Noi ... senza Salvini

di Rosario Amico Roxas

Le deludenti elezioni per il rinnovo del governo regionale sono terminate nel peggiore dei modi. Chi ha vinto sa bene di non poter governare senza cedere ai ricatti degli alleati/soci/complici. Già si complica la costituzione del governo e la spartizione degli assessorati, nonché delle posizioni di vertice nella pubblica amministrazione. Tutti i partiti avanzano le loro richieste, appoggiate dalla fatidica minaccia  “altrimenti usciamo dalla maggioranza”.
Anche Salvini ha partecipato all’assalto della diligenza del governo regionale, vantando abusivamente di “essere sbarcato in Sicilia con la Lega, superando lo sbarramento del 5%”  che li avrebbe esclusi dal novero dei candidabili.
Penosa e pietosa menzogna, perché quel 5% è stato raggiunto in combutta e alleanza elettorale con il partito della Meloni, che, infatti, ha ottenuto un proprio candidato nel Gotha del potere isolano.
La Lega a bocca asaciutta, ma dietro la porta del presidente a pietire un incarico significativo, anche di seconda mano, da esibire come proprio curriculum di conquiste.
Salvini è venuto in Sicilia convinto di essere il portatore della buona novella, per realizzare la quale ha ripetuto, in maniera poco convinta, il programma che la destra  
Intende distribuire alla nazione, accanto alle vecchie promesse del 1994 con le quali Berlusconi vinse le elezioni turlupinando il Paese.
C’è un dato qualificante, all’interno del programma destrorso-neofascista, che merita di essere commentato; si tratta di andare al governo (stavolta nazionale) per garantire al popolo italiano “meno Stato, meno controlli, maggiore libertà di azione in economia”. Ma si tratta di quei controlli che hanno permesso la condanna dello stesso Berlusconi, con sentenza passata in giudicato, come evasore fiscale seriale, espulso dal Senato e dichiarato privo di onorabilità nel suo tentativo di scalare il consiglio di amministrazione di una importanto banca. 
Si tratta dei medesimi controlli che hanno portato il fondatore della Lega Umberto Bossi a dover rendere conto delle speculazioni in Tanzania, dell’acquisto di brillanti con fondi (pubblici) della Lega, nonché della ristrutturazione della villa di proprietà personale del senatùr.
E’ chiaro che vogliono “meno Stato e meno controlli”, perché la loro ambizione è limitata all’ingresso della stanza dei bottoni, da trasformare in una stanza dei bottini.
Noi stiamo qui a guardare e subire, ma liberi e senza ambizioni truffaldine, fieri di essere “Noi ….  Senza Salvini”.
Rosario Amico Roxas



Mercoledì 06 Dicembre,2017 Ore: 16:10