pentecostale è il cosiddetto battesimo con lo Spirito Santo; questa espressione indica unesperienza comune a tutto il mondo pentecostale e ne costituisce il comune denominatore aldilà delle differenze interne7. Non è facile stabilire in cosa consista precisamente tale esperienza perché una riflessione chiarificatrice su di essa presupporrebbe più una metodologia teologica anziché storica; la difficoltà nasce anche dal fatto che nellautocomprensione pentecostale è difficile rinvenire formulazioni documentate che spieghino chiaramente il significato di questa esperienza. Lunico dato certo consiste nella connotazione fenomenica che laccompagna e che si concretizza in una manifestazione glossolalica considerata il segno per eccellenza del battesimo con lo Spirito santo8. Si tratta, insomma, di unesperienza spirituale alla luce della quale la fede cristiana assume una nuova prospettiva ed una nuova forza capace di rispondere in profondità alle esigenze interiori dellindividuo ed a collocarlo in modo nuovo anche rispetto alla società. Il credente possiede con essa un segno certo dellinabitazione dello Spirito e ciò vale a dargli nuova dignità, anzi in molti casi crea ex novo una dignità cancellata dallemarginazione sociale; tale esperienza quasi sempre è considerata necessaria per adempiere la propria missione di credente come testimone dellEvangelo. Ma sarebbe riduttivo pensare che il fenomeno sia confinabile e confinato allinterno di determinati strati sociali e impostare in questa prospettiva la ricerca delle cause relative alla sua origine9. Sul piano pratico tale esperienza è vissuta in modo problematico perché, non essendo supportata da unadeguata comprensione, si esaurisce in unacritica empiria che spesso assume una valenza discriminante verso chi non fa la stessa esperienza; questa dimensione della spiritualità pentecostale è da assumere come dato storico e, unendosi allincomprensione ed allimbarazzo delle chiese cristiane di più lunga tradizione tutte egualmente attraversate dal fenomeno pentecostale, ha creato molte difficoltà di relazione10. La dinamica di questa spiritualità, tuttavia, non ha seguito strade omogenee nei vari filoni del pentecostalesimo che spesso si sono sviluppati come compartimenti stagni maturando prospettive a volte marcatamente divergenti sul significato e sullimportanza da attribuire alle caratteristiche della propria esperienza; il pentecostalesimo italiano rappresenta, dunque, uno di questi filoni che per caratteristiche socioculturali si delinea con una sua specificità. Una valutazione del pentecostalesimo italiano deve tenere conto del rilievo internazionale che nel corso degli anni ha assunto in ragione di una diffusione che, essendosi realizzata lungo le vie dellemigrazione avvenuta allinizio del Novecento, ha contribuito per molti versi a mantenere vivo il senso dellidentità nazionale nei luoghi verso i quali essa conduceva caratterizzandolo come un fenomeno nel fenomeno di cui la configurazione assunta in Italia è solo unappendice; esiste, infatti, un pentecostalesimo italiano in Sud america (segnatamente in Brasile ed in Argentina) di gran lunga più numeroso e significativo di quello presente in Italia e ne esiste uno in Nordeuropa meno numeroso, ma con una sua caratterizzazione11. Uno degli artefici della diffusione del movimento pentecostale italiano fu Giuseppe Petrelli; la sua azione lo rese uno dei protagonisti delle origini, mentre per originalità e profondità di vedute nonché per la quantità di scritti prodotti è da considerare lunico pensatore che il movimento abbia avuto alle origini e non solo nella sua espressione italiana. Un approccio alla figura di Petrelli tesa ad illustrare le linee del SUO pensiero è esigenza avvertita da sempre in ambito pentecostale e non solo per la ricchezza dei temi, ma anche per la chiarificazione degli stessi oggetto di non poca controversia tra ammiratori e detrattori. Il giudizio contrapposto su Petrelli che ha costantemente diviso il mondo pentecostale trova la sua origine lontana nella divergenza di prospettiva del suo pensiero dalle comuni convinzioni dottrinali che si erano andate sedimentando nel tempo e risultavano fondate più su luoghi comuni che su una vera ricerca; una divergenza, questa, che costrinse Petrelli a contese inasprite oltremodo da quelli che dissentivano dalle sue posizioni imponendogli di sopportare per primo e da "padre" del movimento le conseguenze di una generalizzata quanto ingiustificata avversione a tutto ciò che sapeva di cultura. Ciò fece sì che già mentre era in vita si assumesse nei suoi confronti un atteggiamento bivalente: da una parte riconosciuto e riverito per la sua cultura, la sua sensibilità ed affabilità, dallaltra osteggiato e frainteso per unimpostazione di pensiero che richiede solo di essere correttamente contestualizzata per essere compresa; operazione non semplice, né breve per i molti titoli che compongono la sua produzione bibliografica e le scarse notizie biografiche. Nonostante il pensiero di Petrelli abbia sempre esercitato una larga influenza non esiste a tuttoggi alcun tentativo di bilancio che tenga conto delle fonti primarie e dirette; egli ha sempre esercitato un notevole fascino su molti dei suoi lettori una gran parte dei quali dichiara malvolentieri la propria simpatia per i suoi scritti temendo di essere considerati "petrelliani" e di cadere, quindi, nellostracismo che a suo tempo colpì lo stesso Petrelli. Purtroppo, come spesso accade, limprudenza dei discepoli ha portato molta acqua al mulino dei detrattori; taluni sono divenuti più "petrelliani" di Petrelli assumendo atteggiamenti che sono esattamente allopposto di quanto si può ricavare dal suo insegnamento se correttamente inteso, mentre altri "cultori" del suo pensiero credono di esserne divenuti gli unici custodi e depositari facendo della loro posizione un vanto per iniziati 12 A più di quarantanni dalla scomparsa i libri di Petrelli sono ancora tutti da studiare e il suo pensiero tutto da scoprire e da capire; costituiscono una provocazione lanciata al mondo pentecostale da uno dei suoi più lucidi e vigili figli, forse il più rappresentativo proprio perché il meno capito. Il contributo che con questo saggio si intende offrire per lo studio del pentecostalesimo italiano costituisce un primo bilancio relativo ai risultati ottenuti da una ricognizione degli scritti di Petrelli e dal tentativo di ricostruirne il contesto con unanalisi che privilegia la prospettiva interna al movimento; è fatica sulla quale bisognerà sicuramente tornare, ma da questo modesto approdo si spera di spiegare le vele per maggiori lidi. Lesplosione e laffermazione in area anglo-americana dei Movimenti Pentecostali è in linea con il fermento che aveva caratterizzato gli ambienti religiosi anglofoni e che aveva già trovato frequenti manifestazioni nei movimenti di risveglio del XVIII e IX secolo; il risveglio pentecostale, dunque, fu il prodotto di unattesa molto diffusa di rinnovamento allinterno del protestantesimo anglo-arnericano e ciò spiegherebbe ulteriormente la sua origine polidislocata 13. Daltra parte, il dato comune ai pentecostali (il battesimo con lo Spirito santo evidenziato dal parlare in altre lingue) nei suoi elementi costitutivi non si presentava come una novità sul piano teorico, né su quello pratico: non era nuova lespressione battesimo con lo Spirito santo, né rappresentava una novità il fenomeno glossolalico 14. La vera innovazione sarebbe piuttosto da identificare nel nesso indissolubile stabilito tra battesimo con lo Spirito santo e glossolalia e nellavere, quindi, considerato il fenomeno glossolalico come lunico segno dellesperienza denominata battesimo con lo Spirito santo" 15. Questa posizione dottrinale nella sua primordiale formulazione è attribuita a Charles F. Parham; il che per gli Stati Uniti porterebbe ad assegnare a lui la palma di padre della dottrina pentecostale per eccellenza16. Nato nel 1873 a Muscatine (Iowa) a 17 anni entrò nel Southwest College del Kansas per studiare medicina; a causa di drammatici eventi che interessarono la sua salute si risvegliò in lui linteresse religioso che lo portò ad abbandonare quegli studi per dedicarsi al ministero ecclesiastico. Nel 1892 aderì alla Chiesa Metodista e fu impiegato come pastore ausiliario di due chiese presso Lawrence (Kansas); ben presto fu conquistato dal Movimento di Santità che predicava lesperienza dell "intera santificazione" come una seconda benedizione. Nel 1896 sposò Sarah Thistlewaite aderente al Movimento di Santità e proveniente dal Movimento Quacchero; nel 1898 si trasferì a Topeka dove aprì la famosa casa Bethel nella quale istituì una scuola biblica. Fu lì che avvenne lo storico episodio della "ripetizione della pentecoste" 17. Questesperienza fu proposta come base di un nuovo "risveglio" e lo stesso Parhamn si fece promotore di missioni interne le più importanti delle quali furono quella di Eldorado Springs (Missouri) nel 1903 e quella di Houston (Texas) nel 190518; proprio qui fondò una nuova scuola biblica dove si recò a studiare Williarn J. Seymnour, un pastore nero che dopo alterne vicende e ancor prima di aver fatto lesperienza pentecostale si ritrovò a capo di un vasto movimento di risveglio a Los Angeles (California) dove istituì nellaprile del 1906 una missione multirazziale ad Azusa Street n. 312 e la condusse per tre anni circa fino al 190919. Ciò che accadde in quella missione gli guadagnò il nome di "Gerusalemme americana"; in realtà ci furono molti problemi a causa delle interferenze di varia natura che la missione subì e di fronte alle quali lo stesso Seyrnour sembrava impreparato tanto che scrisse a Parham pregandolo di andare a Los Angeles per dargli man forte a dipanare una matassa che si andava facendo parecchio ingarbugliata e che attirava critiche piuttosto aspre su ciò che avveniva nella missione. Parham e Seymour manifestarono idee molto divergenti sulla dinamica fenomenica di ciò che accadeva e per il resto della vita Parham espresse sempre forti dubbi sullautenticità pneumatica di ciò che era avvenuto nella missione; il risultato fu che essa si costituì come chiesa di colore indipendente 20. I discepoli di Parham e Seyrnour divulgarono il nuovo risveglio in tutti gli Stati Uniti; nel giro di pochissimi anni molti cominciarono a partire per i territori di oltremare, per il Sud America e molti emigrati dallEuropa che avevano fatto lesperienza pentecostale ritornarono nei loro paesi dorigine annunciando la "buona novella" 21. Tra quelli che fecero lesperienza pentecostale ad Azusa Street vi era Williarn H. Durham (1873-1912), un pastore di Chicago che ritornò nella sua città dove curava una chiesa chiamata "North Avenue Mission"; da lui prese le mosse la diffusione della novità pentecostale in tutto il Midwest americano e dalla sua chiesa ricevettero il messaggio pentecostale i leaders di quelle che più tardi saranno le Assemblee Pentecostali del Canada. La figura di Durharn è importante per le origini del movimento pentecostale per più di una ragione. Gli anni tra il 1906 eil 1914 furono caratterizzati da un aspro scontro sul versante dottrinale inerente la formulazione del concetto di santificazione come un "secondo lavoro" della grazia. Nei primissimi anni del risveglio i pentecostali avevano accettato unanimemente il punto di vista wesleyano che proponeva la santificazione come "seconda benedizione" che purifica dal "peccato innato"; essa preparava il credente a ricevere lo Spirito santo. Sia Parharn che Seymour sostanzialmente mantennero questo punto di vista; Durham, invece, introdusse un grosso elemento di novità sulla scia della tradizione battista. In una "convention" pentecostale del 1910 a Chicago negò che vi fosse un secondo lavoro della grazia; per lui lesperienza cristiana si componeva di due stadi solamente: la conversione e il battesimo con lo Spirito santo. Chiamò la sua dottrina "The Finished Work" intendendo che la giustificazione e la santificazione fossero tuttuno per i meriti di Cristo al Calvario 22. Per sanare il dissidio che ne era derivato nel dicembre dei 1913 fu convocata una "General Convection of Pentecostal Saints and Churches of God in Christ" che doveva essere il primo passo per creare unistituzione sovralocale delle chiese pentecostali fino a quel momento indipendenti luna dallaltra 23 nellaprile del 1914 a Hot Springs (Arkansas) ci fu lincontro e sebbene non fossero state adottate piattaforme dottrinali ufficiali tuttavia nel Preambolo e nella Risoluzione che dovevano sancire la Costituzione dellassociazione fu sostanzialmente acquisito il punto di vista di Durhamn. Fu in questa occasione che nacquero le Assemblies of God nonostante la mancata adesione di circa 300 pastori e predicatori che non vedevano di buon occhio la creazione di unaltra denominazione aprendo, così, un altro duro confronto allinterno del pentecostalesimo delle origini sul modello di organizzazione ecclesiastica 24. A ciò si aggiunse il fatto che le neonate Assemblies of God dovettero fare subito i conti con una grave scissione ad opera di John G. Scheppe e Frank J. Ewart che avviarono unequivoca discussione sul concetto di Trinità partendo dallassunto che il termine non era biblico e dando vita allala unitariana del pentecostalesimo 25. Molti pastori si fecero ribattezzare "nel nome di Gesù" (unica formula ritenuta valida); le Assemblies of God risposero con un Convegno generale nei 1916 durante il quale stabilirono definitivamente il loro credo trinitario e la distanza dal pensiero wesleyano in fatto di santificazione. Chi intese abbracciare il credo unitariano se ne distaccò dando vita ad altre formazioni ecclesiastiche 26. 1.2 Le fasi iniziali La figura di Durham risulta determinante anche per lorigine del movimento pentecostale italiano; infatti, la sua presenza e la sua opera a Chicago lo collegano direttamente con i pionieri del pentecostalesimo nostrano. Come si sa alla fine dellOttocento lItalia fu interessata da una grossa ondata di emigrazione che coinvolse anche molti evangelici i quali si trasferirono spesso in gruppi allestero, soprattutto negli Stati Uniti e in Sud America; provenendo un po da tutta Italia arrivavano nei paesi doltremare e davano vita a comunità molto coese e ferventi che si ingrandivano anche per lopera evangelistica che svolgevano a ritmo sostenuto. Negli Stati Uniti questo fenomeno portò alla costituzione, tra il 1901 e il 1921, di un centinaio di comunità evangeliche di lingua italiana che per la loro consistenza ebbero una notevole influenza; le prime ad essere fondate furono la chiesa battista di Buffalo (1890) e la chiesa presbiteriana di Chicago (1892)27. Proprio alle vicende di questa seconda comunità è legata la nascita dei movimento pentecostale italiano. Quando la chiesa di Chicago si costituì tra i suoi membri vi erano alcuni emigrati di Favale di Malvaro (Genova); inoltre vi era Luigi Francescon (1866-1964) un emigrante della provincia udinese arrivato negli Stati Uniti nel 1890 e lì divenuto evangelico. In questa chiesa Francescon di là a qualche anno cominciò a ricoprire ruoli ausiliari dellattività pastorale di cui era titolare il valdese Filippo Grill. Nel 1900 la comunità cominciò ad essere frequentata da un gruppo di persone provenienti dalla Toscana e divenute evangeliche a Chicago per mezzo dellazione evangelistica di Giuseppe P. Baretta il quale, a sua volta, era diventato evangelico in una chiesa metodista libera che evangelizzava attraverso riunioni domiciliari ed era contraria al pastorato ordinato e stipendiato. Questo gruppo di "toscani" (come vennero in seguito chiamati) era abituato ad una forma di culto nella quale si pregava spontaneamente e si praticava la "testimonianza" (cioè la narrazione spontanea di esperienze relative alla propria fede) che costituirà, poi, un elemento peculiare del culto pentecostale italiano e che il gruppo molto probabilmente aveva derivato da unanaloga pratica in voga presso le comunità metodiste libere. I "toscani" non chiesero d! essere ammessi come membri effettivi nella chiesa e questa circostanza insieme alla diversa concezione liturgica provocò nel 1903 labbandono in blocco del gruppo dopo che il consiglio di chiesa, approfittando dellassenza del pastore, aveva cercato di imporgli le idee ufficiali della comunità. Francescon era stato conquistato dalla spontaneità che caratterizzava la concezione liturgica del gruppo e continuò a mantenere il contatto con esso, anche perché lui e Baretta svolgevano la stessa professione e spesso capitava che si incontrassero; frattanto in lui ed in altri membri della chiesa era andata maturando la convinzione che il pedobattesimo (praticato dalla chiesa presbiteriana) non fosse conforme allinsegnamento neotestamentario ed optavano per il battesimo agli adulti 28. Francescon parlò di questa faccenda al Baretta il quale dopo qualche titubanza si fece battezzare da un americano appartenente alla Chiesa dei Fratelli e, quindi, battezzò a sua volta Francescon e i suoi amici. I due gruppi si fusero ed aprirono un altro locale di culto pubblico sulla Grand Avenue di Chicago che allepoca era il cuore del quartiere italiano della città. Lanno successivo (1904) in questa nuova piccola comunità divampò una discussione tra Francescon e gli altri membri di chiesa sul significato del riposo domenicale; per Francescon esso andava osservato in modo stretto secondo il modello ebraico del sabato, ma la maggioranza della comunità non condivise questa posizione e lui si allontanò dal gruppo incontrandosi con pochi altri e tenendo culti in forma privata. Tale situazione durò fino al 1907 quando entrò in contatto con la missione di Durham (tornato da pochissimo tempo da Los Angeles dove aveva partecipato agli eventi di Azusa Street) che si trovava sulla North Avenue; Francescon rimase conquistato anche dallesperienza pentecostale e si rimise in contatto con il gruppo che aveva lasciato inducendolo a frequentare le riunioni presiedute da Durham. Dopo pochi mesi lintera comunità avrebbe fatto lesperienza pentecostale divenendo la prima chiesa pentecostale di lingua italiana29. Una volta ricomposto il dissidio Francescon ritornò alla guida della chiesa di Grand Avenue e maturò la convinzione che il risveglio andasse esteso agli italiani emigrati e alla stessa madrepatria incoraggiato in ciò, a quanto sembra, dallo stesso Durham30 si ripeteva così uno schema di propagazione già collaudato negli anni precedenti e da quella chiesa, quindi, partirono negli anni immediatamente successivi le azioni missionarie tese a diffondere lesperienza pentecostale tra gli italiani. Francescon ed altri membri della sua chiesa si impegnarono a viaggiare negli Stati Uniti ed in Sud America (segnatamente in Brasile ed in Argentina) facendo leva spesso sui legami familiari che offrivano un valido appoggio logistico alle intraprese missionarie; nel giro di pochi anni nacquero decine di comunità pentecostali di lingua italiana 31. Da questa azione missionaria scaturirono i viaggi che ben presto recarono anche in Italia il messaggio pentecostale; come e quando questo sia avvenuto non è molto chiaro essendo tutti i riferimenti storici che abbiamo legati alla memoria orale e non supportati da documenti significativi tranne i ricordi autobiografici dei protagonisti. Bisogna, comunque, riconoscere che questa tradizione è abbastanza concorde nel fissare la data del primo approccio dellItalia con il pentecostalesimo nel 1908; nellaprile di quellanno, infatti, a breve distanza luna dallaltra quattro persone senza incarico ufficiale sarebbero venute dagli Stati Uniti per diffondere il verbo pentecostale nella madrepatria con scarsi risultati. La missione vera e propria sarebbe stata intrapresa alla fine dello stesso anno da Giacomo Lombardi (1862-1934) su incarico della chiesa di Chicago; questi, venuto in Italia, avrebbe tentato di diffondere la notizia pentecostale in ambiente evangelico, ma avendo incontrato forti resistenze avrebbe poi stretto contatti con singole persone disposte ad ascoltare il predicatore pentecostale. Proprio da queste amicizie sarebbe scaturito il primo gruppo pentecostale in Italia. Dal 1910 in avanti Lombardi ed altri componenti della chiesa di Chicago sarebbero venuti ripetutamente in Italia per fare la loro parte nella diffusione del messaggio pentecostale facendo affidamento soprattutto su parenti e conoscenti; questa azione missionaria portò ad una prima diffusione del pentecostalesimo in diverse regioni italiane tanto che un elenco in possesso del Ministero degli Interni risalente al 1929 segnalava la presenza di pentecostali in circa 150 località dItalia con non meno di 25 locali di culto aperti al pubblico 32, in questo elenco si precisava, tra laltro, che allinterno del movimento pentecostale già allora esistevano vari gruppi in contrasto tra di loro per motivi dottrinali. Su tali divergenze non si sa molto, ma è probabile che in Italia fossero sorte sulla scia delle notizie che arrivavano dagli Stati Uniti riguardanti le aspre polemiche che imperversavano nel movimento; non è immaginario pensare che tali divergenze fossero importate proprio attraverso i viaggi che i pionieri compivano. Come si è visto, infatti, negli Stati Uniti si discuteva animatamente sul rapporto tra salvezza e "battesimo con lo Spirito santo", sul rapporto tra questultimo e la glossolalia, sulla Trinità, sul modello di organizzazione ecclesiastica; non si può escludere, quindi, che gli echi di queste discussioni arrivassero anche nelle comunità di lingua italiana a da queste allItalia. In più le chiese pentecostali di lingua italiana negli Stati Uniti vi avevano aggiunto controversie originali come quella molto destabilizzante che riguardava linterpretazione di Atti 15:20,29. Proprio in relazione a tale questione fu convocato a Niagara Falls un incontro di tutte le chiese pentecostali di lingua italiana (30 aprile-1 maggio 1927); alcuni volevano unapplicazione globale dellingiunzione, mentre altri consideravano valida solo la parte riguardante la moralità. Il divieto riguardante l"astenersi dal sangue" dai più conservatori veniva inteso come obbligo di astenersi dai derivati commestibili del sangue animale; molti altri ritenevano, invece, che la norma fosse superata in virtù dellinsegnamento paolino di 1 Cor. 8:4 e 10:25. La polemica imperversò per anni e recò molto danno al movimento anche perché la questione era vissuta con notevole intensità data lestrazione prevalentemente rurale degli emigrati che componevano le comunità33. Questo convegno segnò in qualche modo una tappa storica nellevoluzione del pentecostalesimo italiano; da esso, infatti, si uscì con diversi risultati. Innanzitutto si tentava di dare unità dottrinale al movimento con un deciso orientamento ad escludendurn; a questo scopo fu elaborata una vera e propria confessione di fede che terminava con una nota inequivocabile: "Nelle adunanze che sattengono ai suddetti principi di fede, PORTE CHIUSE per tutti coloro che predicano o insegnano diversamente. 2. Giov. versetto l0"34. In secondo luogo si gettavano le basi per unembrionale assetto organizzativo che desse alle "Congregazioni Cristiane Pentecostali, inorganizzate" (come si chiamarono) la possibilità di riconoscersi in un cammino solidale su base strettamente congregazionalista. Quelli che non condivisero queste posizioni si organizzarono su base autonoma diventando più tardi il ramo italiano delle "Assemblies of God" 35. Le decisioni prese a Niagara Falls vennero ratificate in Italia circa un anno e mezzo dopo in un convegno organizzato appositamente a Roma nel 1928 (19-20 ottobre) alla presenza di Michele Palnia inviato dagli Stati Uniti 36. Nei convegno successivo tenuto a Roma nei 1929 (24-25 dicembre) e presieduto da Francescon in persona si prendeva anche posizione contro una dottrina che, riallacciandosi ad un dibattito piuttosto diffuso negli Stati Uniti sul rapporto tra battesimo con lo Spirito santo e salvezza, affermava che chi non era stato battezzato con lo Spirito santo alla maniera pentecostale non era salvato; in tal modo si intendeva porre le basi per una netta distinzione tra lazione rigeneratrice dello Spirito santo e lesperienza denominata "battesimo con lo Spirito santo". Questa posizione sarà poi ribadita in forma ancora più chiara; in sostanza si tentava di precisare che il battesimo con lo Spirito santo "accompagnato dalla glossolalia rimaneva esperienza decisiva per il credente pentecostale, ma non doveva dare adito a discriminazioni nei confronti di chi non faceva la stessa esperienza" 37. La questione era sorta circa quindici anni prima a causa di un grosso equivoco sul senso del "battesimo con lo Spirito santo" proprio nella chiesa di Chicago; infatti, Pietro Ottolini (che era uno dei fondatori della prima comunità pentecostale di lingua italiana) in accordo con gli altri anziani della chiesa insistette con una serie di sermoni sullimportanza dellesperienza pentecostale nella vita dei singoli e della chiesa (1914). A ciò fu spinto dallaver constatato che la comunità era cresciuta di numero, ma cominciava a trascurare la ricerca di questa esperienza. Sennonché le sue tesi provocarono reazioni molto vive da parte di alcune frange della chiesa e circa due anni dopo (1916) la maggior parte della dirigenza della chiesa prese le distanze da Ottolini. Il fatto che dopo alcuni anni la questione venisse affrontata ancora in Italia si spiega con il fatto che Ottolini aveva fatto alcuni viaggi in Italia dove probabilmente aveva diffuso le sue idee al riguardo; infatti, già una volta era stato inviato Giacomo Lombardi a chiarire la questione in Italia (1917) ed ora che si presentava loccasione di farlo in un convegno nazionale dovette sembrare opportuno ribadire le posizioni 38. Le divergenze dottrinali di cui parla la circolare del Ministero degli Interni del 1929 con tutta probabilità riguardavano proprio le questioni suddette; inoltre in entrambi i primi due convegni tenuti in italia si prende posizione contro persone ritenute pericolose per quanto andavano diffondendo 39. 