La storia della foto che allertò il mondo del pericolo nazista

di Renato Paone

Riprendiamo questo articolo, su segnalazione dell'amica Augusta De Piero, che ringraziamo, dal Huffington post. Una storia che dovrebbe far riflettere tutti sui pericoli che stiamo correndo dal rinascente nazismo. Nazismo e fascismo sono sinonimo di violenza, omicidi, torture, deportazioni, stragi. Pensiamoci.
01/12/2016 16:04 CET - Aggiornato 24/11/2017 16:04 CET
di Renato Paone L'Huffington Post
wikipedia
10 marzo 1933, sono passate poche settimane da quando Adolf Hitler è salito al potere. In Germania qualcosa sta cambiando. In molti guardano curiosi agli sviluppi della politica interna tedesca, senza capire bene cosa stia realmente accadendo. Assistono curiosi. I nazionalsocialisti si insediano - legittimamente - nei municipi, come a Monaco. Si sono subito messi all'opera, girando per le strade della città e prendendo di mira i negozi dei commercianti ebrei. Minacce perlopiù, ma in alcuni casi si passa alle maniere forti.
 
Il signor Max Uhlfeder, proprietario del secondo grande magazzino più importante della città, si avvia come ogni giorno al lavoro. Quel che trova al suo arrivo è solo distruzione: vetrine sfasciate e gli interni devastati dalla furia degli uomini delle SA. Non contenti, arrestano lo stesso Uhlfeder, che si unisce ad altre 280 persone, tutte trasportate nel campo di Dachau in "custodia protettiva", come si legge nel documento redatto dagli ufficiali. Gli arrestati sono tutti ebrei.
 
Il suo avvocato, il signor Michael Siegel - ritratto nella foto - viene contattato dalla famiglia dell'imprenditore, e subito si attiva. Valigetta alla mano, entra negli uffici della polizia per sporgere denuncia, quell'arresto non aveva alcun senso, Uhlfeder non aveva commesso alcun reato, i suoi diritti civili ignorati. Seduti alla scrivania, però, Siegel non trova i soliti ufficiali di polizia, ma degli uomini in divisa che indossano delle camice brune. Sono gli uomini delle Sturmabteilung, un gruppo paramilitare del partito nazista.
 
Siegel inizia a esporre la questione, ma da dietro la scrivania partono solo grasse risate. Risate che si trasformano in insulti. E dagli insulti si passa alla violenza. Siegel viene colpito al volto, poi viene preso di forza e portato nel seminterrato del municipio, dove viene malmenato da alcuni uomini. Lo colpiscono, perde gli incisivi, un timpano perforato. Non contenti, gli strappano i pantaloni all'altezza del ginocchio e gettano le scarpe. Malmenato e tramortito, lo caricano di peso e lo portano fuori dagli uffici. Un uomo con in mano un cartello gli si avvicina, lo costringe a stare dritto e immobile: glielo deve mettere addosso. Su questo una scritta, un monito: "Non mi lamenterò più con la polizia".
 
Inizia la marcia di Siegel per le strade di Monaco, seguito da un drappello di sette uomini delle SA. Marciano baldanzosi, loro, mentre raccolgono qualche approvazione da parte delle persone che si fermano a osservare la scena. Altri rimangono di pietra vedendo quell'uomo ferito e pestato a sangue sfilare con quella scritta appesa al collo. Il piccolo corteo arriva fino alla stazione centrale. Siegel rimane eretto, il sangue che gli cola sugli occhi pesti, fino alla bocca senza denti. Le SA gli intimano di fermarsi, caricano i fucili, glieli puntano addosso. L'ufficiale lo schernisce, poi dice: "Jetzt stirbst du, Jud! - Ora morirai, ebreo". Scoppiano a ridere, fanno dietro front e se ne vanno.
Siegel è sconvolto, vuole e deve tornare a casa dalla sua famiglia. Si incammina tra la folla, qualcuno continua a deriderlo.Tra questi, però, si trova il fotografo Heinrich Sanden. Con la sua macchina fotografica aveva immortalato quanto accaduto all'avvocato. Si avvicina a Siegel e gli chiede: "Ho il suo permesso di pubblicare le foto che le ho scattato?". La risposta di Siegel è secca: "Sì".
Il fotografo intuisce immediatamente l'importanza di quelle foto, ma allo stesso tempo del rischio che rappresentano: se lo dovessero trovare in possesso di quegli scatti farebbe di certo una brutta fine. Chiama un'agenzia giornalistica americana con sede a Berlino. La redazione gli compra le foto e gli dice di inviarle appena possibile. Foto che partono alla volta degli Usa, a Washington DC. Il 23 marzo il Washington Times le pubblica. Le foto fanno il giro del mondo.
Nel frattempo, l'avvocato Siegel e la sua famiglia organizzano la fuga dalla Germania, da cui riescono a scappare nell'agosto del 1940, un lungo viaggio che parte da Berlino, passando per la Russia sulla transiberiana, in Corea e in Giappone. Da qui una nave li porterà in America, ma loro andranno fino in Perù. Siegel è così riuscito a sopravvivere fino all'età di 97anni. Un giorno gli chiesero cosa stesse pensando durante il pestaggio. Senza mezzi termini la risposta dell'avvocato: "Che sarei sopravvissuto a ognuno di loro".
Sanden continuò la sua attività di fotoreporter, ma quell'esperienza, quella scena di quell'uomo umiliato in pubblica piazza non la dimenticò mai. E come lui tante altre persone. La gente cominciò a capire che in Germania qualcosa stava cambiando e che forma questo cambiamento stesse prendendo.



Martedì 05 Dicembre,2017 Ore: 18:52