Il rapporto tra i protestanti e la nostra terra Gli evangelici irpini negli anni di Scelba del prof. Fiorenzo Iannino |
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Le Chiese Evangeliche in Irpinia Documenti Il Dialogo Home Page Scrivici |
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In Irpinia - come ci ricorda il professore Francesco Barra ( "Chiesa, emigrazione e minoranze evangeliche") - i primi nuclei di presenza evangelica si formarono tra la fine dell'Ottocento e il primo decennio del Novecento, prevalentemente su impulso di emigrati rientrati in patria dagli Stati Uniti. Le zone più interessate al fenomeno furono l'Alta Irpinia e l'Arianese, tra le più depresse della provincia sul piano economico e sociale, dove peraltro operava un clero particolarmente "indolente, inerte e neghittoso". Nell'età giolittiana si crearono anche i primi legami
tra gli evangelici e i movimenti politici radical-socialisti
(ad esempio sperimentati nel 1909, in occasione delle
dure lotte contadine di Orsara). Il vincolo si rafforzò
con l'avvento del regime fascista, alleatosi alla chiesa
cattolica in seguito al concordato del 1929: di
conseguenza, vari evangelici irpini furono perseguitati e
schedati come sovversivi (la stessa sorte toccò anche ai
Testimoni di Geova, che pure erano meno pericolosi sul
piano politico). Le persecuzioni di Scelba Evangelici e comunisti nell'Alta Irpinia In un articolo del primo settembre del 1948, "l'Unità"
denunciò "un attentato alla libertà di culto"avvenuto
a Caposele. Il locale maresciallo dei carabinieri aveva
ordinato un'irruzione in casa di tal Cetrulo Antonio per
vietare l'esercizio del proprio culto ai circa duecento
"evangelici" uniti in preghiera. Il giornale
comunista, nel denunciare il reato di violazione di
domicilio, definì l'azione dell'arma "provocatoria
ed offensiva della dignità e della libertà di tutti gli
uomini onesti e democratici". Il prefetto,
relazionando riservatamente sull'accaduto, giudicò
opportuna l'azione dell'Arma: il gruppo religioso (nel
rapporto se ne riduceva l'entità a trentasette elementi),
non era costituito da "evangelici" ma da "pentecostali",
associazione a suo dire non riconosciuta e "particolarmente
pregiudizievole" dell'ordine e della pubblica
moralità Il 2 febbraio del 1950, in contrada San Liberatore di Ariano, si tenne un pubblico contraddittorio tra un sacerdote di Benevento ed un pastore di Troia, chiamato a difendere alcune famiglie del posto che avevano aderito al protestantesimo. La discussione, ben presto accesa e degenerata in rissa, fu chiusa dal deciso intervento dei carabinieri. Il 19 aprile del 1951 il nunzio apostolico in Italia, informato e sollecitato dalla preoccupata curia di Nusco, inviò a Scelba una lettera riservata per invitarlo ad intraprendere iniziative contro i pentecostali di quel paese, intenzionati ad aprire una propria casa di culto. Interpellata in merito, la questura di Avellino confermò che una richiesta era stata effettivamente inoltrata da due pentecostali di Nusco. Il permesso fu quindi negato con la solita motivazione: la setta non rientrava tra quelle tollerate ed elencate in una circolare del 9 aprile1935, scritta cioè in pieno regime fascista. Naturalmente, il ministro si premurò di informare il nunzio sul buon esito della sua richiesta. Nel gennaio 1951 giunse a Mario Solazzo, simpatizzante comunista di Bisaccia, un pacco inviatogli dal padre residente in America, segnalato anch'esso come comunista. Il prefetto, nell' informare il ministro che il pacco conteneva materiale propagandistico evangelico nonché una modesta offerta per la chiesa di Bisaccia, annotò: "sono state adottate le necessarie misure onde impedire la indebita diffusione dello stampato". Le ultime note risalgono al 1952, quando si segnalava al ministro che gli evangelici della "Assemblea di Dio in Italia" erano in gran parte simpatizzanti e militanti dei partiti estremisti. L'evento più significativo risale al 17 ottobre: con tre sentenze, il pretore di Castel Baronia assolse alcuni pentecostali per aver tenuto riunioni a scopo di culto. Le decisioni del magistrato smentirono clamorosamente e definitivamente le precedenti attività repressive: la famigerata circolare fascista del 1935 venne (giustamente) considerata in palese contrasto con l'articolo 19 della Costituzione repubblicana. Queste sentenze indicavano che anche in Irpinia la stagione politica dell'integralismo stava volgendo al termine, naturalmente anche per l'impegno e la volontà dei tanti cattolici che non avevano mai chiuso le porte del dialogo. Ma, naturalmente, un merito particolare va ascritto alla straordinaria capacità di lotta e resistenza messa in campo dagli "eretici", comunisti compresi. Il vescovo e i protestanti Pubblicato sul quotidiano Il Corriere di Avellino Domenica 25 MARZO 2001 |
"Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino" - Direttore Responsabile: Giovanni Sarubbi
Registrazione Tribunale di Avellino n.337 del 5.3.1996