1.3. I primi assestamenti Negli anni che vanno dal 1927 al 1935 le chiese pentecostali di lingua italiana mettono a punto una serie di questioni dottrinali sia in Italia che negli Stati Uniti e presumibilmente anche in Sud America. Qui e in Italia il pentecostalesimo andava assumendo una configurazione rigidamente anticlericale ed anticattolica; infatti, la diffusione prevalentemente rurale delle comunità pentecostali spesso cozzava contro antichi e mai superati pregiudizi della maggioranza cattolica sulla diversità religiosa. Limpianto chiaramente evangelico, inoltre, delle formulazioni dottrinali pentecostali non poteva che scontrarsi a volte in modo duro con aspetti della religiosità cattolica popolare ancora legati ad elementi paganeggianti di antichissima memoria quali si potevano rinvenire, ad esempio, nel culto dei santi e delle reliquie. I pentecostali tendevano ad interpretare la parte del divieto di Atti 15:29 riguardante le carni sacrificate agli idoli come divieto di mangiare ciò che veniva cucinato in occasione delle feste religiose patronali o dedicate alla venerazione dei santi in genere; questa convinzione diventava pressoché dogmatica se a queste feste si associavano tradizioni alimentari specifiche e ben presto si estese anche alle festività natalizie e pasquali 40. Il suddetto convegno dei 1929 si poneva come pietra miliare del pentecostalesimo in Italia per più di un aspetto; già da alcuni anni, infatti, la polizia fascista teneva sotto controllo i pentecostali e i rapporti inviati alla direzione generale non erano incoraggianti preludendo alla persecuzione che sarebbe stata poi attuata sistematicamente contro di essi41. Risultò abbastanza ingiustificato, pertanto, lottimismo con il quale in quel convegno fu accolta la legge del 24 giugno 1929 n. 1159 sui culti ammessi; si pensò che essa avrebbe garantito la libertà religiosa e si istruirono le pratiche per ottenere il primo decreto di riconoscimento ministeriale a favore del pastore della comunità di Roma, ma ben presto si dovette prendere atto del fatto che le cose stavano altrimenti: "Egli poteva, in forza di questo decreto, delegare conduttori o anziani in altre località d Italia, ma queste deleghe perdevano la loro efficacia quando, per una qualche ragione, quellunica nomina veniva revocata. Lopera in Italia, perciò, veniva ad avere una libertà religiosa sospesa al sottilissimo filo di un solo decreto di nomina a ministro di culto" 42. Tuttavia questo convegno pose le basi di quello che poi diventerà il più tormentoso problema del pentecostalesimo italiano per le sue implicazioni ecclesiologiche, cioè il rapporto con lo Stato43. Dopo quello del 1929 per quindici anni in Italia non si tennero più convegni e in questo periodo si allentarono anche i rapporti con gli Stati Uniti; proprio lì, però, tra le chiese pentecostali italiane accadevano fatti destinati ad avere ripercussioni anche in Italia. Nel 1932 a Filadelfia si affrontò la questione riguardante la posizione dei membri di chiesa provenienti da altre denominazioni riaffermando il principio del battesimo ai credenti (cioè rifiuto del pedobattesimo) e ritenendo inopportuno ribattezzare chi già aveva accettato di battezzarsi per immersione in altra chiesa anche se non pentecostale44. Nel 1933 a Chicago si stabilì che ogni chiesa dovesse avere un solo "anziano" (pastore) perché si era notato che dove vi era una sola persona alla guida di una comunità si evitavano i problemi legati a divergenze di prospettive. Negli anni 1939-40 maturarono alcuni eventi destinati ad avere notevole incidenza negli anni successivi; in un convegno del 1939, infatti, si tentò una riappacificazione tra le chiese che si erano separate in conseguenza delle decisioni assunte nel convegno di Niagara Falls del 1927. Questi tentativi vennero ripetuti anche in seguito, ma con scarsi risultati 45. Nello stesso anno si avviava un discorso organizzativo più incisivo in relazione alla necessità di gestire i fondi per lazione missionaria e per gestire la pubblicazione di un periodico ufficiale delle "Congregazioni Cristiane" (che nel frattempo avevano perso laggettivo italiane per il sempre più largo uso della lingua inglese da parte dei suoi membri, nonché, laggettivo inorganizzate) le quali poi presero ufficialmente il nome di "Chiese Cristiane del Nord America" 46 per tale ragione si decise di eleggere un comitato. Francescon non approvò il tipo di approccio organizzativo del movimento e si isolò limitandosi a condurre la chiesa di Chicago, mantenendo contatti con le chiese brasiliane e, dopo la guerra, con alcune di quelle in Italia 47. Qui in quegli anni il movimento pentecostale era alle prese con lirrigidimento nei propri confronti del governo fascista; lesile riconoscimento accordato al pastore della chiesa di Roma (1931), Ettore Strappaveccia, fu messo in questione pochi anni più tardi (il 9 aprile del 1935) con la famigerata circolare Buffarini Guidi la quale adottava un provvedimento considerato come il più grave atto di intolleranza religiosa che sia stato emanato in Italia dopo lunificazione della penisola 48. Questa circolare poneva a giustificazione della propria ordinanza motivi di carattere razziale prima che con le leggi fascistissime fossero approvate le leggi razziali contro gli Ebrei (1938); infatti, sosteneva che le chiese pentecostali svolgevano "pratiche religiose contrarie allordine sociale e nocive all integrità psichica e fisica della razza" 49. Con questo atto si aprì per i pentecostali un autentico periodo di persecuzione durato fino al l943 50; infatti, nel corso di quegli anni i provvedimenti antipentecostali furono reiterati in modo sempre più insistente e questa circolare provocò danni che andarono ben oltre il 1943 fin quando fu abolita nel 195551. La clandestinità a cui i pentecostali furono costretti in grande maggioranza aveva interrotto i rapporti tra le chiese, i contatti con lestero e la circolazione delle idee; le forme di coordinamento sperimentate alla fine degli anni Venti con i convegni vennero a mancare del tutto provocando un maggiore acuirsi delle divergenze che già si erano manifestate nei decenni precedenti. Tali divergenze erano destinate ad approfondirsi in parte a causa dellisolamento delle varie chiese che durante gli anni Trenta erano andate maturando prospettive prive di confronti e di verifica trasmesse, poi, anche alle chiese che nascevano dallopera evangelistica 52 in parte a causa di quanto andava accadendo negli Stati Uniti tra le chiese italiane e che non avrebbe mancato di incidere sul corso degli eventi anche in Italia. Dalla persecuzione il movimento in Italia uscì veramente inorganizzato 53; in quegli anni si accentuò e maturò una scissione destinata a consolidarsi dopo la guerra tra lala più conservatrice e quella più moderata ed aperta alle innovazioni sul piano istituzionale. Intorno a personaggi ritenuti di spicco come Domenico Zaccardi, Antonio Serlenga, Fiordisa Laudisa, Lao Martorelli ed altri si coagulò un certo numero di chiese (dette poi "zaccardiane") rigidamente congregazionaliste e chiuse ad ogni tipo di novità 54. Il dissenso dei "zaccardiani" ha significato qualcosa di più di "una triste pagina di storia" 55; aldilà degli elementi discutibili e retrivi della loro concezione della fede e della vita (pare che sostenessero anche una condizione celibataria degli anziani) essi sono la prova di una divergenza di prospettiva sulla concezione della chiesa che ha attraversato il pentecostalesimo italiano fin dalle origini 56. Così si arrivò al 3° convegno in Italia celebrato a Raffadali (Agrigento) dal 25 al 27 agosto del 1944; a questo convegno parteciparono solo le chiese della Sicilia a causa degli eventi bellici ancora in corso. In esso vengono ribadite le posizioni dei primi due convegni e si comincia a prendere atto, sia pure in tono esortativo, delle divisioni esistenti allinterno del movimento; inoltre si sancisce per la prima volta in modo chiaro che i conduttori di comunità avrebbero dovuto essere riconosciuti per imposizione delle mani da parte del collegio degli anziani sulla base delle attitudini vocazionali57. Da questo convegno emerse un assetto di tipo presbitero-congregazionalista come dimostrano le disposizioni in materia di organizzazione ecclesiastica e quelle relative ai problemi riguardanti la vita delle chiese locali; si manifestò, dunque, la tendenza a superare il congregazionalismo puro. Si recepisce, inoltre, la normativa emanata dal convegno di Filadelfia nel 1932 circa i membri di chiesa provenienti da altre denominazioni e si pone qualche freno al modo esagitato con cui spesso veniva esercitato il carisma del parlare in altre lingue (glossolalia)58. La novità più rilevante di questo convegno è sancita dal fatto che per la prima volta si prendeva posizione sullattività politica nel senso di una completa astensione da ogni forma di partecipazione attiva "perché è nostro dovere arguire il male, non in seno ai partiti, ma alla luce della parola di Dio"59. Il convegno successivo si tenne lanno seguente ancora a Raffadali dal 30 agosto al 2 settembre; ad esso parteciparono quasi tutte le chiese ad eccezione di alcune (verosimilmente zaccardiane) la cui mancata adesione fu severamente deplorata. In esso venne sancita la più completa autonomia delle chiese che ritrovavano nel solo convegno nazionale un momento di raccordo senza nessun grado intermedio di raggruppamento; non era prevista, insomma, alcuna forma di gerarchia assembleare. Queste affermazioni di principio furono probabilmente legate al fatto che la chiesa di Palermo aveva sollevato il problema organizzativo facendo porre allordine dei giorno largomento per avviare una riflessione sulla questione istituzionale; la reazione fu talmente vasta e decisa da parte di chi temeva un accentramento del controllo sulla vita delle chiese che i rappresentanti della chiesa di Palermo furono costretti a ritirare la proposta senza che fosse nemmeno discussa60. In questo convegno, inoltre, si ribadiva per lennesima volta lapplicazione letterale e globale delle disposizioni di Atti 15 a testimonianza di un problema mai risolto definitivamente. Elemento di autentica novità nelle discussioni di questo convegno è il dibattito riguardante il divorzio; è probabile che in Italia la questione sul divorzio fosse importata dagli Stati Uniti perché il convegno sospese qualsiasi deliberazione appellandosi al fatto che in Italia il problema non sussisteva in quanto la legislazione italiana non prevedeva la possibilità di divorzio. Oltre a ciò si sanciva lespulsione dalla chiesa per chi si fosse macchiato di immoralità e si richiamava ancora una volta lattenzione dei pastori al controllo sulle decisioni matrimoniali dei membri di chiesa per evitare matrimoni misti; inoltre si censuravano le esagerazioni nelluso delle facoltà carismatiche, mentre si prendeva decisamente posizione contro coloro che avevano lasciato il movimento per aderire ad altre denominazioni: in caso di ritorno era loro vietato attendere al ministero pastorale e venivano riammessi a patto che si fossero mantenuti moralmente sani61. In questo convegno viene stabilita anche uneccezione che, di fatto, conferma quella che fino a quel momento doveva essere stata una regola; infatti, si stabilisce che "considerando che la presidenza in casi eccezionali può cedersi ai non battezzati con lo Spirito Santo, si è deciso che gli stessi possono amministrare i servizi dellunzione dellolio, del battesimo e della Santa Cena" 62. Questa prassi di cui non si trova traccia nei pochi documenti esistenti doveva essere molto consolidata se si ritiene di dover ammettere qualche eccezione per necessità pratiche; nel ritenere questa procedura eccezionale, infatti, si affermava chiaramente che il riconoscimento dei ministri poteva avvenire solo per quelli che erano stati battezzati con lo Spirito santo alla maniera pentecostale (convinzione largamente diffusa ancora oggi). Ciò provocò un ulteriore irrigidimento nei confronti delle altre denominazioni evangeliche che portò ad adottare nei confronti dellautenticità del ministero pastorale svolto nel loro seno una riserva mentale mai confessata apertamente per motivi di diplomazia ecclesiastica, in tal modo si rovesciava la prospettiva del convegno del 1929 circa il senso del battesimo con lo Spirito santo quando se ne era discusso in relazione alla salvezza avviando una riflessione che non era stata ripresa né approfondita in seguito, ma che tendeva a ritenere lesperienza pentecostale proiettiva di senso circa lesperienza nello Spirito e non unesclusiva chiave daccesso a Quegli utilizzabile da pochi iniziati. 1.4 Da movimento a istituzione Nel convegno del 1946 tenuto a Roma dal 28 agosto al 1 settembre si gettarono le basi per lorganizzazione istituzionale di gran parte del movimento pentecostale in Italia; pare che fossero tre i fattori a spingere in questa direzione e a convincere anche i più indecisi ad avversi: la necessità di gestire una raccolta di collette intercomunitarie per gli aiuti da destinare ai bisognosi del dopoguerra; le notizie provenienti dagli Stati Uniti circa lavvio delle pratiche per il riconoscimento giuridico messo in essere dalle Chiese Cristiane del Nord America; la spinta governativa italiana legata alla promessa di riconoscimento giuridico qualora il movimento si fosse organizzato in modo da fornire un interlocutore istituzionale63. In questo convegno la rottura con i zaccardiani diventò irreparabile, tantè che vengono duramente biasimati per non aver partecipato nonostante linvito ufficiale e la perorazione fatta di persona da parte di personaggi di spicco64. Si ribadì, inoltre, la sospensione del giudizio in materia di divorzio e si stabilì un criterio per lesercizio femminile del ministero pastorale destinato a rimanere come punto di riferimento per quasi tutti i pentecostali; in sostanza alle donne si riconosceva ampia libertà di esercitare il ministero in tutte le sue forme, ma nel caso in cui in una chiesa vi era un chiaro e provato ministero maschile la donna doveva cedere il posto ed assumere una posizione secondaria e subordinata 65. Erano passati circa 40 anni da quando il pentecostalesimo aveva raggiunto lItalia; quello del 1946 era solo il 5° convegno, ma risultò decisivo per il futuro di tutto il movimento. Ad esso presenziarono alcuni esponenti di organizzazioni pentecostali estere quali Henry Ness (Assemblies of God), Herrnan A. Parli (chiese svizzere); inoltre era presente Nicolò Di Gregorio (chiesa di Chicago) stretto collaboratore di Francescon. Il preambolo del verbale del convegno sottolinea il fatto che "il loro intervento oltre che utile dal punto di vista pratico, è stato particolarmente significativo dal punto di vista morale, perché, con la loro presenza, abbiamo avuto implicitamente l adesione delle fratellanze numerosissime da loro rappresentate. Ci è stato possibile esprimere a viva voce il commosso ringraziamento delle fratellanze d Italia per quanto compiuto, dalla chiesa degli Stati Uniti e dalla Svizzera, per aiutare spiritualmente e materialmente i fratelli di questa nazione, sia informa privata e sia, soprattutto, attraverso il "comitato Missionario e Fondo di Pietà"66. In realtà il convegno non contemplò solo la festosità e la fraternità. Come già ricordato, nel convegno del 1945 la chiesa di Palermo aveva dovuto ritirare una proposta di ordine del giorno riguardante lassetto istituzionale del movimento in Italia per la decisa opposizione dei rappresentanti di quelle chiese che nel 1944 non avevano potuto partecipare al convegno per via degli eventi bellici non ancora sopiti; "di fronte a questo fatto appare almeno strano che soltanto a distanza di un anno e cioè nel convegno tenutosi a Roma nel 1946 la proposta venga presentata di nuovo e non più da coloro che erano stati costretti a ritirarla, ma proprio da coloro che lavevano respinta" 67. Nel giro di un anno la minoranza si era trasformata in maggioranza e le chiese pentecostali in Italia si avviavano su una strada che li portava ad abbandonare definitivamente il congregazionalismo delle origini; limprovviso cambiamento di prospettiva induce a pensare che vi fossero anche giochi ed interessi di vertice legati alle persone che nellimmediato dopoguerra erano assurte a rappresentanti del movimento. Non era un caso, quindi, che a quel convegno fossero presenti un rappresentante delle Assemblies of God nate più di trentanni prima ed un portavoce di Francescon: la partita che si giocava sul futuro dellassetto istituzionale delle chiese pentecostali in Italia era decisiva. Ci fu, infatti, un confronto diretto tra le due posizioni ed il rappresentante delle Assemblies of God ne uscì di gran lunga vincitore essendo dotato di una preparazione culturale e diplomatica (tra laltro dirigeva una scuola biblica) superiore alla media del convegno e contro la quale ben poco poterono le semplici e forse ingenue argomentazioni dellamico di Francescon. Alla nuova minoranza si dettero le più ampie assicurazioni circa il carattere puramente amministrativo del modello organizzativo proposto; si voleva cioè far credere che il tutto era finalizzato alla creazione di un ombrello giuridico sotto il quale tutti potevano alloccorrenza trovare riparo, "ma non si erano certamente previste le conseguenze" come nota un protagonista di quelle vicende 68. Quello del 1947 fu definito un "convegno importantissimo"; le Assemblies of God si apprestavano a raccogliere il frutto di quanto seminato perché il convegno svoltosi a Napoli dal 16 al 18 agosto sancì laffiliazione ad esse della grande maggioranza delle chiese pentecostali in Italia 69. Fu in questoccasione che si adottò il nome di Assemblee di Dio in Italia con il quale, nonostante tutta lindipendenza possibile, era chiaro che si importava un modello straniero di assetto ecclesiastico; infatti, furono subito gettate le basi per quella gerarchia di assemblee che poi costituirà lossatura delle future ADI con la costituzione dei Comitati di Zona e del Comitato Esecutivo. Nello stesso tempo si pensò a chiarire immediatamente che tutte le chiese in disaccordo con quanto si andava realizzando erano escluse dalla comunione con listituzione nascente aprendo la via alle ostracizzazioni del dissenso 70. I poteri e le funzioni degli organi ecclesiastici creati finiranno per mettere in discussione i capisaldi dellassetto ecclesiale delle chiese pentecostali in Italia nel giro di breve tempo giacché ad essi era riconosciuto un ampio grado di discrezionalità di intervento nella vita delle chiese; la precisazione che questi interventi dovevano essere fatti "senza turbare lordine e lautonomia delle chiese" rivela quanto forte dovesse essere la diffidenza nei confronti di ciò che si andava realizzando tanto da indurre ad usare una formula tranquillizzante71. Daltra parte, il carattere manifestamente autoritario che listituzione nascente andava assumendo non faceva fatica a palesarsi nelle disposizioni di questo importantissimo convegno: "L invio di circolari ai fedeli e alle chiese, intorno a qualsiasi argomento, deve essere autorizzato dal comitato Esecutivo per le circolari destinate a tutta lOpera, e dal Comitato di Zona per quelle destinate ad un gruppo di chiese comprese nella relativa zona. Coloro che, contro questo principio, diffonderanno arbitrariamente delle circolari, incorreranno nei provvedimenti che necessariamente dovranno essere presi, in armonia con la Parola di Dio, per preservare lintegrità e lordine delle chiese. Naturalmente saranno considerati violatori di questo anche coloro che cercheranno di diffondere tendenziose notizie a mezzo di normale corrispondenza inviata a più destinatari" 72. Con queste deliberazioni tese al controllo delle idee e delle informazioni persino quasi nella corrispondenza privata era chiaro lintento di accentramento ecclesiastico che si voleva imporre, ma tali restrizioni passarono quasi inosservate perché lattenzione di tutti, nonostante le diffidenze, era puntata sul problema del riconoscimento giuridico teso a garantire maggiore libertà religiosa; vi era, però, anche un altro elemento che distoglieva lattenzione dagli aspetti equivoci dellistituzionalizzazione: il fatto che per almeno dieci anni non si parlerà di porre ai vertici dellistituzione un presidente optando per una gestione collegiale coordinata da un segretario. Nei convegni successivi, infatti, ci fu una messa a punto di tutto limpianto organizzativo che continuava a non soddisfare molti diffidenti. In quello del 1949 tenuto a Roma dal 15 al 18 settembre vi fu unimportante aggiunta istituzionale; il Comitato esecutivo fu considerato solo organo amministrativo e rappresentativo per i rapporti con lo Stato. Al suo fianco si costituiva il Consiglio Generale delle Chiese con specifica funzione di soprintendenza e sorveglianza ecclesiastica73. Veniva, così, a cadere la promessa che il nuovo modello organizzativo avesse solo scopo amministrativo finalizzato al riconoscimento giuridico. La fretta con la quale era stato adottato tale modello e la noncuranza della tradizione ecclesiologica del movimento non mancarono di rivelare presto tutte le loro implicazioni; a ciò si aggiungeva uninconsapevole quanto deleteria azione diplomatica di convincimento per non urtare troppo la sensibilità congregazionalista della stragrande maggioranza delle chiese. Si ponevano così le basi di uninsanabile frattura nellambito del pentecostalesimo italiano perché appariva sempre più chiaro che la nuova istituzione voluta in realtà da pochi era fatta passare come una scelta della maggioranza giocando sui passaggi e strategie equivoche74. Sul piano istituzionale il più era fatto; nei dieci anni che seguirono vi furono solo aggiustamenti formali ed epurazioni interne volte a reprimere ogni forma di dissenso. Alla mancata adesione di alcune chiese fin dal 1947 si cominciarono ad aggiungere prese di posizione interne verso unistituzione che appariva sempre più imposta che condivisa; così nel 1951 vi fu un caso di espulsione per "ostilità" verso le ADI, mentre altre chiese che avevano mantenuto la loro posizione con la speranza di non vedere interamente cancellata lesperienza congregazionalista furono costrette a dar vita ad aggregazioni autonome perché ad un certo punto espulse dalle ADI. Nacquero, così, nel 1958 le Congregazioni Cristiane Pentecostali che riprendendo lantica denominazione intendevano esprimere la vera natura del dissenso75. In questo primo decennio del dopoguerra era già maturato il dissenso delle chiese della Valle del Sele che riconoscevano in Pasquale Albano (19 18-1972) la propria guida pastorale76 su altre chiese, invece, incerte sul proseguimento del cammino istituzionale si facevano forti pressioni77. Oltre alla questione degli assetti ecclesiastici, però, in questi anni venivano puntualizzate anche alcune convinzioni di carattere dottrinale. Sul battesimo si interviene ancora nel 1948 precisando che "il Convegno ha richiamato lattenzione di tutti i conduttori sul fatto che bisogna amministrare il battesimo soltanto a coloro che hanno chiaramente manifestato di avere realizzato la nuova nascita"; nel 1951 si precisa che "i neofiti che si recano in altra località per ricevere il battesimo possono compiere ciò solo in armonia con il pastore della propria chiesa e cercando autorizzazione a firma dello stesso"78. A proposito del matrimonio nel 1949 si chiariva che "in riferimento alle deliberazioni dei Convegni 1929 e 1945, il convegno ha riesaminato lintera questione ed ha confermato quanto segue: 1) i matrimoni e i fidanzamenti devono essere conclusi tra fedeli appartenenti regolarmente alla chiesa e che abbiano già ubbidito al battesimo dellacqua, 2) ogni cosa devessere compiuta nellordine e nella semplicità cristiana, in conformità alla disciplina della chiesa; 3,) tutti coloro che violeranno le sane regole vigenti nella chiesa, porteranno le conseguenze delle loro trasgressioni, e coloro che, sia pure in vista di una regolarizzazione locale, si uniranno illecitamente, saranno espulsi dalla chiesa"79. Attenzione particolare in questi anni è dedicata anche alla liturgia e alla celebrazione della Cena dei Signore; nei confronti della prima vi è la premura di salvaguardare la "guida dello Spirito Santo" in contrapposizione alla formalità liturgica e agli schemi cultuali senza però che venga chiarito in che senso sia da intendere la guida dello Spirito. In relazione alla Cena si chiarisce che "gli elementi della Santa Cena possono essere somministrati a tutti i membri in comunione con la chiesa, affidando a ciascuno la propria responsabilità nei confronti dellEterno"; dove si può cogliere unevidente proiezione ad escludendum del concetto di comunione80. Alla fine degli anni Cinquanta, dunque, lassetto generale del pentecostalesimo in Italia contempla almeno cinque componenti; la più numerosa era raggruppata nelle Assemblee di Dio in Italia che con decreto del Presidente della Repubblica del 5 dicembre 1959 n. 1349 raggiungeva il tanto agognato riconoscimento giuridico ergendosi ad Ente Morale. Seguivano le Congregazioni Cristiane Pentecostali raggruppate soprattutto nella Sicilia sud-orientale, le comunità zaccardiane, quelle della Valle del Sele, le comunità indipendenti ed isolate di ispirazione congregazionalista. La stragrande maggioranza di questi raggruppamenti avevano via via nel tempo rifiutato di farsi