Intervista a Loris Dalì

di Ester Coppola

LORIS DALÌ esordisce in veste di cantautore nel 2015 con “Scimpanzé”, il disco ottiene un ottimo riscontro tra gli addetti ai lavori, con numerose recensioni positive. Il primo singolo estratto è “Manager“, in rotazione su molte radio in tutta la Penisola, che dedicano al cantautore spazio in numerose interviste, mentre il video è in prima pagina sul sito di , “Evviva l’Italia” e “Di nuovo ubriaco“. Nell’autunno del 2016 esce il secondo capitolo discografico dal titolo album “Gekrisi”. Come dice sempre il diretto interessato, le pagine migliori della biografia di LorisDalì sono ancora da scrivere.

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  1. Perché Gekrisi?

Il disco l’ho scritto quasi tutto al Centro-Sud e volevo che anche i suoni avessero un’identità più meridionale rispetto al mio lavoro precedente. Visto che il geko è un animale prettamente del Sud inizialmente pensavo di intitolarlo “Geko”. Poi ho incontrato Denise Roncolato (che ha curato l’artwork) e ho pensato di farle disegnare due geki, intitolando poi il disco “Gekrisi”. Quindi il titolo è bivalente: ha a che vedere con l’idea del geko e, allo stesso tempo, sta a significare che “c’è crisi” perchè purtroppo questo è. Inoltre “Gekrisi” è la prima canzone che ho scritto per questo album.

 

  1. “…L’America è soltanto un miraggio, sempre luce aldilà qualunque sia il paesaggio…”. Cosa crede ci sia nell’aldilà?

Non credo di volerlo sapere. E’ una delle domande che più affascinano l’essere umano da secoli, ma allo stesso tempo è proprio il fatto di non sapere cosa ci aspetta oltre il velo a dare un senso alle nostre vite. Io spero che la morte non sia la fine di tutto, che in qualche modo il nostro essere, la nostra intelligenza, la nostra esperienza rimanga in qualche forma. Per quanto mi riguarda, penso che la vita sia solo un passaggio, che una volta defunti ricominciamo un nuovo percorso che non è la continuazione della nostra vita precedente, ma un percorso parallelo che vita dopo vita ci conduce fino al senso della nostra esistenza, al motivo per cui siamo su questo pianeta. Insomma un mix tra il buddismo e Cloud Atlas.

 

  1. Il posto fisso,”… nemmeno il posto l’im solo prenditore. Quanto costa 2 kg di felicità…”. Quanti chilometri bisognerà percorrere per andare in pensione?

Dipende da cosa si fa oggi e da cosa ci si aspetta per il domani. Io ho abbandonato da tempo l’idea di andare in pensione e credo che in futuro la pensione sparirà o comunque cambierà forma. Quanto ancora potrà rimanere in piedi un sistema basato sul fatto che le tasse di chi lavora vanno a coprire la pensione di chi ha lavorato prima? Soprattutto in uno stato come il nostro dove ci sono sempre più pensionati e sempre meno lavoratori.

 

  1. Si stava meglio quando si stava peggio?

Ogni tempo ha le sue brutture e le sue bellezze, non esiste il tempo perfetto. Se parli con chi è nato negli anni ’30 ti dirà che il mondo di oggi è orribile, mentre ai suoi tempi si stava meglio. Questo perchè oggi ha quasi 90 anni e ricorda con nostalgia il tempo in cui era giovane. Ma non ricorda che ha avuto a che fare con la guerra mondiale, magari con la fame e la miseria. Filtriamo la realtà coni nostri occhi, che sono diversi a seconda delle età. Ad ognuno il suo tempo.

 

  1. Cambia tutto e non cambia niente. Né migliore né peggiore, solo differente

Infatti è il seguito della mia risposta precedente. Inevitabilmente si pensa che la propria generazione sia migliore di quelle successive. Innanzitutto non è possibile fare di tutta l’erba un fascio e poi ogni generazione, come ogni tempo, ha brutture e bellezze.

Un cinquantenne di oggi, tendenzialmente, pensa che i giovani di oggi siano inferiori in confronto ai giovani dei suoi tempi, invece non è così. Dovremmo evitare l’errore di filtrare la realtà coi nostri occhi e liberarci dal pregiudizio. Se vogliamo parlare dei giovani di oggi, che spesso vengono definiti ragazzi senza ideali, sempre solo sui cellulari e sui social, io credo che siano invece molto ma molto più avanti di me quando avevo 18 anni.

