Testi, preghiere, interventi sulla teologia della liberazione |
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La vita è vita solo come dono
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Dio
possiede una pedagogia curiosa: quando ci vuole comunicare le
verità più sublimi, si serve degli esempi i più ordinari.
Quando vuole mostrare come il suo disegno di liberazione si
realizzi nella storia, anche quando non ci pensiamo neppure, ci
parla del seme che germoglia e cresce, poco importa se
l'agricoltore stia dormendo o sia sveglio. Quando ci ha voluto
rivelare la forma intima e profonda della sua presenza in mezzo a
noi, ha usato l'esempio degli alimenti. Come questi si fanno
nostra carne e nostro sangue, così Gesù, nell'ansia di restare
con noi, si è fatto nostra carne e nostro sangue. È quello che
significa eucarestia, come sacramento e come mistero. Mangiare e
bere sono espressione di comunione, poiché nell'atto di mangiare
e bere si realizza uno dei più grandi misteri della creazione.
Da un poco di materia, si alimenta la vita umana e viene fornita
la base per lo spirito. Per questo, mangiare e bere non è mai un
atto banale, ma sempre un'azione sacramentale. Noi non ci
nutriamo soltanto, ma entriamo in comunione con gli elementi
della natura. E lo facciamo all'interno di un autentico rituale.
La ragione risiede nel fatto che, inconsciamente, ci rendiamo
conto che la materia non è mai solo materia. È una realtà
interattiva, carica di energie. E la nostra vita, per eccellente
che sia, affonda le sue radici nella base materiale dell'universo.
Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatte le stelle e
tutti i corpi del cosmo.
Dipendiamo per vivere da un pezzo di pane e da un po' di acqua o
di vino. Pane e vino si tramutano: smettono di essere quello che
sono e si fanno nostra stessa carne, nostra stessa vita.
Ora, Dio incarnato è voluto restare per sempre con noi. Non
esteriormente, lasciando segnali del suo passaggio sulla terra.
Ha voluto restare vivo e unito alla nostra vita quanto è unito
l'alimento che ingeriamo ogni giorno e che si trasforma in nostra
stessa vita. Per questo Gesù ha celebrato una cena in cui ci ha
detto queste memorabili parole: "prendete, questo è il mio
corpo; prendete, questo è il mio sangue". Attraverso
l'eucarestia Cristo si è fatto nostro stesso corpo e noi ci
siamo fatti corpo di Cristo.
L'alimento è alimento solo quando è servito agli esseri umani
ed è consumato. La vita umana è umana solo quando si fa
servizio e dono. È questo che si concretizza e si esprime
nell'eucarestia dove Cristo si consegna totalmente. La vita
quando si dona agli altri produce vita. Ed essa stessa si rende
eterna, poiché realizza la logica del grano. Se vuole generare
vita nuova, esso deve sacrificarsi e morire. Ma questa morte non
significa perdita, come temiamo. È guadagno. È la maniera per
garantire la perpetuità della vita. L'esistenza di Gesù è
stata una "esistenza per", un dono continuo agli altri.
Non solo nell'ultima cena, ma in tutti i momenti della sua vita.
I vangeli sono pieni di esempi di amore, di solidarietà e di
servizio agli altri, ai malati e ai peccatori. È Giovanni che
riassume il senso del servizio di Gesù: "se qualcuno viene
a me, io non lo respingerò" (Gv 6,37). Accoglie tutti e sta
in mezzo a noi come chi serve.
Ora nell'ultima cena radicalizza il suo dono. Egli si dona nella
forma materiale del pane e del vino per poter essere nell'intimità
di chi riceve tali alimenti. Questa vita è vita divina. Per
essere divina è vita eterna, è parte del Regno presente,
inaugurazione del nuovo cielo e della nuova terra.
L'ultima cena ha anche la caratteristica di un ricordo e di
un'alleanza. Deve sempre ricordarci il legame indefettibile che
Gesù ha stabilito tra lui e l'essere umano, un legame di amore
eterno. Possiamo peccare e tradire, ma questo legame non si
spezza mai, poiché è suggellato con il suo sangue e con la sua
vita sacrificata.
Se l'eucarestia esprime il dono totale di Gesù, allora, si
comunica degnamente e autenticamente solo chi fa anche della sua
vita un dono verso gli altri. Egli non ha donato la vita né
sparso il sangue in maniera rituale. Egli lo ha fatto veramente.
Per questo l'eucarestia non inizia né finisce nella celebrazione
del rito. Esige una prassi di servizio e di costruzione di
un'alleanza di fraternità tra gli esseri umani e di venerazione
e rispetto verso tutti gli esseri della creazione.
"Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino" Direttore Responsabile: Giovanni Sarubbi
Registrazione Tribunale di Avellino n.337 del 5.3.1996