integrare nelle ADI, ma solo le Congregazioni siciliane e, in misura minore, le chiese della Valle del Sele avevano dato vita ad un polo aggregativo che si ponesse come autentica alternativa alle ADI relativamente allassetto istituzionale8 . Nonostante lesiguo numero iniziale delle comunità aderenti le Congregazioni Pentecostali si ritrovavano il 23 gennaio 1958 a Vittoria (Ragusa) con lintento di ricostituire le forme comunionali delle origini accettando come base del loro assetto la confessione di fede sancita a Niagara Falls nel 192782. Il loro punto di riferimento, dunque, rimaneva la chiesa di Chicago e il suo conduttore Luigi Francescon, optando per un sistema collegiale del pastorato sia allinterno delle singole chiese che negli incontri sovralocali83, Alla stessa linea si ispiravano le chiese zaccardiane anche se caratterizzate da unavversione irriducibile ad ogni forma di collegamento (se non quello garantito dai capi storici) e da una concezione assai retriva dei rapporti interpersonali e sociali, tantè che furono indicati dalle altre componenti pentecostali con il nomignolo di "santissimi". Le chiese della Valle del Sele, invece, si rifacevano dichiaratamente al pensiero di Giuseppe Petrelli filtrato da discepoli e divulgatori che spesso ne diffondevano in modo impreciso o errato le idee84, 2. La vita, le opere, la formazione Giuseppe Petrelli nacque a Noepoli in Basilicata il 27 dicembre 1876 da Pasquale ed Egidia Santomartino85. Entrambi i genitori appartenevano a famiglie benestanti. Il padre era un proprietario terriero discendente da una famiglia presente sul territorio da circa tre secoli e nella quale non erano mancate persone che avevano intrapreso la carriera ecclesiastica; la madre proveniva da Chiaromonte, un centro vicino a Noepoli, da una ricca famiglia che vantava tra i suoi membri anche un deputato al Parlamento dellItalia unita86. I suoi genitori ebbero quattro figli: tre maschi e una femmina; Giuseppe era il minore dei tre maschi. Non ebbe una vita felice; la sua infanzia fu caratterizzata da una costituzione fisica sempre gracile e cagionevole che lo accompagnò per tutta la vita, intorno ai dieci anni fu colpito da malaria e si trovò in fin di vita; poco dopo perse la madre (1888)87. A 17 anni, dopo aver compiuto gli studi superiori con molta probabilità nel collegio di Rossano Calabro, iniziò a studiare giurisprudenza a Napoli; durante gli studi universitari si sposò una prima volta (1895), ma lanno successivo la moglie, Lucia Pitrelli, morì dando alla luce il primo figlio che non sopravvisse88. Probabilmente fu durante il soggiorno a Napoli che avviò una prestigiosa collaborazione con il Corriere di Napoli diretto da Edoardo Scarfoglio e sul quale scrivevano personaggi come Matilde Serao, Gabriele DAnnunzio, Salvatore Di Giacomo, Ruggero Bonghi e Benedetto Croce89. La sua cerchia familiare di linea paterna viveva con partecipazione le vicende politiche del tempo (il fratello maggiore, Giovambattista, era iscritto alla massoneria), mentre in quella di linea materna si respirava aria di profonda pietà religiosa; la madre aveva fatto voto di avviarlo al ministero ecclesiastico se la Provvidenza lo avesse aiutato data la sua salute malferma e ciò fece sì che la vocazione religiosa avesse un notevole peso nelle scelte della sua vita90. Alla fine del 1899 si sposò una seconda volta con Isabella Panzardi; nel frattempo si era laureato avviando una brillante carriera di avvocato con ottime prospettive professionali. Il 3 o il 17 settembre del 1905 Petrelli accettò il battesimo per immersione nella chiesa battista di via Foria a Napoli dove era pastore Nicolao Papengouth91 qualche tempo prima aveva abbracciato la fede evangelica come dimostrano chiaramente alcune sue notazioni autobiografiche92. Subito dopo il battesimo partì per gli Stati Uniti avvertendo fortemente la convinzione di essere stato chiamato da Dio a predicare lEvangelo, per la qual cosa abbandonò la sua professione che ormai gli sembrava inconciliabile con la nuova prospettiva di vita che andava maturando; era convinto, infatti, che negli U.S.A. avrebbe trovato una più larga e libera opportunità per il lavoro evangelistico tra i suoi connazionali rispetto allItalia anche se intimamente coltivava il desiderio di svolgere il suo ministero nella madrepatria. Il che non avvenne mai93. Nel gennaio del 1906, dopo pochi mesi il suo arrivo a New York, ebbe un incarico pastorale presso la Temple Mission una delle più antiche ed importanti chiese battiste italiane94 nello stesso tempo curava anche unaltra missione newyorchese sulla Second Avenue. Nel 1907 Petrelli fu presentato alla nona assemblea dellAssociazione Missionaria Battista Italiana tenuta fra il 3 e il 5 settembre e la sera del 4 tenne una conferenza sul tema: "Perché siamo protestanti"; nel maggio del 1908 fu invitato a presentarsi davanti al Consiglio Permanente delle chiese battiste suscitando una profonda impressione su quelli che lo ascoltavano per la serietà e la chiarezza con la quale espose la sua esperienza di fede e le sue posizioni dottrinali. Così il 18 giugno dello stesso anno presso il "Mariners TempIe" di New York fu nominato ufficialmente ministro95. Tra le chiese battiste trascorse più di dieci anni ricoprendo varie cariche come insegnante e come pastore. Intanto la salute malferma faceva sentire il suo peso; allinizio del 1911 fu colpito da paralisi dalla quale si riebbe in modo che lui sempre giudicò miracoloso e lo stesso accadde tra il 1916-17 per una perniciosa bronchite96. Nel 1916 lo ritroviamo presidente della Associazione Battista Italiana di cui presiede lincontro tenuto ad Hartford (Connecticut)97 ma aveva già avuto modo di accostarsi al movimento pentecostale da qualche anno98. Nel movimento pentecostale rimase il resto della vita senza mai assumere incarichi pastorali, offrendo il suo servizio alle molte comunità che andavano sorgendo negli Stati Uniti e nel Canada. Dopo ladesione al movimento cominciò a lavorare anche come missionario; andò per la prima volta in Argentina nel 1919 e quindi si recò anche in Brasile (l920-21)99. Dalla seconda moglie aveva avuto due figlie in America; le perse entrambe (una di loro morì nel 1930). Ai molti impegni come ministro itinerante Petrelli associò verso la fine degli anni Trenta regolari corsi biblici settimanali a Belleville e a Jersey City, cosa che fece per circa ventanni. Nel marzo del 1947 morì la moglie Isabella; rimasto solo vendette tutto quello che aveva e si trasferì in casa del pastore della locale chiesa pentecostale Giuseppe Grinelli. A Belleville si spense il 13 febbraio 1957100. La fama già vasta conseguita mentre era in vita ebbe un riscontro nella notevole partecipazione ai funerali e nei tanti messaggi di cordoglio arrivati alla famiglia del pastore Grinelli da parte di persone che ne avevano solo letto gli scritti101. In Italia il pensiero di Petrelli è affidato a ventotto volumi a stampa che affrontano vari temi e alla raccolta in quattro volumi degli Annuali de Il Regno di Dio, il periodico fondato nel 1948 da Aida Chauvie ed alimentato con gli scritti di Petrelli fino allanno della sua morte102 . Alcune opere sono state tradotte dallinglese e perciò è certo che Petrelli ha scritto anche in tale lingua. I suoi libri furono diffusi in tutto il mondo pentecostale e furono apprezzati anche fuori dallo specifico ambito denominazionale perché ritenuti quasi dei classici della letteratura cristiana di taglio carismatico. Bisogna inoltre aggiungere che oltre al periodico italiano nato sotto i suoi auspici ne aveva fondato e diretto uno anche negli Stati Uniti, a Bristol in Pennsylvania Il Re ed il Regno (1929-31); originariamente questo periodico era pubblicato solo in italiano, in seguito anche in inglese. Questultimo usciva con cadenza trimestrale, mentre Il Regno di Dio usciva con cadenza mensile e la sua pubblicazione durò dal 1948 fino al 1959103; in realtà le ultime due annate consistono in riproduzioni di articoli già noti essendo Petrelli morto due anni prima. Nel 1945 pubblicherà un nuovo periodico bilingue a Trenton nel New Jersey intitolato "La Differenza" che arriverà anche in Italia104. Offrire una suddivisione delle opere a stampa non è semplice; pur sottintendendo un fil-rouge abbastanza marcato non si può, tuttavia, affermare che corrispondano ad un progetto sistematico105. E solo per comodità di studio che si possono delineare quattro aree tematiche indicative dei percorsi di ricerca che interessarono Petrelli e ad esse agganciare una ripartizione delle opere; ne deriva la seguente classificazione: - studi cristologici106 - studi ecclesiologici e pneumatologicP107 - studi tipologici su personaggi biblici108 - testi su argomenti vari109, A parte vi è un breve opuscolo dedicato allinterpretazione del capitolo 15 degli Atti degli Apostoli che segnò uno dei momenti cruciali del rapporto di Petrelli con il Movimento Pentecostale Italiano110. E quasi sicuro che Petrelli abbia lasciato i suoi scritti liberi da vincoli editoriali in modo che potessero circolare ovunque e mi sembra giusto ricordare che mentre era in vita venivano diffusi gratuitamente111. Tutta la produzione è orientata verso la riflessione biblica; basta aprire uno qualsiasi dei suoi libri per notare come alla base di ogni capitolo vi siano riferimenti scritturali precisi da cui prende le mosse per sviluppare le sue considerazioni. Questo metodo in un certo qual modo rende ragione dello stile: frasi di breve respiro, proposizioni di semplice articolazione, periodi brevi, sobri, mai ridondanti e tesi a comunicare immediatamente il cuore dei concetti. Spesso indulge a digressioni che, sempre sorvegliate e contenute, sinseriscono in modo incisivo nella trama della narrazione ora esemplificando ora meglio illustrando un pensiero espresso in precedenza; e forse proprio la necessità di comunicare chiaramente il proprio pensiero lo induce ad eccedere un po nelluso della punteggiatura. Tuttavia soprattutto negli studi tipologici, dove analizzando i caratteri può indugiare in ricostruzioni psicologiche, rivela unautentica vena narrativa che in alcuni casi è capace di raggiungere un certo spessore lirico112. In sostanza Petrelli è un espositore attento ed ordinato del testo biblico che col suo narrare le Scritture stimola a leggerle grazie anche ad un moderato approccio allegorico e anagogico che spesso sorprende ed incuriosisce; talvolta la narrazione riesce un po allusiva e misteriosa, ma non dimentica che una buona e credibile esegesi deve essere sorretta da una consapevole base storico-critica. E proprio in virtù di tale coscienza qua e là frena la vena narrativa avvertendo se stesso ed il lettore di non spingere troppo oltre il tentativo di cogliere il senso dietro le parole ricercando in esse una sapienza riposta che non cè e di non essere troppo frettolosi nelle conclusioni103. La ricostruzione delle fonti che hanno costituito la base della formazione di Petrelli appare ardua se non impossibile allo stato attuale delle conoscenze; un tentativo in questo senso è possibile solo attraverso unindagine interna alle sue opere considerando citazioni, ricordi e cenni sparsi un po ovunque. Limpressione che se ne ricava è che Petrelli aveva una solida formazione umanistica: conosceva la storia e la letteratura antica114, aveva una buona cognizione della letteratura italiana ed inglese115, coltivava letture di storia moderna e contemporanea116 parlava correttamente almeno cinque lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese), sicuramente conosceva il latino ed il greco ed era in grado di leggere lebraico117. La formazione teologica appare di buon livello; è senzaltro un largo conoscitore della storia del cristianesimo ed ha una elevata cognizione delle fonti patristiche118. Naturalmente lambiente entro il quale si era sostanzialmente formato era quello legato alle esperienze del Risveglio ottocentesco; infatti, pur utilizzando un linguaggio teologico di chiara provenienza riformata non fa mai cenno direttamente alla Riforma né ai Riformatori, il che lascia pensare che si fosse avvicinato al pensiero riformato attraverso la mediazione battista, congregazionalista e metodista come suggeriscono alcune riflessioni sul rapporto libertà/predestinazione in relazione ai contrasti tra Wesley e Whitefield119. Daltra parte, Petrelli rivela una collaudata e sicura informazione sui movimenti religiosi americani sia ortodossi che eterodossi grazie alle instancabili letture fatte in età giovanile come egli stesso ricorda: "In quel tempo io ero in quello stadio acuto dei lettori che divorano, si permetta lespressione, molti libri. Sulla mia scrivania si ammonticchiavano magari dieci volumi che leggevo insieme, alcune pagine per ognuno. Vicino al volume di qualche profondo mistico stava quello di un razionalista. La svariata lettura tendeva a darmi una cultura equilibrata"120. E, davvero, non è raro trovarsi di fronte a citazioni di Teresa dAvila ed altri mistici e poi doverlo seguire anche se a volte solo per cenni in chiose di carattere psicologico, sociologico, di religione comparata e perfino di politica121. Da questi elementi raccolti emerge abbastanza chiaramente lo spessore della preparazione culturale di Petrelli; egli volle a tutti costi metterla al servizio dellambiente nel quale visse e che fu, dal 1915 in poi, quello pentecostale. Non utilizzò mai le sue doti intellettuali per imporre le proprie idee allinterno di un contesto piuttosto povero sul versante culturale e questa fu una qualità che avversari ed amici hanno sempre dovuto riconoscergli, una qualità che derivava anche dal suo essere "di carattere riservato, mesto, di pochissime parole"122. Petrelli era un convinto assertore della semplicità di pensiero riguardo alla fede e tuttavia non ritenne mai inutile la mediazione culturale e laffinamento degli strumenti cognitivi per la comprensione del senso della fede; perciò sottolineò quanto semplicistico ed ingenuo fosse latteggiamento antiscolare e la pretesa di unassoluta mancanza di indottrinamento su cui il movimento pentecostale italiano cominciava a costruire mina delle sue fierezze123 . A lui sembrava già molto chiaro come la rivendicazione di semplicità e genuinità si trasformasse molto spesso in apologia dellignoranza e come questa finisse per assurgere a privilegio aprendo la via allarbitrio, alla presunzione ed allarroganza propria di chi rifiutando ogni genealogia finisce per porsi come archetipo e capostipite unico ed assoluto. Di qui il problematico rapporto col mondo pentecostale dal quale non si staccò mai, ma che lo costrinse ad una quasi perenne solitudine; fu proprio allinterno di questa dimensione che Petrelli ritenne lesperienza pentecostale come lultimo stadio di appartenenza denominazionale avviando la feconda ed incompresa riflessione sul concetto di chiesa invisibile124. 3. Gli aspetti qualificanti del pensiero in relazione alla storia pentecostale 3.1 La concezione dellesperienza pentecostale È difficile stabilire con esattezza quando Petrelli si sia avvicinato agli ambienti pentecostali; si sa solo che il 20 ottobre 1915 fece una particolare esperienza di effusione dello Spirito, ma è probabile che i rapporti col movimento pentecostale fossero cominciati già da qualche tempo125. È certo, invece, che egli non lasciò subito il lavoro pastorale nella chiesa battista. Intorno alla sua esperienza Petrelli scrisse raramente e con molta discrezione, ma è indubbio che in seguito ad essa cambiò la sua prospettiva di servizio considerandola un nuovo inizio. Fin da subito egli ritenne lesperienza pentecostale un atto di Dio, ma non riuscì mai a capire e ad accettare lempiria acritica e spesso inconcludente con la quale era vissuta dal Movimento. Il che lo spinse a distinguere sempre il significato teologico e spirituale dellesperienza pentecostale dal modo in cui i pentecostali concretamente vivevano lesperienza126. La difficile convivenza con il Movimento si profilò molto presto e gli procurò notevole dispiacere a causa del fatto che lampiezza culturale della propria visione religiosa apriva davanti ai suoi occhi lorizzonte di un territorio inesplorato nel campo della spiritualità cristiana proprio a partire dalla specifica esperienza pentecostale; la difficoltà consisteva propria nel fatto che il Movimento non aveva utilizzato la propria esperienza per allargare la comprensione dellopera dello Spirito nella Chiesa avviando una decisa e necessaria riflessione teologica, ma laveva come cristallizzata in un codice fenomenico da ripetersi allinfinito e senza variazioni. Ciò spiega perché egli intervenga frequentemente nei suoi scritti a difesa dellesperienza e altrettanto frequentemente stigmatizzi limmaturità del Movimento: "Di tempo in tempo il Signore suscita qualche movimento per mezzo del quale risveglia lattenzione a qualche parte della Parola che è stata negletta. Nei nostri giorni il movimento Pentecostale è sorto per dar enfasi al Battesimo collo Spirito Santo, che cioè il Signore battezzo come ai tempi Apostolici. Il titolo "Pentecostale" non è scritturale, ma è rimasto come sono rimasti altri titoli ed altri movimenti. Che i pentecostali abbiano esagerato in molti punti; che non si siano tenuti uniti non è da meravigliarsi: ciò accadde in tutti i movimenti religiosi. L essenziale è sapere se questo movimento è da Dio e se esso ha un messaggio per la Chiesa. Le anime oneste, e ce ne sono in ogni gruppo, devono riconoscere che il movimento è da Dio; coloro che riveriscono le Scritture sanno che il Signore è lo stesso perciò non possono negare che il movimento ha un messaggio: I Pentecostali, daltra parte, debbono riconoscere che la predicazione dellEvangelo non si riduce al solo Battesimo collo Spirito Santo e manifestazioni in linguaggi, ma deve stendersi a tutto il consiglio di Dio. Dare enfasi ad una verità negletta è doveroso, ma trascurare il resto della Parola è grave errore (
). O miei fratelli Pentecostali è bene che siamo più umili nel proclamare questa parte della presente verità, O miei fratelli di qualunque nome altri vi chiamino, non vi intoppate ai nostri mancamenti che non sono pochi. La promessa è anche per voi. Ho la speranza che il Signore ha nascosto fra voi molti che sono destinati ad essere di conforto ed ammaestramento alla chiesa"127. Petrelli era cosciente della situazione generale che si era sviluppata allinterno del Movimento, ma intendeva mostrare che a partire da tale situazione era possibile costruire un dialogo con altre aree cristiane purché, però, anche da parte di queste vi fosse almeno il tentativo di una comprensione che sapesse ergersi al di sopra del puro dato fenomenico: "Tanti non hanno saputo vedere altro che dei "tremolanti ", dei violenti, e altro e altro. Ci sono le esagerazioni, i conflitti. Lo sappiamo. Ma vi è il bene, e grande". Daltra parte, la storia del cristianesimo offriva a Petrelli molti esempi di incomprensione a cui erano andati incontro vari movimenti religiosi fioriti nel corso dei secoli poi riconosciuti ed affermati; perciò al pari degli altri il movimento pentecostale ha una suo ruolo nella storia cristiana128. Petrelli è convinto che ogni discorso debba avere come orizzonte il regno di Dio; non vè esperienza, per profonda che sia, che possa oscurare limportanza della relazione che ogni credente deve avere con il regno di Dio: dentro di se eppure sempre davanti a se129. Di conseguenza anche i pentecostali non possono considerare la loro esperienza come punto di partenza, né come punto darrivo perché il regno di Dio precede e sta oltre anche il battesimo con lo Spirito santo che si viene a configurare come una tappa in itinere130. Il non aver considerato sufficientemente questo rapporto ha indotto in errori relazionali molto dannosi alla testimonianza che si voleva rendere dellesperienza fatta così alla diffidenza di chi lesperienza non aveva fatto si è unita lincapacità propositiva di chi laveva fatta con il risultato di unaccresciuta incomprensione divenuta in molti casi aperta ostilità. Petrelli non perde loccasione per sottolineare chiaramente le difficoltà del Movimento, ma invita alla cautela distinguendo tra messaggio e messaggero, tra la testimonianza resa ad una parte della verità e lerrore della prassi dovuto ad immaturità: "Noi siamo contro gli eccessi, ilfalso zelo, gli eccitanti procurati da noi spesso a scopo non di zelo ma di fare credere e farci credere spirituali. Inoltre, sono i venditori di droghe esilaranti, i mercanti che attirano gli inesperti. Ce ne sono nella Chiesa (
). E vero, purtroppo, che esagerazioni, abusi, miscugli sono infiltrati e cresciuti anche e forse più che altrove, nel Movimento Pentecostale. Noi li deploriamo. (
) Si badi, però, a non confonderci sino a dire che il Movimento non sia dallAlto. Non si parli irriverentemente del Battesimo collo Spirito Santo e sue manifestazioni"131. Per Petrelli da unesperienza con lo Spirito non è nata una domanda sullo Spirito e forse per questo parla spesso dellesperienza/relazione con Io Spirito, ma poco del Movimento Pentecostale e quasi sempre per evidenziarne gli equivoci; in effetti il suo discorso relativo allimportanza del battesimo con lo Spirito santo è teso a sottolineare la necessità di scoprire o riscoprire il beneficio di una relazione con Lui dalla quale può scaturire una nuova o rinnovata effusione, il che non ha molto in comune con la prassi talvolta paradossale che caratterizzava gli ambienti pentecostali: "Noi abbiamo errato, molte volte, dando il messaggio inadatto, e rivolgendo domande che hanno provocato. E vero che San Paolo domandò a certi convertiti di Efeso (Atti 19) se avessero ricevuto lo Spirito Santo, dopo che avevano creduto: ma San Paolo fu guidato per lo Spirito ad interrogarli (
). Ma noi, tante volte, abbiamo rivolto la domanda, e ci si è scatenato contro un uragano; siamo stati giustamente mortificati, perché non avremmo dovuto domandare, ma dire altro o addirittura tacere"132. Per il nostro autore il discorso sul battesimo con lo Spirito santo devessere legato al discorso sulleffusione dello Spirito giacché è di questo che soprattutto si tratta in Atti 2; di conseguenza il cosiddetto battesimo con lo Spirito non costituisce esperienza autonoma e fondante se non nellottica di beneficio effusivo offerto dallo Spirito come risposta allinvocazione del credente e perciò non è possibile agganciarlo ad un unico dato fenomenico quale quello glossolalico133. È importante che lesperienza non oscuri la relazione perché, è questultima che autentica la prima; ogni esperienza trova il suo significato nella vivente e chiara relazione che lindividuo ha con lo Spirito portandone i frutti134. Lesperienza diretta della spiritualità pentecostale che Petrelli aveva fatto e il buono che vi aveva trovato non gli impedivano di vedere i risvolti problematici del fenomeno pentecostale; abusi, eccessi e stravaganze erano allordine del giorno fomentati dalla scarsa cognizione biblica e dallinesistente riflessione teologica. Il nuovo che si prendeva ad emblema di una più ricca e profonda esperienza spirituale finiva per diventare entusiasmo arbitrario e dannoso a causa di una cattiva gestione dellesperienza che spesso poneva seri problemi di autenticità sotto il profilo pneumatologico: "La maggior parte non ha agito e vissuto allaltezza della promessa ricevuta. Invece di vedersi un popolo nascosto e come geloso anche di mostrarsi, essendo guardato per un tempo prezioso, la maggior parte siamo stati pronti a fare mostra di noi stessi; invece di avere abbondante unzione, vi è stato molte volte un parlare senza senno, scusato col dire che era lo Spirito Santo che parlava. E stato uno spettacolo nauseante di non aver a volte mostrato né quellaccorgimento naturale antico, perché ci avevamo rinunziato; e neppure lunzione su di noi, perché non siamo stati desiderosi di riceverla in modo definitivo, e chiedere che la operasse lo Spirito santo, perché è Lui che deve mettere i doni, e le varie operazioni in esecuzione. Alcuni hanno addirittura fatto naufragio, ed altri siamo vergognosi del passato. Ma beati noi se profittiamo degli errori, per cominciare, almeno ora, a dire al Signore che ci dia grazia, affinché lo Spirito Santo abbia appieno la via, e maturi in noi ciò che Lui stesso ha portato"135. Tra le difficoltà maggiori che Petrelli notava nellautocomprensione che il Movimento operava della propria esperienza senza dubbio è da sottolineare il senso con cui ne proponeva la testimonianza; per lui era chiaro che il movimento perdeva la storica possibilità di elevare a proposta teologica una dimensione della spiritualità cristiana perdendosi nei meandri di un acceso e discutibile proselitismo anziché, volgersi verso unautentica e generosa testimonianza136. Lingiustificato entusiasmo per i successi numerici secondo Petrelli conduceva il Movimento in una direzione opposta al senso dellesperienza fatta e lo fuorviava quanto agli obiettivi da porsi: "Non occorre fermarci sulle pagine antiche, perché abbiamo attorno a noi molti alti luoghi: Vanità multiformi insidiano anche i più santi. Popolo e conduttori, tranne rare eccezioni, si corrompono a vicenda, invaniti da ciò che è pomposo ed attira lattenzione. Non sono sempre locali o feste, ma rapporti spesso esagerati, che attirano non a Gesù Cristo, bensì a gruppi e sette. Infatti, rapporti eccitanti invadono le pagine di periodici detti religiosi. L enfasi è ad edifici, missioni che si stendono, a numeri, a miracoli. Ciò che dovrebbe essere secondario, assume importanza capitale. Manca il ritrattare Gesù Cristo Signore. Però, sotto pretesto di innalzare Lui, si fa propaganda che mena al proselitismo"137. Il trionfalismo induce in sentieri pericolosi e allontana dalla vera santità che non è nelle cose elevate, eccezionali, ma nella monotonia quotidiana, in ciò che è noioso e seccante138. Altro grave danno il Movimento lo ha procurato con la vanteria dellesperienza fatta innalzandola a parametro assoluto di giudizio; per Petrelli questo atteggiamento è la negazione del senso stesso dellesperienza. Già il significato dellespressione battesimo con lo Spirito santo andrebbe approfondito e discusso chiedendosi se è stata usata correttamente139 ma ancora di più bisognerebbe riflettere sul fatto che lautenticità pneumatica e pneumatologica dellesperienza pentecostale è costantemente inficiata dallatteggiamento dei pentecostali che spesso fanno di tutto per renderla incomprensibile ed improponibile dando a vedere quanto poca sia la serietà di analisi e di ricerca nei confronti di ciò che essi dicono di aver sperimentato140. Per Petrelli il battesimo con lo Spirito santo è unesperienza importante e in un certo senso decisiva non tanto per laspetto fenomenico legato alla glossolalia, quanto per il fatto di essere segno di una realtà che è legata alla possibilità di avere una relazione con lo Spirito santo: "Chi è battezzato con lo Spirito Santo, si ricordi che ha una responsabilità nuova, è chiamato a vivere una vita di crocifissione, ed è come colui che definitivamente si è fatto schiavo, e che quel suggello ha un piano speciale di imprimere di più in lui i chiodi della croce di Gesù Cristo. Se non vuol capire questo, o non è stato mai battezzato, oppure si va ribellando al battesimo che ha ricevuto. Perché, non dimentichiamo/o, è possibile scadere anche dopo il battesimo collo Spirito Santo. (