Io a 18 anni non ero certo un ragazzino modello, ma a parte questo ho incontrato tantissimi ragazzi giovani e giovanissimi e quasi sempre mi hanno sorpreso per intelligenza, conoscenza, qualità e valori. Appunto, il mondo non è nè migliore nè peggiore, ma solo differente.

 

  1. In Italia, il ” …calcio sul curriculum…”, come si evince dalla sua canzone e dalla quotidianità, è più preso in considerazione a scapito della meritocrazia. Come ovviare a tale situazione di catalessi?

L’Italia, ahimè, è un paese in cui la meritocrazia davvero è merce rara. Pensiamo ai vertici della nostra società. I politici che ci governano sono persone che non hanno avuto alcun merito concreto per stare una vita intera in Parlamento con stipendi da faraoni. Credo che pochissimi politici abbiamo avuto esperienze di lavoro normale e di vita quotidiana. Credo che non abbiano la minima idea di cosa significhi tentare di tirare avanti in questi tempi difficili. Eppure sono lì. Pensiamo altresì alle aziende pubbliche che vanno in bancarotta e chi ne è a capo, quindi responsabile del fallimento, viene liquidato con buonuscite da nababbo.

Ci rendiamo conto? E’ come se io fossi il proprietario di un ristorante ed essendo incapace porto il ristorante al fallimento investendo male il denaro, non curandomi dei dipendenti, trattando male i clienti, dando un prodotto scadente ad un prezzo esagerato. Il mio ristorante chiude a causa della mia negligenza ed io ne esco con un premio che mi permette di aprirne un altro oppure di vivere di rendita.

Il nostro Paese è meraviglioso, il problema è nelle persone che ci governano. Come fare? Non lo so. Se potessi fare qualcosa, inizierei dalla scuola. Credo che cambiamenti importanti non avvengano repentinamente, forse solo insegnando i valori corretti nelle scuole potremo formare una società migliore nel futuro. La meritocrazia, la comunicazione, la socialità, la solidarietà, la trasparenza dovrebbero essere insegnate nelle classi ed essere i principi su cui si fonda l’operato degli insegnanti.

 

  1. Sempre meno lavoro, ma sempre più scommesse, le dipendenze come quella del gioco sono più frequenti. L’augurio di Loris Dalì affinché questa situazione di crisi ed effetti nefasti cessi.

Oltre ad essere un popolo meraviglioso, siamo forti e resilienti perché stiamo sopportando da un paio di decenni una situazione insostenibile che peraltro va peggiorando. Davvero negli ultimi decenni siamo una società allo sbaraglio, che non riesce a trovare una via di uscita, e chi potrebbe fare qualcosa per cambiare non lo fa.

Non voglio apparire facinoroso, ma davvero in altri stati il popolo avrebbe già protestato e agito in modo da fermare questo scempio. Invece noi italiani continuiamo ad andare avanti, con fatica e sacrificio, perché abbiamo un cuore enorme.

Certo, speriamo che un gratta e vinci possa risolverci la vita, oppure giochiamo una schedina con il sogno di vincere la somma che ci permetta di pagare i debiti o di vivere felici. Però quando un terremoto stravolge tragicamente la vita di una zona, qualunque sia, il cuore degli italiani si mette in moto per gli aiuti e per la solidarietà. Mentre spesso lo Stato latita. Un popolo meraviglioso governato da gente squallida, appunto.

 

  1. Quanto fiato devono buttare fuori gli artisti? Sempre più musicisti e artisti in genere ricorrono al crowfunding, cosa si dovrebbe fare per incentivare i musicisti e/o comunque aiutarli a promuovere la propria musica?

Fare strada nel mondo della musica non è facile, ma tornando al discorso dei tempi che cambiano credo che oggi ci siano molte più possibilità, come ad esempio il crowdfunding, ma non solo. Forse negli anni 70/80 era più facile firmare un contratto discografico, mentre oggi è quasi un’utopia. Ma con internet, i social, YouTube, Spotify, la distribuzione digitale etc etc… le possibilità attuali sono enormi.

