Testi, preghiere, interventi sulla teologia della liberazione

IL RITORNO DEL PADRE

Anno C - 25 marzo 2001 - IV Domenica di Quaresima

Gs 5,9.10-12; Sal 33; 2Cor 5,17-21; Lc 15,1-3.11-32

Le omelie di Leonardo Boff

Documenti  Il Dialogo Home Page Scrivici

 

"Bisognava far festa perché questo tuo fratello era perduto ed è stato ritrovato"

C'è una caratteristica di Gesù storicamente accertata: egli andava in giro con persone di cattiva fama e arrivava a mangiare con loro, che era un segno inequivocabile di amicizia. Questo atteggiamento di Gesù scandalizzava le persone pie del tempo che non potevano comprenderlo. Perché Gesù assumeva tale atteggiamento? Rispondere a questa domanda è cogliere la rivelazione fondamentale dello stesso essere di Dio. Gesù annuncia un Padre di infinita bontà che possiede caratteristiche di madre, poiché accoglie tutti, buoni e cattivi, giusti e ingiusti. A tutti rivela la sua misericordia illimitata. Questa è la novità dell'esperienza di Dio, fatta da Gesù: l'illimitata misericordia. Il modo concreto di mostrare che Dio "ama gli ingrati e i malvagi" (Lc 6,35) è essere egli stesso misericordioso. È quello che predica esplicitamente: "Siate misericordiosi come misericordioso è il Padre vostro" (Lc 6,36). Per questo si mescola con persone di brutta fama, per dare loro la possibilità di fare esperienza della misericordia divina.

Invece di polemizzare con le persone pie che non sono riuscite a comprendere questa verità profondamente liberatrice (tutti sono ingrati e malvagi, non solo alcuni, e, per questo, è liberatorio sentirsi, malgrado tutto, amati dal Padre), Gesù racconta tre parabole, quelle della pecora e della moneta perdute (Lc 15,4-10) e, la più famosa di tutte, quella del figlio perduto. Termina le tre parabole con questo annuncio di infinita consolazione: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta (v. 6)... la dramma che avevo perduto (v. 9)... perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato (v. 24. 32)".

Non c'è chi non possa comprendere e accogliere tali parabole. Bisogna essere duri di cuore o professare una religione moralista e fondamentalista per chiudersi a questa estrema generosità del Dio di Gesù Cristo.

Come l'amore è incondizionato, incondizionata è anche la misericordia. La parabola del figliol prodigo è esplicita. La novità non è nel fatto che il figlio torni, dopo aver vissuto l'esperienza del peccato, del tradimento e della nostalgia. La novità è nel fatto che il Padre torni al figlio. Al vederlo alla curva della strada, gli corre incontro, lo abbraccia e lo ricopre di baci. Non gli chiede conto di niente, né dell'eredità, né della vita dissoluta. Il Padre va al figlio e gli prepara una festa. Con questo Gesù vuole comunicare qual è la natura di Dio: è un Padre amorevole e non un Giudice severo; è perdono illimitato e non una giustizia dura. È un Padre materno o una Madre paterna. Per quanto cattivo sia il figlio, non esce mai dal suo cuore, non smette mai di essere oggetto di amore e di attenzione.

Le Chiese cristiane non hanno ancora assimilato la radicalità di questo annuncio di Gesù. Esse, in gran parte, ancora terrorizzano le coscienze con le fiamme dell'inferno. Orientano poco i fedeli all'esperienza liberatrice del Dio-bontà, del Dio-perdono. Perciò cadono facilmente nel moralismo.

Per quanto comprensibile, questo moralismo è denunciato nella parabola quando si parla del figlio buono che è rimasto in casa, all'ombra del Padre e che si rattrista per la festa al fratello. Si noti che è l'unica figura criticata da Gesù. Questo figlio possiede l'atteggiamento del fariseo: vuole l'osservanza della norma e l'applicazione del castigo. Non è libero; è dominato dal desiderio di vendetta. Il Dio di Gesù è al di là della vendetta e della punizione. È solo bontà e, se non trova risposta alla sua bontà, perdona. In questo modo abbraccia tutti sotto l'arcobaleno della sua grazia e della sua misericordia.

La lezione di Gesù è questa: per essere suo seguace, in termini attuali per essere un cristiano autentico, non basta essere buoni e osservare i comandamenti. C'è bisogno d'altro. Di essere misericordiosi, di fare quello che il Padre divino fa: perdonare, perdonare, perdonare. Questo atteggiamento del dilatare le dimensioni del cuore e di illimitata riconciliazione costituisce il passaggio dall'Antica alla Nuova Alleanza. È collocarsi già nel cuore del Regno di Dio, nella nuova dimensione di redenzione piena e totale.

 Tratto da Adista

 


"Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino" Direttore Responsabile: Giovanni Sarubbi

Registrazione Tribunale di Avellino n.337 del 5.3.1996