) Ricordati che il Battesimo e suggello dello Spirito Santo non ti dà, ma ti toglie, perché è Lui che deve operare, dora innanzi, solo Lui che si deve veder in te (popolo suggellato) per il tuo assoluto Signore, Sovrano"141. Perciò non si può pensare di costruire artificiosamente lesperienza né tenerla viva con stratagemmi o espedienti: "Cornelio e altri furono battezzati con lo Spirito Santo. Ma non possiamo approvare che le persone debbono cercare il Battesimo collo Spirito Santo per paura, ed esortarli a gridare e gridare. Quantifalsi battesimi! Lo Spirito Santo fu promesso anzitutto ai discepoli che amavano Gesù, e si sentivano come orfani. Tali che lo amano, e si sentono attratti da Lui (certo questo avviene per un primo lavoro dello Spirito, saranno battezzati collo Spirito Santo. Iddio è fedele. Con altri, non vale insistere, anzi è confusione"142. A Petrelli sembra che i mali del Movimento vengano in gran parte da una mancata distinzione di fondo essenziale nel discernimento delle esperienze spirituali dal punto di vista teologico: quella tra psiche e pneuma; per cui bisognerebbe sempre distinguere tra dimensione psichica e pneumatica dellesperienza religiosa per avviare una riflessione psicologica o pneumatologica a secondo dei casi143. Per la verità Petrelli non affonda la sua riflessione in questa direzione e sembra che voglia solo dare indicazioni di percorso, ma fissa chiaramente la discriminante tra i due ambiti ed attribuisce allabitudine di sovrapporre le impressioni e le sensazioni psichiche ai fatti pneumatici la precarietà della proposta pentecostale nella sua espressione fenomenica. Solo la relazione corretta tra i due ambiti può produrre la giusta conoscenza delle vie attraverso le quali il Signore opera non abolendo, ma relativizzando le esperienze particolari in vista dellunità di corpo, anima (psiche) e spirito (pneuma)144. 3.2 Il nesso Spirito/Scrittura Petrelli non dedica alcuna opera specifica allesame di questo tema, eppure esso rappresenta un asse portante della sua riflessione; sul problema del rapporto tra Spirito e Scrittura e sulla loro relazione con la Parola di Dio egli torna in modo insistente come si deduce dai tanti riferimenti sparsi nei suoi scritti. Daltra parte, non bisogna dimenticare che proprio sul modo di intendere questo rapporto egli quasi si giocò la credibilità allinterno del pentecostalesimo. Nellaffrontare un simile tema Petrelli pone chiaramente il problema dellinterpretazione biblica, cioè sul come vanno lette e capite le Scritture, aprendo la via alla riflessione ermeneutica del tutto incomprensibile per lambiente pentecostale; ciò non era tanto dovuto a tecnicismi o a complessità di linguaggio quanto piuttosto al fatto che il pentecostalesimo puntava tutto sullevento caratteristico del proprio esperire (battesimo con lo Spirito santo con annessa fenomenologia) e sulla sua ripetizione ad infinitum non ponendosi alcun problema relativo alla comprensione della propria esperienza alla luce delle Scritture, anzi irrigidendosi in uno sterile letteralismo. Il nesso Spirito-Scrittura nella ricerca petrelliana diventa il punto nodale da chiarire per la comprensione stessa dellEvangelo. Petrelli opera una lettura molto attenta e meticolosa delle Scritture servendosi di varie e accreditate versioni verificate spesso sui testi originali145 conosce i sottili problemi dellesegesi e non perde mai di vista il fatto che il nodo fondamentale della lettura e della comprensione biblica è costituito dalla dinamica interagente tra la prospettiva del lettore ed il significato dei testi; in una parola: dal circolo ermeneutico146. Chi legge le Scritture deve tener presente che esse sono un testimone di Gesù Cristo, laltro essendo lo Spirito; di conseguenza la lettura del Libro (come spesso chiama la Bibbia) potrà permettere di cogliere la Parola di Dio solo se illuminata o guidata dallo Spirito147. Ma cosa intende Petrelli per "Parola di Dio" e "guida dello Spirito"? Egli afferma che "dicendo Parola di Dio ci riferiamo a quella scritta, alla rivelata, e soprattutto a colui che è Parola, anche quando non apre la bocca. È linguaggio umano il nostro, che poco e debolmente esprime i concetti divini"148, Non la Scrittura solamente (Parola scritta), dunque, ma anche la predicazione (Parola rivelata) in cui interviene lo Spirito per rendere lo scritto Parola vivente; "guida dello Spirito" è, quindi, lintervento dello Spirito che rende possibile la fede trasformando la testimonianza scritta in messaggio vivente e reale hic et nunc149. Ciò nulla ha in comune con arbitri o soggettivismi esperienziali innalzati a parametri assoluti e tesi ad identificare lo Spirito con le proprie opinioni. E evidente che Petrelli in questo modo proietti il suo pensiero verso il problema della storicità della comprensione orientata verso la determinazione dei significati allinterno di una domanda di senso. La cosa interessante è che egli pone tale riflessione allinterno della spiritualità pentecostale e quasi a partire da essa. Cristo è la luce delle Scritture; lo Spirito rivela Cristo e permette di trovare larmonia delle testimonianze bibliche. La Parola vivente di Dio, dunque, è il senso delle Scritture nelle quali bisogna cogliere un orizzonte coerente senza estrapolare arbitrariamente ciò che è utile alle proprie opinioni ignorando il resto: "sta scritto, ma sta altresì scritto"; in questa espressione Petrelli coglie non solo una chiave di lettura dei testi biblici, ma anche unindicazione di metodo in base alla quale bandire accesi letteralismi o fantasticherie interpretative150. Petrelli chiarisce che allinterno dei testi biblici bisogna operare una distinzione tra forma e sostanza, tra Parola e Scrittura; per lui è necessario che la lettura della Bibbia sia sempre corredata da una rigorosa contestualizzazione e dalla necessità di essere attualizzata151. E in questa direzione le difficoltà sono notevoli; basti solo pensare alla varietà delle traduzioni ed allineliminabile circolo ermeneutico che lega il testo al suo lettore o interprete, giacché tradurre è già interpretare. Queste operazioni dellintelletto non sarebbero di per se atte a suscitare la fede in Cristo che, in definitiva, rimane lo scopo delle Scritture; solo lo Spirito può andare aldilà delle incertezze per presentare il loro vero scopo152. "La Parola di Dio non si può chiudere e murare in credi, perché è di gran lunga sempre più distendentesi distesa (
). E cercare nelle scritture non basta, perché dopo che si è letta tutta la Bibbia si sa ben poco, se lo Spirito Santo non ha illuminato e non continua a rivelare la Parola non scritta che è come nascosta tra rigo e rigo. Diciamo NON scritta, ma non CONTRO lo scritto, perché lo Spirito Santo, la Parola Scritta, la Parola incarnata sono daccordo; non vi è disarmonia in Dio. Dove apparisca discrepanza è perché non abbiamo ancora imparato a discernere le cose che differiscono ed armonizzarle"153. Leggere le Scritture con laiuto dello Spirito non significa rinunciare ad unanalisi critica, ma impone ad andare oltre vista la sua provvisorietà e relatività in relazione alloggetto delle Scritture: "Solo il Figliuolo ha potuto presentare e rappresentare il Padre; solo lo Spirito può spiegare e rappresentare il Figliuolo (
). Lo Spirito Santo solo può e sa parlare di Gesù, e lo Spirito Santo parla solo di Gesù"154. E abbastanza evidente come il pensiero di Petrelli sia in linea con tutta la tradizione protestante; la riforma del XVI secolo aveva sottolineato come punto qualificante del suo pensiero lautorità della Scrittura come Parola di Dio. Lutero affermava che non solo voleva la Scrittura regina, ma voleva che fosse capita attraverso se stessa e il suo Spirito; Calvino riteneva che nessuno può riposare con fermezza nella Scrittura se non chi è ammaestrato dallo Spirito santo e che, anzi, essa comincia a toccarci solo quando nei nostri cuori è suggellata dallo Spirito; per Zwingli il dono dello Spirito è il motore delle riforme. Sulla base di una serie di testimonianze bibliche il riformatore di Zurigo dimostra che non lintelligenza delluomo né lautorità ecclesiastica possono accedere alla Parola di Dio, ma solo la luce dello Spirito santo: essa è condizione necessaria e sufficiente. Per lui Parola di Dio è da un lato la Scrittura biblica, ma in senso stretto è ciò che proviene dallo Spirito e la possibilità delluomo di accedere a questa rivelazione diretta è garantita dal suo essere imago Dei. Il pensiero del riformatore è attraversato da una forte vena pneumatologica che si innesta senza problemi sul fondamento del sola sciptura. Il dono di comprendere ed annunciare la Parola di Dio è elargito a tutti i credenti; a chi gli obiettava che senza unistanza magisteriale chiunque può distorcere la Bibbia a suo piacimento egli rispondeva che lo Spirito di Dio non fa mancare la propria assistenza a quelli che sono meno provvisti di mezzi e perciò più attenti alla Sua guida. La teologia protestante affrontò, quindi, fin dal suo sorgere il binomio fondamentale Spirito/Scrittura e ha mantenuto come nucleo della propria riflessione lanalisi di questo binomio. Karl Barth affermava che le Scritture e lo Spirito non possono essere separati per evitare da un lato il fondamentalismo, dallaltro il soggettivismo; Emile Bruner riteneva che come la Scrittura senza lo Spirito produce falso legalismo, così lo Spirito senza la Scrittura produce falso antilegalismo e fanatismo; Paul Tillich pensava che il messaggio contenuto nella Scrittura è sempre oltre noi stessi e dispone di noi, ma la sua interpretazione è un atto della Chiesa e perciò sempre condizionata155. Per Petrelli il punto di equilibrio per evitare gli eccessi nellesaltare uno dei due termini del binomio a scapito dellaltro è nel tenere costantemente presente che lobiettivo di entrambi è la testimonianza di Gesù Cristo, Parola vivente; essa è rivelata interiormente e questa rivelazione non contraddice la rivelazione scritta. Di fatto, però, non sappiamo leggere ed armonizzare la Parola scritta se non siamo di volta in volta, caso per caso illuminati a saper leggere; ricordando che ogni luce è in Cristo, il quale solo è vera luce156. Vi è, per Petrelli, una tensione costante tra il "cosa è scritto?" e il "come leggi?", tra loggetto e il suo significato in vista del senso che va dal visibile allinvisibile e viceversa157. Su queste basi egli fondava la sua lettura della Bibbia e ciò gli procurò molta incomprensione soprattutto quando tentò di dirimere lasprissima controversia sullinterpretazione delle disposizioni di Atti 15,29 scoppiata in senso al movimento pentecostale italiano verso la metà degli anni Venti; Petrelli vi dedicò un opuscolo intitolato "Fra i due testamenti" applicando il suo metodo di lettura e spinto non tanto dallinteresse per la questione in sé (che, fra laltro, mostrava caratteri di puerilità interpretativa notevoli) quanto dalla preoccupazione che la discussione rischiava di procurare una spaccatura verticale tra larghi settori del movimento158. Con unanalisi semplice e serrata dimostrò come il problema del mangiare e del non mangiare nella cultura del cristianesimo delletà neotestamentaria fosse più ampio di quanto si possa ricavare dal testo di Atti e che, comunque, nascondeva uninfluenza giudaizzante da cui era caratterizzata un parte della chiesa del tempo; era chiaro che la controversia poggiava su un assolutismo letteralista che Petrelli rifiutava perché fonte di imposizione per chi interpretava il testo diversamente. Per lui non era importante prendere posizione a favore di uno dei due schieramenti, ma di evitare che sullassolutizzazione di un sistema interpretativo si lanciassero scomuniche; ciò che viene sottolineato non è la questione del mangiare o non mangiare, ma il metodo con il quale si leggono ed interpretano le Scritture159. Su questa strada non cera molta possibilità di intendersi con la maggioranza dei pastori; era troppo grande la differenza culturale e teologica (e forse troppo evidente) perché fosse possibile ai vari Francescon, Ottolini, Lombardi ed altri rendersi conto di non avere i mezzi per sostenere in modo fondato unopinione diversa. Così questi uomini semplici, ma forse anche un pò furbi colsero loccasione per mettere in cattiva luce ed emarginare lunico serio pensatore che il movimento pentecostale italiano abbia mai avuto6160. 3.3 La concezione della chiesa Come si può notare facilmente il pensiero petrelliano è rigorosamente cristocentrico; di questo dato bisogna tenere conto costantemente se si vuole intendere lo svolgersi del suo itinerario teologico. Alla riflessione cristologica Petrelli dedicò la parte più cospicua della sua opera; cinque volumi ed un saggio per tracciare un discorso che non ritenne mai esaurito: "Dopo aver scritto il Figliuol delluomo il titolo Il Redentore si impose a me con maggior insistenza e vidi Gesù come lunica speranza in ogni situazione, secondo i suoi vari titoli, ma particolarmente come il redentore di coloro i quali, se non guardassero al Suo volto, si sentirebbero assolutamente perduti. A poco a poco, cominciai a comprendere che Cristo è tutto: Giustificazione, Santificazione, Saggezza e Redenzione. Redenzione è lultima parola. Eppure, ogni volta che mi accingevo a redigere uno schema di questo libro, ero sopraffatto dalla vastità del soggetto e dal suo carattere infinito"161. Il suo cristocentrismo, però, è venato da un forte afflato pneumatologico162 tornò con insistenza sul soggetto tentando di cogliere varie sfumature e delineare varie prospettive della figura di Gesù Cristo. Alla riflessione sulla centralità che Cristo e la sua opera debbono avere nella vita del credente Petrelli aggancia qualsiasi altro aspetto della ricerca teologica, soprattutto quella ecclesiologica: "Che vale parlare di Chiesa, se non abbiamo la rivelazione del capo della Chiesa?". E ancora: "Un Signore crocifisso vuole una chiesa crocifissa (non che crocifigge)"163. Non si può vedere la chiesa senza Cristo, senza approfondimento della cristologia non si dà ecclesiologia; la Chiesa deve immedesimarsi in Cristo al punto che "non deve solo servire ma deve per così dire, darsi quale riscatto delle iniquità e malvagità che la circondano"164: tale il Maestro, tali i discepoli. Petrelli crede che un discorso serio su Gesù non può che prendere le mosse dalla sua storicità per poi innalzarsi alla considerazione dellimmagine che di Lui si ha per fede165 in tale ottica va considerato il suo interesse per i titoli con i quali Gesù è ritratto nei vangeli con una significativa intuizione storico-esegetica: "Ricordiamo lenfasi che il Signore diede al titolo Figliuol delluomo riconosciamo che lo studio del lato umano di Gesù e anche della sua progenie terrena è uno studio essenziale. Vi è in molti un infondato timore quando ci odono o ci leggono circa Gesù uomo, o della madre delluomo.166 Pericoli ve ne sono perché alcuni, esagerando, hanno messo gli uomini sugli altari. Noi però dobbiamo badare a non cadere nellerrore opposto, di non capire la comunione dei santi, e di non volerne sapere del parentado di Gesù dal lato umano"167. E ancora: " Vi sono atti, diligenze, parole, movimenti che paiono insignificanti; ma che se bene osservati rivelano il carattere. Infatti la vita si compone non di atti eroici e tempi emozionali, ma di cose piccole e tempi che paiono noiosi nel camminare di ogni giorno. Possiamo cogliere un po di questi atti, senza occuparci ora della dottrina, nella vita di Gesù Cristo. Le informazioni sono poche e sobrie ma lette nel comisiderare168 proiettano una gran luce. Lettore non stancarti di meditare i passi dellUomo perfetto, che si chiama il Figliuolo dellUomo"169. Il discorso di Petrelli su Gesù Cristo è estremamente aderente ai dati della lezione evangelica tenendo conto di tutto ciò che costituisce materia dogmatica, per così dire: incarnazione, resurrezione, doppia natura170: "Chi desidera conoscere Gesù Cristo, nostro Signore, deve, guidato dallo Spirito Santo, considerarlo almeno sotto questi aspetti: prima dellincarnazione; i suoi trentanni; il ministero terreno; i quaranta giorni dopo la Resurrezione; il sacerdozio secondo Melchisedec davanti al trono di Dio"171. Non si può svuotare la figura di Gesù fino a farne unelaborazione della fede della chiesa, ma neppure si può pretendere di arrivare alla comprensione della rivelazione accaduta in Lui a filo di estrema intellettualizzazione: fede e storia vanno strettamente congiunte e costituiscono lambiente del credente172. La concezione della chiesa di Petrelli ha suscitato sempre grandi discussioni per il suo costante atteggiamento di avversione ai tentativi di accorpare le chiese pentecostali in organizzazioni ecclesiastiche centralizzate, tantè che ebbe a scrivere una volta "non sono mai stato considerato un uomo ecclesiastico" 173. Questo suo atteggiamento ha pesantemente condizionato il giudizio sulla sua idea di chiesa allinterno del movimento pentecostale dove nella prima metà di questo secolo (in Italia solo nel secondo dopoguerra) si sono accese dispute terrificanti sul concetto di organizzazione e sul tipo di organizzazione che le chiese pentecostali dovevano o potevano conseguire; dispute che quasi sempre hanno prodotto insanabili spaccature. Generalmente i tipi di organizzazione per cui si optava erano due con varie sfumature: o quello dellistituzione centralizzata che prevedeva una gerarchia di assemblee, o quello congregazionalista fondato sulla più ampia e completa autonomia della chiesa locale; Petrelli era schierato sulla posizione dl questultima soluzione e in ciò si ritrovava in pieno accordo con altri notevoli esponenti del movimento tra i quali Luigi Francescon anche se la sua posizione era caratterizzata da una proiezione teologica che gli altri non potevano avere174. Questi fatti finirono per ipotecare la comprensione del suo discorso sulla chiesa il quale, invece, contiene notevolissime indicazioni di percorso per la ricerca ecclesiologica ancora valide e in una certa misura ancora inesplorate. È utile, quindi, prima di addentrarci per un po in questarea vasta e significativa del suo pensiero fare qualche precisazione concettuale sulluso che egli fa di termini quali religiosità, organizzazione, visibile, invisibile, giacché troppo spesso dalla cattiva comprensione di questi concetti è derivata a Petrelli una pessima reputazione diffusa ad hoc negli ambienti pentecostali dai suoi avversari; la qual cosa sfociava, poi, nel consiglio di non leggere Petrelli per evitare di confondersi le idee. Da quanto finora emerso in questa ricerca si può dedurre che Petrelli fosse una mente piuttosto illuminata e con una grossa preparazione culturale in genere, teologica in particolare anche se orientata decisamente verso la teologia biblica; ne risulta che non si può pensare ad un uso superficiale di categorie e concetti come, in effetto, dimostra in più occasioni. Infatti, a proposito del termine religione o dellaggettivo religioso dimostra molto più equilibrio di tanti suoi detrattori che avrebbero volentieri cancellato dal vocabolario il termine secondo una prassi ancora molto diffusa tra i pentecostali che contrappongono fede e religione in modo del tutto acritico; Petrelli afferma: "Se obbligato a definire Babilonia, questo, si potrebbe suggerire; suggerire, perché le definizioni sono al più sempre limitate. Babilonia è lo sforzo della pretesa religiosa di raggiungere il cielo nelle forze e progetti delluomo (
). La parola religiosa la usiamo qui nel senso popolare e non in quello assoluto di doppio legame tra luomo e Dio. Nel senso vero la parola è sacra, e in tal senso noi dobbiamo essere religiosi"175. Anche a proposito dei concetti di "organizzazione" o "non organizzazione" mostra molto più equilibrio di quanto si possa immaginare; seguiamolo per un po in questa distinzione: "Vi sono due parole che vengono ripetute spesso, e non chiaramente, ed, ahimè! non giustamente. Sono: Organizzazione e non organizzazione. Il pericolo vi è ed è grande, che molti che dicono: non organizzazione siano e più che altri organizzati Alla organizzazione che dipende dai comitati eletti, è opposta lautorità che individui isolati o uno per pochi, si assumono per signoreggiare. Il pericolo cè. La storia della chiesa lo attesta, che individui che protestarono contro metodi non scritturali caddero essi stessi sotto altri metodi nemmeno scritturali. Sono le dittature che sorgono dai così detti movimenti liberali che, sfuggendo al comando di in certo numero, addivengono ad altri più autoritari e violenti. Ohimé! ciò è vero, anche nelle chiese. E raro che chi protesta, non cada egli stesso sotto gli stessi errori contro cui è insorto, o forse in errori più gravi. È raro, ma non impossibile (