Pensa solo a 20 anni fa: per fare un disco dovevi per forza andare in uno studio di registrazione, mentre oggi se hai voglia e buone idee un disco lo puoi fare in casa, in camera tua. Oppure un videoclip, che oggi puoi girare semplicemente e gettarlo all’attenzione del mondo su YouTube, mentre prima che cosa ci avresti fatto se non vederlo con gli amici? Quindi credo che oggi ci siano più opportunità.

Mi sento di dire però che è necessario conoscere bene tutte le possibilità a disposizione, avere ben chiaro in mente un progetto musicale e perseguirlo fino in fondo, senza pensare a diventare “famosi” a tutti i costi. In Italia le realtà più importanti sono nella nicchia del mercato discografico, non riempiono gli stadi e possono andare a fare la spesa indisturbati: Brunori, Mannarino, Dente, Tre allegri ragazzi morti, Calcutta, Motta e tantissimi altri.

 

  1. In “Migrante”, settima canzone del nuovo album, dice di scrivere una lettera a una donna. Al giorno d’oggi, era d’Internet, c’è chi ancora scrive lettere con sano inchiostro?

Questa canzone l’ho scritta pensando ai miei nonni e alle lettere che scrivevano alle loro ragazze da posti lontani come la Grecia durante la guerra oppure una miniera del Belgio.

Ho avuto la fortuna di conoscere e vivere appieno tutti e quattro i miei nonni e ho ancora alcune di quelle lettere, oppure fotografie con sul retro qualche riga scritta con calligrafia e italiano improbabile. Quasi tutte iniziano con “Mia amata….” Ho cercato di immaginare lo stato d’animo di un uomo che parte per un lungo viaggio con nessuna certezza e nessuna conoscenza.

Un uomo che lascia un paesino di 100 anime per andare in una grande città, magari dall’altra parte dell’oceano. Un uomo che parla solo il dialetto in una città enorme dove si parla un’altra lingua. Certo, oggi il mondo è cambiato e la comunicazione ha assunto forme diverse; abbiamo sms, mail, social, ci si incontra e ci si innamora sul web. Ma non credo che tutto ciò sia necessariamente un male.

In qualche modo ci dà la possibilità di restare in contatto con persone lontane, a cui magari con carta e penna non scriveremmo mai. L’importante è non far sì che le nuove possibilità di comunicazione sostituiscano il rapporto umano diretto. E’ la dose che fa il veleno.

 

  1. La più bella canzone d’amore per Loris Dalì?

Ho sempre qualche difficoltà a dire quali siano i miei artisti o le mie canzoni preferite. Anche perché cambiano nel tempo. In questo momento direi “Imagine” di John Lennon. È una canzone d’amore universale.

Videoclip Una canzone d’amor – Loris Dalì

 

  1. 40 anni, altri tempi. 40 anni pesano? C’è qualcosa che in questi anni avrebbe voluto fare e non ha fatto?

Io ho 42 anni. Suono da sempre, ma la musica è diventata il mio lavoro solo un paio di anni fa, quando ho intrapreso il mio progetto solista come LorisDalì ed è uscito il mio primo disco “Scimpanzè”. Prima la musica era una passione, ma facevo altro per vivere. A 40 anni ho mollato tutto e mi sono messo a fare quello che mi piace, cioè la musica. Non è stato facile, ma sono determinato ad andare fino in fondo e sto avendo le mie soddisfazioni. Tornassi indietro farei prima questa scelta. La vita è troppo breve per non inseguire i propri sogni e spesso ci illudiamo di aver bisogno di cose che in realtà sono superflue, mentre basta poco per essere felici.

 

  1. Sogni nel cassetto.

In una canzone di “Scimpanzè” cantavo: “Siamo solo carne ed ossa ed un sogno nel cassetto, qualche scheletro nell’armadio e un pò di voglia dentro al letto”. Io gli scheletri dall’armadio li ho tolti quasi tutti, ora devo mettere i sogni nel cassetto. Anzi il sogno, perché credo che il sogno di una vita sia qualcosa di enorme e grandioso e voglio averne solo uno. Ma ci devo pensare, magari lo saprò nella prossima intervista.


Tracklist

1. Aldilà

2. Gekrisi

3. Jack Risi

4. Altri tempi

5. Una canzone d’amor

6. Curriculum

7. Migrante

8. 40 anni

9. Tensione

10. Un tango qualunque

11. Sant’Antonio

12. 3 accordi, fischio e delay



Martedì 31 Gennaio,2017 Ore: 11:40