). Organizzazioni e noni organizzare sono parole vaghe se non capite"176. Lavversione ai tentativi di organizzazione ecclesiastica derivava dalla consapevolezza che i pentecostali non avevano la maturità per affrontare un problema così spinoso e difficile; per Petrelli era chiaro che senza una consapevolezza ecclesiale e una ecclesiologia certa i tentativi di organizzare una struttura ecclesiastica erano destinati a creare più problemi di quanti ne risolvessero. Non solo sarebbe stata necessaria una capacità di riflessione ecclesiologica, ma sarebbe servita una robusta preparazione giuridica per evitare che le buone intenzioni producessero meccanismi illiberali e coercitivi; ad un uomo che aveva la sua preparazione in giurisprudenza questi aspetti tuttaltro che secondari non potevano sfuggire177. Così anche a proposito dei concetti di visibile e invisibile, che egli sovente usa in relazione alla Chiesa, ha parole di grande equilibrio e in dissonanza con quanto in genere gli viene attribuito; in una corrispondenza, infatti, si legge: "E bene che non si usi e abusi la parola invisibile? altrimenti ci qualificano (ed hanno ragione): Gli invisibili Sono la setta: Chiesa Invisibile. Ma tale Chiesa è sparpagliata in tutti i gruppi, quindi è errore e peccato, per alcuni, qualificarsi superbamente: Noi siamo la Chiesa Invisibile-Noi"178. Mi pare che queste osservazioni siano più che sufficienti a dimostrare il senso e la misura con il quale Petrelli utilizzava determinati concetti; di conseguenza si impone una riflessione (adesso possibile) su che cosa intendesse per Chiesa e qual era lidea che aveva intorno agli attributi che troppo spesso sono stati fraintesi. "Chi scrive ha, per molti anni predicato lEvangelo, ed ha scoperto che dopo la conoscenza della Persona di Cristo, il soggetto più importante è la chiesa"; questa frase scritta allinizio della prefazione del libro La Chiesa - La invisibile, considerato il libro che conterrebbe la magna Charta del pensiero di Petrelli179, riprende un concetto cui ho già accennato quando si discorreva della sua concezione cristologica, e cioè che senza una seria riflessione sulla rivelazione accaduta in Cristo nessun discorso sulla Chiesa è possibile. Petrelli in quella prefazione continua il suo discorso dando una spiegazione circostanziata sullaccostamento dellaggettivo Invisibile al sostantivo Chiesa :"Chi scrive è stato impressionato dal fatto che numerosi evangelici hanno lasciato la loro chiesa per abbracciare la confessione cattolica. In modo speciale egli ha desiderato leggere quanto più possibile sulla vita e sugli scritti di tre uomini della chiesa Anglicana che passarono alla Chiesa Romana: Newman, Fabe, Manning. L autore ha letto quasi tutti i loro libri, cercando di scoprire per quale seguito di ragionamenti questi uomini giunsero alla loro conclusione e la sua impressione è la seguente. Essi guardarono alla Chiesa visibile e basandosi sulla storia del cristianesimo antico e sulla teoria delladattabilità, essi optarono per il ramo del Cristianesimo che sembrava il più conseguente, il più unito ed il più capace. Se non riconosciamo che la vera Chiesa è invisibile, non sappiamo come contraddire questi tre uomini illustri". Tali parole credo siano molto eloquenti sulla genesi del pensiero ecclesiologico di Petrelli, dove è chiaro che non hanno molto peso le piccole beghe pentecostali e neppure sono il frutto di una preconcetta avversione al cattolicesimo romano (verso il quale, per altro, nutriva rispetto tranne che per gli aspetti tradizionali di differenziazione tra evangelici e cattolici); piuttosto si legge in esse la necessità di una ricerca che tenda a stabilire se cè una Chiesa che risulti essere nel vero senza identificarsi con quella o questa istituzione ecclesiastica180. In sostanza per Petrelli lappartenenza alla vera chiesa è caratterizzata dalla capacità di non lasciarsi imbrigliare dalle appartenenze denominazionali e confessionali altrimenti la ricerca della verità porterebbe da una istituzione allaltra senza mai giungere ad un punto fermo perché smarrirebbe la proiezione ultra-mondana del cammino di fede: Invisibile sta appunto per oltre il visibile; il che non sempre significa contro il visibile se il visibile è mezzo a fine: "In quanto alle chiese, è vero che ci sono e ci vogliono. Sono stazioni preparatorie. Il pericolo è nel fermarsi nelle stazioni lungo il viaggio, o nel deviare. In quanto a noi non isprezziamo il giorno delle piccole cose. Ed ora raccomando a coloro che mi onorano di ascoltarmi o leggermi che non dicano male di cosa alcuna. Noi non possiamo entrare miei governi e programmi di chiese ma nel nostro piccolo posto accogliere quelli che il Signore ci manda"181. Su tale questione, insomma, il pensiero di Petrelli è più semplice di quanto si possa immaginare: se la Chiesa è nelle chiese allora attenzione agli arroccamenti istituzionali i quali creando di fatto situazioni di potere tendono ad identificare la Chiesa con le singole denominazioni o confessioni182. Per lui, invece, "la Chiesa è un popolo, a parte, unico, benché non sia il solo popolo che goda la gloria di Dio"183 così staglia il discorso sulla Chiesa in un inaspettato orizzonte di cui lavversione allistituzionalizzazione è solo un preliminare: luniversalità della chiesa o, se si vuole, la sua ecumenicità. Gli appartenenti alla chiesa non possono essere individuati sulla base della loro obbedienza confessionale perché il Signore conosce i suoi e di conseguenza "la storia della Chiesa di Gesù Cristo nessun uomo ha potuto scriverla, perché è nascosta al mondo. Come di Lui così non si può dire di Lei: eccola qui eccola là"184. Non vè chi non veda che questa linea di riflessione è pienamente inserita nel solco centrale della riforma protestante; il discorso sulla chiesa nascosta è stato un punto centrale della riflessione ecclesiologica dei riformatori, Non è facile, però, capirne il senso se lo si traduce solo in schemi ecclesiologici; è necessario agganciarlo al discorso sulla elezione di Dio e sulla sola fede. Si tratta di riscoprire il motivo del residuo santo che percorre il messaggio dellAntico e del Nuovo Testamento senza pensare di poter identificare il valore di questo residuo nella qualità cristiana degli uomini che lo compongono oppure in un determinato gruppo ecclesiastico; equivarrebbe, altrimenti, a dimostrare di non aver capito il senso della presenza di Dio nel mondo185. Daltra parte, bisognerebbe chiedersi qualcosa circa il rapporto che esiste tra Chiesa e Regno di Dio per "dire qualcosa a riguardo di quelli che non sono la Chiesa, ma pure sono nel piano di amore di Dio"186. Se si ammette la categoria biblica del residuo nascosto allora bisogna accettare la possibilità che Dio si possa manifestare in forme impreviste e non vincolate a schemi aprioristici. Troppo spesso, inoltre, si dimentica che la Chiesa è chiamata ad essere il Corpo di Cristo, ad essere essa lalter Christus seguendo un cammino che la condurrà al Regno di Dio; e in ciò non vi è nulla di metafisico: lunità del Corpo deve essere sostanziale e concreta, non è unità solo di disposizioni interiori, ma di fatto187. La Chiesa, dunque, risulta essere In-visibile perché attraversando il visibile non rimane imprigionata in esso ma è capace di guardare e andare oltre188. La Chiesa che Petrelli immagina, perciò, è tuttaltro che persa nelle nebbie della mistica malintesa e peggio vissuta: "Ognuno di noi ha una duplice relazione: una personalmente con Lui e laltra in rapporto ad un Corpo, ad un Gruppo. Per via di questa relazione vi sono doveri diretti e indiretti. E vero che, infine, ognuno porterà il suo peso (il suo carico), ma è vero anche che dobbiamo portare i pesi gli uni degli altri. Quali che siano i significati di questi pesi, e sono vari, è certo che non possiamo essere indifferenti al male del gruppo nel quale il Signore ci ha messi, e che vi è un patire per il corpo di Cristo (Colossesi 1:24)"189. La Chiesa deve solo evitare di confondere il transitorio col permanente inorgogliendosi per le conquiste storico-istituzionali che sono di per sé parziali e conducono alla cristallizzazione di credi, dottrine e atteggiamenti, perdendo vitalità e slancio: "Siamo stanchi delle declamazioni contro questo povero mondo, dai pulpiti cristiani", quando per mondo sintende chi non sottoscrive il nostro credo: "Lo sbaglio delle chiese è di chiamare mondo quelli che sono fuori dalle loro congregazioni"190. In una tensione tra il già e il non ancora, quindi, si svolge la vicenda della chiesa, la Invisibile che "non si fermerà, rimanendo nella postura di estasi, col suo volto in alto col suo parlare al Signore e allAmico, ma si ricorderà che la miglior gratitudine a Dio è manifestata nellamare e servire luomo per lamore di Dio" 191 NOTE 1La stima comprende anche il movimento carismatico cattolico (o Rinnovamento nello Spirito) e quello protestante (o neopentecostalesimo) diffusisi a partire dagli anni Sessanta; questi, pur riconoscendone lascendenza si distinguono dal pentecostalesimo classico che nacque allinizio del secolo. Cfr. Fedeltà, rivista di informazione religiosa, Prato, n. 219 (1995): 234; K.-D. Ranaghan, il ritorno dello Spirito. Storia e significato del movimento pentecostale, Milano 1995, pp. 19-20; N. M. Zaccaria, "Il Rinnovamento nello Spirito", in Atti della XXXI Sessione di formazione ecumenica organizzata dal Segretariato per le Attività Ecumeniche (SAE), La Mendola (Trento) 24 luglio - agosto 193, Roma 1994; W. Smet, Pentecostalismo cattolico, Brescia 1975, pp. 27-29; J. F. Mac Arthur, I Carismatici. Prospettive dottrinali del movimento carismatico, Napoli 1987, p. 9; R. Laurentin, Il movimento carismatico nella chiesa cattolica. Rischi e avvenire, Brescia 1977, pp. 1324. Secondo un accreditato studio statistico per il 2025 i cristiani di ispirazione pentecostalcarismatica saranno oltre un miliardo; cfr. D. Barret, "Global evangelization Movement", in Charisma Magazine, New Briefs, marzo 1997, p. 22. Si vedano anche le tabelle statistiche riportate in F. Bartlemann, Azusa Street, Milano 1998, introduzione, a cura di V. Synan, pp. 22-23. Infine M. Introvigne a cura di, La sfida pentecostale, Torino 1996, presentazione di G. Casale. 2H. Hollenweger, "Dalla Azusa Street al fenomeno Toronto", in concilium, rivista internazionale di teologia, Brescia, n. 3(1996): 16-29 3 Cecil M. Robeck, "Evangelisation or Proselytism of Hispanics? A Pentecostal Perspective" , in Journal of Hispanic-Latino Theology, IV, Maggio 1997, pp. 42-64; Riforma, settimanale delle chiese valdesi, metodiste e battiste, Torino, n. 24 (1999):3. 4G.Filoramo a cura di, Dizionario delle religioni, Milano 1995, pp. 562-63. 5U. Gastaldi, I movimenti di risveglio nel mondo protestante. Dal "Great Awakening" (1720) ai "revivals" del nostro tempo, Torino 1989, pp. 27-85. 6C. Bridges Johns, "Guarigione e liberazione, Una prospettiva pentecostale", in concilium n. 3 (1996): 70-78; inoltre J. H.Taylor, Lo Spirito mediatore. Lo Spirito santo e la missione cristiana, Brescia 1975, pp. 253-84. La dimensione pneumocarismatica ha solide radici nella storia della spiritualità cristiana; spero di dar conto di questaffermazione in un mio lavoro di prossima pubblicazione presso questa stessa casa editrice intitolato Le radici della spiritualità pentecostale: la dimensione pneumocarismatica nella storia del cristianesimo. Intanto si veda Eddie, L, Hyatt, 2000 Years of Charismatic Christianity: A 20th Century Look at Church History, Tulsa, Oklahoma, 1997. 7Lespressione è mutuata da testi del Nuovo Testamento quali Luca 3,16; Atti 2,4; 10,44-48; 19,16 ed altri. Negli ambienti neopentecostali e in quelli carismatici in senso lato si pensa che sia più corretto usare lespressione battesimo nello Spirito anziché battesimo con lo Spirito come fanno i pentecostali classici; cfr. D. Bennet, La terza ora, Marchirolo 1980, p8; R. Laurentin, Il movimento carismatico, pp. 35-36. Nel pentecostalesimo italiano si affermò luso dellespressione battesimo con lo Spirito santo che io mantengo essendo rivolta proprio allesperienza italiana questa ricerca. Per le problematiche di esegesi neotestamentaria connesse alluso dellespressione si veda M. Affuso, "Lesperienza nello Spirito. Note di pneumatologia", in Fedeltà, n. 218 (l995):225-29; n. 222 (1996): 85-89; n. 230 (1997): 62-64; secondo lautore sarebbe più appropriata lespressione effusione dello Spirito. Opinione diversa esprime R. Laurentin, ivi, pp. 29-50. Sul problema esegetico relativo a questo concetto rimane ancora fondamentale (se ne condividano o meno le conclusioni) il volume di James D.G. Dunn, Baptism in the Holy Spirit. A Re-exemination of the New Testament Teaching on the Gift of the Spirit in relation to Pentecostalism today, Philadephia, Pennsylavania, 1970. 8Precisare cosa sia da intendere con lespressione parlare in altre lingue con la quale si traduce il termine greco del Nuovo testamento glossolalèin e se questo costituisca lunico segno dellesperienza nello Spirito significherebbe occuparsi di un tipo di ricerca relativo ad altre discipline esulando da questa che è di carattere storico. Ad ogni modo la glossolalia non è da confondere con la xenoglossia o la eteroglossia; si tratta di un termine che negli scritti neotestamentari è usato in senso quasi tecnico per indicare larticolazione di suoni verbali intesa come conseguenza di unazione dello Spirito che ne fornisce anche linterpretazione (non la traduzione) tramite altra azione pneumocarismatica; cfr. M. Cignoni, "La glossolalia nel Nuovo Testamento", in Fedeltà, n. 103 (1983): 25 1-54. Gli studi sulla glossolalia hanno almeno 150 anni di storia e vanno ben aldilà del fenomeno pentecostale. Unindicazione bibliografica relativa a questultimo (ma riferito allarea anglofona) si può trovare in A. Olivieri, Il mondo non è più per me, Castrovillari 1989, pp. 165-71. Secondo il parere di autorevoli studiosi dal punto di vista storico è indiscutibile che le prime comunità cristiane nacquero con le glossolalie; cfr. J. Moltmann, Lo Spirito della vita. Per una pneumatologia integrale, Brescia 1994, p. 215; Y. Congar, Credo nello Spirito santo, Brescia 1998, p. 378. 91n questa direzione mi pare che diverse indicazioni vengano, in generale, da H. Cox, Fire from Heaven. The Rise of Pentecostal Spirituality and the Reshaping of Religion in the Twenty-First Century, Londra, 1996. 10 Synan, The Holiness-pentecostal Movement in the United States, Grand Rapids, Michigan, 1971, pp. 91-92: Bisogna riconoscere, però, che da qualche tempo il clima è sostanzialmente mutato anche grazie alla distensione operata dai rapporti ecumenici; molte chiese pentecostali sono inserite nel circuito dei dialoghi ecumenici ed hanno visto legittimata la propria esperienza riconoscendo a loro volta come legittima quella delle altre chiese cristiane pur nella distinzione e nella diversità dei percorsi. Emblematici a livello internazionale i dialoghi con la Chiesa Romana iniziati nel 1970 e quelli con lAlleanza Riformata Mondiale iniziati nel 1995; a livello nazionale sono da segnalare quelli di alcune chiese pentecostali con la Chiesa Valdese (Unione delle Chiese Valdesi e Metodiste) iniziati nei 1998, ma con un precedente significativo culminato (nel 1981) nella convenzione tra queste ultime e la Chiesa Apostolica Italiana (comunità di Firenze-Prato). Cfr. Enchiridion Oecumenicum. Documenti del dialogo teologico internazionale, Bologna, vol. 1 (1986): 1075-89; vol. III (1995): 901-57; Conseil Pontifical Pour la Promotion de lUnité des Chrétiens, Service dinfromation, Città del Vaticano, n. 97(1998/I-Il): 38-57.. Inoltre, Riforma, n. 32 (1999): 6. Infine Fedeltà, vol. 11(1981-85): 58, 66-69, 103-06; n. 244 (1998): 203-10. 11 Vedi nota 31. Le chiese pentecostali italiane del Nordeuropa sono nate intorno agli anni Cinquanta con il titolo di "Chiese Cristiane del Nord Europa" (CCNE) che richiama direttamente quello delle chiese italiane dei Nordamerica denominate "Chiese Cristiane del Nord America" (CCNA). Vedi anche nota 46. 12Di questo pericolo Petrelli era vivamente cosciente: "Molte cause sono state rovinate dai discepoli, che, non avendo compreso, hanno esagerato e usato financo violenza. Se affermiamo che il Signore vuole mettere le Sue leggi nelle menti e nei cuori, ecco alcuni a dire: "Non più Scritture". Se diciamo: Non ci sono Organizzazioni umane, ecco quelli che ripetono che non ci devono essere incontri di fratelli, nemmeno per sante intese. Se diciamo: Non unità fabbricata da noi, altri esclamano: "Non unità, ma ognuno se ne stia solo7". Cfr. Annuali, vol. I, p. 334. Su cosa siano gli Annuali vedi nota 102. 13U. Gastaldi, I movimenti di risveglio nel mondo protestante, pp. 27-40, 57-86, 177-87; inoltre V. Synan a cura di, Aspects of Pentecostal-Charismatic origins, Plainfield, New Jersey 1975, pp. 55-80. 14Lespressione battesimo con lo Spirito santo potrebbe risalire già agli antichi metodisti, mentre il fenomeno glossolalico ha avuto frequenti attestazioni nella storia della spiritualità cristiana a partire dai tempi delletà neotestamentaria; cfr. ivi, pp. 39-54. Inoltre Fedeltà, n. 218 (1995): 223-24; S. Durasoff, Bright Wind of the Spirit; Pentecostalism Today, Londra - Sidney - Toronto 1973, pp. 31-43; D. Grasso, I carismi nella chiesa. Teologia e prassi, Brescia 1982, pp. 137-38. Anche laggettivo "pentecostale" non è stata una creazione del movimento così denominato, quanto unetichetta affibbiata che è poi rimasta ed è stata adottata; prova ne è che alcune tra le più grandi aggregazioni pentecostali delle origini non contemplano laggettivo in questione nella loro denominazione quali le "Churches of God" (nate nel 1903, ma già esistenti come chiese prepentecostali) e le "Assemblies of God" nate nel 1914. 15 S. Pelazza, Origini e caratteristiche dei pentecostali e neo-pentecostali protestanti negli Stati Uniti dAmerica, Tesi di laurea sostenuta presso la Facoltà di Magistero dellUniversità di Torino, Corso di laurea in Lingue e letterature straniere, Anno accademico 1993-94, pp. 39-41, 128-31. Tuttavia bisogna notare che forse già Edward Irving (1782-1834) aveva definito la glossolalia come "evidence of receiving the Holy Ghost"; cfr. V. Synan, The Holiness-pentecostal Movement in the United States, p. 98. Sulla figura di Irving si veda U. Gastaldi, I movimenti di risveglio, pp. 73-75. 16 Alcuni scrittori inglesi credono, però, che lesperienza americana sia stata una derivazione del risveglio gallese; cfr. V. Synan, The Holiness-pentecostal Movement, p. 98, nota 8. Il che potrebbe far ritenere che la formulazione di questa dottrina possa essere ricollegata anche ad altri predicatori. 17 V. Synan, "The Touch felt around the World" in Charisma and christian life, gennaio 1991, pp. 80-81. Per quanto riguarda la discussione che era in atto nei movimenti di santità e tra gli stessi pentecostali delle origini sullevidenza del battesimo con lo Spirito santo cfr. S. Pelazza, Origini e caratteristiche dei pentecostali, pp. 128-37. l8 S. Durasoff, Bright Wind of the Spirit, pp. 61-62. 19 Nella città, comunque, avevano operato ed operavano altri importanti innovatori religiosi alcuni dei quali si richiamavano al risveglio gallese; Seymour fu uno dei protagonisti, ma non lunico. Cfr. V. Synan, The Holiness-pentecostal Movement, pp. 96-98, 105; F. Bartleman, What really happened at Azusa Street?, Northridge (California) 1966, pp.l-2l. Lopera è stata tradotta in italiano; vedi nota 1. 20 Seymour alcuni anni più tardi lasciò la missione e si diede al ministero itinerante; morì nel 1922. Parham si ritirò a Baxter Springs (Colorado) dove tenne annualmente una "Apostolic Faith Convocation" fino alla sua morte avvenuta nel 1929. Cfr. V. Synan, The Holiness-pentecostal Movement, pp.110-16. 21 Id ivi, pp. 113-14; particolarmente importante per il Nord Europa fu la figura del pastore metodista norvegese Thomas Ball Barratt che aveva fatto lesperienza pentecostale nel 1906 durante un suo viaggio negli Stati Uniti. Si veda anche la panoramica storica della diffusione europea del pentecostalesimo di J. Zopfi,
auf alles Fleisch. Geschichte und Auftrag der Pfingstbewegung, Kreuzlingen 1985, pp. 30-76. 22 Ecco le sue parole: "I began to write against the doctrine that it takes two works of grace to seave and cleanse a man. I denied and still deny that God does not deal with the nature of sin at conversion. I deny that a man who is converted or born again is aoutwardly washed and cleansed but that is heart is left unclean with enmity against God in it". Cfr. V. Synan, Aspects of Pentecostal Charismatic origins, p. 91. Inoltre Id. The Holiness-pentecostal Movement, pp. 147-48. 23 Uniniziativa che non trovò daccordo Parham; cfr. Id. Aspects, p. 93. 24 V.Synan, The Holiness-pentecostal Movement, p. 152. 25 In Italia nota come "Movimento di Gesù solo". In genere, però, questi pentecostali preferiscono essere chiamati "Movimento del nome di Gesù". Ewart era stato espulso dalla Chiesa Battista per aver accettato e fatto lesperienza pentecostale ed era stato assistente di Durham finendo coi sostituirlo alla sua morte. Cfr. Id., ivi, pp. 154-55. 26 Id. Aspects, pp. 94-95. Le dottrine del "Finished Work" e di "Jesus Only" furono entrambe respinte sia da Parham che da Seymour; cfr. Id., The Holiness-pentecostal Movement, pp., 162-63. 27 Emile G. Leonard, Storia del Protestantesimo. Declino e rinascita, vol. III, tomo II, Milano 1971, pp. 197-98; G. Spini, Studi sullevangelismo italiano tra otto e novecento, Torino 1994, pp. 119-20. Lesodo degli evangelici italiani era oggetto di cronaca da parte dei giornali dellepoca; ecco quanto scriveva un cronista del Corriere di Napoli, n. 53 (1893) a proposito dellemigrazione valdese: "Ieri in Perrero, comune importante della valle di Pinerolo, vi fu unimportante assemblea dei valdesi venuti da Torre Pellice, San Germano, Villar, Prarostino, Bobbio, Luserna, ecc. Dopo che i loro pastori esposero la necessità di ricorrere allemigrazione per riparare ai disastrosi effetti della crisi che specialmente per laumentarsi della popolazione, li travaglia, si decise di mandare dei delegati nella Carolina del Nord per studiarvi limpianto di una grande colonia valdese. Sessantotto famiglie si impegnarono di versare dieci lire al mese per pagare le spese di viaggio e permanenza ai due delegati. Al loro ritorno si prenderà una decisione definitiva. Se la relazione - come si crede - sarà favorevole, duemila valdesi lasceranno le nostre valli per lAmerica. Quando si rifletta che si tratta di una popolazione onestissima, laboriosa e robusta non si può fare a meno di provare uno stringimento di cuore a questa notizia". Si veda anche V. Vinay, Storia dei Valdesi. Dal movimento evangelico italiano al movimento ecumenico (1848-1978., Torino 1980, vol. III, p. 222. 28 Cristiani Oggi, quindicinale delle Assemblee di Dio in Italia (da ora ADI), Roma, n. 23 (1988): pp. 2-4. E probabile che questi membri appartenessero al gruppo dei favalesi nelle cui ascendenze dottrinali potevano esserci elementi provenienti dalla tradizione delle Chiese Libere che in talune componenti accettava il battesimo agli adulti; cfr. D. Maschi, Tra risveglio e millennio. Storia delle chiese cristiane dei Fratelli 1836-1886, Torino 1974, pp. 84-120, 204-05. Sul metodismo americano si veda S. Carile, Il metodismo, Sommario storico, Torino 1984, pp. 104-47. 29 Il pentecostalesimo italiano, quindi, come già quello angloamericano nasce comprendendo diverse anime il cui unico collante sarà costituito dal battesimo con lo Spirito santo; cfr. D. Womack-F. Toppi, Le radici del movimento pentecostale, Roma 1989, pp. 123-24. Lunico tentativo finora prodotto per delineare un profilo generale del movimento pentecostale italiano è stato compiuto dalle ADI, la più numerosa ed organizzata istituzione pentecostale italiana; a cura di F. Toppi, infatti, sono apparsi nel corso degli anni profili biografici dei pionieri pentecostali italiani e bozzetti storici. Sono apparsi su Risveglio Pentecostale, organo ufficiale delle ADI pubblicato a Genova, nella rubrica "Settantanni di testimonianza" (1978-80); su Cristiani Oggi prima nella rubrica "Un gran nuvolo di testimoni" (1988-91) poi nella rubrica "Risveglio Pentecostale Italiano" (1991-96). In questi articoli vi sono molte notizie utili che non sarebbe possibile conoscere altrimenti e ad essi si rifà in parte anche la mia ricostruzione; tuttavia, a detta dello stesso curatore, tali ricostruzioni non hanno pretesa storica (cfr. ivi, n.8/91 p. 2) visto il fine edificante e celebrativo. Daltra parte, è innegabile che spesso lintento apologetico prenda la mano al redattore anche perché quasi sempre le fonti utilizzate consistono in narrazioni autobiografiche dei protagonisti delle origini (ad esempio: si veda ivi, nn. 15-16/91, pp. 2-4). Sarebbe, dunque, opera meritoria se le ADI aprissero i loro archivi allindagine degli storici almeno per quanto riguarda lo studio delle origini ormai piuttosto in là nel tempo e permettessero unanalisi delle fonti in loro possesso con strumenti adeguati. Daltra parte, queste fonti non sembrano essere nemmeno particolarmente numerose; cfr. F. Toppi, "Documenti e fonti per una ricerca sul movimento pentecostale" in Movimenti evangelici in Italia dallunità ad oggi. Studi e ricerche, a cura di F. Chiarini e L. Giorgi, Torino 1990, pp. 149-51. Id., "Fonti storiche del movimento pentecostale italiano" in Bollettino della Società di Studi Valdesi, Torre Pellice, n. 169 (1991): 79-87. 30 R. Bracco, Il risveglio pentecostale in Italia, Roma 1956, p. 7; si tratta di unopera senza apparato critico basata essenzialmente su ricordi orali e personali con intenti apologetici. Fu commissionata, infatti, dai Consiglio Generale delle ADI come ricorda F. Toppi, in "Fonti storiche", p. 79. Si veda anche la Prefazione e la Conclusione del volumetto stesso. Interessanti le indicazioni cronologiche. 31 Cristiani Oggi, n. 17 (1991): 2-5; in Brasile furono fondate le "Congregazioni Cristiane dei Brasile" che nel 1947 contavano non meno di 571 comunità e 8065 nuovi battezzati, I componenti vengono definiti "pentecostali estremisti di origine italiana" dallo storico Emile G. Leonard, Storia del protestantesimo, vol. III, tomo II p. 242. In Brasile i pentecostali in genere erano calcolati già in 2 milioni nel 1961 e rappresenterebbero oggi la maggioranza dellevangelismo brasiliano; cfr. Id., ivi, p. 248. 32Cristiani Oggi, nn. 18/19 (1991); R. Bracco, Il risveglio, pp. 8-15. Quale sia stata la dinamica precisa degli avvenimenti che portarono a tale diffusione in questi primi ventanni non è dato sapere vista la pressoché totale assenza di documenti. Lelenco era stato compilato in modo attendibile da Mario Piacentini, un alto magistrato evangelico; cfr. G. Rochat, "Le fonti della polizia fascista sulle chiese pentecostali" in Bollettino della Società di Studi Valdesi, p. 73. Il fatto, però, che su 150 località ci fossero solo 25 locali di culto aperti al pubblico suggerisce che nellelenco erano finite anche segnalazioni di semplice presenza individuale a volte anche occasionale. Nel 1931 lo stesso Piacentini dà una statistica ancora più alta; in pieno regime fascista si stimerà la presenza pentecostale in Italia in 150.000 persone riunite in 400 comunità, ma è una stima assai al di sopra della realtà. Cfr. Emile G. Leonard, ivi, pp. 191-92. 33 Ancora oggi fra le tradizioni alimentari dei ceti rurali vi sono derivati commestibili del sangue animale, soprattutto di maiale. 34 Cristiani Oggi, n. 23 (1991): 3. Nella confessione di fede erano formulati 12 principi dottrinali: 1. infallibilità della Bibbia; 2. dogma trinitario; 3. dogma cristologico della doppia natura; 4. esistenza dei diavolo come persona e dellinferno come luogo fisico; 5. giustificazione per fede; 6. battesimo ai credenti; 7. battesimo con lo Spirito santo accompagnato dal segno glossolalico; 8. concezione simbolica degli elementi costituenti la cena del Signore; 9. applicazione integrale di Atti 15:29; 10. unzione dolio agli infermi; 11. rapimento della Chiesa come fatto reale collocato nel tempo; 12. resurrezione dei morti. 35 S. Pelazza, Origine e caratteristiche dei pentecostali, p. 314: si veda anche la bibliografia ivi contenuta. 36 R Bracco, Il risveglio, p. 18; dove è precisato che al convegno avevano partecipato anche delle donne i cui nomi furono, però, omessi dallelenco dei presenti. Per le deliberazioni si veda Raccolta degli Atti dei Convegni Nazionali e delle Assemblee Generali 1928-1969, stampato ma non pubblicato dalle ADI, Roma s.d., p. 3. 37 S. Pelazza, Origini e caratteristiche dei pentecostali, pp. 119-27; R. Bracco, Il risveglio, p. 19; Raccolta degli Atti, pp. 4-5, p. 25: "Si è confermato il principio che la salvezza è il dono gratuito di Dio per la fede e che essa viene dispensata dallAlto al di fuori e al di sopra delle denominazioni. La manifestazione della grazia redentrice è costituita dalla nuova nascita, che non è pregiudicata dalle differenze denominazionali; essa è anche indipendente dai carismi spirituali". 38 Cristiani Oggi, n. 20(1991): 2-4. 39 Raccolta degli Atti, p. 3, 6. 40 Indicazioni piuttosto precise in questo senso vengono dettate nel convegno di Roma del 1929: "Si è pure parlato delle cose sacrificate agli idoli, che abbiamo in questi tempi, i quali sono in sostanza gli stessi idoli pagani, perciò il mangiare cibi che gli infedeli fanno in occasioni di tali feste, e parteciparvi, è per noi che abbiamo conoscenza di tale idolatria, mangiare e partecipare ai sacrifici dei demoni. Or noi non possiamo avere comunione con Dio e con i demoni (I Cor. 10:20-21)"; cfr. Raccolta degli Atti, p. 4. Il confronto esclusivo con la realtà cattolica forse a causa anche della diffusione eminentemente meridionale del pentecostalesimo condizionerà pesantemente lo sviluppo della concezione morale pentecostale che si baserà sempre più sui divieti tesi a differenziare anziché sulleducazione alla responsabilità. 41 Cristiani Oggi, n. 24(1991): 2-5. 42 R. Bracco, Il Risveglio, pp. 19-20; Raccolta degli Atti, p. 5. Il verbale del convegno sembra contrastare con quanto affermato in Le radici del movimento pentecostale, p. 131, secondo cui Francescon si sarebbe espresso contro la legge sui culti ammessi. 43 Tale convegno si occupò anche di altre questioni come la disciplina dei ministri itineranti, il ruolo degli "anziani" (cioè i pastori) e la costituzione di un innario comune; inoltre affrontò il problema dei matrimoni misti sfociando in una deliberazione sui controllo dei matrimoni che dovevano essere rigorosamente endogami: "Si è parlato delle unioni in matrimonio del fedele con un infedele, in tali casi lanziano metterà davanti al fratello e alla sorella la Parola (2 Cor. 6:14 ecc.), dicendo che porteranno le conseguenze della loro disubbidienza ed avviserà la chiesa. Si è fatto presente a tutti gli anziani la sollecitudine dei giovani nella chiesa di Dio, i quali invece di cercare in prima cosa il regno di Dio e la Sua giustizia, e confidare in Colui che ha provveduto in Cristo ogni cosa per noi, fanno tra loro promesse di matrimonio, portando bisbigli tra i fedeli e cattivo esempio negli altri giovani. Sappiamo che il matrimonio e il letto immacolato è onorevole a tutti (Ebrei 13:4) ma ognuno che sente questa necessità, deve attendere il Signore per poter essere guidato da Lui". Dove è da sottolineare lidentificazione del movimento con la chiesa di Dio, del cattolico con linfedele, della Scrittura con la Parola di Dio; cfr. ivi, pp. 5-6. Anche in questo convegno vi erano delle donne che poi non vengono menzionate nellelenco dei partecipanti; cfr. R. Bracco, Il Risveglio,p. 18. 44 Di questa discussione abbiamo certificazione perché la risoluzione che ne derivò fu recepita alla lettera dal convegno svoltosi in Italia nel 1944, il primo dopo quello del 1929; cfr. Raccolta degli Atti, p. 8. 45 S. Pelazza, Origini e prospettive dei pentecostali, p. 314; Cristiani Oggi, n. 23(1991): 4. 46 Da queste chiese partì, un paio di decenni dopo, limpulso fondamentale per lorganizzazione delle chiese pentecostali di lingua italiana formatesi in varie paesi europei con londata di emigrazione dei secondo dopoguerra le quali assumeranno il nome di "Chiese Cristiane Italiane del Nord Europa". 47 Le Chiese Cristiane del Nord America furono poi riconosciute come associazione di fatto nei 1946 a Pittsbourgh; cfr, Id., ivi, pp. 314-15; Cristiani Oggi, n. 23 (1988): 3-4; R. Bracco, La verità vi farà liberi, Roma 1981, p. 11. 48 Id., Il Risveglio, pp. 24-26; G. Peyrot, La circolare Buffardini Guidi e i pentecostali, Roma 1955; G. Rochat, Regime fascista e chiese evangeliche, Torino 1990, pp. 113-26. 49 Id., ivi, pp. 241-56; R. Bracco, ivi, p. 12. 50 R. Bracco, Persecuzione in Italia, Roma 1954; si tratta di un volumetto autobiografico che descrive con tono apologetico le vicende di quegli anni e le vessazioni a cui erano sottoposte le chiese pentecostali. Ne uscì anche una seconda edizione nel 1964. 51 G. Rochat, ivi, pp. 257-73; Id., "Le fonti della polizia fascista sulle chiese pentecostali", in Bollettino della Società di Studi Valdesi, pp. 71-77; G. Peyrot, La circolare, pp. 14 Ss.; G. Spini, Studi sullevangelismo italiano, pp. 233-50. Nella discussione per labolizione di questa circolare intervennero diversi uomini di cultura e giuristi affermati come Leopoldo Picardi, Carlo Arturo Jemolo, Gaetano Salvemini, Giorgio Spini; ma indubbiamente sotto il profilo tecnico-giuridico un merito particolare è da ascrivere a Giorgio Peyrot. Cfr. Fedeltà, n. 122 (1985): 406-07. 52 Si pensa (ma non è mai stato verificato) che il movimento pentecostale alla fine della guerra fosse aumentato del 50% rispetto a quindici anni prima; daltra parte, la forte avversione fascista aveva creato intorno ai pentecostali una sorta di leggenda (nella quale finivano per credere essi stessi) che li faceva paragonare ai cristiani perseguitati dei primi secoli. Questo favoriva molto le adesioni in ambienti rurali e di modesta cultura. Naturalmente i pentecostali non furono gli unici a subire lostilità fascista; molto angariati furono anche i Testimoni di Geova, lEsercito della salvezza, i Battisti, ma per i pentecostali si può parlare di vera e propria persecuzione. Cfr. G. Rochat, Regime fascista e chiese evangeliche, pp. 257-330; Annuario Evangelico 1983-84, Torino 1983, p. 76. 53 R. Bracco, Il Risveglio, p. 27. 54 E pressoché impossibile avere notizie certe su questala del movimento pentecostale in Italia; del suo maggiore esponente, Domenico Zaccardi (1900-1978), non si sa molto; la sua area nutriva buoni rapporti con la chiesa di Chicago presieduta da Francescon dalla quale probabilmente avevano mutuato non poche delle loro idee. Conosciuti anche come "zaccardini" questi pentecostali vivono quasi in un regime di semiclandestinità aliena da qualsiasi rapporto con il mondo esterno e conservando un fortissimo senso di autonomia locale che, di fatto, è scavalcata dallenorme prestigio riconosciuto agli anziani della comunità di Roma. La loro consistenza si estrinseca in una presenza distribuita in una settantina di località sparse per lItalia; le comunità non sono molto numerose (tranne quella di Roma che raccoglie la metà di quasi tutti i "zaccardiani") per un totale di oltre 3000 membri. Quasi tutte le comunità sono dislocate nel Centro e nel Sud. Fin quando Zaccardi è rimasto in vita questarea ha goduto di una forte coesione; aliena da sempre da qualsiasi contatto con realtà non pentecostali essa dal 1943 in poi considera "sviati" tutti gli altri pentecostali. Per le notizie qui fornite debbo un ringraziamento a Luca Martorelli figlio di uno dei leader di questo movimento ed egli stesso zaccardiano per molti anni. Si veda anche Cristiani Oggi, n. 19 (1992): 2-4. Per un giudizio su di essi A. Olivieri, Il mondo non è più per me, pp. 12-13, 20 nota 1. 55 Lespressione è usata nel citato numero di Cristiani Oggi, p. 4. 56 La rottura fu lenta e progressiva ed alcuni anni dopo la formazione delle ADI sulle ragioni di questa scissione si discuteva ancora, come dimostra una sorta di volantino a firma di Nicola Baldacci. Era, questi, un protagonista non secondario nel movimento allindomani della guerra ed intratteneva rapporti diretti con Luigi Francescon; cfr. F. Toppi, "Fonti storiche", p. 81. Nel riferirsi a due circolari scritte in precedenza Baldacci in questo volantino intitolato "Chiarificazioni" tra laltro afferma: "Io ho sottoscritto le due circolari avendo una sola mira, quella di fare uscire dal loro sistema di innovazione una parte di semplici credenti che sono travagliati dalle loro innovazioni e che però vogliono ritornare alla primitiva semplicità della Scrittura. Se costoro avessero avuito il mio coraggio di protesta il loro sistema non sarebbe arrivato a tale punto (
) né ci sarebbe un presidente e laffiliazione con le Assemblee di Dio". Il volantino è databile agli inizi degli anni Sessanta come si può dedurre da alcune risoluzioni adottate dalle "Congregazioni Cristiane Pentecostali" nel 1961 e nei 1962 a dimostrazione del fatto che la questione era sentita ancora in modo molto vivo se di essa si occupava anche il movimento che, in un certo senso, si poneva come antagonista delle ADI; cfr. Atti dei Convegni Nazionali (1958- 1978), Canicattì 1979, pp. 17-18. 57 Raccolta degli Atti, p. 7; tale collegio presumibilmente doveva essere quello che si veniva a costituire in sede di convegno. Sul riconoscimento ed il rispetto dovuto a chi esercitava il servizio pastorale i convegni tornano spesso, segno che si faceva molta fatica a far capire alle chiese limportanza di una guida pastorale a riprova di una mentalità congregazionalista quasi di tipo quacchero; cfr. ivi, p. 3, 5, 7, 9, 11, 13, 15. 58 ivi, p. 8: "Per coloro che provengono da altre Chiese di denominazione evangelica e che hanno accettato il battesimo in acqua per immersione, seguiremo le decisioni dellAdunanza Annuale delle Chiese Italiane tenuta a Philadelphia nel 1932, e dalla quale ne riportiamo il testo: "E stato richiesto parere riguardo ai battezzati nellacqua provenienti da chiese evangeliche, se debbono ribattezzarsi prima di far parte con noi. Noi crediamo che se essi lhanno fatto in accordo alla Parola e con fede non sia necessario (Marco 16:16; Fatti 2:38; Giov. 3:23; Fatti 8:36-38)". (
) "Per il migliore adunamento dei fedeli esortiamo i fratelli Anziani e quindi le chiese, affinché al riguardo del parlare linguaggi, si attengano allinsegnamento dellapostolo Paolo in I Cor. 14: 1-33. LIddio nostro è Dio di ordine e non di confusione e quindi: "facciasi ogni cosa onestamente e per ordine" (1 Cor. 14:40)". 59 Segno che in questa direzione qualcosa andava modificandosi nella mentalità pentecostale; cfr. ivi, p. 9. 60Ivi pp. 10-11; di questa discussione non vi è traccia nei verbali di seduta del convegno. E riportata da R. Bracco, La verità vi farà liberi, pp. 19-20; evidentemente si tentava di far passare sotto silenzio la dissidenza e le divergenze di prospettiva soprattutto sulla questione dellorganizzazione ecclesiastica che, come sè visto, aveva travagliato molto anche le chiese pentecostali italiane degli Stati Uniti. Daltra parte, lo stesso Bracco ne dà cenni molti laconici nellopera già citata Il Risveglio pentecostale in Italia, p. 32 scritta appena dieci anni dopo questi fatti. 61 Raccolta degli Atti, pp. 11-12. 62 Ivi p.13. In questo convegno (ad ulteriore conferma di quanto fosse ancora forte la linea zaccardiana) si deplorava anche labuso delle fotografia in base ad un probabile equivoco circa il divieto di fare immagini sancito dal secondo comandamento; vi è stata una lunga storia di avversione alle fotografie che si è andata assopendo solo dagli anni Sessanta in poi. 63 R. Bracco, Il Risveglio, pp. 28-29; Raccolta degli Atti, p. 15. 64 Si trattava di Rosario Di Palermo e Nicolò Di Gregorio emissario della chiesa di Chicago. Questultima circostanza dimostra che la chiesa americana godeva ancora di grande prestigio in Italia e che Francescon manteneva contatti con chiese e persone. 65 Ivi p. 16. La risoluzione conteneva una palese contraddizione in terminis che non è stata mai risolta e che denota carenze molte vistose sul piano della formulazione dottrinale; in fin dei conti lobiettivo del convegno era quello di arginare il fenomeno dellimpegno ministeriale femminile che aveva caratterizzato il movimento fin dalle origini cedendo alle pressioni dellintransigenza maschilista. 66 Ivi p. 14. 67 R. Bracco, La verità vi farà liberi, pp. 19-20. 68 Ivi, p. 21. 69 Si tentò di avere laffiliazione con le Chiese Cristiane del Nord America, ma risultò inopportuna perché queste non avevano ancora il riconoscimento giuridico e di conseguenza non avrebbero portato alcun giovamento alla situazione giuridica delle chiese in Italia; cfr. Id., Il Risveglio, p. 33. 70 Raccolta degli Atti, p. 18. Con una nota si precisa che "Lunità della Chiesa fa capo al Figliuolo di Dio e allespressione della Sua volontà e, naturalmente, sul terreno pratico viene riconosciuto quale istituto unificatore delle chiese il Comitato esecutivo. Per conseguenza vanno escluse da questa unità quelle chiese che volontariamente si sottraessero ad essa rigettando i vincoli coordinatori esistenti nellOpera, costituiti dal Comitato esecutivo". Come si può notare lunità viene identificata con il ruolo e lazione di un organo ecclesiastico, mentre il dissenso rispetto a questa identificazione viene considerato come una sottrazione volontaria allunità. Questo assurdo teologico ed ecclesiologico prova che la struttura organizzativa così fortemente voluta da alcuni non era uno strumento di servizio per il bene comune delle chiese, ma unoperazione di accentramento del potere ecclesiastico con risvolti autoritari. 71R. Bracco, La verità vi farà liberi, pp. 22-23; dove sono riportati dei ricordi che dimostrano la gran confusione che si agitava circa la realizzazione di questi obiettivi, il che allontanava sempre più lipotesi di una semplice realizzazione amministrativa visto che lunica cosa affermata con chiarezza era laccentramento ecclesiastico. "Giunge la richiesta concessione di affiliazione con lorganizzatissima Ass. of God. degli Stati Uniti e con questa linizio di una pratica di riconoscimento. Un inizio forse malato di ingenuità; sembrava che tutto potesse essere eseguito con estrema semplicità, assolvendo ad alcuni atti "puramente formali" e al solo fine di ottenere la libertà per esercitare il servizio del Signore. Anche la compilazione di uno statuto appariva come una cosa affatto impegnativa ed infatti la stesura di questo fu affidata ad un fratello designato in sede di convegno (probabilmente lo stesso Bracco, n.d.r.). Ma già dai primi contatti con il Ministero apparve chiaro che la pratica implicava impegni e responsabilità maggiori di quelli del nostro preventivo semplicistico. La pratica doveva essere affidata ad un legale e doveva essere questo a compilare uno statuto. Non fu difficile trovare il legale perché indicato e consigliato dallo stesso funzionario del Ministero, ma fu anche facile constatare che questo legale per avviare la pratica dovesse servirsi della stazione di partenza e dei binari delle organizzazioni già esistenti, cioè quelle delle denominazioni protestanti. Quindi lo statuto preparato dal legale sispirava e ricopiava in parte gli statuti delle diverse denominazioni dalle quali molti credenti pentecostali erano usciti". 72 Raccolta degli Atti, pp. 19-20. 73 Raccolta degli Atti, pp. 24-25; R. Bracco, Il Risveglio, pp. 34-35 dove, in epoca non sospetta, listituzione di questorgano è giudicata "affrettata ed imprecisa". Per lo sviluppo di questorgano ecclesiastico si veda Raccolta degli Atti, p. 26, 34. Solo nel 1961 al convegno tenuto a Bari dal 24 al 27 agosto lorgano sarà strutturato ed avrà un presidente; cfr. ivi, p. 47. La diffidenza rimaneva piuttosto alta visto che molti scavalcavano le competenze e chiedevano consiglio allestero (chiesa di Chicago?); cfr. ivi, pp. 21-22. Per quanto riguarda il clima psicologico nel quale tutto questo avveniva si veda la seguente pagina autobiografica di R. Bracco, La verità vi farà liberi, pp. 24-25: "Bisogna ricordare che sarebbe stato necessario individuare non grosse, ma piccole volpi, e non mi riferisco a persone, che forse allepoca erano ancora tutte in buona fede, ma in riferimento ad elementi e circostanze. Infatti allora non si parlava di avere un presidente che avesse autorità anche spirituale sopra chiese o sopra i fedeli o di avere organismi che potessero avere il potere o la pretesa di comandare, meno ancora si parlava di avere un regolamento totalmente estraneo o addirittura in conflitto con gli insegnamenti della Scrittura. Anzi le più convinte e calde assicurazioni venivano date agli esitanti (e forse ai pochi ancora pienamente illuminati): "Saremo sempre fratelli, uniti dallamore e perfettamente uguali", "La Bibbia sarà sempre lo Statuto delle chiese", "Vivremo sempre nella libertà dello Spirito". Assicurazioni e promesse che sono state sbriciolate dal tempo e soffocate dagli eventi. Ma in quei giorni quasi tutti credevano a queste assicurazioni e coloro che le esprimevano e coloro che le ricevevano; in fondo si trattava semplicemente di formalizzare una domanda per avere libertà di culto cioè per neutralizzare, finalmente, quelle misure e quelle circolari che avevano scatenato la persecuzione allepoca del regime fascista (
)". 74 R. Bracco, La verità vi farà liberi, pp. 25-26: "La semplicità, o lignoranza, erano ancora tanto determinanti da far accettare ad occhi chiusi lo statuto compilato dal legale. A coloro che ne chiedevano la lettura ed eventualmente la discussione fu data assicurazione che si trattava di un documento necessario soltanto per corredare la domanda, ma non impegnativo per noi che avevamo uno statuto superiore: la Parola di Dio. Molti anni dopo, invece, quello statuto è stato letto, esaminato, discusso ed approvato, ma questo è avvenuto quando lorganizzazione aveva assunto il controllo del movimento delle chiese e condizionato anche il modo di pensare dei ministri". Su questo punto il verbale del convegno di Catania del 1948 sembra correggere la posizione di Bracco perché afferma che il convegno "aveva preso visione articolo per articolo del nuovo statuto elaborato dai Comitato Esecutivo"; cfr. Raccolta degli Atti, p. 21. Tuttavia le riserve già espresse su queste vicende nel volumetto Il Risveglio pentecostale in Italia scritto in epoca non sospetta da Bracco lasciano trasparire un accomodamento nelle versioni ufficiali tra le quali sono da annoverare sicuramente i verbali a stampa di un convegno (tra laltro nei verbali non si fa alcun cenno al fatto che la stesura di uno statuto era stata affidata ad un legale esterno). Aldilà delle valutazioni di merito, comunque, questa discordanza la dice lunga su come siano state effettivamente condotte le cose; inoltre bisogna precisare che probabilmente Bracco si riferisce a quanto avvenuto nellassemblea generale straordinaria delle ADI (dal 1961, infatti, gli incontri non si denominavano più convegni nazionali; cfr. nota a p. 44 della Raccolta degli Atti) tenuta a Napoli dal 28 aprile al 1 maggio del 1978 nella quale furono approvati definitivamente sia lo statuto annotato che il regolamento interno. Ormai si pensava allintesa con lo Stato. 75 Raccolta degli Atti, p. 28; Documento. Storia, modo di vivere, finalità, del Movimento delle Congregazioni Cristiane Pentecostali, Siracusa 1980, pp. 3-5. 76 Oltre a motivi di carattere ecclesiologico le chiese della Valle del Sele esprimevano anche una diversa concezione della Cena del Signore (più vicina al consustanzialismo) e il rifiuto delle decisioni del convegno di Niagara Falls del 1927 circa le deliberazioni di Atti 15 (che gli è costato per decenni linsulso nomignolo di chiese mangiasangue). Cfr. lopuscolo Sulle orme di un servo di Dio ... Alle sorgenti del Sele, a cura di R. Ricciardiello, Battipaglia 1980. 77 Come, ad esempio, la comunità di Cicciano (NA); cfr. Archivio dellAssemblea Cristiana Evangelica di Cicciano, sezione storica, corrispondenza anno 1959. 78Raccolta degli Atti, p. 23, 30. Questa prudenza è ravvisabile anche in altre definizioni; nel convegno del 1948 si raccomanda di nuovo ai conduttori di chiesa "di vigilare perché i ministeri spirituali (particolarmente quello delle lingue, delle interpretazioni e delle visioni) siano adempiuti con ordine e procedano dalla guida del Signore, in conformità al passo della Scrittura che stabilisce di fare ogni cosa onestamente e per ordine (1 Cor. 14:40)". In quello del 1951 si raccomanda agli stessi di "essere cauti e prudenti nel dare conferma a quanti ricevono il battesimo nello Spirito Santo, ricordando che il dono dello Spirito Santo non può essere separato dai frutti dello Spirito santo"; ivi, p. 29. Queste preoccupazioni, comunque, si manifestano più come tentativi empirici di porre argine ad abusi insostenibili per chicchessia che come elaborazione di un pensiero teologico o di una maturazione dottrinale. Infatti, più che un approfondimento dellesperienza pentecostale esse propongono un controllo della stessa rivelando solo la necessità di sottoporre allautorità ecclesiastica ogni aspetto della vita della chiesa anziché un approccio critico al vissuto esperienziale. E quanto dimostra una delibera del 1959 quando si stabilì che ogni chiesa doveva inserire una speciale riunione di preghiera settimanale per la ricerca del battesimo con lo Spirito santo "considerando limportanza che questa esperienza ha nella vita spirituale di ogni credente e di ogni chiesa"; ivi, p. 42. 79 Ivi, p. 25. Nel 1950 si interviene anche sui problemi di abbigliamento legati verosimilmente a contrasti generazionali: "Si ricorda a tutte le chiese e in modo particolare ai conduttori di esse che è necessario impartire insegnamenti perché tutti i fedeli manifestino sobrietà, modestia e verecondia (1 Tim. 2:9) nel loro abbigliamento e che partecipino alle riunioni di culto con abbigliamento che sia di esempio agli inconvertiti"; ivi, p. 27. 80 Queste deliberazioni vengono effettuate dal 1953 al 1957; particolarmente importante per la comprensione della spiritualità pentecostale è quella riguardante il culto del 1955: "Il Convegno degli anziani riconosciuta la necessità di conseguire una più profonda ed esuberante manifestazione del ministerio spirituale decide di raccomandare alle fratellanze: a) di liberarsi, senza cadere negli eccessi, da ogni formalità liturgica per seguire più fedelmente la guida dello Spirito Santo; b) di ricercare più intensamente sia individualmente che collettivamente i doni spirituali promessi da Dio; c) impartire precisi e dettagliati ammaestramenti sullesercizio dei doni dello Spirito e del ministerio spirituale; d) di incoraggiare, curare e guidare le legittime ed ordinate manifestazioni dei doni e dei ministerio dello Spirito". Per ciò che concerne la Cena nello stesso anno si afferma che: "si riconosce ancora una volta la necessità di curare la fedeltà nella celebrazione della S. Cena ai principi sanciti esplicitamente dalle Scritture e quindi si raccomanda: a) la S. Cena deve essere celebrata indipendentemente dallesercizio di qualsiasi altra cerimonia cristiana e con frequenza non esageratamente distanziata; b) essa non deve avere carattere evangelistico e quindi, nei limiti del possibile deve essere compiuta nel raccoglimento comunitario; c) per il più pratico e riverente svolgimento, pur riconoscendo la più ampia libertà ad ogni chiesa di celebrarla nella forma dovuta, si consiglia la distribuzione degli elementi, particolarmente nelle chiese numerose, facendo passare i medesimi, cioè il pane ed il calice, tra i fedeli dalluno allaltro mentre tutta la comunità è raccolta in adorazione ognuna al proprio posto". In questi anni viene anche chiarito che "nelle nostre comunità non esiste il rito sacramentale della presentazione dei fanciulli, ma questo non esclude che per essi, o in casa o in chiesa si possa innalzare preghiera di intercessione a Dio"; inoltre con atto non meglio motivato si riconosce al pastore la facoltà di nominare un assistente pastore (vice anziano) tra gli eletti nel consiglio di chiesa. Cfr. ivi, pp. 31-32, 35-36, 38. 81 In questo computo non si tiene conto della Chiesa Apostolica in Italia di ispirazione pentecostale, ma diversa dal pentecostalesimo italiano in quanto a strutture ecclesiastiche e ad origini storiche; essa rappresenta, infatti, il ramo italiano della Chiesa Apostolica inglese sorta in seguito al risveglio gallese (1904) ed è presente in Italia dal 1927 anno in cui la missione inglese si sostituì a quella danese. E caratterizzata da una struttura fortemente gerarchica basata sulla subordinazione personale delle varie cariche ecclesiastiche. Cfr. M. Affuso, "Lesperienza nello Spirito" in Fedeltà, n. 107 (1984): 287-88. 82 Atti dei Convegni Nazionali dal 1958 al 1978, p. 13. 83E quanto fu stabilito nel convegno dei 1959 tenuto a Benevento dal 24 al 26 novembre; cfr. ivi, p. 15 (in questo convegno tra laltro si riprendeva la tesi di un ministero femminile possibile a 360 gradi, ma subordinato a quello maschile). Infatti, la confessione di fede delle Congregazioni Pentecostali (che si può leggere alla fine del loro innario) aggiunge a quella del 1927 larticolo della collegialità così espresso: "Noi crediamo nella forma collegiale, manifestata nella funzione unita di anziani che si riuniscono insieme volontariamente, nel pari sentimento e nelluguaglianza tra loro, davanti a Dio, per risolvere problemi concernenti lopera Sua. Alla fine di ogni riunione gli anziani tornano alle loro comunità eguali tra loro(I Tim. 4:14; Fatti 20:17, I Tim. 5:1)". Per molti anni, inoltre, le Congregazioni hanno anche mantenuto lantica convinzione del pastorato non stipendiato. 84Sulle orme di un servo, p. 5. Per quanto riguarda le chiese completamente svincolate da qualsiasi forma di aggregazione nel corso degli anni conobbero un notevole incremento (dovuto anche alle molte scissioni subite dalle ADI) tanto che nei decenni successivi costituiranno il grosso di tutto il movimento pentecostale non inquadrato nelle ADI; da esse prenderanno poi le mosse forme di aggregazione tese alla costituzione di nuove aree pentecostali. 85 Per la data di nascita mi sono rifatto agli atti anagrafici del comune di Noepoli; lo stesso Petrelli afferma in una corrispondenza datata 15 novembre 1956: "Addì 27 dicembre sarò - se ancora qui - al termine di Salmo 90:10", intendendo che a quella data avrebbe avuto ottantanni. Cfr. Annuali, voi. IV, p. 67. Su cosa siano gli Annuali e per le indicazioni bibliografiche complete delle opere di Petrelli qui di seguito citate si vedano le note 102, 105-107. 86 Debbo queste notizie alling. Pasquale Eugenio Petrelli pronipote del fratello maggiore di Giuseppe. Da tale fonte derivano tutte le notizie relative alla famiglia che non sono diversamente attribuite. 87 E quanto afferma egli stesso nel Figliuol dellUomo, pp. 201-202: "Chi scrive sa che vuol dire essere orfano; ricorda bene, benché, allora fosse in tenera età, quel senso complesso e avvolgente, come una nube di dolore e smarrimento, che provò quando gli fu detto che la madre era spirata". inoltre Annuali, vol. I, p. 438: "Premetto che io sono stato sempre di salute malferma e gracile e che nessun medico avrebbe mai sperato che io vivessi fino ai limite medio assegnato dai salmista (Salino 90:10); molto meno che io oltrepassassi tale limite". 88 Palazzo Comunale di Noepoli, Ufficio Anagrafe, Atti di Nascita, anno 1876, atto n. 67. 89Belleville Times-News quotidiano della cittadina ove Petrelli si spense, necrologio del 22/02/57. Finora non è stato possibile verificare in Italia questa notizia apparsa negli U.S.A. 90Annuali, vol. I, p. 442: "Molti di noi ricordano unepoca in cui le nostre case erano ritrovi di intrighi. Dovevamo, è vero, unirci in qualche circolo, ma avevamo un gruppo intimo, e volevamo, fra noi, fare programmi e preparare la piccola politica". Inoltre Il Redentore, p. 185: "Quandero studente in collegio, ero ben lungi dallessere umile di mente, perché, immaginavo di capire molto e di poter parlare quasi su ogni soggetto; ero pronto ad usare parole altosonanti come queste: scienza, evoluzione delluomo, antichità della creazione delluomo e così via. Un vegliardo, maturo in saggezza e di lunga disciplina mentale, mi disse, una volta, battendomi dolcemente sulla spalla e con sorriso paterno: "Figliuolo mio (incidentalmente dirò che questo vegliardo - grande erudito - era un mio zio), non essere troppo sicuro di te stesso, ma aspetta. La vita tinsegnerà a dubitare di tutto tranne che di Dio. In quanto alla religione" continuò "sono giunto alla conclusione che se dessi libero corso alla mia mente, finirei nello scetticismo e nella disperazione. Io non discuto; credo in Dio mio Padre, in Cristo rivelatore del Padre, e ho trovato riposo. Io non ragiono più partendo da affermazioni scientifiche per giungere alla religione, ma ragiono partendo dal fatto che ho trovato riposo in Cristo, per giungere ai problemi della mente. Noi non possiamo sapere tutto; dobbiamo accettare Dio, causa di tutte le cose". A distanza di più di mezzo secolo, vedo ancora il volto benigno e sento la dolce voce del vegliardo. Le sue parole hanno lasciato unimpronta nella mia vita". Si veda anche Lui e i Suoi, p. 3. 91Nicolao Papengouth era il figlio del vecchio conte Osvaldo, uno dei pionieri del battismo napoletano, e tornava a Napoli dopo ventanni come pastore nella chiesa di via Foria che dal 1899 raccoglieva ormai in ununica comunità le tre diverse chiese battiste (libera, ramo americano e ramo inglese) che esistevano nella città. Su questi personaggi e sullorigine del battismo a Napoli cfr. N. Palminota, "Appunti storici sul battismo in Italia. Le chiese battiste di Napoli", in Il Testimonio, organo delle chiese battiste in Italia, Roma, annata del 1961, pp. 23-30; 62-69; 108-11; 150-53; 197-202; 290-97. Debbo la segnalazione di queste pagine al pastore battista Italo Debenedetti. A lui devo pure i contatti con gli archivi storici battisti menzionati. 92 In una testimonianza autobiografica Petrelli afferma di aver udito per la prima volta la predicazione evangelica da un vecchio pastore scozzese in lingua italiana; cfr. Annali, vol. I, p. 360. Tale episodio deve essersi verificato qualche anno prima della sua confessione di fede tramite il battesimo per immersione; infatti, in un altro ricordo autobiografico, riferendosi ad un viaggio compiuto fuori dItalia, lascia intendere di essere già evangelico da qualche tempo; cfr. ivi, p. 465. Se, come sembra, dagli U.S.A. non è più tornato, lepisodio della conversione può risalire con buona probabilità al 1904. 93 Queste notizie le ho tratte da un trafiletto che lo stesso Papengouth inviò allorgano dinformazione delle chiese battiste in Italia Il Testimnonio n. 10 (1905): 4; lo riporto in parte qui di seguito perché vi è sottolineata limpressione che Petrelli suscitò nella chiesa: "Abbiamo avuto otto battesimi. i due primi, per ristrettezza di tempo e per maggiore comodità, si fecero nel mare, il mercoledì 13 sett., e gli altri a Foria la domenica 17. Uno di questi è lavv. Giuseppe Petrelli che esercitò la sua professione con esito ottimo nel proprio paese, ma vi rinunzia perché riprovata dalla sua coscienza. Spiegò un dono di parola non comune nelle due conferenze che tenne innanzi alla Chiesa, e seppe in breve tempo conquistarsi la stima e la simpatia di tutti. Simbarcò per Nuova York, ma lintimo desiderio del suo cuore, ove la Provvidenza gli schiudesse la via, è di bandire il Vangelo nella diletta patria. Chi sa se il Signore nol faccia tornare in mezzo a noi!". La difficoltà di condurre la professione di avvocato traspare anche da un aneddoto secondo il quale in un dibattimento tenuto probabilmente a Roma Petrelli sia rimasto sconcertato da un verdetto da lui ritenuto ingiusto e di conseguenza abbia deciso di abbandonare la professione; cfr. A. Bernabei Chauvie, Biografia del servitore di Dio Giuseppe Petrelli, Torino 1997, pp. 9-10. Si tratta di un volumetto composto sulla base di corrispondenze, manoscritti e testimonianze autobiografiche pubblicate in varie occasioni; contiene notizie molto utili anche se qualche volta è un po impreciso. Bernabei sostiene che Petrelli divenne evangelico proprio in conseguenza di questo episodio; è unipotesi verosimile che può derivare da notizie tratte da qualche corrispondenza diretta che Petrelli intrattenne in modo fitto con la madre adottiva dellautore Aida Chauvie. Infine, da qualche espressione rinvenuta si può ipotizzare che il suo trasferimento negli Stati Uniti sia avvenuto anche per contrasti familiari; cfr. Annuali, vol. II, p. 11. Petrelli aveva una spiccata propensione allattività evangelistica oltreché pastorale; cfr. Il Faro, organo delle Chiese Cristiane del Nord America, Herkimer, New York, n. 4(1974): 1-2. 94 Questa chiesa era stata organizzata nel 1894 con lazione pastorale di A. Dassori che la diresse per circa un decennio e a cui successe lo stesso Petrelli. Dallepoca della fondazione fino al 1912 la chiesa ebbe trecento battezzati. In sostanza svolgeva un lavoro pionieristico (80 battezzati solo nel biennio 1906-1908 durante il periodo di prova di Petrelli) e aveva una spiccata propensione missionaria. E quanto riferisce lo stesso Petrelli scrivendo sul periodico dellAssociazione Battista italiana intitolato Primo Annuario delle Missioni Battiste Italiane negli Stati Uniti, anno 1912, New Haven (Connecticut), pp. 42-43. 95 LAssociazione Missionaria Battista Italiana era nata nel 1899 e in Italia arrivavano regolari notizie su di essa; cfr. Il Testimonio, n. 6 (1899): 4, n. 8 (1900): 4, n. 22 (1907): 4. Inoltre LItalia Evangelica, n. 29 (1900): 228. Le altre notizie le ho desunte dal Baptism Home Mission Montly, n. 9(1908): 354; ivi è contenuto il resoconto della cerimonia di consacrazione pastorale di Petrelli che viene presentato in modo molto lusinghiero. 96 A. Bernabei Chauvie, Biografia, pp. 11-12 97 Questa notizia la debbo alla cortese segnalazione pervenutami dallarchivio dellAmerican Baptist Historical Society, Valley Forge (Pennsylvania). 98Annuali, vol. II, pp. 595-96. 99Annuali, vol. IV, p. 449; Il Redentore, p. 137; Il ritorno del Signore, p. 9; Lui e i Suoi, p. 33. A. Bernabei Chauvie, Biografia, p. 13. In Brasile, nello stato del Paranà, si era trasferito il fratello Leonardo, ingegnere, che in conseguenza dellincontro divenne evangelico; la sorella che era andata con lui negli Stati Uniti era già divenuta tale in precedenza. 100 Id. ivi, pp. 13-14; The Belleville Times-News, necrologio. 101 The Belleville Times-News, necrologio. Alcune lettere furono pubblicate in Italia; cfr. Annuali, vol. IV, pp. 67-74. In Italia esistono diverse centinaia di persone collegate tra di loro direttamente o tramite le pubblicazioni di ispirazione petrelliana; la maggior parte di queste persone conduce vita molto ritirata e si incontra in riunioni domestiche anche se non manca qualche chiesa regolarmente costituita che si ispira allinsegnamento di Petrelli (come, ad esempio, quella di Palermo condotta dal pastore Lucio Tomasello e quelle della Valle del Sele coordinate dal pastore Romolo Ricciardiello; queste ultime, però, negli ultimi anni hanno operato notevoli aggiustamenti di prospettiva). Non sempre, però, questi seguaci del pensiero di Petrelli vanno daccordo tra di loro soprattutto per ragioni legate al primato di fedeltà nei riguardi dello stesso. A me sembra, comunque, che alla redazione del Granel di Senape (vedi nota seguente) per motivi storici spetti il riconoscimento quanto meno di una priorità temporale nei rapporti con lui. 102 Il tutto è stato pubblicato dalla redazione de Il Granel di Senape (periodico stampato a Torre Pellice, poi a None, infine a Torino e diretto da Antonio Bernabei-Chauvie). Il periodico di Petrelli ricevette apprezzamenti anche in ambienti ecclesiastici cattolici per "lassenza di settarismo e la chiarezza espositiva che lo caratterizzava"; cfr. The Belleville Times-News citato. In realtà i quattro volumi che raccolgono gli Annuali de Il Regno di Dio sono stati pubblicati tutti postumi in questo ordine: vol. 1(1948-50) Torre Pellice 1958; vol. II (1951-53), ivi 1961; vol. III (1954-56), ivi 1965; vol. IV (1957-59), ivi 1968. I primi due volumi furono curati da Aida Chauvie (+ 1962) collaboratrice, corrispondente di Petrelli in Italia e grande divulgatrice dei suoi scritti; gli altri due volumi da Antonio Bernabei-Chauvie. Come continuazione di questo periodico oggi si pone Il Granel di Senape. In sostanza esso riprende e ripropone gli articoli de il Regno di Dio, nonché, alcuni brani o interi capitoli delle opere di Petrelli inserendo qua e la come elemento nuovo qualche brano di corrispondenza. 103Mi sembra opportuno segnalare il fatto che da alcuni anni esce a Lucca un altro periodico con lo stesso titolo di quello che usciva negli Stati Uniti e con la stessa cadenza. La redazione di questultimo, però, si propone di divulgare non solo gli scritti di Petrelli gratuitamente, ma anche quelli della sua scuola come si evince dai titoli elencati in terza di copertina. Inoltre, bisogna anche segnalare la pubblicazione di due opere di ispirazione petrelliana di A. Calabrese, Lo Spirito e la Sposa e LAgnello, Nusco 1992. Come si può notare in Italia esiste un vero e proprio filone di pubblicazioni che si rifanno al pensiero di Petrelli anche se trattasi quasi sempre di semplici rievocazioni o imitazioni dei suoi scritti con scarsi apporti originali. 104 A. Bernabei-Chauvie, Biografia, p. 13. A me non è stato possibile visionario. 105 Non mi è stato possibile stabilire la cronologia delle edizioni originali di tutte le opere; per questo contributo mi sono rifatto alle edizioni italiane sotto indicate; laddove ho potuto avere indicazioni precise segnalo la data delledizione originale. 106 Cristo per fede, Torre Pellice s.d. (2); quasi certamente è la prima opera di Petrelli da collocarsi intorno al 1910. Il Figliuol dellUomo, ivi s.d. (3); ledizione originale è del 1916. Perché crocifissero Gesù, ivi s.d. Il Redentore, ivi 1955; ledizione originale è del 1947 in inglese. Ecce Homo, ivi 1956. Lui e i Suoi - Lui e la Sua dottrina, ivi 1957; ledizione originale è del 1954. La prefazione di questultimo testo è stata pubblicata anche separatamente con il titolo Al Golgota si incontrano le età. 107 La Chiesa di Cristo, ivi 1959; ledizione originale è del 1929. La legge dello Spirito, ivi s.d. (2). La Chiesa - La Invisibile, ivi 1963; ledizione originale è in inglese del 1948. Partecipi della natura divina, Pinerolo 1982 (2). Libertà, Torre Pellice 1983 (2); la prima edizione italiana è del 1955. Il Corpo di Cristo, Pinerolo 1985. Lo Spirito Santo, ivi 1985 (3). 108 Messaggio a Giobbe, Torre Pellice 1959. Il verme di Giacobbe, ivi s.d.(2). I nemici di Davide, ivi 1960. Davide peccatore e penitente, Vinovo s.d. (2). Giobbe, Savona 1966 (3)?. Abramo -Giovanni - Tommaso, Torre Pellice 1966; nelloriginale era scritto in inglese. Simone Pietro, Pinerolo 1973. Caino il fabbricatore e Iddio architetto e fabbricatore, ivi 1983 (3). 109 Come in cielo, ivi 1953; ledizione originale è del 1955. Il ritorno del Signore, ivi s.d. Ricevendo il regno, ivi 1955 (2). Il messaggio di San Paolo agli anziani di Efeso, ivi s.d. (2). Le parabole di Gesù, Luserna San Giovanni 1982. Dalle tenebre alla luce - Dalla potestà di Satana a Dio, Pinerolo 1985 (2); la prima edizione italiana (probabilmente anche quella originale) è del 1955, fu lultima opera di Petrelli ed uscì postuma negli U.S.A. Cfr. The Belleville Tìmes-News, già citato. 110 Si tratta di Fra i due testamenti da me consultato nelledizione del 1930, probabilmente loriginale. 111 Si dice che Petrelli abbia lasciato tali indicazioni con testamento; che le cose possano stare in questo modo sembra essere confermato dal fatto che sia in Italia sia negli Stati Uniti i suoi libri sono pubblicati da più autori anche se quando era in vita pare che avesse affidato la pubblicazione dei suoi scritti a Guido Merlo di Bristol (PA). Cfr. Cristiani Oggi, n. 5 (1989): 4. Liniziativa di diffondere di nuovo gratuitamente le opere di Petrelli è stata ripresa dalla redazione dei periodico di Lucca di cui alla nota 103. Per una dichiarazione in tal senso dello stesso Petrelli si veda un brano di corrispondenza riportato in A. Bernabei Chauvie, Biografia, pp. 14-15. 112 Qui posso solo rimandare a I nemici di Davide, p. 14 dove tratteggia la figura di Nabal; a Simone Pietro, p. 42 dove descrive Pietro nei momento del rinnegamento; infine alle belle pagine di Davide peccatore e penitente, p. 63, 95, 111, 1l6 ss., 130 ss., 151. 113 Simone Pietro, prefazione: "Tentare sotto forma di meditazioni religiose uno studio su Simone Pietro può sembrare inutile ed incompleto. A noi stessi sembra incompleto il presente studio (
). Non facciamo critica scritturale; meditazioni son queste". Ivi, p. 59: "Studio del carattere, principalmente, è stato il nostro e non storia della vita oppure esegesi scritturale". Inoltre Il Corpo di Cristo, p. 9; Annuali, vol. II, p. 594. Infine Dalle tenebre alla luce, p. 76, 82. 114 Cristo per fede, p. 15, 19, 192 ss.; Il Redentore, p. 141; La Chiesa La Invisibile, p. 53, 110; Dalle tenebre alla luce, p. 50. 115 Cita spesso Dante, Alfieri e Manzoni (questultimo quasi sempre senza nominarlo); inoltre Verne, Sue, Shakespeare, Hugo e Tolstoj. Cfr. ivi, p. 19, 102; Le parabole di Gesù, p. 5; Libertà, p. 27; I nemici di Davide, p. 7; Il Redentore, p. 126; Annuali, vol. I, p. 408; Davide peccatore e penitente, p. 52, 87, 127; Cristo per fede, p. 14, 25, 30, 34, 74, 150; Simone Pietro, p. 73. 116 Lo si ricava dai riferimenti a vari personaggi e dai cenni alla storia americana; cfr. Cristo per fede, p. 25; Simone Pietro, p. 5, 13; Davide peccatore e penitente, p. 18. 117 Simone Pietro, p. 24, 32, 46, 51, 80, 82; La Chiesa di Cristo, p. 33; Dalle tenebre alla luce, p. 25; Davide peccatore e penitente, p. 126; Annuali, voi. I, p. 303; Abramo-Giovanni- Tommaso, p. 30. 118 I riferimenti alla storia ecclesiastica sono costanti; tra i Padri le citazioni maggiori riguardano sicuramente Agostino, ma vengono ricordati anche Clemente Alessandrino, Giovanni Crisostomo e Origene. Cfr. Cristo per fede, p. 11, 25; Il Figliuol dellUomo, p. 119; I! Redentore, p. 19, 155; La Chiesa La invisibile, p. 84, 92; Il ritorno del Signore, p. 16, 29; I nemici di Davide, p. 21; Simone Pietro, p. 84; La Chiesa di Cristo, p. 26; Dalle tenebre alla luce, p. 26, 33; Davide peccatore e penitente, p. 9. 119 Questi ultimi menzionati come esempio; cfr. Il verme di Giacobbe, p. 59. Per la questione libertà/predestinazione cfr. Annuali, vol. I, pp. 89-90; vol. IV, p. 37, 412; La Chiesa-La Invisibile, p. 107; Dalle tenebre alla luce, pp. 11-12. Per linquadramento del retroterra teologico mi pare che si possa validamente rimandare a U. Gastaldi, I movimenti di risveglio, pp. 27-66. 120 Annuali, vol. I, pp. 158-59. In particolare stigmatizza il movimento teosofico (che negli Stati Uniti era molto diffuso) come il più pericoloso di tutti: "Che rimane di Gesù Cristo negli scritti teosofici?"; cfr. ivi, vol. IV, p. 283. Inoltre, vol. II, p. 139; Il Redentore, p. 144; La Chiesa-La Invisibile, p. 41; Dalle tenebre alla luce, p. 34. 121 Di Teresa dAvila afferma: "Mi ha sempre commosso e spesso fatto piangere". Cfr. Lui e i Suoi, p. 106. La Chiesa di Cristo, p. 28; Annuali, vol. III, p. 471. Lattenzione alla psicologia ed alle innovazioni della psicoanalisi trovano parecchie attestazioni. Cfr. I nemici di Davide, p. 7, 12, 19; Libertà, p. 36; La Chiesa-La Invisibile, p. 49, 62, 82-83, 110; Giobbe, p. 8; Perché crocifissero Gesù, p. 14; Dalle tenebre alla luce, p. 57, 73; Abramo-Giovanni-Tommaso, p. 22. Nei pochi cenni di politica è da notare lavversione al comunismo. Cfr. I nemici di Davide, p. 16, 18; Annuali, vol. II, p. 639. Per lapproccio alla storia delle religioni cfr. ivi, p. 630; Partecipi della natura divina, p. 21; Cristo per fede, p. 23 dove, in polemica con i movimenti che volevano introdurre la pratica delle religioni orientali, afferma del Buddismo: "E ricco di massime eccellenti, ma dimostrato inetto a rialzare la condizione dei popoli che lo hanno seguito". 122 Annuali, vol. I, p. 106. Emblematici della sua semplicità sono anche i sermoni di cui circolano in Italia poche e rare copie registrate su nastri. 123 Dalle tenebre alla luce, pp. 90-91: "(...)Abbiamo udito e da persone che non hanno avuto certi privilegi sociali di cultura ed altro, che essi sono al salvo da false dottrine, perché, essi, così dicono, non hanno dottrina imparata in alcuna scuola, essi vogliono dire scuola di uomini. Vi sono molti che vivono nellillusione, perché, non sono stati ammaestrati dagli uomini nelle classi di studi, essi perciò sono e rimangono semplici. Per un tempo ciò lho creduto anchio che sto scrivendo. Mi sono illuso sulle cosiddette persone semplici (
). Per questa ignoranza ci siamo ingannati nei movimenti religiosi, scambiando per costanza e decisione al bene i primi entusiasmi dei novizi. Abbiamo veduto persone che parevano mansuete ed umili fra gli ascoltanti, ma che messe a capo di qualche cosa hanno mostrato una superbia nascosta che niuno avrebbe preveduto (
). Non abbiamo dottrine, noi, mi diceva un uomo stimabile ma non molto conoscitore di se stesso a quel tempo. E non si accorgeva, il santo uomo, che mentre si vantava di non avere dottrina, lui stesso si andava formando dottrine". 124 Annuali, vol. IV, pp. 465-66: "Voi, io ed altri, siamo passati per varie esperienze, che oggi è impossibile ripetere. Il Signore le ha comandate e permesse, a scopo della Sua provvidenza, e sono stati necessari scalini al nostro oggi, o sono stati permessi per farci capire il di Lui piano verso la perfezione (
). Seguire dobbiamo il metodo di Gesù che cominciò colle sinagoghe e moltitudini, terminò con pochissimi e poi finì in croce (
). Volendo imitare le Chiese noi non ci riusciamo più, anche se un tempo ci siamo riusciti (
). Le folle, i locali non sono più per noi, né il troppo correre, né il troppo spiegare, ecc. Ci è voluto oltre mezzo secolo perché oggi, in modo sicuro, posso scrivervi ciò che vi scrivo". 125 E quanto lui stesso afferma in un ricordo autobiografico; cfr. Annuali, vol. II, p. 595; Lo Spirito Santo, p. 13. Pietro Ottolini, uno dei pionieri del pentecostalesimo italiano, nella sua autobiografia ricorda che nel 1908 ad una predica tenuta a New York era presente anche Petrelli; cfr. P. Ottolini, La vita e la missione di Pietro Ottolini, con introduzione di L. Erutti, s.l. e s.d., p. 10. La cosa è verosimile, ma evidentemente non può risalire a quellanno il passaggio del Nostro al movimento pentecostale come è stato affermato; cfr. E. Stretti, Il movimento pentecostale. Le Assemblee di Dio in Italia, Torino 1998, p. 24. In questo lavoro si fa anche confusione di date; infatti, la missione di Ottolini e Perrou a New York relativa alla presenza di Petrelli non avvenne il 24 dicembre 1907, ma il 18 febbraio 1908. La missione nella quale ci furono "43 persone battezzate di Spirito Santo" era quella fatta ad Holley nello stato di New York, ma non a New York città; si legga bene il resoconto di Ottolini alla pagina citata. 126 Annuali, vol. I, p. 277: "Fu per aver intuito il bene, un grande piano di Dio in questOpera, così detta Pentecostale, che io che scrivo fui attratto al bene, ignorando o compatendo gli errori". 127 Annuali, vol. I, pp. 70-71. 128 Ivi, p. 277; Lo Spirito Santo, p. 23: "Ogni passo innanzi, e dovremmo dire ogni avanzata verso il ristoramento della Chiesa alla statura apostolica costa dolore, persecuzione ed è accompagnata da vituperio. Ogni conquista nel campo della dottrina santa è costata sofferenza, dai primi secoli della chiesa fino ad oggi, e sarà così sino alla fine. Sappiamo lo scherno che Ario e seguaci usavano, anche con canti, contro i fedeli che affermavano la Deità di Gesù Cristo: in ogni tempo e in tutte le lotte religiose non sono mancati i nomignoli, per combattere ciò che è santo e vero. Quante caricature blasfeme non fecero gli Ariani motteggiando sulla parola Figliuolo di Dio. E lungo i secoli, sappiamo che ogni largo risveglio ha avuto il suo segno a cui è stato contraddetto. Lingiuria è ancora fresca contro alla giustificazione per fede, come se i sostenitori incoraggiassero il peccato, così il nomignolo "Metodisti", contro i santi uomini che predicarono con zelo e costanza lamore di Dio e la santificazione senza la quale niuno vedrà il Signore; e altro e altro. Ed ora è il turno di un altro popolo a cui si lancia il titolo di "Holy Rollers", "Tongue Movement", e via di seguito. Ma ci sono esagerazioni; sono state mescolate stranezze. Vero; e così è stato in ogni tempo. I più grandi nemici della verità sono i violenti e gli esageratori nei movimenti stessi, in qualunque genere di movimento". Per le controversie da cui nascevano gli epiteti si veda V. Synan, The Holiness Pentecostal Movement, pp. 91-92, 186-91; Id., Aspects, pp. 99-102. Per quanto riguarda la rivendicazione di un ruolo del movimento pentecostale nella storia del cristianesimo Petrelli ebbe una notevole intuizione che anticipava le più frequenti attestazioni grazie alle quali in anni recenti si è focalizzato un più incisivo interesse teologico sui pentecostalesimo; lultima molto autorevole fatta da J. Moltmann, Lo Spirito della vita, p. 215-19. Si veda anche lintero numero di Concilium già citato. 129 Per il rapporto tra il già e il non ancora cfr. Il Redentore, pp. 167-68. 130Annuali, vol. I, p. 120: "Alcuni dicono, ed è esatto fino ad un certo punto, che il Regno di Dio è venuto il giorno della Pentecoste, col Battesimo collo Spirito Santo. Ora, linsistere sulla necessità del Battesimo con lo Spirito santo è doveroso; mai troppo. (
) Ma il dire che i battezzati collo Spirito Santo, e intendiamo i veri battezzati, siano in modo assoluto entrati nel Regno di Dio, urta contro altri passi del consiglio di Dio, ed è dannoso, perché dà uno spettacolo di persone, sia pure devote, ma che non si sono del tutto arrese al Signore (
) Se noi facciamo credere agli uditori e lettori che essi posseggono quello verso cui devono, con ogni sforzo, tendere, noi li inganniamo. E altresì diamo, a quei di fuori, uno spettacolo triste, perché possono dirci: "Che bel Regno di Dio sono le vostre chiese". Ohimé. (...)Ah! No. Entrare nel Regno di Dio è troppo serio per parlarne alla leggera e dire ai battezzati collo Spirito Santo: "siete nel Regno". Si veda anche Annuali, vol. III, p. 138. 131Annuali, vol. I, p. 206. 132Lo Spirito Santo, p. 14. 133Lo Spirito Santo, pp. 22-31, dove vi è uninteressante interpretazione della glossolalia legata al battesimo con lo Spirito intesa come metafora di un nuovo linguaggio di cui la Chiesa è portatrice. 134Ecce Homo, p. 65. Annuali, vol. I, p. 58: "Il Signore battezza collo Spirito santo. E dovere nostro insistere che quelli che hanno udito lEvangelo e hanno creduto in Gesù, cerchino lo Spirito Santo. Ma si badi bene che il Signore non ha bisogno che alcuno di noi si inginocchi vicino a colui che prega e lo ecciti a ripetere: Gloria, Gloria. Iddio non ha bisogno dei nostri eccitamenti, e sa quando e come operare". Inoltre Dalle tenebre alla luce, p. 33: "Ricordiamo che il ministerio ed ufficio dello Spirito Santo è ritrattare, parlare di Gesù Cristo, Signore. I movimenti religiosi e le varie esperienze o manifestazioni, come si vogliono chiamare, non sono fine a se stessi, ma mezzi a fine (
). Quando, ahimè, vediamo persone che si tengono sempre in scotimenti e scotimenti, manifestazioni e manifestazioni, e che sbadigliano quando qualcuno, con calma sente la presenza divina che quasi non si può muovere tanto si teme di turbare lo Spirito Santo, allora si deve capire che in alcuni si è insinuato un altro spirito, il quale sembra ma non è religioso, della vera religione che innalza e ritratta Gesù Cristo". 135 Lo Spirito Santo, p. 34. 136 Petrelli ha sempre stigmatizzato il proselitismo fine a se stesso e sganciato da unattitudine seria ed autentica alla testimonianza dellEvangelo; cfr. Annuali, vol. I, p. 41: "I proselitisti hanno uno zelo fanatico, procurando di attrarre al loro circolo e screditando altri. Tuttaltro è il comando di Gesù. Egli esorta che quelli che hanno udito e veduto Lui, testimonino agli altri di Lui e non di gruppi". Ivi, p. 249: "Il proselitismo genera lodio, e lodio è omicida. (...) Spettacolo triste sarebbe (ed ohimé è) quando un gruppo di cristiani, invece di vivere in stretta comunione col Signore, dai che deriva ogni bene, è attivo nel cercare, e procurare di aggiungere, edificare. Che triste e scandaloso spettacolo". Per una trattazione esauriente del tema si veda ancora ivi, pp. 499-501; inoltre Annuali, vol. II, pp. 183-85. Al Movimento stesso, secondo Petrelli, si appartiene fino ad un certo punto perché quando lo spirito si lancia verso linfinito annuncia il regno di Dio e non sette, cfr. ivi, pp. 157-58. 1371vi, p. 443. Il rimprovero allesclusivismo esercitato e predicato dal Movimento è chiaro e costante; cfr. Le parabole di Gesù, p. 40: "Quando incontriamo un uomo dabbene in un ambiente cattivo; uno dai motivi elevati e diritti nel timore di Dio, proprio vicino e dove si traffica nelle cose religiose, sentiamo una commozione ed ammirazione grande. Ma perché, si dice, e, si è detto tante volte, quel tale da bene non si stacca da quellambiente e viene TRA NOI? - Tra noi? Come se, ohimé, non fossimo anche noi esternamente una setta, e non avessimo tante imperfezioni! Guardiamo attorno e vediamo, i gruppi e sgruppamenti, maledicentisi, ostinati nella forma dei credi ma tradendone la carità". 138Annuali, vol. II, p. 248. 139 Petrelli è attaccato alluso di questa espressione perché la ritiene direttamente desumibile dal Nuovo Testamento, ma non ignora che il suo uso pone dei problemi esegetici e teologici; cfr. Annuali, vol. I, pp. 63-66 dove, però, la questione è vista nella riduttiva prospettiva controversistica nei confronti di chi negava ogni fondamento biblico allesperienza pentecostale. 140Annuali, vol. III, p. 247 dove risponde alla domanda: "Perché tanti scandali fra i battezzati collo Spirito Santo?", segno di un grande e costante dilemma! Inoltre si veda Dalle tenebre alla luce, p. 30: "Il nemico sa imitare ed avvolgere molti illusi che volendo fare propaganda e fare credere che il Signore li usa, si agitano e suggestionano attorno ai candidati veri e non veri che attendono lo Spirito Santo, in modo da rapportare molti battesimi collo Spirito Santo. Ve ne sono dei genuini, ma ve ne sono, e non pochi, di falsi, che passano per veri, perché la vanità umana, che è vasta nella chiesa, non discerne e maschera il falso da vero. (
) Lo scopo, lo zelo dei molti è fare proseliti, propaganda, narrare di miracoli e miracoli, spesso esagerati, e se non sempre esagerati non sempre di origine pura, perché ve ne sono di tanti modi di miracoli, di menzogna e di segni e prodigi che sedurrebbero, se fosse possibile, eziandio gli eletti". Si veda anche p. 65. 141La Chiesa di Cristo, pp. 83-87. Per quanto riguarda il problema giossolalico si veda Annuali, vol. II, p. 625 dove vi è la distinzione tra segno delle lingue in relazione al battesimo con lo Spirito santo e dono delle lingue inteso come fatto carismatico. In ambito pentecostale questa distinzione non è accettata da tutti; cfr. R. Bracco, La potenza della pentecoste nel ministerio, Marchirolo 1965, pp. 59-60. 142 Annuali, vol. II, p. 581; p. 582: "Dunque, insistere su segni, e tanto - e moltiplicare inviti: venite qui, andate là - può divenire seduzione. Che è seduzione? E un attrarre illegittimamente dove non conviene. E, ohimé, tanti gruppi pare che si tengano in piedi e svegli proprio solo, o quasi solamente, con argomenti intorno alle scritture, su linee secondarie, che dovrebbero essere accennate sì, ma giammai prendere il posto della vera predicazione (
) Illusioni. Illusioni. Ceneri. Le bocche vengono imbrattate di ceneri, i cuori vuoti, le menti confuse. Ma non importa. Labilità umana sa illudere e vi dice: Vi è unaltra festa altrove. Là andiamo. E si corre, si corre. Come avviene a quelli che fanno poste sulle corse dei cavalli, e ingannati da vociare di imbroglioni, mettono la posta proprio sul cavallo che deve perdere, ma poi silludono, udendo che in altra ora, vi sarà altra corsa. Oh, gli inganni nei gruppi religiosi!". 143 Ivi, p. 211; vol. IV, p. 296; Lui e i Suoi, p. 94. 144 Libertà, pp. 39-40; Lui e i Suoi, p. 94. 145 Annuali, vol. I, p. 17, 322; vol. II, p. 47; Cristo per fede, p. 14, 16, 199; Ecce Homo, p. 103; Il Figliuol dellUomo, p. 24, 242; Il verme di Giacobbe, p. 60; Il discorso di Paolo agli anziani di Efeso, p. 7; I nemici di Davide, p.4, 25; Simone Pietro, p. 24, 32, 46, 51, 82; La Chiesa di Cristo, p. 20, 33; Abramo-Giovanni-Tommaso, p. 35, 72, 92; Libertà, p. 10. 146Davide peccatore e penitente, p. 25, 46, 56, 72; Annuali, vol. II, p. 485, 550; Ecce Homo, p.98; il Figliuol dellUomo, p. 182; Caino il fabbricatore, p. 42; Abramo-Giovanni-Tommaso, p. 25; Annuali, vol. I, p. 223. 147Lui e i Suoi, p. 35. 148Annuali, vol. I, pp. 280-81; vol. III, pp. 485-86; vol. IV, p. 248. 149Ecce Homo, p. 128: "il Signore ha parlato e parla; porta tutte le cose con la potenza della sua Parola. Egli è Parola, che lo Spirito Santo presenta, ripresenta (
). E pericoloso appoggiarsi su qualunque cosa che tenda a farci trascurare la Parola vivente e metterla come un tesoro nel cuore. In essa è la presenza di Gesù Cristo stesso. E una delle astuzie del nemico di farci contenti di ciò che è mezzo a fine, per non farci raggiungere il fine. Verità è la Parola fatta carne in noi". Vedi anche p. 196. inoltre Il Corpo di Cristo, p. 168; Lui e i Suoi, pp. XI-XIII. Petrelli chiarisce che allinterno dei testi biblici vi è distinzione tra forma e sostanza, tra Parola e Scrittura; cfr. Il ritorno del Signore, p. 3: "Il Signore che ci ha comandati ci aiuti a scrivere su questo tema, evitando gli scogli di letteralismo o di idealismo tali che la sostanza non si veda o sparisca addirittura. Vi è la lettera e vi è lo Spirito nelle pagine della Scrittura, quando ce le apre lo Spirito.". Infine Libertà, pp. 55-56: "Il segreto della vittoria è nel perseverare e rimanere fermi nella Sua Parola, avendo chiaro che e Chi sia la Parola. Benedetto libro è la Scrittura, ma è essa, o è essa solo la Parola? O non è piuttosto testimone quando la Parola vivente in noi vi fa appello con un e a questo si accordano le Scritture? Che vuole dire Gesù che si deve perseverare nella di Lui Parola? Che dobbiamo vedere, udire Lui, il quale, divenuto il Predicatore ha parlato e parla del continuo". 150 Il ritorno del Signore, p. 20, 23; Annuali, vol. III, pp. 169-70: "Linvestigazione delle Scritture è doverosa, se fatta sotto la guida assoluta dello Spirito Santo. Maestro nella Chiesa è e deve essere lo Spirito Santo. Egli solo ci deve guidare in ogni verità, cioè ammaestrarci, volta per volta, secondo i bisogni e le difficoltà che si presentano e non affinché ci inorgogliamo perché possiamo citare versi e versi il più delle volte non armonizzandoli e non comprendendo lo scopo e la causa perché furono allora scritti". Come in cielo, p. 6: "Non è savio udire le parole di Gesù, anzi non è savio udire, leggere cosa alcuna, senza il contesto. Versi, parole staccate possono menare a conclusioni differenti ed opposte al disegno di chi parla o scrive". Libertà, p. 36; Partecipi della natura divina, p. 5: "Un altro avviso necessario è di non cadere nellerrore che ogni dottrina e sviluppo sia tutto contenuto nel Libro. E lo Spirito santo che deve dirigere la Chiesa e non il Libro. Lo Spirito usa il libro come testimone (Giovanni 5:39). Che sia così lo si ricava da ciò che è scritto in San Giovanni 20:30-31 e 21:35, che cioè, ben poco è scritto, e solo quanto aiuta a principiare, e che ciò che Gesù ha fatto nessuno scritto può mai contenere. Siamo nellinfinito. E lo Spirito ci porta allInfinito". Il Redentore: p. 154: "Non Scrittura solamente; ciò crea letteralisti. Non rivelazioni solamente; luomo sarebbe in pericolo di squilibrio e fanatismo. Scrittura e Spirito. Per scrittura non dobbiamo intendere solamente la Bibbia, quantunque sia il Libro dei libri, ma tutto ciò che è visibile. Tutto ammaestra luomo il quale aspira allInfinito (1 Cor. 3:22-23). In ogni evento vi è un significato spirituale. Luomo deve innalzarsi dal visibile allInvisibile". Annuali vol. I, p. 82: "1 tenaci letteralisti, pur di mantenersi nella loro posizione fanno presto ad allearsi coi fanatici, con gli arroganti ed avari". Ivi, vol. III, p. 85. 151 Annuali, vol. I, p. 140. 152 Ivi, vol. II, pp. 425-26; p. 588: "Non si intenda male: noi raccomandiamo lo studio riverente delle Scritture, come si raccomanda cibo a chi ha fame. A chi ha fame e sete. Però, anche il cibo va preso con misura, per essere digerito. Vi è la porzione quotidiana (
). Le Scritture non sono un libro come gli altri. È impossibile capirle, se non si è guidati da Colui che le ha ispirate. Anche la lettera presenta ostacoli seri; ci sono affermazioni che solo lo Spirito Santo sa e può spiegare, ed armonizzare. Ad un È scritto, Lui oppone un altro È scritto, senza che luno elimini laltro, perché ognuno ha il suo significato da scoprire, e, secondo il punto di vista, il lato della verità che lo Spirito Santo vuole additare, volta per volta! Benedetto sia il Signore per le Sacre Scritture, e per quelli che hanno lavorato a tradurle. Essi hanno fatto del loro meglio a volgerle in altre lingue, ma può, davvero, un linguaggio da molti secoli addietro, luminosamente tradursi? Le parole di un tempo hanno sempre lo stesso significato e sfumature di pensieri a distanza di secoli! E più di tutto può il soffio divino nascosto fra e nelle parole, essere tradotto, interpretato per studi umani? O solo per studi umani? Gesù Cristo ha affidato la chiesa a Colui che solo può ammaestrarla. Egli, lo Spirito Santo, guida in ogni verità. Che significa? Che potremo forse pretendere sapere quanti astri sono nei cielo, e altro e altro? Oh - no. Egli guida in ogni verità cominciando dallinnalzare Gesù Cristo e gradatamente darci tutto ciò di cui abbiamo bisogno, giorno dopo giorno". 153 Lo Spirito Santo, p. 42; pp. 59-60: "Non vi è legge, non vi sono comandi, non vi è scrittura, se non per lo Spirito. La "Parola" è detta "spada dello Spirito" , per indicarci Colui che solo la può usare e far penetrare; se no, è parola fredda e noiosa. Legge e comandamenti si confonderebbero: non sapremmo, infatti, se dovremmo vendere tutto, o visitare, andar correndo per tutti gli ospedali e le prigioni, o andar gridando, avvertendo tutti gli empi, o dando a chiunque domanda ciò che domanda, o andare correndo evangelizzando per tutto il mondo. Chi voglia parlare di leggi e comandi, secondo ciò che è nella lettera della scrittura, poiché ci sono tanti comandi, se quel tale non riposa e non si lascia comandare dallo Spirito Santo che gli dirà, volta per volta, ciò che ha da fare, rimane confuso, e può smarrire il senno; e tanti, ahimè, lo hanno smarrito, perché hanno avuto davanti un grosso ammasso di comandi e regole, tutte scritte nel santo libro, e pronunziate dalla bocca del Signore. Si sono perduti nelloceano delle Scritture, come colui che si allontana in un mare senza guida. Ma dove colui che dirige è lo Spirito, il dito di Dio, savio indicatore, comanda secondo i tempi e le occasioni; là solo si può parlare di legge, ed è quella Nuova, quella dello Spirito e per lo Spirito, e si può parlare di comandi, che sono per lo Spirito. Il primo continuo, insistente lavoro dello Spirito Santo è di tenerci uniti, legati e dimoranti in Gesù, e per la grazia che è in Lui, vengono dati, quando necessari, i vari comandamenti. Ciò spiega come nella parola vi è il comando, ed i comandi". 154 Lo Spirito Santo, p. 62. 155 R. Bertalot, Per dialogare con la Riforma, Vicenza 1989, pp. 45-47; V. Subilia, "Sola Scriptura". Autorità della Bibbia e libero esame, Torino 1975, pp. 13-16; F. Ferrario, La "Sacra Ancora". Il principio scritturale nella Riforma zwingliana (1522-1525), Torino 1993, p. 52, 62-65. Si confronti il tutto con questaffermazione di Petrelli a commento di I Cor. 3:16: "Cristo e la Sua Parola devono abitare in noi. Uomini che insaccano nella mente versi della Scrittura, e non pregano che Gesù dimori in loro, arrivano al razionalismo. Altri, che volessero occuparsi della persona di Cristo, e non fare tesoro delle sue parole, cadono nei fanatismo. Un amorevole e riverente tesoreggiare in noi, sia la parola scritta, come la Parola fatta carne, stabilisce un santo equilibrio, e ci rende uomini pieni di pietà e sapienza. E detto, si noti: la parola di Cristo, per ricordare che deve essere parola UNTA in noi dallo Spirito Santo, rivelata dentro. (
). O mio fratello, coltiva con riverenza lesame delle scritture, badando che te le spieghi lo SPIRITO SANTO, per quanta porzione te ne abbisogna, di tempo in tempo; cfr. Annuali, vol. I, p. 273; vol. II, p. 584; Giobbe, p. 23; Le parabole di Gesù, p. 32. 156 Annuali, vol. I, pp. 394-96. 157 Ivi, vol. II, pp. 425-26; 549-50; Il Redentore, p. 82, 154; Annuali, vol. III, p. 291: "(
) Vi è pericolo di trascurare le Scritture, vantandoci che vogliamo essere guidati dalla sola VOCE - ed altresì pericolo che cerchiamo sempre in tutto guida nello scritto (
) Lusare lo scritto come una guida - manuale, premeditando quali sono i versi adatti a varie occasioni, atrofizza la capacità intuitiva per udire dal Cielo secondo tempi, luoghi, persone"; si veda anche p. 328, 337-40, 375. 158 Fra i due testamenti, pp. 3-5; 24-26 159 È inevitabile rimandare allintero opuscolo dedicato alla questione; si veda anche Annuali, vol. IV, p. 277. Naturalmente questa metodologia lo portava ad essere avanguardista anche in altre direzioni come, ad esempio, sul ruolo delle donne; per Petrelli era del tutto pacifico che le donne potessero svolgere le stesse funzioni degli uomini nelle chiese. Cfr. Annuali, vol. I, p.175-76, 336, 496; vol. IV, p. 419. 160 Non posso condividere lanalisi che della vicenda viene proposta da Cristiani Oggi, n. 22 (1991): 2-4. Troppo apologetica e aprioristica per essere considerata storica la ricostruzione e soprattutto infondata; gli interlocutori di Petrelli non avevano "unaltra formazione teologica": semplicemente non ne avevano una. Erano a mala pena degli indottrinati senza grosse pretese. Infatti, a fronte del corpus degli scritti di Petrelli cosa hanno lasciato gli altri? A tuttoggi non esiste nel movimento pentecostale italiano un insieme di pubblicazioni che per quantità e qualità sia paragonabile al suo. 161 Il Redentore, Introduzione. Questo libro fu scritto due volte; la prima stesura fu da Petrelli distrutta e il libro completamente riscritto. E un segno della ricerca costante e sentita sul tema cristologico. 162 Ho elaborato una piccola statistica che naturalmente non dice nulla sulla qualità ma può dare unidea circa la quantità dellincidenza che la tematica pneumatologica ha nei pensiero di Petrelli. Il riferimento allo Spirito Santo nei testi cristologici (Il Figliuol dellUomo, Ecce Homo, Il Redentore, Cristo per fede) è presente in media una volta ogni quattro pagine; nei testi ecclesiologici (La Chiesa di Cristo, Il Corpo di Cristo, La Chiesa - La Invisibile) è presente in ogni pagina. Complessivamente nei sette testi che costituiscono il grosso e più significativo blocco dei lavoro di Petrelli, su un totale di 1351 pagine vi sono circa 815 riferimenti allo Spirito Santo. Per questi calcoli debbo un ringraziamento ad Altieri Michele e Ippolito Immacolata dellAssemblea Cristiana Evangelica di Cicciano. 163 La Chiesa di Cristo p.7, l0, 75. 164 Ecce Homo, p. 470, Vi è uninteressante osservazione di Petrelli circa il rapporto tra Cristo e la Chiesa che fa presagire un risvolto ecumenico della sua riflessione; cfr. Abrahamo-Giovanni-Tommaso, p. 54: "Quando la chiesa avrà raggiunto la maturità, che nelle scritture è chiamata la manifestazione dei figliuoli di Dio, allora il quadro, senza parole, della morte e della risurrezione di Cristo, sarà lunione di molti individui di tutte le razze del genere umano". 165 La Chiesa di Cristo, p. 17: <O mio fratello, non dimenticare, mai, lumiliazione di Cristo; non cercare mai di presentare la Sua Potenza (Innegabile) a spese della sua umanità". 166 Questo cenno ad un recupero della riflessione su Maria in senso evangelico mi sembra di una sorprendente contemporaneità. Si veda anche Annali, vol. I, p. 127. Il Figliuol dellUomo: "Le varie sezioni del cristianesimo hanno errato nelloccuparsi di lei, alcuni hanno voluto far di lei troppo, ed hanno oscurato la Deità di Gesù Cristo; altri hanno fatto poco conto di lei e ciò è stato a spese dellumanità di Gesù". 167 I nemici di Davide, p. 38; inoltre Ecce Homo, p. 276: "Ci si domanda se insistere sullumanità di Gesù non sia elementare, per cui dobbiamo ora conoscerlo in ispirito. Abbiamo visto alcuni che, riferendosi alle parole di San Paolo nella seconda ai Corinti, capo 5 verso 5, dicono che non conosciamo più Gesù secondo la carne, ma secondo io Spinto: intendono che non ci dobbiamo occupare, come in principio, della vita umana di Gesù, ma contemplano sotto altro aspetto. Ma le parole di San Paolo non dicono ciò, significano che i fatti della vita di Gesù si stendono allinfinito e si ripetono nelle chiese ed in ciascun di noi; gli eventi hanno lasciato lezioni profonde e profetiche. Sono sempre quegli eventi, quella grande vita la base di comunione col cielo. Se dobbiamo camminare sulle sue orme, è necessario conoscere sempre di più Gesù UOMO". Non bisogna comunque sottovalutare il ruolo che per Petrelli gioca la fede nella rivelazione di Cristo, cioè adesione interiore al messaggio dei vangeli; si veda Il Redentore, p. 179, 198-200; Partecipi della natura divina, p. 34; La legge dello Spirito, p. 19; Annuali, vol. III, p. 399. 168 In relazione a Isaia 1:3 ed Ebrei 12:3. 169 Partecipi della natura divina, p. 13. 170 Lui e i Suoi, p. 20, 23, 48. 171 Il Redentore, p. 20. 172 Ivi p. 119. 173Annuali, vol. III, p. 142. 174 Ivi, pp. 321-22; per le coincidenze di pensiero con Francescon si veda Cristiani Oggi n. 23 (1988): 2-4. 175 Annuali, vol. IV, p. 479. 176Ivi pp. 120-22. Le cose non sono molto cambiate se un autorevole esponente del movimento pentecostale in Italia qualche anno fa scriveva: " È triste constatare che dentro o fuori le organizzazioni ecclesiastiche (centralizzate, n.d.r.) le cose non cambiano di molto"; cfr. G. Ferri, Piccoli ruscelli, Firenze 1993, p. 133. 177 Annuali, vol. I, pp. 95-96; vol. II, p. 46: "Volendo imitare gli altri, ne seguono due mali: perdiamo lunzione primitiva, e non possiamo nemmeno avere qualche buon risultato come altri hanno, perché gli altri hanno mezzi e preparazione umane che noi non abbiamo". Petrelli è chiaramente congregazionalista, ma non ad occhi chiusi e ad ogni costo; cfr. ivi, pp. 321-22; inoltre Libertà, p. 33: "Non vi è libertà, dunque, nel senso di indipendenza, e che ciascuno sia re a se stesso". La questione organizzativa per lui va sempre inquadrata nel più generale problema dellidentità debole del movimento pentecostale; in questa prospettiva manifesta perplessità persino sullopportunità di costruire edifici da adibire a luoghi di culto. La cosa può sembrare eccessiva, invece è dei tutto comprensibile in un conoscitore del cristianesimo antico; si sa, infatti, che per i primi due secoli non si ha notizia di templi costruiti e frequentati da cristiani e si sa anche che ciò non era frutto di contingenze storiche, ma di una posizione teologica che temeva lassimilazione. Cfr. ivi, pp. 534-41; Caino il fabbricatore, p. 6; V. Subilia, Presenza e assenza di Dio nella coscienza contemporanea, Torino 1976, pp. 42-43, dove è affermato che anche Lutero ha manifestato una certa avversione al proliferare di luoghi di culto. 178 Annuali, vol. III, p. 79. Petrelli ha sempre messo in guardia contro il pericolo di idealizzare troppo o materializzare troppo; cfr. Caino il fabbricatore, p. 44. Per ulteriori precisazioni dei concetti cfr. La chiesa di Cristo, p. 80. 179 Lespressione è usata in Cristiani. Oggi n. 5(1989): 4-6. Il profilo di Petrelli tratteggiato in questarticolo è fondato sul sentito dire non essendo alcuna delle informazioni che lo riguardano sorretta dalla benché minima prova filologico-documentaria; che vi sia, poi, un tentativo di strumentalizzare la ricostruzione della questione dellorganizzazione ecclesiastica è ampiamente dimostrato da quanto riportato dal curatore nel finale: "Come poteva un Petrelli unire il mistero del regno di Dio senza gustare la potenza carismatica del secolo avvenire? I suoi scritti sistematici ed altamente strutturati, programmati per comunicare il suo messaggio, riflettono, ancora oggi, il suo apprezzamento per lorganizzazione". Che significa ciò? Cosa hanno in comune lo stile con il quale Petrelli scrive con la posizione ecclesiologica che sostiene? Loscurità perfino linguistica di tale espressione non riesce a nascondere il maldestro tentativo di recuperare Petrelli allortodossia ADI basandosi anziché sul contenuto degli scritti sul modo in cui sono strutturati. E possibile immaginare che quando si scrivono libri questi siano senza struttura e senza logica?. Nel n. 19 (1995) pp. 2-3,7 dello stesso periodico linfondatezza raggiunge livelli parossistici a proposito del rapporto dei pensiero di Petrelli con la cosiddetta doppia norma, per tacere della ricostruzione redatta per voli pindarici attraverso la storia del cristianesimo della questione riguardante il rapporto tra chiesa visibile ed invisibile. Nello specifico di ciò che riguarda Petrelli comunque, la cosa diventa molto grave ed è scandaloso come lignoranza filologica e documentaria unita alla mala fede venga innalzata a dimostrazione storica. Un dato per tutti: dal 1989 Cristiani Oggi è intervenuto su Petrelli almeno tre volte in modo sistematico; in tutti gli articoli vi è una sola citazione diretta dei suoi scritti tratta da La Chiesa di Cristo che a detta dello stesso periodico non è il libro più rappresentativo delle sue idee ecclesiologiche. Al lettore le conclusioni. 180 Annuali vol. II, p. 479; Dalle tenebre alla luce, p. 30: "Sono pochi nella chiese che sanno vedere il bene anche in altri campi e che vi sono pecore di altro ovile le quali il Signore deve addurre". 181 Ivi vol. III, p. 193. 182 Il ritorno del Signore, p. 4: "Le chiese dividono, il Cristo unisce, e Lui edifica la sua Chiesa". 183 La Chiesa di Cristo, p. 98. 184 Ivi p. 107. 185 V. Subilia, ivi, p. 40: "Come Dio è il "Deus absconditus, la cui bontà e giustizia e potenza sono conoscibili alla fede soltanto nellapparenza contraria alla croce, come luomo "spirituale", "interiore", "giusto", vive nel segreto di Dio ed è nascosto allo sguardo delluomo "esterno", "carnale" e può essere scoperto soltanto dalla fede - così la Chiesa vera, la Chiesa santa è "nascosta" e crocifissa e può essere riconosciuta nella sua essenza profonda soltanto dalla fede. A differenza però di queste analogie la vera Chiesa che serve di abitacolo a Dio nel mondo non può essere identificata in nessuna delle Chiese empiriche e ufficiali che portano il nome cristiano e in nessuna delle comunità settarie o dissidenti che rivendicano in polemica con le chiese ufficiali il monopolio della testimonianza cristiana nel mondo, quasi costituisse la loro anima profonda e la giustificazione segreta dei loro comportamenti". Si veda anche la p. 41; Id., "Solus Christus". Il messaggio cristiano nella prospettiva protestante, Torino 1985, pp. 91-106. 186 Ivi p. 25; Il Corpo di Cristo, p. 136; Le Parabole di Gesù, pp. 63-64 commentando Giovanni 10:17: "Egli ha delle pecore di altro ovile, e quelle pure gli conviene addurre, e vi sarà una sola greggia e un solo pastore. Pecore che son pecore ma che si trovano in altro ovile. Dove? Rispondere con la grande distinzione dei Giudei e Gentili non è far giustizia al senso largo e generoso della parabola. Oltre alla grande distinzione fra i due popoli, vi sono anche nello stesso popolo pecore che niuno conosce che siano tali, di quelli che amano Gesù e lo seguitano, benché non con noi (Argomenta Luca 9:49). Non siano gelose le pecore dellovile di Gesù, se vedono accolta anche qualche altra di diverso ovile cioè presa da dove meno si sarebbe creduto. Non spiega come Egli lavora e prepara nellaltro ovile; e nella ignoranza nostra, è bene essere cauti e prudenti a non offendere nessun popolo e nessuna classe anche quelli che ci sembrino i più lontani dal Signore. I due ovili sono sulla terra; ma ve ne è uno generale in alto, la radunanza universale, dove un giorno saranno ricevuti anche di quelli che qui abbiamo giudicato lontani dal Signore. Come li ha raccolti, se non sono stati mai fra noi, e non hanno sottoscritto con noi alle stesse confessioni? Come? Lo sa Lui. Ne basti ricordare che ci sono pecore di altro ovile e quelle pure gli conviene addurre. Sono conosciute a Lui solo, in posti dove niuno penserebbe che ce ne siano". (Il grassetto è nel testo, n.d.r.). Si consideri anche lalta stima che Petrelli nutriva verso la fede ebraica e quella islamica; cfr. Le parabole di Gesù, pp. 118-119; Abramo-Giovanni-Tommaso, pp. 27-28, 38. 187 Il corpo di Cristo, p. 22; Partecipi della natura divina, pp. 38-41; Dalle tenebre alla luce, pp. 42-43. 188 Come in cielo, p. 42. 189 Il Corpo di Cristo, p.44. 190 La Chiesa - La Invisibile, pp. 111-112; p. 118: "Non è nel nostro scopo la relazione delle varie religioni fuori del Cristianesimo. Basta dire che il cristiano genuino impara a vedere del bene ogni dove è; nellavvicinarsi a persone, evita il proselitismo, pur rimanendo fedele alla commissione di testimoniare a tutti di Gesù Cristo"; si veda anche p. 125. 191 Ivi, p. 145. In questa prospettiva bisogna evitare qualsiasi giudizio su altri; cfr. Ecce Homo, p. 221, 212; p. 234: "Non tutti vanno a Gesù mossi e guidati allo stesso modo. Limportante è che rimangano con Lui. Vi è nella storia non scritta di ognuno un passato che neppure noi stessi conosciamo tranne che in piccola parte". Carmine Napoletano
Mercoledì, 27 marzo 2002
|